Quando l'ultima nota di “Dancing Queen” finì di risuonare nella sala, subito prima degli applausi, Kurt Hummel sussurrò all'orecchio del suo ragazzo Blaine un Grazie... ma aspettami qui un attimo, accompagnato da un bacetto sulla guancia. Afferrò un palloncino rosso e si allontanò dalla palestra. 
Quando aveva avuto bisogno, qualcuno era sempre stato pronto a supportarlo: gli amici, suo padre, o il suo ragazzo. Ma David Karofsky non aveva nessun altro: Kurt era l'unico a sapere, l'unico ad aver davvero crepato il muro dietro il quale quel ragazzone incasinato si nascondeva tenacemente.
Non dovette girare a vuoto a lungo per trovarlo: Dave era seduto su un gradino della scala antincendio e si rigirava fra le mani la corona di Re del Ballo. Aveva gli occhi rossi, tirava su col naso. Aveva pianto.
“Che ci fai qui, Kurt. Torna dentro a divertirti, ne hai bisogno.” 
“Ti ho portato un palloncino dato che te li sei persi. Rosso, si intona alla cravatta.” Glielo porse e si sedette al suo fianco, in silenzio, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Dave alzò gli occhi ad incontrare quelli dell'altro e poi più su, sulla corona di Regina.
“Tutti fantasticano sul Ballo di Fine Anno. Io lo vedevo finire esattamente così: noi due e le nostre corone. E tutti ci applaudivano per quel che eravamo e non c'era odio da nessuna parte.” farfugliò, rimettendosi in testa la corona e riabbassando lo sguardo sul palloncino. 
“David... vorrei che quel che mi è successo stasera non ti scoraggi. Non sei ancora pronto per un coming-out, e questo lo rispetto. Ma non farti scoraggiare. E poi...” fece una pausa “volevo dirti che io ci sono sempre... per te. Ok?”
Ancora un attimo di silenzio.
“Io proprio non capisco.” sospirò poi Karofsky. “Non capisco come tu faccia. A sostenermi, nonostante tutto.”
“Non lo so. Forse è la mia missione, forse non mi piace sentire il tuo dolore.” Kurt si stupì delle sue stesse parole. “Forse è perché sei quello che si è preso il mio primo bacio e che ha vinto la corona al Ballo di Fine Anno insieme a me...” 
“Accidenti. Per forza il tuo fidanzato nano è così incazzato con me.” Gli strappò un sorriso. “Ma lui avrà tante altre prime volte più importanti. E io le avrei volute tutte.”
Kurt rimase a bocca aperta, senza sapere davvero cosa rispondere. Poi una voce che lo chiamava dai corridoi interni lo sollevò da quella incombenza. 
“Kurt? Dove sei finito?” era Blaine, naturalmente. Il ragazzino si rimise in piedi, sentendosi quasi in colpa nei suoi riguardi, come se quel discorso fosse troppo intimo ed inappropriato. 
“Io vado, Dave. Rimetti insieme i pezzi e torna a ballare con noi.” farfugliò, imbarazzato, dileguandosi nei corridoi bui alla ricerca di Blaine. 
Ma David Karofsky non sapeva davvero come rimettere insieme i pezzi. Tutto sembrava franargli intorno inesorabilmente.