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Autore: _eco    11/10/2011    4 recensioni
Liz era un maschiaccio, il rimpianto di sua madre, l’indifferenza di suo padre; ma con una sorella come Rebecca, era impossibile soltanto tentare di essere quantomeno accettabile.
Nona classificata al Multifandom Prompt Contest di alister_
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Liz Forbes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Annotazioni dell'ultima ora dell'ultimo secondo:
Questa one shot ha partecipato al Multifandom Prompt Contest indetto da alister_ sul forum di EFP, classificandosi nona su...ehm...*esce fuori un po' imbarazzata* undici.
Non ne vado pienamente orgogliosa, anche perché non è di certo la mia migliore shot, ma è comunque frutto di un lungo lavoro, tanta pressione e soggezione perché era il mio primo contest e, soprattutto, perché desidero già da un bel po' scrivere su un personaggio poco considerato come Liz Forbes. Rivedendo le puntate della prima stagione, ho cominciato a prenderla seriamente in considerazione.
Mi piace e mi piaceva. Punto. Prima ancora che dimostrasse di tenere a Caroline, prima ancora che puntasse la pistola contro Bill e complottasse un piano per salvare la figlia con Tyler. Vorrei puntualizzare che la shot è stata scritta prima che iniziasse la terza stagione, e pertanto, nello svolgersi della storia troverete un nome che non vi suonerà familiare: Mark. Ebbene, è così che io chiamavo l'ignoto signor Forbes prima che i Plecson gli attribuissero un'identità. Sotto il consiglio della giudiciA ho preferito non apportare la modifica del nome, perché Mark è presente in altre mie shot, e perché è più bello di Bill.

Dopo questa premessa, vorrei spendere due paroline per quanto riguarda il concorso. Mi sono iscritta perché ho trovato l'idea molto carina - e molti bei prompt fra i quali scegliere -, ma anche perché ero cosciente che l'amministrarice non fosse una qualunque. Sono rimasta Soddisfatta con la "S" maiuscola, non tanto per il risultato, quanto per la splendida e accurata valutazione che alister_ ha composto, e che inserirà come recensione (diciamo che sarà un buon motivo per leggerla e rileggerla sino allo sfinimento).
E sì, lo ammetto, anche per il meraviglioso banner - tutto mio *se lo abbraccia e abbaia a chiunque tenti di toccarlo* - che ha realizzato.

Ora, dopo le mie solite note troppo lunghe, leggetevi il piccolo schemino sulla storia - anzi, non leggete. Non dice nulla di importante - e non mi svenite nel corso della shot.

Bellissimo banner (che, quando l'ho visto, sono tipo svenuta):
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Titolo: Il pirata, la ragazzina e la bambina.
Autore: l u l l a b y
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/pairing: Elizabeth “Liz” Forbes, Caroline Forbes.
Rating: Verde
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico.
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments.
Conteggio parole: 1544 (Virgolette incluse)
Prompt scelto: #27 Voci
Note dell'autore: Scegliere questo prompt e ritrovarmi a scrivere su un personaggio poco considerato come Liz Forbes…beh, non me lo aspettavo proprio.
Non è la prima volta che scrivo su di lei, ma spero ugualmente di non essermi spinta troppo con la fantasia. Mi sono permessa di dare un’identità al marito, nonché padre di Caroline e alla sorella di Liz, dal momento che Caroline fa riferimento alle “zie” nella 1x19. Che altro dire? Ah, sì, ho tentato di dare un carattere verosimile alla Liz ragazzina e donna, soprattutto in un momento difficile come quello che ho scelto.
Spero di non aver rovinato il prompt, perché è la mia prima esperienza in questo campo.
Uhm, non so nemmeno se per “note dell’autore” intendevi questi sproloqui vari, ma, in ogni caso, il danno è fatto.
Buona lettura!
 
Il divanetto era scomodo: un piede di legno si era spezzato e, di conseguenza, non vi era un modo per star seduti senza scivolare verso il basso. Il rivestimento di pelle si era rovinato a causa del tempo, e riportava ancora una vistosa macchia di cioccolata sul bracciolo destro. Liz strinse le ginocchia al petto, raggomitolandosi più che poteva. Incollò le labbra al bordo della tazza di terracotta e prese a sorseggiare un po’ di tè riscaldato.
Il viso della donna era scavato, gli occhi scuri erano appesantiti a causa del lungo pianto, le gote erano arrossate e leggermente umide, i capelli biondicci scombinati e sporchi.
Si era avvolta in una vecchia vestaglia che non utilizzava da anni, riscoprendo il piacevole tepore del soffice pile sulla pelle.
Qualche giorno prima, guardando il divanetto logoro e sbilenco, Mark le aveva promesso che, quando avesse ottenuto un pomeriggio di ferie, si sarebbero precipitati in un negozio d’arredamento per sceglierne uno nuovo insieme.
Mai aggettivo più inappropriato per due come loro.
Elizabeth non era mai stata una di quelle donne che trascorrono i pomeriggi liberi a leggere banali romanzetti rosa; piuttosto, sin da ragazzina, preferiva immergersi in letture più coinvolgenti, e sognare di potersi ritrovare in un maestoso veliero, insieme all’eroico pirata - di certo non per vivere nella monotonia, piuttosto per esplorare nuovi mondi, viaggiare, evadere dalla realtà che la soffocava sin d’allora.
Liz era un maschiaccio, il rimpianto di sua madre, l’indifferenza di suo padre; ma con una sorella come Rebecca, era impossibile soltanto tentare di essere quantomeno accettabile.
Così, dopo un iniziale tentativo di imitarla, Elizabeth aveva finito col diventare l’opposto di Rebecca: capelli corti e scompigliati, sguardo furbo, vestiti larghi, niente toeletta nella camera, ma una vasta libreria che occupava l’intera parete, sogni in un cassetto che minacciava di scoppiare, il desiderio di una vita in cui nessuno si aspettasse ancora di più da una come lei.
Si era sposata giovane, Liz.
Quel ragazzone dal petto largo e il sorriso luminoso le infondeva protezione, una via di scampo, un’ancora cui aggrapparsi per costruire pian piano una nuova vita.
Forse Mark era soltanto un pirata, come quelli dei libri che leggeva da ragazzina.
Si erano ritrovati nello stesso veliero, ma non per questo erano destinati ad un lieto fine.
La loro avventura non era terminata* con un semplice “e vissero tutti felici e contenti; d’altro canto, Liz, ai finali così non ci aveva mai creduto. Nessuno scrittore con un po’ di cervello avrebbe buttato giù un romanzo su di loro. Nessuno si sarebbe preso la briga di acquistare un libro del genere: la gente tende a fantasticare guardando film e leggendo libri, e di conseguenza non va alla ricerca di storie senza il tanto acclamato “lieto fine”. Quel libro avrebbe soltanto raccontato le speranze di una ragazzina, della sua continua ribellione, di una storia d’amore come tante, di una madre rimasta sola con una bambina a cui spiegare dove fosse andato il papà, di una donna e della sua divisa da sceriffo, che in passato aveva tanto desiderato e che adesso non aveva nemmeno la forza di indossare per correre al lavoro. Probabilmente la storia sarebbe finita più o meno così: “e lui si accorse che amarla non era più giusto. Mark scoprì che per lei provava soltanto un affetto smisurato, una grande ammirazione e una discreta attrazione fisica. Era fatto per amare Steven, Roger, James. Non Liz”.
Il campanello trillò per l’ennesima volta nel corso di quel pomeriggio.
Elizabeth si sforzò di ignorarlo, rannicchiandosi ancora di più e scacciando con il tallone uno dei tanti fazzolettini abbandonati sul divano.
« Signora Forbes, ci apra. Abbiamo saputo di suo marito…», la voce di una giovane giornalista attraversò il legno scuro della porta.
Liz si guardò intorno: le finestre erano chiuse, le persiane abbassate, il corridoio semibuio, soltanto la fioca luce di un vecchio lumetto da comodino rischiarava il salotto.
«…oh, mi scusi, del suo ex marito », si corresse la giornalista, fingendo un tono imbarazzato.
Alcuni flash lampeggiarono, riflettendosi sui vetri delle finestre chiuse.
Molteplici voci invasero il giardinetto curato dei Forbes, alternandosi in esclamazioni di curiosità, domande invadenti e soprattutto dolorose.
Era questo il brutto delle piccole cittadine. Qualsiasi cosa richiamava l’attenzione di giornalisti e quotidiani vari.
Sarebbe stato il perfetto scoop da prima pagina: Sceriffo Forbes abbandonato dal marito, scopertosi omosessuale.
Liz non riusciva ad immaginare quale delle due notizie potesse destare più scalpore.
Un continuo tamburellare echeggiò nella casa vuota e silenziosa, piccoli piedini scalzi si mossero con agilità sul tappeto amaranto che copriva le scale.
« Mamma, perché quelle persone fanno tanta confusione? Stanno calpestando i fiori, lo sai, mamma? », proruppe una vocina infantile.
La donna si voltò, poggiando il mento alla spalliera del divanetto.
Caroline era in piedi a pochi centimetri da lei, i capelli biondi raccolti in due adorabili codine, lo sguardo indagatore e curioso, il piedino scalzo che batteva frenetico sul pavimento gelido.
« Tesoro, non dovresti camminare a piedi nudi con questo freddo », la ammonì Liz, tirando su col naso.
La bambina si avvicinò, tenendo le mani lungo i fianchi.
Puntò gli occhi chiari su quelli della madre, studiando con attenzione il suo sguardo spento e le labbra secche. Forse la mamma le aveva morse, lo faceva sempre quando era nervosa o arrabbiata. Un lieve sorriso modellò due fossette agli angoli della bocca della donna.
Diventare madre non rientrava nei suoi piani, ma Caroline era comunque arrivata, e si era rivelato il dono più prezioso che avesse mai ricevuto.
Era una bambina vivace, capricciosa alle volte, ma con una sensibilità sorprendente nascosta dietro lo sguardo vispo.
« Non mi piace che pestano il giardino, mamma. Perché non li mandi via? », insisté Caroline, sporgendo le labbra in un adorabile broncio.
Liz allungò una mano e sfiorò i capelli della figlia.
Era ingenua, Caroline.
Sapeva che il papà era andato via per un po’, ma non era certo il momento di spiegarle il reale motivo. Non avrebbe capito.
L’unico suo cruccio, in quel momento, era la consapevolezza che una massa di perfetti estranei aveva invaso il giardinetto, calpestando maldestramente i fiori e le piante che avevano seminato e visto crescere lentamente tutti e tre insieme, anni prima.
« Se li ignoriamo andranno via », spiegò la donna, riponendo la tazza ancora piena per metà sul tavolinetto di legno accanto al divano.
Il viso di Caroline s’incupì, accartocciandosi in un’espressione delusa.
La sua mamma era lo sceriffo, faceva paura a grandi e bambini, dettava le regole, incarcerava i cattivi…Come mai non riusciva a cacciare via quella gente?
« Ci vediamo un bel cartone animato? Così le voci spariscono », propose la bambina, poggiando le braccia sulla spalliera del divano.
Liz storse la bocca, fissando l’espressione improvvisamente seria della piccola.
« Quali voci? », domandò.
Caroline si guardò intorno, sollevò le punte dei piedi e sporse il viso in avanti.
« Le voci di quelle persone là. Fanno fastidio. Non si riesce nemmeno a giocare con quelli là che urlano », sussurrò.
La donna strofinò una spalla contro l’orecchio, divertita dal lieve solletico che le avevano fatto le parole della figlia.
Ricordò quella volta in cui la bambina era uscita* dalla sua cameretta con le mani sui fianchi e un’espressione di rimprovero sul viso.
« Volete smetterla di fare confusione, voi due? Io voglio giocare! », aveva strillato, scoccando alcune occhiate eloquenti ai genitori, intenti a parlottare nel bel mezzo del corridoio.
Nemmeno Caroline, in quel momento, si sentì abbastanza forte per spalancare la porta e urlare contro i giornalisti fastidiosi.
La bambina saettò sino al largo televisore, cominciando ad armeggiare con il videoregistratore.
Anche se avesse voluto, Liz non avrebbe potuto contraddirla in alcun modo.
Il punto era che, per quanto i cartoni animati avessero smesso di interessarla già da un po’, non vi era un’idea più perfetta di quella per coprire le voci.
La bambina si accoccolò accanto alla madre, premendo il tasto “play” del telecomando.
Fotogrammi colorati si susseguirono sullo schermo, frasi infantili riecheggiarono lungo tutto il salotto.
Liz sistemò la schiena contro il divano e Caroline poggiò la testa sulle ginocchia della madre.
« Poi lo compriamo il divano nuovo, vero? Questo è proprio rotto », mormorò la piccola, lo sguardo rivolto distrattamente alla mamma, e la mente già dedicata al cartone animato che conosceva a memoria.*
Elizabeth annuì, scompigliandole la cascata di boccoli biondi.
Le voci non erano altro che un brutto ricordo, sepolte dal continuo battibeccare dei due protagonisti sullo schermo della televisione.
Ci sarebbe stato tempo, magari al termine del film, per raccogliere il coraggio, uscire fuori, e urlare che i fiori non andavano più calpestati.
Forse, l’unico vero modo era ignorarli.
Forse se ne sarebbero andati via da soli, prima ancora che il film terminasse.
« Ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato », ripeté Caroline, imitando il tono di voce della piccola protagonista.
Quella frase, che Liz aveva udito milioni di volte passando per il salotto, le ricordò che la sua famiglia non si era ancora sgretolata del tutto e che, nonostante il marinaio avesse abbandonato il suo veliero, quella ragazzina ormai donna avrebbe trovato la forza di continuare a timonarlo soltanto guardando gli occhi del pirata intrappolati nel viso della sua bambina.

 
*: Tutte le parole – o frasi – contrassegnate con l’asterisco sono state riviste successivamente al rilascio delle valutazioni del concorso, rispettando nel tentativo di rispettare le annotazioni che la giudiciA ha espresso.
 
Inoltre, grazie alla valutazione di alister_ (che, credetemi, è quasi più bella della shot in sé), ho riscontrato diversi dettagli molto inverosimili all’interno della fanfiction. Cito ciò che ha scritto lei:

“A Mystic Falls ci saranno sì e no una televisione locale (quella di Andie, Fell e compagnia bella), una gazzetta del paese e, esagerando, il giornalino della chiesa; non penso proprio ci sia questo sovraffollamento di giornalisti xD E poi un interesse del genere avrebbe forse potuto essere giustificato se si fosse trattato dei Lockwood, dato che Richard era il sindaco; ma per lo sceriffo dubito sentitamente che si siano smossi tutti i giornalisti della contea. Avrei trovato decisamente molto più credibile un contesto in cui Liz cerca di sfuggire alle maldicenze di paese, ai pettegolezzi delle altre mamme, a una Kelly Donovan che mette in giro false voci di ogni tipo; così come l'hai presentata, la trama ha basi poco solide, ed è un peccato dato che il soggetto in sé è molto interessante.”
 
Concordo assolutamente con lei, ma la storia è stata strutturata in questo modo, e cambiarla non sarebbe giusto:
  1. Per rispetto nei confronti delle partecipanti.
  2. Perché sarebbe un lavoraccio e, sinceramente, non mi va di sconvolgere tanto la shot così per come l’ho proposta al concorso.
 
Fatemi sapere il vostro parere, ne sarei più che felice. Ci ho girato molto attorno, ma ancora non l'ho detto letteralmente: grazie ad alister_ per lo splendido contest che ha indetto.

Au revoir.
l u l l a b y
  
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