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Autore: Nunki    19/06/2006    10 recensioni
Un attimo e le rose appassiscono. Un attimo e le cose cambiano. Un attimo e tutto ci sfugge. Eppure, c’è un attimo, nella vita di tutti che può essere afferrato e intrappolato nel profondo del proprio cuore. Un attimo che dura una vita. E quell’attimo, per Hermione, ha il nome di Ron. Ispirata dall’omonimo film.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un 19 giugno di tanti anni fa, in un assolato e caldo Lunedì (come oggi), in un candido ospedale, la “più” magnifica, eccelsa, impareggiabile, sublime creatura permise a tutti gli esseri mortali di questa Terra di beneficiare della sua compagnia… ME. (Allock mi fa un baffo…) Ed oggi, dopo ben 17 anni, ha deciso di farvi un altro regalo: questa storia!

Comunque (fate conto come se questa prima parte non fosse proprio stata allegata al resto)… prima e più importate di tutte le cose, ringrazio la mia beta reader Hermia che mi ha dato un considerevole aiuto nella correzione, consigliandomi parole ed azioni più appropriate, rendendo la storia più scorrevole e apprezzabile. Grazie Hermia!

Ora… veniamo a cose più futili (come se già la parte da dimenticare non lo fosse stata abbastanza).

Durante la traduzione di Clean Sweep ho sentito molto la mancanza dello scrivere, nelle prime settimane avevo solo il tempo per tradurre la storia, ma poi è stato troppo intenso il desiderio di mettere per iscritti i miei pensieri che non ce l’ho fatta più: ho iniziato questa storia.

Dopo aver rivisto per la… diciamo miliardesima volta uno dei miei film preferiti, appunto “L’Attimo Fuggente”, ho avuto una profonda ispirazione per questa fanfiction.

È stato più che altro un esperimento, non avevo mai provato a scrivere storie introspettive dal punto di vista di Hermione, non lo sentivo totalmente mio come personaggio. Mi definisco il connubio perfetto tra Ron e Hermione. Sono Ron per quanto riguarda la parte sentimentale e scherzosa, ma sono Hermione nella razionalità di molti pensieri. Ma mai avevo trovato spunto nella mia razionalità come in questa storia. Però, per chi avesse visto il film, c’è un avvertimento: l’ispirazione non è riguardante la trama del film ma la morale che, questo ha voluto raccontare.

Ma mi sto perdendo in noiosi discorsi.

Vi lascio alla lettura di questa fanfiction. È molto lunga, all’inizio avevo pensato di dividerla in capitoli, ma poi non l’ho trovato giusto al fine del suo logico continuo.

Basta con le chiacchiere, ci risentiamo più giù!

Ah… c’è una cosa che dimentico sempre di scrivere, che i personaggi non sono i miei ma di JK Rowling e che non scrivo a scopo di lucro anche se mi sembra superficiale farvelo sapere.

Comunque… buona lettura!

 

L’Attimo Fuggente

 

 

Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità,

succhiando il midollo della vita,

per sbrogliare tutto ciò che non era vita

e per non scoprire, in punto di morte che non ero vissuto.

Da “L’Attimo Fuggente”

 

 

 

Giornata di Sole, l’ideale per una lettura all’aria aperta.

Ma prima devo vestirmi, non vorrei farmi vedere in giro per la Tana in pigiama, sarebbe terribilmente imbarazzante.

Una doccia veloce, una colazione più che veloce, un paio di saluti in giro e poi giù verso il giardino.

Adoro venire alla Tana, ci sono le persone a cui voglio più bene in assoluto, dopo i miei genitori, ovviamente.

Inoltre, ci sono anche le due persone più importanti della mia vita: Harry e Ron. Come avrei fatto senza di loro? Chi avrebbe reso la mia vita diversa dalle altre e piena di sorprese ed avventure?

Harry, con le sue vicissitudini, riesce a trasformare una monotona giornata in una delle più avvincenti e, a volte, anzi, sempre, anche pericolosa.

Ron…beh Ron... Ron è l’altro mio migliore amico. Beh, diciamo che di migliore amico non ne ha mai avuto le sembianze. È semplicemente la maschera sotto la quale si nasconde e sotto la quale mi nascondo anche io per stare sempre uno accanto all’altro. Lui, più di ogni altro, riesce a rendermi le giornate speciali. Spesso le trasforma in inferno, altre in puro paradiso ma, in un modo o nell’altro, sono speciali tutti i giorni passati con lui.

Sì, adoro venire alla Tana. Sarà perchè c’è Ron, ma quando mi invitano a passare le mie vacanze qui mi sento sempre felice ed il tempo passa spensieratamente… almeno, questo fino a qualche tempo fa.

Esco dalla doccia e mi copro con l’asciugamano che avevo preparato prima. Mi guardo allo specchio e quella che si riflette è un’altra persona. Non è più la stessa Hermione che ero solita guardare allo specchio appena uscita dalla doccia, è una Hermione triste, piena di problemi che uno scroscio d’acqua sicuramente non riesce a far scivolar via.

C’è Voldemort, Harry, la mia vita che non ne vuole sapere di prendere la via giusta, Ron.

Un po’ di tutto, sicuramente fomentati dal periodo adolescenziale che incombe, ma non credo che siano molti gli adolescenti a dover combattere contro Signori Oscuri e pubertà, contemporaneamente.

Lasciamo perdere, cerchiamo di annegare come sempre i miei problemi e dispiaceri in un libro.

Scendo a fare colazione.

Ultimamente mi sento sempre malinconica, persino un bicchiere di succo di zucca riesce a rattristarmi. Sarà la minaccia dell’ultima guerra, o, forse, la morte di Silente o ancora potrebbe essere sempre questa maledetta adolescenza. Chissà!

“Salve, signora Weasley. Dormono ancora tutti?”

In cucina trovo solo la madre di Ron, ogni giorno con il viso sempre più scavato dalla preoccupazione, anche se c’è un lieto matrimonio che sta per essere festeggiato, non riesce ad essere felice e spensierata come una volta.

“Sì cara, di sabato si svegliano tutti più tardi. La colazione è pronta sul tavolo”.

E infatti mi volto e trovo la tavola imbandita da migliaia di leccornie, quando la signora Weasley è triste cucina sempre. Ognuno ha i suoi modi per sfogarsi, chi con la cucina, chi con i libri, come me, e chi con il Quidditch come… e i miei pensieri vanno sempre a finire lì.

“Questi pan cakes sono favolosi” un’affermazione detta sia perchè è vera ma anche perché, in fondo, in questo periodo tutti abbiamo bisogno di soddisfazioni e, anche se piccoli, di sorrisi.

“Grazie, cara. Hai visto, oggi è una splendida giornata” mi dice indicando fuori dalla finestra.

Già, proprio la prima cosa a cui ho pensato appena sveglia, la giornata è ottima.

“Infatti avevo pensato di uscire sul prato oggi, magari a leggere un libro”

“Ottima idea” e così dicendo si siede al tavolo con me, lanciando prima uno sguardo al suo splendido orologio, che indica ancora tutti i componenti della famiglia su “pericolo di morte”, per poi aprire un libro di cucina cominciando a cercare un’altra ricetta nella quale sfogare le sue preoccupazioni.

Appena finito di mangiare saluto la signora Weasley, prendo il mio nuovo libro e mi incammino verso il piccolo stagno che rende questo luogo ancora più magico, sotto un albero abbastanza grande da fare sufficiente ombra a me e al mio tomo.

Walt Whitman, le sue poesie. Ultimamente ho sentito il bisogno di leggere qualcosa di babbano che non mi faccia pensare a quello che mi circonda.

Prima di perdermi nelle mie letture, faccio vagare lo sguardo sulle rane giocose che popolano lo stagno fino ad arrivare all’orizzonte dove scorgo collinette verdeggianti e poi ai folti cespugli che ricoprono l’intero giardino.

Mi soffermo su uno in particolare, verde più degli altri e con un’unica macchia rossa che lo colora. Una rosa ancora nella sua giovinezza, ancora chiusa su se stessa, ancora un bocciolo inesperto che non sa cosa lo aspetterà nel futuro: le impervie della pioggia, gli insetti, la guerra e i sentimenti che lo colpiranno… no, adesso sto parlando di tutt’altro. Le rose non hanno sentimenti e né tanto meno percepiscono l’incombere di una guerra.

Abbandono per un momento il mio libro sull’erba e mi avvicino alla rosa. Un fiore che riesce a colpire tutti e cinque i sensi allo stesso modo.

La sfioro con le dita e ne sento la sua morbidezza e freschezza, e produce quel fruscio particolare che solo i petali di rosa danno. L’annuso e mi inebrio del suo splendido odore, che riesce ad arrivare alla mia bocca, trasportando un fantastico sapore. La guardo e la sua forte tonalità di rosso mi acceca, riportandomi alla mente altre tonalità di quello stesso colore non propriamente abbinate ad un fiore.

Al pensiero le mie guance credo che abbiano assunto anche loro una sfumatura carminio. Non posso pensare a lui che subito ne sento le conseguenze sul mio volto. Che strano sentimento!

Mi verrebbe quasi voglia di afferrarla quella rosa, di appuntarla alla mia camicia e di farne sfoggio, ma poi penso che non sia abbastanza matura e che debba ancora vivere i suoi anni migliori.

L’abbandono là, aspettando un momento più consono per poterla raccogliere. Mi avvio nuovamente sotto l’albero e riprendo il libro quando sento delle voci provenire dall’interno della casa.

Anche gli altri si sono svegliati e addio tranquillità. Forse è meglio così, in questo modo non mi crogiolerò nel mio mondo di malinconia pensando a cosa sarà della mia vita.

Mi alzo nuovamente e mi dirigo verso la cucina della Tana, un frastuono assordante proviene dall’interno. Mi avvicino ancora di più e vedo tante teste rosse ed una sola bruna.

Harry non è ancora riuscito a superare il fatto che Silente sia morto, che ogni persona alla quale si avvicina di più viene irrimediabilmente distrutta.

Mi domando se un giorno verrà anche il momento mio e di Ron.

Ma questo pensiero è meglio lasciarlo perdere, avevo detto di non voler più pensare tristemente e quando io mi impunto per fare una cosa la faccio, non ci sono ragioni, quindi… niente musi lunghi e occhi tristi, solo sorrisi e allegria.

“Buongiorno!” ho cercato di trovare il tono più gioioso che mi è possibile, spero di esserci riuscita.

Un coro di saluti mi accoglie in cucina, l’ultimo è quello di Ron. So che l’ha fatto apposta a salutarmi dopo gli altri, so che lui vuole farsi sentire bene da me ed essere considerato più che un semplice Weasley… e devo dire che ci riesce egregiamente.

“Ciao” avevo salutato anche prima, ma un ulteriore parola a Ron non è mai sprecata, soprattutto se è buona per fargli capire che per me lui è il Weasley, il solo che mi interessi.

Mi sorride ed immancabilmente le sue orecchie si tingono di rosso… un’altra tonalità di rosso che mi attira.

Mi siedo a tavola con loro anche se ho già mangiato, l’unico posto libero è quello affianco a Ron. Chissà perché ma ho la strana impressione che l’abbia fatto apposta a lasciare inoccupata quella sedia. E non posso che rallegrarmi di questa azione.

Le discussioni a tavola, alla fine, cadono sempre sugli stessi argomenti, il che non facilita le cose. Anche se involontariamente, Ron fa di tutto per alleviare le preoccupazioni e ci riesce con le sue battute alle quali, inevitabilmente si affiancano Fred e George, riuscendo persino a strappare un sorriso dalle labbra di Harry il cui sguardo viene improvvisamente rapito da altre immagini.

Mi volto nel punto in si è posato il suo sguardo e, anche se sapevo da prima cosa lo aveva attirato, mi accorgo che Ginny sta scendendo dai piani superiori, già vestita di tutto punto.

Saluta anche lei l’intera famiglia Weasley e si siede al tavolo a fare colazione. Gli occhi di Harry sono ancora puntati su di lei e una leggera sfumatura di rosso gli tinge le guance. Ammetto che non è neanche lontanamente uguale alla tonalità dell’altro mio amico.

Povero Harry, lui che sa chi ama ed ha avuto il coraggio di dichiararlo, non può amare perché ha paura che il suo cuore possa distruggersi nell’imminente guerra. E io, il cui cuore potrebbe salvarsi sicuramente con più probabilità del suo… non trovo il coraggio per ammetterlo ad alta voce. Mi dico, ripetendomi, che i tempi non sono ancora maturi, che noi non siamo ancora maturi, ma, soprattutto, che lui non lo è. Ma, in fondo, lo devo ammettere, sono tutte scuse.

Forse ho solo paura di ammetterlo, forse è un sentimento troppo irrazionale per me, non lo so. Ma fino a quando non sarò costretta a dirlo ad alta voce, che lo ammetta o no a me stessa non fa niente, so cosa provo.

Ginny ha fatto velocemente colazione, si è alzata e dopo aver lanciato un profondo sguardo a Harry si è avviata in giardino. Harry la segue con lo sguardo fino a quando scompare alla sua vista, spero proprio che non sia ottuso come Ron, che capisca cosa deve fare adesso.

Sì! L’ho sempre detto che è una persona intelligente. Si alza, posa il suo piatto nel lavandino e, scusandosi con tutti noi, segue Ginny nel giardino.

Almeno uno dei miei amici sa come comportarsi con la persona di cui è innamorato, perché non potrebbe insegnare anche all’altro come si fa?

Mi volto verso Ron e lo vedo seguire con sguardo triste Harry, so cosa pensa, lo capisco dai suoi occhi. Ha paura per sua sorella e per il nostro amico, non vuole che soffrano e vederli vivere una situazione del genere, lo mette in ansia.

Cerca sempre di dare di sé stesso un’immagine di ragazzo strafottente ma so che sotto le apparenze bollono una marea di sentimenti. È vero, spesso gli ho rinfacciato di essere insensibile, ma era solo per far uscire fuori quello che veramente è.

Adesso è tornato alla sua colazione, senza prima però aver scambiato uno sguardo comprensivo con me e un sorriso appena accennato pieno di tristezza. La stessa tristezza che attanaglia il mio animo.

 

Credo proprio che non riuscirò più a leggere il mio libro, l’intera famiglia è indaffarata nei preparativi del matrimonio di Fleur e Bill ed io non posso essere da meno, anche io voglio dare il mio contributo affinché la festa sia ben organizzata così da sfruttarla a mio beneficio, cercando in tutti i modi di divertirmi durante lo svolgimento.

Sarà l’ultimo giorno che passeremo qui alla Tana, dopo andremo al Ministero per l’esame di materializzazione di Harry e Ron e subito dopo alla volta di Godric’s Hollow, alla ricerca di qualche indizio che ci possa portare al ritrovamento degli ultimi Horcrux.

Ma per adesso non ci voglio pensare, già abbiamo progettato questo viaggio fin troppo a lungo negli ultimi giorni. Ho bisogno di un po’ di pace da certi pensieri.

Passerò il resto della giornata ad organizzare la festa con Ron e Harry, magari riuscirò anche a divertirmi.

 

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Altra mattina soleggiata, magari oggi riesco a leggere il mio libro.

Il mio umore non riesce proprio a migliorare anche se la serata di ieri è stata certamente spensierata. All’improvviso è stato come se nulla stesse accadendo al di fuori del giardino di questo posto magico che è la Tana.

È iniziato tutto per caso, la sbadataggine di Ron ha dato i suoi frutti questa volta. Ha rovesciato distrattamente un’intera cassa di idromele sulla testa di George, era troppo distratto a sorridermi e ad arrossire per vedere il fratello chinato a terra che si aggiustava una scarpa. Naturalmente George non gliel’ha fatta passare liscia.

Il giardino si è subito trasformato in un campo di battaglia a colpi di acqua. Ha partecipato anche Harry e addirittura io. Non ero così felice e spensierata da tanto, forse troppo, tempo. Dovremmo prenderci a colpi di  incantesimi di aguamenti più spesso.

Peccato che però, alla fine, abbiamo dovuto rimettere tutto in ordine, ma la cosa non ci è pesata. Harry sorrideva, Ginny era spensierata e Ron sembrava esser tornato quello di una volta.

Ed io, dopo un momento di sfrenata euforia son tornata triste e malinconica come nelle ultime settimane. Spero solo che l’umore degli altri sia rimasto invariato rispetto a ieri, così, forse, riusciranno a risollevare di morale anche me.

Scendo giù con i capelli ancora leggermente bagnati e con il libro in mano. Questa mattina ho deciso di mangiare solo una fetta di pane imburrato all’ombra dell’albero vicino lo stagno, così potrò dedicare al mio libro più tempo ed attenzione.

Passo accanto al cespuglio dove ieri avevo visto quella rosa che tanto mi aveva attirata.

La vedo lì, nel pieno della sua vita ancora più rossa di ieri, i petali si aprono in modo affascinante in una spirale che non lascia intravedere il centro. Un cuore aperto che chiede di essere raccolto. E chi sono io per non cedere alle richieste di un fiore tanto attraente?

Allungo una mano verso di essa e la stacco dal cespuglio, la porto al naso e il profumo mi inebria nuovamente come ieri, la guardo di nuovo e ad un tratto mi si sgretola tra le mie mani, il leggero vento che invade il giardino porta via quello che ne rimane.

Già… avevo dimenticato che sono rose magiche, se colte in un tempo sbagliato si frantumano. Peccato! Mi aveva suscitato delle belle sensazioni quella rosa. Sarà per la prossima volta che ne vedrò una.

Rassegnata dalla fine di quella splendida rosa, mi dirigo verso l’albero, mi siedo sulle sue radici e poggio la schiena al tronco. Apro il libro e lo sfoglio svogliatamente quando ad un tratto mi salta all’occhio una poesia:

Cogli la rosa quando è il momento,

che il tempo lo sai, vola

e lo stesso fiore che sboccia oggi,

domani appassirà

Che coincidenza, parla di una rosa. La stessa rosa che ho colto oggi: troppo tardi per goderne i suoi pregi.

All’improvviso sento una mano che mi tocca la spalla, mi volto e trovo Ginny dietro di me.

È felice, glielo leggo negli occhi, non la vedevo così da tanto.

“Ciao” le dico semplicemente facendole spazio sotto l’ombra dell’albero per farla sedere.

Mi risponde con lo stesso saluto che le ho rivolto io, ma in tono certamente più gioviale. Si è svegliata presto stamattina.

“Ti ho vista dalla finestra. Sai, una rosa magica inganna sempre. Papà dice spesso che non tutto è ciò appare”.

Ma cosa sta dicendo? Di cosa parla?

“Ma Ginny cosa-”

Lei mi zittisce posandomi una mano sul braccio e si inginocchia davanti a me.

“Fammi parlare, è importante. Non interrompermi fino a quando non ho finito, dopo potrai fare quello che vorrai, ma senza di me”.

Non è proprio il momento di giocare, non ne ho voglia in questo momento.

“Ginny non-”

“Shh, ascoltami. Ogni tanto anche a te fanno bene dei consigli”.

Beh, perché non ascoltare cosa ha da dire, sembra importante. Annuisco e la guardo negli occhi aspettando che continui.

“Quello che adesso ti dirò potrà sembrare molto strano in un primo momento ma ti conosco bene e sono sicura che capirai tutto” fa una breve pausa e poi ricomincia, “un frutto può sembrare maturo e buono da mangiare, ma se lo assaggi ti potresti nauseare dalla dolcezza. Oppure, uno che sembra acerbo, assaggiandolo, potrebbe avere il più squisito dei sapori che tu abbia mai provato. A volte bisogna avere coraggio e tentare di assaggiare il frutto anche se l’aspetto non è dei migliori”.

Belle parole, da quando Ginny è diventata così saggia?

“Hai per caso letto questo libro?” le chiedo indicando le pagine aperte sulle mie ginocchia, sembra tanto la stessa morale.

“In un certo senso, sì” mi dice mentre con il viso si gira verso lo stagno e aggiunge. “Una volta Ron mi disse che avrebbe tanto voluto vivere quello che gli capitava al momento, ma che non ne aveva mai avuto il coraggio. Beh… io devo andare”.

Si alza e si incammina verso la Tana ma prima si blocca e dandomi le spalle mi parla “Ah Hermione, dimenticavo… non lasciarlo fuggire” ed indica un cespuglio nei pressi della Tana dove un’altra rosa sta sbocciando.

“Appassire, vorrai dire” la correggo.

“Già, appassire” ripete, voltandosi leggermente verso di me e poi rientrando nella cucina.

Per un attimo resto allibita, Ginny non ha mai parlato in questo modo. Poi mi volto verso il lago e guardo come il vento ne increspa la superficie.

Sorrido, Ginny è proprio diventata una ragazza intelligente. Riesce a capire sempre di cosa ho bisogno. E credo proprio che adesso abbia bisogno di capire qual è la prima rosa che devo cogliere.

Non ci sono poi tante scelte da vagliare, non tutto può essere raccolto così velocemente come richiede la poesia e, soprattutto, Ginny voleva che io afferrassi una specifica rosa di una tonalità di rosso particolare.

Anche lei sa che il tempo non è dalla nostra, che non posso aspettare in eterno una mossa di Ron, che devo agire. Devo afferrare questa rosa prima che appassisca, anche perché ce ne saranno di occasioni per non poter essere più colta nel nostro futuro. Non devo farmi prendere dall’orgoglio e dalla paura, un domani potrei guardare al mio passato e pentirmi di non aver fatto la cosa più azzardata della mia vita e, in fin dei conti, anche la più razionale e logica. Devo semplicemente “cogliere l’attimo”.

Sì, cogliere la rosa quando è il momento.

È arrivato il momento di fare la mia mossa, devo trovare il coraggio di assaggiare quel frutto acerbo, come dice Ginny. E son sicura che si rivelerà veramente il più saporito di tutti.

Penso anche di potermi reputare molto fortunata, un frutto acerbo non invita all’essere neanche lontanamente assaporato, il  mio, invece, lo richiede da anni un morso.

La troppa audacia del mio pensiero mi spinge nuovamente ad arrossire. Comprendo benissimo che il morso è inteso semplicemente in senso figurato, ma le mie guance no.

Mi porto le mani fredde sulle gote cercando di trovar un po’ di frescura dal calore procuratomi dai miei pensieri e mi alzo. Entro in casa e cerco velocemente un pezzo di pergamena ed una piuma con la quale scrivere.

Mi fermo un attimo seduta alla tavola, pensando cosa sia più appropriato scrivergli. Una dichiarazione diretta, anche se scritta, potrebbe provocargli problemi, sia di salute che semplicemente nel credere sia stata veramente io a mandargliela. E allora cosa scrivere?

Una piccola idea mi illumina la mente, sì… sono proprio le parole giuste per la situazione.

Lo scricchiolare della punta della penna che sfrega la pergamena risuona nella stanza.

Lego il piccolo pezzo di pergamena alla zampa di Errol, sperando che riesca ad arrivare alla camera di Ron, lo libero nell’aria indicandogli la direzione che deve prendere la mia missiva e poi ritorno all’albero e aspetto… impazientemente, dovrei aggiungere.

 

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Sento l’erba piegarsi sotto il peso dei passi di qualcuno alle mie spalle, passi lenti ed insicuri, spesso interrotti dal suono di pergamena accartocciata ansiosamente tra le mani.

Non posso sbagliarmi, è lui. Ci ha messo un po’ di tempo, ma capisco che il suo sonno è pesante.

Ora che tutto si sta avverando, mi rendo conto che non era poi tanto logica come idea. Non credo di riuscire a farcela. È stata tutta una follia!

Mi volto lentamente, chiudendo il libro che fino a pochi attimi fa stavo provando a leggere, cercando di non farmi distrarre dal forte martellamento provocato dal mio cuore, appesantito dall’idea di quello che avrei fatto da lì a poche ore, o forse minuti.

Quando il mio sguardo raggiunge il suo, lui arresta la sua camminata e abbassa gli occhi sulla pergamena che continua a stringere nervosamente tra le dita.

Beh, almeno siamo in due ad essere tesi. Gioco stizzosamente con la copertina del libro, ma poi mi deciso a posarlo sull’erba, potrei distruggerlo.

“Ciao” mi saluta a voce bassa, ma con tono felice. Gli rispondo con un altrettanto gioioso saluto anche se la mia voce sembra terribilmente insicura e mi alzo, invitandolo silenziosamente a farmi compagnia sotto l’ombra dell’albero. Mi volto verso lo stagnetto, così,  per darmi un tono distaccato anche se tutta questa faccenda non mi sta affatto rendendo la situazione semplice, sperando che faccia lui la prima mossa verso quella che sarà la prima e più profumata rosa del mio nuovo giardino.

“Senti… ehm… cosa c’è scritto qui sopra?” mi chiede con voce insicura. E anche questa volta sono riuscita ad ottenere quello che volevo.

Mi ritrovo a pensare che questa è la prima volta da tanto che finalmente ci ritroviamo soli, con tutto quello che è successo a Harry in questi giorni, nessuno dei due ha voluto allontanarsi da lui, entrambi sappiamo che la cosa migliore è fargli sentire che non abbiamo paura della sua vicinanza.

Ma poi ritorno a posare il mio sguardo su Ron.

I suoi occhi sono ancora assonnati, lo vedo da quella tipica ombra che assume lo sguardo appena ci si sveglia. Non ha perso tempo a fare colazione, è venuto subito da me. Sono la cosa più preziosa per lui in questo momento… e ne sono pienamente felice.

Abbasso la testa ed un sorriso inebetito mi compare sulle labbra e, un rossore infantile mi colora le guance. Se il solo pensare ad una cosa del genere mi fa questo effetto… dove troverò il coraggio per continuare per raggiungere il mio scopo? Ritorno a guardarlo e vedo che mi sta aspettando ansiosamente. Dovrei rispondergli, sì, ma non credo sia ancora il momento giusto per spiegargli il reale significato di quelle parole, almeno, non lo pensa il mio corpo tremante.

“Quello che c’è scritto! Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai vola-” ma non mi fa finire di recitare quello che gli ho scritto, scrolla la testa e mi interrompe.

“So ancora leggere, Hermione. Quello che c’è scritto l’ho capito, non sono ancora diventato tanto stupido, ma cosa significa?” mi chiede nuovamente con tono allusivo.

Come spiegargli quello che io ho voluto intendere con quella frase? Beh, il modo ci sarebbe, ma non sono sicura che il mio cuore riuscirebbe a sopportare un colpo così potente tutto ad un tratto.

“Sai che significa Carpe Diem?” una domanda semplice per iniziare, meglio prendere le cose alla larga.

“È un nuovo incantesimo che hai imparato in uno dei tuoi enormi libri?” mi fa guardandomi divertito.

Mi volto finalmente verso di lui, mandandogli uno sguardo di sbieco. Anche in una situazione come questa riesce ad accendere in me la scintilla del litigio, peccato, però, che non riesca proprio ad arrabbiarmi con lui, ora. Potrei anche provarci, ma le gambe non mi reggerebbero.

Scuote la testa mentre con tono di voce leggermente intimorito mi risponde. “No, non lo so”

Voglio che sia veramente interessato a questo discorso, che non mi assecondi semplicemente facendo finta di ascoltare mentre nel frattempo è perso nei suoi pensieri. Quindi resto in silenzio, guardandolo e aspettando un segno della sua piena comprensione di quello che stiamo affrontando, anche cercando, in questo modo, di calmarmi prima di buttare fuori tutta la verità.

“Che significa?” bene, ho la sua piena attenzione adesso, ma io? Ho la piena attenzione di quello che sto facendo?

“Cogli l’attimo, ovvero cogli la rosa quando è il momento come scritto lì sopra” gli rispondo, indicando il foglietto di pergamena che ancora stringe possessivamente tra le sue dita.

“Ah” ha capito, ma non credo abbia veramente colto il punto della situazione.

Si volta verso l’orizzonte, oltre le colline che ci circondano. Allunga le braccia e poi le incrocia dietro la testa appoggiandosi all’albero dietro di sé.

Il suo volto coperto da lentiggini mi infonde sicurezza. È vero, non mi ha dato mai un motivo per potermi fidare ciecamente di lui, anzi, completamente l’opposto, ma so, capisco guardando i suoi occhi che in qualunque momento debba aver bisogno di lui, ci sarà. Sempre. Beh… sicurezza nel senso che mi getterei ad occhi chiusi tra le sue braccia come in uno di quei giochi di fiducia ma, non in me stessa. La mia sicurezza su quello che sto facendo mi ha lasciata appena Errol ha scoccato il volo dalle mie mani qualche ora fa.

Cerco di fissarlo ancora, indagando nei suoi occhi persi nell’infinito, luccicanti alla luce del Sole, sperando di trasmettergli il mio desiderio che sia lui ad afferrare l’attimo. Ma non ci riesco. E rimaniamo sempre i soliti Ron e Hermione.

Con un lento movimento della testa si volta verso di me, i nostri sguardi si incontrano ed arrossiamo come due bambini. Abbassa rapidamente lo sguardo e storce un lato della bocca in un timido sorriso che riesce a trasportarmi in altre dimensioni. Le mie gambe sono già abbastanza vacillanti, senza il bisogno che lui mi faccia perdere l’equilibrio con una cosa del genere.

Mi chiedo perché abbia cominciato una sciocchezza del genere, perché gli ho inviato quella lettera? … capirlo è semplice, voglio mettere fine a tutta questa situazione imbarazzante quando ci guardiamo o solo sfioriamo, ma non è altrettanto semplice mettere in opera i miei pensieri.

Mi giro verso lo stagno, dove il mio sguardo viene catturato dal gioco di due rane che si rincorrono di ninfea in ninfea.

Sento che questa rosa sta cominciando ad appassire per colpa della mia insicurezza, devo muovermi, non ne voglio perdere un’altra, anche a costo di andare contro il mio orgoglio. Se non si muove lui… dovrò farlo io.

“Quante rose ci siamo lasciati sfuggire, Ron?” domanda terribilmente insensata per chi mi avesse ascoltato solo adesso, ma non per lui.

Si stacca dall’albero e mi si avvicina, nel suo sguardo capisco che non ha afferrato appieno la mia allusione.

“A cosa ti riferisci?” mi chiede, spiazzato.

“A noi, Ron.” a noi e al pensiero che ci possa realmente esserci un noi in futuro, il mio cuore riceve un’ondata di coraggio. “Quante rose abbiamo fatto appassire? E quante ancora ce ne faremo scappare?” il mio tono prende una nota leggermente rabbiosa per la convinzione che sta nascendo in me e la conversazione si immette sulla via della metafora.

Mi volto, pienamente intenzionata a cogliere questo momento ma fermamente decisa a far capire anche a lui di cosa sto parlando.

Sfugge al mio sguardo, vagando a testa bassa tra i suoi pensieri, arrossandosi impunemente sulle orecchie.

“Hermione, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?”

Cosa? Mi chiede se io capisco quello che sto dicendo? No, adesso si esagera. Se continuiamo così la mia rabbia potrebbe confluire tutta su di lui. Ed una ondata di fermezza riempie anche le mie braccia, mentre stringo leggermente i pugni.

“Certo che me ne rendo conto, altrimenti non l’avrei mai detto. Il problema è se tu capisci quello di cui io sto parlando” dico ancora più infervorata, quasi urlandogli contro.

Stringo i pugni tanto che mi diventano le nocche bianche. La tristezza di questi ultimi giorni potrebbe scoppiare tutta adesso in un boato di furia incontrollata se non farà o dirà qualcosa che possa aggiustare la situazione.

Infila le mani nelle tasche dei pantaloni e si volta leggermente, dandomi le spalle.

“Non so. Non so cosa pensare. Un’idea c’è, ma non sono sicuro che sia giusto quello che ho capito.”

Lascio andare la stretta dei miei pugni e cerco di guardarlo negli occhi per leggerci dentro cosa lui abbia capito, ma continua a sfuggire alle mie ricerche. Eppure io devo sapere, se non ci riesco indagando nel suo sguardo proverò per una via più difficile: domandandoglielo.

“E allora spiegami, Ron. Dove credi che stia portando questo discorso? Di cosa credi abbiamo discusso in questi ultimi minuti?”

“L’attimo fuggente… giusto?”

Gira leggermente il volto verso di me cercando una risposta. Mi sento più rilassata adesso, credo proprio che abbia afferrato, almeno in parte, quello che si cela sotto la nostra conversazione metaforica. Mi sento sicura, in questo momento, talmente tanto, che mi è tornata la voglia di parlare loquacemente come mio solito. gl’ea c’è, ma non sono sicuro nche le mie braccia, mentre strigno leggermente i pugni.iei pensieri.cia, ma sicuramente non in

“Sì, di tutti gli attimi che ci sono scappati e che adesso…” ma mi interrompe, continuando nell’esposizione di quello che ha capito come se io non avessi parlato affatto. Meglio lasciarlo fare, magari una volta imboccata la via giusta gli verrà tutto più facile. Magari, verrà tutto più facile anche a me.

“Che vuoi che io Carpediemmizzi la serata, giusto?” termine alquanto nuovo e insensato, per me, ma è proprio quello che mi sarei aspettata da Ron.

“Giusto” un altro incipit per farlo continuare. Si gira ancora di più verso di me, acquistando sicurezza nelle sue idee e convinzioni e infondendone, effettivamente, anche a me.

“Che c’è questa ‘rosa’, per dirla in termini tuoi, che vuoi io colga”.

Annuisco, ancora intenzionata a non interromperlo nella sua mal celata confessione di noi.

“Una rosa particolare, giusto?”.

Annuisco ancora. Una intensa scossa di orgoglio e eccitazione per quello che Ron ha detto, si diffonde nella mia schiena. Una rosa più che particolare.

“E vuoi che proprio io sia a coglierla dopo che tu hai messo in mezzo questa storia?”.

Già, io ho iniziato tutto per questo lui deve finire.

“Sì, fino ad ora sono stata sempre io a fare il primo passo per farti capire…”

“Continuiamo a parlare per metafore, mi dà più sicurezza” mi interrompe nuovamente, arrossendo pericolosamente in zona orecchie, ma finalmente voltatosi verso di me, anche se ancora con lo sguardo basso verso le sue scarpe. È stata così impulsiva come risposta, che non mi ero resa conto di essere uscita dal discorso metaforico. Adesso mi sento spedita verso la mia destinazione e sono anche disposta a rispettare le sue regole, soprattutto se fino ad adesso lui è stato alle mie, interpretandole nel modo più giusto. Quindi… meglio riformulare la risposta.

“D’accordo… sono stata sempre io a tentare di cogliere la rosa ma questa volta è diverso. Devi coglierla tu. È un tuo dovere”.

“E tu me lo permetti? Cioè, sei sicura che sia il tempo e il modo giusto per coglierla questa rosa? Non è che poi te ne penti e fai morire me a posto della rosa?”

Il mio cuore accelera. Lo sento battere forte nel mio petto. Come può credere che io possa stancarmi di lui dopo tutti questi anni trascorsi solamente ad aspettarlo? Devo fargli capire che non potrei mai.

“Non potrei mai. Per me sei molto più importante di qualsiasi altra rosa… e persona”.

L’ho fatto, ho messo in chiaro quello che un giochetto di metafore stava nascondendo: lui è la persona più importante per me. Ed è solo la punta di un immenso iceberg quella che vedo all’orizzonte. Solo l’inizio dell’emersione in superficie di tante dichiarazioni e confessioni sommerse sotto un immenso oceano di orgoglio e… beh, sì… anche paura. Paura che l’altro non ricambiasse i profondi sentimenti che in realtà entrambi noi proviamo per l’altro. Pensiero contorto ma, in fondo si sta parlando di Ron e Hermione, tutto è contorto fra noi.

Ma un silenzio imbarazzante è sceso tra di noi, prendendo il posto della mia sicurezza.

Ron si volta verso le colline che ci circondano, ancora una volta infilando le sue mani nelle tasche dei pantaloni.

Quanto mi sento debole, qui al suo fianco, aspettando che faccia una mossa. Una qualsiasi mossa che possa finalmente mettere fine ai nostri patemi. Ma non arriva. Non riesco a capire. Gli ho confessato quello che provo per lui, anche se per vie tortuose e lui l’ha capito.

Gli ho fatto intendere limpidamente quello che vorrei facesse in questo preciso istante. Ha compreso appieno che io sarò consenziente qualunque cosa accada. Allora perché non mi bacia?

Le mie guance credo che siano arrossite all’inverosimile. Non ho mai dissotterrato dal semplice inconscio questa fantasia, e farlo proprio adesso mi fa provare un’euforia indescrivibile mista a pura paura.

E se non lo facesse? Se vivremo in questo limbo di consapevolezza e codardia per sempre?

No, non posso permetterlo. Stringo i pugni, sentendo le unghie infilarsi nel mio palmo. Non posso, non posso aver dato inizio ad una sua confessione, averla anche ottenuta per vie laboriose, aver rischiato che il mio corpo non riuscisse a sopportare questo crescendo di emozioni e poi far crollare l’intero castello che avevamo costruito nell’ultima ora, ritornando al punto di partenza. No, mi sono ripromessa di afferrare il momento e devo farlo. A costo del mio orgoglio e del mio torace che non potrebbe sopportare un ritmo più veloce del mio cuore. Se non vuole farlo lui, per poco coraggio o qualunque cosa sia… Merlino, tocca farlo a me!

Serro gli occhi alla ricerca di tutta la sicurezza che il discorso di prima mi aveva infuso, lascio la presa dei miei pugni, faccio un respiro profondo e mi getto a cogliere questa rosa. 

Carpe Diem Hermione, Carpe Diem.

Con il cuore che ha deciso di fuggire dalla cassa toracica, attiro la sua attenzione strattonandolo leggermente per una manica della maglietta.

Si gira, non ho il tempo di leggere nei suoi occhi cosa prova, a questo ci penserò dopo. Faccio ancora più forza sulla sua manica cercando di portarlo il più giù possibile, in modo da rendermi più semplice quello che sto per fare, almeno in campo fisico, di sicuro non in quello emotivo. Chiudo gli occhi quasi istintivamente in modo da poter assaporare quel momento più intensamente possibile, mi alzo leggermente sulle punte “Era compito tuo” sussurro, con voce instabile, senza riuscire a trattenermi a pochi centimetri dal suo volto e poi le sfioro.

Sfioro le sue labbra tanto desiderate per troppo tempo, tremando percettibilmente. Cerco di tenermi in equilibrio sulle punte dei piedi mentre sento le mie guance, ormai abituate a questa azione, accendersi immediatamente di calore. Questa volta, però, percepisco anche il rossore di quelle di Ron, a meno di un centimetro dalle mie.

Ma mentre io tremo per la forte emozione, lui non risponde. Subisce passivamente il bacio senza fare niente. E adesso come dovrei agire? Non mi sono mai trovata in una situazione del genere. È meraviglioso stare così vicino a lui e non vorrei mai allontanarmi, ma se non farà qualcosa… mi troverò costretta a farlo.

Ed è come se Ron mi avesse letto nel pensiero, magari lui stesso ha capito che doveva agire.

Muove dolcemente le sue labbra sulle mie trovando una posizione più comoda per le nostre bocche, sfila le mani da tasca e le porta alla mia vita, cingendomi strettamente a lui.

Il mio petto sfiora il suo torace, mi sento ancora troppo lontana da lui, ho bisogno di sentirlo più vicino. Stacco la presa dalla sua maglia e lentamente, se mi muovessi più velocemente sverrei immediatamente, porto le mie braccia intorno al suo collo, attirandolo ancora di più verso di me. Affondo le mani nei suoi capelli e il mio cuore aumenta ancora di più i suoi battiti. Và talmente forte che ormai non sento più le cadenze di ogni battito, sembra un unico flusso di sangue che scorre procurandomi totale euforia in tutto il corpo.

Accarezzo i suoi capelli e lo sento sorridere contro le mie labbra, non riesco proprio a resistere, sorrido anche io immaginando quanto affascinante possa sembrare dall’esterno in questo momento, ma subito ritorniamo entrambi seri.

Quasi come se avessimo concordato tutto poco prima, rendiamo quello che ci sta accadendo più intenso e reale.

La nostra connessione diviene imbarazzantemente intima, non riesco a trattenermi dall’arrossire nuovamente quando lo sento insinuarsi dolcemente tra le mie labbra in un bacio che, pur essendo visibilmente tenero, nasconde in profondità tanta di quella passione da far invidia al più incallito degli amatori. Le nostre teste assecondano le labbra in una lenta danza di emozioni che si avvicendano nelle nostre anime.

Comodamente, ci riprendiamo tutti gli anni persi in futili battibecchi. Tutti i mesi lasciati fuggire in stupide gelosie. Tutti i giorni di lunghi silenzi. Tutte le ore di ostinato orgoglio. Ogni minuto di puro imbarazzo nel semplice guardarsi. Secondo per secondo, tutte le rose appassite senza aver avuto la possibilità di poterle cogliere e questa che sto afferrando è la più profumata e rossa di tutte.

Lentamente, affrontiamo questo nuovo livello del nostro rapporto, assaporando ogni più piccolo millimetro dell’altro attraverso le nostre labbra, non facendoci prendere dall’impulsività per goderci al meglio questo fantastico momento.

Senza fretta, diventiamo quello che per tanti anni abbiamo desiderato essere, anche se solo inconsciamente: una sola anima, un solo pensiero.

Ma adesso ho bisogno assolutamente di respirare, anche se questo comporta il dovermi staccare da lui e non voglio. Adesso che l’ho reso mio ho paura di lasciarlo andare, ma devo.

A rilento mi stacco da lui, le labbra gonfie e gli occhi leggermente chiusi che cerco di aprire per poter finalmente guardare in quelli di Ron per leggervi dentro i suoi pensieri e desideri.

Punto il mio sguardo sul suo volto e noto che non ha ancora aperto le palpebre, si passa la lingua sulle labbra assaporando golosamente il sapore che gli è rimasto di me, le sue guance sono ancora rosse tanto da non riuscire a riconoscere le lentiggini su di esse e poi, dopo aver comodamente goduto degli ultimi segni del nostro bacio, apre gli occhi, puntandoli direttamente nei miei.

Felicità, piacere, assoluta euforia, non ci sono dubbi su quello che leggo dentro di lui. È raggiante, forse anche più di me, anche se su questo avrei dei dubbi. Poggia la sua fronte contro la mia e fa un breve passo per avvicinarsi ancora di più a me. Non riesco più a tenermi sulle punte dei piedi così cedo, sapendo perfettamente di finire al sicuro tra le sue braccia.

Assaporo anche io il gusto che mi rimane di lui dalle mie labbra e un forte brivido mi percorre la schiena, arrivando alle mani sotto forma di formicolio.

Dovrei dire qualche cosa in questo momento? Non lo so. E anche se dovessi… le parole sembrano essere state risucchiate da lui insieme alla mia anima con il nostro bacio.

“Lo avrei fatto io se mi avessi dato tempo. Stavo rimettendo a posto i miei pensieri… che credo proprio siano ritornati di nuovo tutti in disordine” mi prende lui alla sprovvista, facendomi sorridere alla sua rinata ilarità.

“Non riuscivo a resistere! La rosa, in questo modo, sarebbe appassita velocemente” ammetto spudoratamente, arrossendo però vistosamente tornando alla conversazione metaforica che ci ha portati in questo meraviglioso mondo.

“Non avrei mai permesso alla nostra rosa di sfiorire” mi sussurra dolcemente all’orecchio, sfiorando la sua guancia ruvida contro la mia.

“Lo sai che poi, come tutti i fiori, questa rosa dovrà essere curata?” gli chiedo affondando sempre di più la mia mano nei suoi capelli infuocati.

Si stacca dalla mia guancia e mi guarda negli occhi, vagabondando con lo sguardo sulle mie guance per poi arrivare alle mie labbra. Arrossisco, pensando che se avesse fatto una cosa del genere solo qualche ora fa sarei svenuta di sicuro e lui avrebbe preso fuoco tanto dal rossore che gli avrebbe colorato le guance.

Continua a fissare le mie labbra per poi sbuffare divertito.

“Allora… Carpe Diem, giusto? Non vorrei che prendesse troppo sole questa rosa”

Si avvicina nuovamente a me, si protrae per sfiorare ancora le mie labbra ma, proprio mentre chiudo gli occhi, sentendo la sua bocca toccare la mia, si ritrae di scatto, sorridendo.

“Aspetta un attimo” mi urla mentre corre verso la Tana.

Casa fa adesso? Mi sento così a disagio qui in mezzo al giardino, senza più il suo abbraccio intorno a me. Lo guardo avvicinarsi ad un cespuglio, ma non capisco cosa stia facendo quando, improvvisamente, si volta verso di me con una mano dietro la schiena intenta a nascondere qualcosa. Mi sorride furbamente e mi raggiunge.

Adesso, più di prima mi colpisce la realtà di quello che abbiamo fatto. E un’ondata di felicità mi riempie il cuore, facendomi arrossire per l’emozione. L’adrenalina continua a farmi tremare visibilmente. L’ho baciato, e lui ha ricambiato il bacio. Adesso… adesso siamo finalmente noi.

Si ferma proprio d’avanti a me e mi stringe nuovamente per la vita, lo guardo fisso negli occhi venendo colpita da un’ondata di felicità quando incrocia il mio sguardo rivelando, anche lui una gioia immensa e poi, mi porta al naso una splendida rosa color carminio.

“La nostra rosa” mi sussurra caldamente contro una guancia. “Per sempre”

E senza darmi la possibilità di potergli dire qualcosa o semplicemente di capire l’importanza di quella sua ammissione, mi toglie nuovamente il fiato. Mi sento scivolare addosso tutta la malinconia degli ultimi giorni, mi sento risollevata e, finalmente, felice. Credo che fino a quando lui resterà così, vicino a me, la tristezza non mi assalirà mai ed il mio giardino di rose resterà per sempre rigoglioso… se sarà lui a curarlo.

 

 

Fine

 

Eh… che ve ne pare?

Sapete, ci ho messo una vita a scriverla. Volevo che il mio primo tentativo di entrare nei pensieri di Hermione risultasse più che buono, quasi ottimo. Alla mia molto-di-parte osservazione è sembrata non proprio ottima ma abbastanza sufficiente da soddisfare il mio ego di scrittrice.

Voi che ne dite?

Spero di risentirvi in un’altra ff.

Ciao, ciao!

Nunki.

 

P.S. GRAZIEEE HERMIAAAAAAAAAAA!!!!!!!

P.P.S. Siccome non posso ringraziare i recensori di Sette anni per un bacio in quella stessa ff, lo faccio qui. Grazie, grazie, grazie!!! So che Harry Weasley non suona bene, ma il nome doveva essere di profondo significato, e quale nome è più sentito di quello del loro migliore amico e compagno di avventure?

Poi… anche se a richiederlo siete stati in tanti, non credo che continuerò la ff. Il mio progetto era quello di arrivare alla lettera e alla frase di Ron e non saprei proprio come continuarla ma… non preoccupatevi, sto scrivendo una nuova ff NC17 a capitoli. Il primo capitolo è completato, ma non credo che posterò la storia prima che sia completamente scritta, quindi… vi toccherà aspettare un po’.

P.P.P.S. Tanti auguri a me, tanti auguri a meeeee, tanti auguri cara… cara… Nunkiiiiii, tanti auguriiii aaaaa…… meeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! (da cantare sulla musichetta della cicogna quando và a portare Dumbo alla madre. Pensare che Dumbo lo odio!)

   
 
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