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Autore: Joey Potter    11/10/2011    7 recensioni
« Svilire? » strillò l'altro, visibilmente colpito.
Sul volto di Finn si formò un'espressione fiera: « L'ho imparato ieri. Sai, l'ho letto. Era su un libro. E significa... significa... uhm, è come togliere valore. Che non dovrebbe essere una cosa carina. Credo ».
Kurt lo fissò ammirato.
« Comunque sì, uhm... Rachel è..., sì, è stata una stronza ».
Kurt sputacchiò il latte che stava sorseggiando.
Forse quello non era Finn.
[Furt pre-slash o brothership; spoiler! terza stagione]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’angolino dell’autrice
La seguente contiene spoiler delle prime tre puntate della terza serie;
in realtà l’avvertimento “slash” è fittizio, ma il “pre-slash” non c’era e io volevo che fosse chiara la mia visione degli eventi e la direzione data. (Furt! Furt! Furt!)
Ci tengo a precisare che io amo Rachel. Però amo di più Kurt. E odio, odio, odio Ryan.
Si inserisce come una specie di strano missing moment dopo la 3x03 e prima della 3x04.
 
 

 
I will try to
 fix you

 

 

“When you try your best but you don't succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can't sleep
Stuck in reverse

And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
when you love someone but it goes to waste
could it be worse?

Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
 
(“Fix you”, Coldplay)

 
 
 
Calmarsi non era semplice.
Aveva provato a distendere i nervi drogandosi di musical, ma ogni favolosa canzone gli ricordava Rachel; o le loro esibizioni; o i loro progetti comuni; o la loro amicizia.
Aveva creduto davvero in lei. Aveva creduto che gli volesse bene, davvero bene: avevano gli stessi sogni, gli stessi obbiettivi, lo stesso isterismo da Prima Donna.
Probabilmente condividere il futuro non bastava per costruire un solido e importante rapporto nel presente, un rapporto importante, che fosse impossibile da tradire.
No, calmarsi non era affatto semplice.
« Ehi, Dude!*»
La voce allegra di Finn gli solleticò le orecchie ancòr prima che riuscisse a scorgere i suoi contorni traballanti e giganteschi.
Reggeva tra le mani due bicchieri di latte e a quella vista, Kurt sorrise lievemente; stupidamente il cuore cominciò a esibirsi in allegre capriole perché quello era il suo Finn e lo sarebbe sempre stato.
« Ho pensato che… tipo… sai, magari avevi bisogno di… sai, il latte e la chiacchierata e tutto il resto » gesticolò visibilmente nervoso. « Però se non… cioè, ti lascio il latte qua e me ne… se preferisci che… » balbettò in equilibrio su una sola gamba, mentre arrancava verso il divano.
« Oh. No. Rimani ».
E Finn obbedì con sollievo; allungò un bicchiere verso Kurt e si sedette accanto a lui facendo cadere qualche goccia di latte caldo sul pavimento, sulla fodera del sofà e sui pantaloni di Kurt – perché quella buffa copia di Frankestein era goffa e pericolosa e adorabile – ma entrambi parvero non accorgersene.
« Rachel si è candidata ».
Dopo le parole di Finn, nella stanza piombò il silenzio.
In realtà Kurt non sapeva se aveva voglia di parlarne: era meno doloroso rimuginare dentro di sé – magari immaginando scene da film, con tanto di riscatto per l’eroe bistrattato e disonore per il nemico che aveva cercato di infangarne il nome – che esprimersi a voce alta. Poi lo sguardo gli cadde sul bicchiere che teneva tra le mani e gli si strinse il cuore: Finn aveva fatto un piccolo passo verso di lui e gli risultava istintivo andargli incontro.
« Lo so » disse quindi « Coach Bestie me l’ha comunicato nel pomeriggio »
Finn si portò il bicchiere alle labbra, facendo passare qualche altro minuto di rassicurante e familiare silenzio; Kurt si era abituato presto ai suoi tempi, e non gli pesava tenerne il passo.
« Penso che… che sì, non sia… insomma, lo sai ».
In realtà no, Kurt non lo sapeva, e aveva una gran voglia di piangere e rintanarsi a guardare Judy Garland cantare la sua solitudine e la speranza di paesi fantastici e colorati oltre l’arcobaleno, fino a consumare il dvd e – soprattutto – senza pensare a Rachel e al loro duetto sulla dolce morte della strega dell’Est.
« No. Non lo so » sussurrò ricacciando dentro le lacrime e mordendosi il labbro inferiore.
« So che pensavo che fosse un’amica. La migliore » riprese « Perché mi è stata vicina quando ne avevo bisogno e abbiamo gli stessi sogni e invece poi… poi mi ride in faccia se cerco di dimostrare che… anche lei. Voglio dire, B-Blaine è perfetto per il ruolo di Tony ma… » a Kurt non sfuggì la smorfia di Finn a quelle parole ma decise di non affrontare la questione del “urlo-addosso-al-tuo-ragazzo-e-lo-guardo-male-mentre-balla-canta-cammina-respira”. Non era il momento opportuno e Finn gli aveva appena portato un bicchiere di latte.
« Pensavo di riuscirci. In realtà la colpa è mia. Pensavo di… di poter essere un attore e non un attore gay ».
« Beh io non… » Finn sorseggiò altro latte, mentre la fronte si aggrottava per lo sforzo di trovare le parole adatte e a Kurt venne un’improvvisa voglia di abbracciarlo forte, perché si stava impegnando davvero. « Insomma, l’orientamento sessuale non dovrebbe poter svilire le capacità artistiche ».
« Svilire? » strillò l’altro, visibilmente colpito.
Sul volto di Finn si formò un’espressione fiera: « L’ho imparato ieri. Sai, l’ho letto. Era su un libro. E significa… significa… uhm, è come togliere valore. Che non dovrebbe essere una cosa carina. Credo ».
Kurt lo fissò ammirato.
« Comunque sì, uhm… Rachel è…, sì, è stata una stronza ».
Kurt sputacchiò il latte che stava sorseggiando.
Forse quello non era Finn. Forse gli alieni avevano deciso di provare a occupare il corpo dei giganti. Aveva senso: dall’altezza dei due metri e mezzo gli alieni avrebbero potuto controllare gli umani e dominare il mondo.
Perché no, quello non poteva essere Finn. Tutto aveva senso, adesso che l’aveva capito.
Insomma, gli portava una tazza di latte insistendo per chiacchierare, diceva cose come 'svilire' e sosteneva di leggere libri.
E chiamava Rachel "stronza".
« Ehm, Finn sei sicuro di essere te, lì dentro? »
L’interessato lo guardò stralunato, con dei vistosi e divertenti baffi di latte.
« Cosa? Dude, lo sai che a volte sei davvero strano? » domandò. « Tu non… insomma, non le dirai che ho detto che è quello che ho detto che è, vero?» e si fece improvvisamente allarmato.
Okay, no. Quello era decisamente Finniano.
« No! » ridacchiò piano.
« Perché sì, insomma è stata una stronza ma ecco, è la mia ragazza no? Quindi io non dovrei dire che è quello che ho detto che è, e – o cavolo! – l’ho ridetto! ».
Gesticolava spaventato e non si era ancòra ripulito, così Kurt  dimenticò per un attimo il motivo per il quale si sentiva tanto triste, ed esplose in una grossa risata divertita.
« Stai ridendo! » commento Finn, euforico « Credevo che quella faccia da Diva-depressa-e-sull’-orlo-di-una-crisi-di-nervi fosse perenne! »
Ma Kurt rideva talmente forte da non sentirlo nemmeno.
« Sei… ahahah, Finn sei uno… ahahah, uno spettacolo! » affermò seppellendo il viso sul bracciolo del divano.
L’altro si sporse verso di lui, gocciolando un po’ di latte su Kurt « Ops! Scusa… » disse mentre le mani correvano a ripulirgli le cosce che aveva macchiato; arrossì in ritardo, e mormorò altre scuse imbarazzate per quel gesto troppo intimo, ma allontanò le dita con lentezza.
« Ehm… » tergiversò.
Kurt non aveva il coraggio di uscire dal nascondiglio fortuito fatto di stoffa e cuscini, perché quel leggero e impacciato tocco l’aveva rincuorato e scaldato e confuso.
« Comunque » fu grato a Finn quando egli riuscì a trovare la forza per cambiare argomento.
« Comunque. Sì. Ehm, non devi… come sei » Kurt si arrischiò a scrutarlo da sotto il bracciolo « Tu vai bene come sei. Però non sei solo quello che pensano tu sia ».
« Era un congiuntivo, quello? » soffiò meravigliato.
Finn gli tirò un delicato scappellotto, e sì, Kurt decise che i suoi palmi producevano fin troppo calore.
« Il punto è… ecco, me l’hai fatto perdere di nuovo. Insomma, sì. Johnny Depp ».
Kurt tornò in posizione umana, interessato.
« Lui non ha sempre fatto il pirata. E adesso gli fanno fare solo il pirata e okay, è divertente, ma lui è stato anche Willy Wonka e quello strano coso con le cesoie ».
« Cesoie? »
« Edgar con le dita di cesoie ».
Kurt buttò la testa all’indietro, scontrandosi con la morbidezza dell’imbottitura.
« Edward mani di forbice, Finn! Sei la vergogna di tutti i cinefili! »
« Vabbè, quello che è… » rispose piccato e con le guance di un dolce rosa « Ma quello che volevo davvero dire è che… » riprese, e Kurt si costrinse a tornare serio, anche se il sorriso non voleva saperne di abbandonare le sue labbra « … tu sei tu. E va bene come sei, te l’ho detto, sei fantastico. Ma  puoi essere anche altro ».
« Ah ». Kurt cominciava a perdersi in quel groviglio di parole.
« Aspetta. L’ho detto male. Cioè, va bene quello che sei ma… sei un attore, no? O almeno vuoi esserlo, e io credo che tu possa esserlo. E gli attori possono essere diversi da quello che sono in realtà. Puoi fare il pirata. Ma anche il cioccolataio matto ».
« E l’uomo con le cesoie » completò Kurt che aveva capito il senso di quello strano discorso e adesso aveva nuovamente voglia di abbracciare Finn per un tempo illimitato.
« Quello che ho detto ha senso? » chiese quest’ultimo, preoccupato dalla sua mancanza di reazione.
Kurt annuì con vigore, guardandolo con gratitudine.
« Grazie, Finn ».
« Prego, Kurt » replicò sorridendo, e poggiò il bicchiere ormai vuoto sul pavimento.
Per qualche minuto stettero seduti vicino senza aggiungere altro, mentre Kurt finiva il suo latte e Finn canticchiava uno strano motivetto.
« Che stai canticchiando? » domandò Kurt, incuriosito.
« Coldplay. “But if you never try you'll never know  just what you're worth…” » intonò.
« Fix you…» sussurrò Kurt.
« I will try » .
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I “Piesse” dell’autrice:
Ho scelto di lasciare il “Dude” col quale Finn chiama chiunque e soprattutto Kurt, perché detesto la traduzione “Amico”. E gli perdonate l’eresia su Johnny e le cesoie? Insomma, è così puccioso che si può fare, no?!
Judy Garland (*-*) è la protagonista di “Il mago di Oz” e ovviamente è quello, il musical al quale Kurt si riferisce.
La canzone cantata dai due nelle ultime righe è “Fix you”, citata all’inizio. “But if you never try you'll never know  just what you're worth…” è quello che canticchia Finn, e significa “ Ma se non provi non saprai ma quanto vali”. Kurt cita il titolo della canzone, che significa “consolarti” perché l’ha riconosciuta, e Finn risponde “I will try” (“ci proverò”), perché nel ritornello la canzone dice “And I will try to fix you”, cioè: “proverò a consolarti” e no, non stanno solo cantando. Ma comprendo che per chi non conosca l’inglese o la canzone possa essere un po’ complicato capirlo e me ne scuso.
Sebbene qua vi sia solo del pre-slash (e si può scegliere di vederlo o meno), si inserisce per me in tutto il mio puzzle Furtiano. E se Kurt ha deciso di ignorare le occhiatacce di Finn per Blaine, beh, io no, e presto nemmeno voi! ^^
   
 
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