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Autore: CosmopolitanGirl    11/10/2011    6 recensioni
Quali furono i pensieri di Andrè la sera del “mitico” ballo a corte. In quell’unica occasione in cui Oscar decise di indossare un abito da donna per danzare con un uomo che credeva di amare e che non era lui?
Me lo sono sempre chiesta, ed ho cercato di immaginare cosa si agitasse nel cuore di Andrè. Un Andrè geloso del Conte di Fersen, e che vive un amore non corrisposto. Costretto, per conosciute ragioni, ad apparire imperturbabile. Quella sera credo che abbia sfiorato la follia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve one-shot nasce da un racconto che ho scritto per un magazine on-line  in cui i protagonisti sono giovani vampiri.
Mentre la leggevo mi rendevo conto che era adatta, con le doverosissime modifiche, ai nostri amati Oscar e Andrè.
L’ho così riadattata.
Mi sono ispirata alla mia “Indispensabile”, ad altre mie storie, e ad un racconto di Arte, che mi ha dato l’idea, la vera ispirazione. L’ho già pubblicata in un altro blog, ma ci tenevo a postarla anche qui.
Ringrazio tutte coloro che si fermeranno a leggerla, a chi sarà così gentile da lasciare la sua opinione, e alle lettrici silenziose.

 

Dolore

 
Il silenzio era rotto solo dal crepitio della legna che ardeva nel camino.
Le fiamme passavano repentine dal rosso all’arancione danzando tra loro e illuminando, con una fioca e calda luce, il grande salone, che gli appariva ,per la prima volta, troppo grande.
Sprofondato, nella poltrona di broccato rosso, guardava, senza vedere, l’allegro rincorrersi delle fiamme nel camino, mentre faceva roteare distrattamente il bicchiere di Bordeaux che teneva tra le mani.
Il liquido di un colore caldo passando lungo le lisce pareti del bicchiere ne lasciava un alone amaranto sbiadito.
Oscar era andata, senza di lui, vestita da donna, ad un ballo di corte.
Era la prima vota che la vedeva indossare qualcosa che non fossero un paio di pantaloni e la divisa della Guardia Reale.
Quando apparve sulle scale restò senza fiato, il suo cuore perse un battito.
Era bellissima.
Una dea con il suo abito bianco che le sottolineava la vita sottile e metteva in risalto un seno rotondo e perfetto, che, per la prima volta, non era costretto da fasce che lo ridimensionavano notevolmente, a favore di una figura più maschile.
Era difficile capire cosa avesse provato in quel momento.
Stupore.
Si, era stupore quello che si addensò nel sua mente e nel suo cuore.
Aveva capito di amarla già da diversi anni, per lui era bellissima sempre e comunque. Ma non si aspettava che potesse esserlo ancora di più, così tanto, da annebbiargli la mente.
Era anche stupito perché nulla sapeva.
Oscar l’ aveva sempre informato su quale fossero i programmi e le idee che le passavano per la testa, ma quella volta non gli aveva detto nulla.
Si era fatta vestire, truccare, pettinare ed era uscita.
Non gli aveva chiesto di accompagnarla, di scortarla, come sempre aveva fatto.
La ringraziava.
Il suo cuore innamorato non avrebbe potuto reggere nel vedere la sua luce, l’amore della sua vita, ballare tra le braccia di qualcun altro che non fosse lui.
Sapeva che l’aveva fatto per il Conte. Un uomo che aveva donato il suo cuore ad una sola donna e non se l’era più ripreso.
L’unica donna al mondo che non avrebbe dovuto amare.
“Condividiamo lo stesso destino caro Fersen” disse in un soffio senza neanche rendersene conto.
Un tarlo si fece spazio nella sua mente con  il suo continuo ciarlare.
Le vele della fantasia gonfiate dal vento sferzante della gelosia gli rimandavano immagini dolorose.
Li vedeva, stretti l’uno all’altra, le labbra di lui a sfiorare appena l’orecchio di lei, mentre danzavano leggiadri tra le note di un minuetto.
Sentiva chiaramente i risolini sommessi e le frasi maliziose appena sussurrate.
Non voleva ascoltare quella vocina nella sua testa ma al contempo non riusciva a non farlo. Oscillava come un pendolo tra il “sento, non sento”.
Gli faceva male, eppure…
Si era innamorato di lei.
Aveva permesso al suo cuore di battere per una donna che donna non voleva essere, e che quando si era scoperta innamorata  non aveva scelto lui.
Avrebbe voluto dirglielo, per una volta, avrebbe voluto avere il coraggio di  confessare a Oscar i suoi sentimenti. Aprendole il suo cuore si sarebbe sentito meglio, e quel macigno, che da anni gli pesava dentro, si sarebbe disciolto come il sole fa con la neve.
Eppure nulla aveva mai fatto.
Oscar aveva scoperto l’amore  e quel amore non era lui.
Malgrado tutto non riusciva a lasciarla andare.
L’avrebbe voluta per lui, pur sapendo di non averne nessun diritto, nessuna pretesa.
Era una nobile e amava un altro, lo sapeva bene, ma non riusciva a farsene una ragione. Il suo cuore non riusciva a privarsi di lei. La sua mente non poteva smettere di pensarla.  Non voleva e non poteva, gli era diventata necessaria.
Accostò le morbide labbra al bordo del bicchiere e ne bevve un sorso.
Di nuovo… immaginarie ombre sbiadite dei due amanti.
Le loro labbra che si sfiorano, le mani di Fersen che, curiose, desiderose, scoprono il corpo flessuoso di Oscar.
Non volle più vedere le visioni che la gelosia suggeriva ai suoi occhi.
Quando l’immagine di lei, tra le braccia del Conte, investì la sua mente, ci fu un terremoto nella sua anima.
Era il contatto con la triste realtà. Una verità che faceva più male di una pugnalata nel cuore.
Chiuse gli occhi ed una goccia salata percorse velocemente il suo bel viso.
Spalancò i suoi lucenti smeraldi e beve tutto d’un sorso il Bordeaux sul fondo del bicchiere.
Oscar non era sua, non lo era mai stata.
Certo non come lui avrebbe voluto.
Dolore.
Era dolore quello che provava.
Dolore che riempiva il vuoto della sua anima.
Un sorriso amaro appare sul suo viso.
E’ sempre stato così, da quando ne ha memoria, da sempre.
Il dolore è stato il suo compagno di vita.
Uno sguardo all’enorme pendolo che campeggiava su un lato del salone, era ora, ora di dare un po’ di riposo a quelle stanche membra . Si sentiva vecchio, tanto vecchio, anche se l’immagine che lo specchio rifletteva era di un attraente giovane.
Sentì una carrozza arrivare, piccoli passi avvicinarsi veloci.
La vide.
Correva Oscar, correva con passi vicini, leggeri ed incerti.
Non si accorse di lui.
Non lo faceva mai.
La sentì singhiozzare e capì.
La serata non doveva essere andata come lei aveva previsto.
Sentì il suo cuore alleggerirsi.
Salì le scale con passo lento e pesante, si soffermò un istante davanti alla sua porta .
Tutto taceva.
Tutto era silenzio.
Un silenzio che aveva il gusto amaro del dolore.
Un silenzio che gli urlava dentro e gli strappava il cuore.
La sua Oscar soffriva, e malgrado tutto, lui soffriva per lei.
Raggiunse la sua modesta camera.
Tra le lenzuola, nel buio della notte, fissando un punto indecifrabile del soffitto, si lasciò cullare da quel dolore che gli parlava di lei, di quella lei che riusciva a tenerlo legato ad un filo invisibile.
Un filo invisibile che non era disposto a lasciare andare.
   
 
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