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Autore: Darling Eleonora    11/10/2011    3 recensioni
MirabellCity, una girovaga che dall’apparenza non sembra, un desiderio espresso da una moneta fatta cadere in acqua, un negozio di souvenir, un cannocchiale, il guardiano di un faro, le campane della chiesa vicina, due conchiglie identiche. Una storia da raccontare...
Espresse il suo desiderio; l’unico che avesse mai voluto realizzare davvero. In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Primo



Qualcosa come due cose che si toccano - gli occhi e l'immagine- uno sguardo che non prende ma riceve,
nel silenzio più assoluto della mente, l'unico sguardo che davvero ci potrebbe salvare
- vergine di qualsiasi domanda, ancora non sfregiato dal vizio del sapere
- sola innocenza che potrebbe prevenire le ferite delle cose
quando da fuori entrano nel cerchio del nostro sentire-vedere-sentire-
perché sarebbe nulla di più che un meraviglioso stare davanti, noi e le cose,
e negli occhi ricevere il mondo - ricevere - senza domande,
perfino senza meraviglia - ricevere -solo- ricevere- negli occhi - il mondo.
[Alessandro Baricco, Oceano Mare ]



Rivolse lo sguardo al cielo, il sole caldo e soffocante invase i suoi occhi costringendola a portarsi una mano alla fronte. Voleva ammirare le nuvole. La valigia incominciava a pesarle anche se dentro non vi erano che poche cose: qualche vestito e pochi oggetti di valore. In fondo, per una girovaga come lei, MirabelCity era perfetta. Sarebbe andata a lavorare presso il negozio di souvenir in quella cittadina con un minuscolo e confortante golfo che abbracciava l’oceano. Era strano che andasse a lavorare proprio lì, non sapeva molto di quel luogo, non che ne conoscesse meglio altri…
Si trovava nella piazza principale, costellata da alberi snelli e aiuole fiorite dove, per la pavimentazione era stato composto circolarmente un mosaico dai motivi floreali color grigio perla e alabastro. Mentre, nella fontana al centro, da una marmorea sirena fuoriusciva un getto d’acqua che in quel momento, bagnava i cappellini dei bambini i quali volevano sporgersi per vedere i pesci multicolori nella vasca. Quel luogo infondeva all’animo una carezza serena. Dall’altra parte della piazza notò il negozio che stava cercando: era piccolo ma molto accogliente e, quando aveva chiamato dalla cabina telefonica della città vicina appena visto l’annuncio, la voce al di là della cornetta le era sembrata estremamente cordiale.
Stava per incamminarsi verso il negozietto dove vi erano appesi acchiappasogni e campanellini con nastri azzurri, ma venne bloccata. Osservò qualche secondo di troppo la mano sconosciuta posata sulla sua spalla che, timorosa di una sua reazione negativa, le era stata tolta in fretta.
-Vorresti lanciare una monetina?
Voltandosi i suoi occhi si rispecchiarono in quelli del giovane e rivide la propria immagine dentro il loro vitreo colore; dalla sua espressione giocosa e interrogativa alzò un sopracciglio facendo sì che una ciocca di capelli ondulati vi si posasse sopra. Non lo conosceva e non l’aveva nemmeno notato quando aveva dato uno sguardo d’insieme alla piazza centrale.
-Dicono che se lanci una monetina esprimendo un desiderio, quello si realizzerà veramente. Ah e… non preoccuparti i pesci non ti mordicchiano le mani se non le immergi in acqua.
Le fece l’occhiolino.
-V-va bene.
Acconsentì con l’ombra di un sorriso che però in seguito risultò esitante.
-C’è qualche problema?
Le chiese il giovane curioso, scrutandola.
-Il fatto è che…non ho una monetina.
Gli rivelò sconsolata.
-A che servono i cavalieri? Non preoccuparti, le ho io.
Allora una mano prese la sua facendole posare la valigia a terra per poi condurla alle spalle della fontana, quando le porse una moneta gli sussurrò un grazie. Lui sorrise per incoraggiarla.
-Sei pronta?
-Sì ma…come devo fare con il desiderio?
Lui iniziò la spiegazione:
-Devi chiudere gli occhi e pensare a qualcosa che vorresti si avverasse e poi lanciare la moneta. Ma stai attenta a non dirmi il tuo desiderio, lo svelerai solo quando si avvererà.
Lei obbedì e chiuse gli occhi e, anche se le sue guance divennero di un lieve color rosato non si fece distrarre.
Fece un bel respiro: sentiva dei gabbiani cantare sopra l’oceano davanti a se, il tintinnio di campanellini al vento, dei genitori che richiamavano i figli, il rumore degli schizzi della fontana, il respiro lieve e regolare del giovane al suo fianco e anche delle campane che in lontananza segnavano l’ora.
Allora espresse il suo desiderio. L’unico che avesse mai voluto realizzare davvero.
In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
-Visto? E’ stato facile!
Le disse il giovane con un sorriso dipinto in volto.
Lei non poté non ammirare la bella atmosfera che si era andata a creare, mentre alcuni bambini emettevano urletti eccitati, impazienti di provare a esprimere il loro desiderio, dicendo:
-Io voglio amare il mio papà e voglio un gatto che mi fa bau bau!
-Guarda che non è possibile!
-E perché?!
-Il tuo papà è già sposato!
Quelli che probabilmente erano i genitori, risero.
-Spero che un giorno i nostri desideri si realizzino.
Gli disse sincera osservando il cielo dove vi erano distese tante nuvole, morbide come le guance dei bambini.
-Sarebbe bellissimo.
Poi le rivolse con uno sguardo che non seppe decifrare. Somigliava a quello che i genitori rivolgevano ai figli, ma in qualche modo era diverso. Quando se ne accorse distraendo la sua attenzione dal cielo, arrossì stupita, non potendo non chiedersi se per lui era solo una ragazzina.
-Io…ti ringrazio ma ora devo proprio andare.
Gli disse con tono turbato, fece per incamminarsi ma il ragazzo la trattenne mantenendo salda la presa della sua mano.
-Aspetta dimmi…dimmi come ti chiami.
Vide l’esitazione nei suoi occhi e aggiunse deciso:
-Me lo devi.
Lei allora sospirò.
-Mi chiamo Anise e prometto che prima o poi ti ridarò la tua moneta.
Disse quasi scocciata, allora lui lasciò la presa rivolgendole un bellissimo sorriso.
-Sai, Anise, sono proprio contento...
Lei gli rivolse uno sguardo cauto.
-…perchè vuol dire che ti rivedrò ancora.


  
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