SI
AVVICINANO TEMPI DURI
acqua rosso sangue. Ancora scontenta si guardò allo
specchio, quello era il
giorno dell’apocalisse e doveva essere tremendamente perfetta
quando la morte
sociale l’avrebbe investita in pieno con la forza di un
uragano.
Per la
prima volta da tempi assai remoti era lei a essere in ritardo e Temari
a
chiamarla.
“Arrivo!”
Alla fine
aveva optato per i capelli sciolti, un paio di semplici ballerine nere,
leggins
grigi e un maglione nero. Il trucco era perfetto.
“Oh,
eccoti! Stavo per chiamare i soccorsi!” la accolse Temari.
“Per una
volta che sono io in ritardo invece che te!”
“Kankuro
è già in macchina, ci sta aspettando di
sotto.”
Man a
mano che vedeva il profilo dell’edifico scolastico farsi
più vicino la forza
pian piano l’abbandonava. Perché era finita in
questa situazione?
Scesero
dalla macchina e Temari le diede la mano in segno di sostegno, la rossa
le
sorrise come ringraziamento, aveva la bocca asciutta e non riusciva a
spiccicare parola. Poi tutti e due si avviarono verso il portone
d’entrata.
Come c’era da aspettarsi tutti si girarono a guardarla: era
decisamente la
camminata dell’infamia. Si costrinse a non piangere, al suo
fianco Temari le
strinse la mano per darle coraggio.
Fino al
giorno prima appena entrata a scuola veniva accolta dai saluti di quasi
tutta
la scuola, la guardavano con ammirazione e timore, la lasciavano
passare nel
corridoio affollato, ora invece nessuno la salutava più,
tutti la guardavano ma
non più con timore, bensì leggeva nei loro volti
la curiosità, la condanna e a
volte anche la soddisfazione per la sua caduta. Aveva perso tutto.
Assorta in
quei pensieri quasi si spaventò quando il volte sorridente
di Seigetsu le si
parò davanti.
“Heilà
Rossa.!” la salutò amichevolmente mentre il
pubblico intorno non si perdeva un
solo secondo della scena.
“Ciao
Seigetsu!” gli sorrise lei, mentre lui si avvicinava per
abbracciarla.
E poi
tutti e tre, seguiti dai bisbigli delle altre persone, si avviarono
nelle
rispettive classi. Temari si diresse verso l’ala ovest della
scuola, Karin e
Seigetsu che erano in classe assieme, si avviarono invece verso
l’ala nord.
La
lezione di matematica quel giorno era ancora più noiosa del
solito e per
passare il tempo Karin esaminò il resto dei suoi compagni di
classe.
Nell’angolino più nascosto c’era quella
pettegola di Sakura che guardava
adorante il suo tenebroso compagno di classe, chiamato anche Sasuke, che invece al contrario non
degnava di uno
sguardo la ragazza. Poco più in là vide Ino
baciare Shikamaru e poi sorridergli
maliziosamente; quello che la sorprese di più
però fu notare l’espressione di
Kiba alla vista del bacio, che era seduto precisamente dietro Ino, gli
si
leggeva lo sconforto in ogni muscolo del viso.
Si girò e
sussurrò a Seigetsu, che era il suo compagno di banco, di
guardare Kiba.
L’altro
si girò e guardò il suo amico.
“Eh si!
Mi sa che è ancora cotto della Yamanaka.”
“Povero.
Mi dispiace per lui: sembra il ritratto
dell’infelicità.”
Ci fu un
attimo di silenzio in cui entrambi si persero nei loro ragionamenti ,
poi Karin
riprese.
“Perché
deve essere tutto cosi complicato? Cioè sarebbe stato
perfetto se Kiba e Ino
stessero insieme, cosi Temari potrebbe avere qualche
possibilità con Shikamaru?
Non va mai come dovrebbe…”
“A Temari
piace Shikamaru?!” disse l’altro sconvolto.
“Oh
merda. Mi è sfuggito dalla bocca… ti prego non
dire niente a Tem!”
“Tranquilla.
Non lo dico a nessuno..”
“Grazie
Seigetsu. So che di te mi posso sempre fidare.” e diede un
bacio sulla guancia
al ragazzo come segno d’affetto.
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“Oh, ciao
Temari.”
“Senti ci
sono un po’ di cose che ti devo dire.” disse
l’altra minacciosa. Shikamaru si
alzò di malavoglia, pentendosi di non essere rimasto a casa
a dormire, visto la
piega che stava prendendo la giornata.
“Ah..
dimmi”
“Cosa ci
trovi in Ino? Perché stai con lei? E non vedi che ti sta
solo usando per farmi
incazzare dopo la rissa?”e senza lasciargli il tempo per
rispondere continuò
infervorata “Dio, Shikamaru pensavo che tu fossi una persona
intelligente..
forse l’unico uomo in tutta questa scuola ad avere un minimo
di intuito e di
cervello! Mi vergogno anche solo ad aver pensato
che tu non fossi un totale idiota! E considera questa
l’ultima parola che ti
rivolgerò nella vita… uno dei più
grandi abbagli della mia vita!” e arrabbiata
se ne andò in un lampo, non senza sfogare la sua rabbia
spintonando una primina
che si era azzardata a guardarla troppo a lungo.
Il moro
era rimasto immobile a osservare la
ragazza che pian piano veniva inghiottita dalla folla di studenti.
Stava
cercando di auto-convincersi che in fondo non era rimasto molto colpito
dalle
parola della Sabaku; nonostante il suo impegno però
passò le altre cinque ore
di scuola a rimuginare su quello che gli aveva detto.
“Figurati,
Kankuro e Temari si sono dovuti fermare di più e non era il
caso di farti
andare da sola, tanto io sono sulla strada.”
“Senti,
ti va un tè? Cosi mi fai compagnia, non mi piace rimanere a
casa da sola.”
“Se non è
un problema accetto volentieri.”
“Su
allora, andiamo!”
“Come ti
viene in mente di parlare con Matsuri!? Non farle il lavaggio del
cervello..
lei deve continuare a venirmi dietro”
“Io non
le ho fatto nessun lavaggio di cervello, l’ho semplicemente fatta ragionare su
ciò che già pensava.”
disse la rossa tranquillamente, mentre metteva le bustine di te verde
nelle
tazze.
“Sei
capace di farti gli affari tuoi, zoccola?”
“Datti
una calmata Gaara.. perché sei cosi agitato? Puoi trovarne
quante ne vuoi fuori
di ragazze come Matsuri! O forse vuoi lei?” ma la sua
risposta fù coperta da
Seigetsu che esclamava: “Come l’hai
chiamata,scusa?!”
“Puttana!
Come vuoi chiamare una che si è fatta mettere incinta da un
uomo che non si è
fatto più vedere e con cui non è mai stata
assieme? Io la chiamo puttana!”
“Ritira
subito quello che hai detto se vuoi trovarti ancora tutti gli arti
attaccati al
resto del corpo.” gli rispose l’altro, alzandosi
dalla sedia e avvicinandosi al
più piccolo dei fratelli Sabaku, lo superava di dieci
centimetri buoni, ma
Gaara era molto più muscolo di Seigetsu.
“Non mi
fai paura.”
“Nemmeno
te, Gaara.”
Di sicuro
sarebbe scoppiata una rissa epica se in quel momento Seigetsu non si
fosse
accorto che Karin stava silenziosamente piangendo sulla sua tazza di
tè verde:
le lacrime le scivolavano dagli occhi scuri e rossi scorrevano veloci
sulle
guancie per poi cadere nella bevanda che teneva tra le mani.
Improvvisamente si
girò verso il rosso e gli disse semplicemente:
“La
risolviamo un altro giorno” poi si diresse verso
l’amica che era scossa da
tremori, mentre Gaara usciva dalla cucina sbattendo la porta. Il
ragazzo prese
il tè dalle mani della ragazza e lo posò sul
tavolo, prima di girarsi e
abbracciare Karin.
“Gaara ha
ragione.” disse tra i singhiozzi la rossa.
“Non è
vero, tu sei una persona specialissima che per amore è stata
costretta a
portare un peso più grande di sé. Non devi in
nessun modo vergognarti, anzi sei
una persona coraggiosa a voler portare a termine quello che, per
sbaglio, è
successo.”
“Grazie.”
lo ringraziò la ragazza, senza però smettere di
piangere.
“Penso
che tu abbia bisogni di riposo. Dov’è la tua
stanza?” e guidato da Karin entrò
nella camera della ragazza. Questa si sdraiò sul letto e lui
fece per andarsene
quando venne bloccato.
“Mi fai
compagnia per piacere? Non riesco a tranquillizzarmi se non ci
sei.”
“Ok, va
bene.” e si accoccolò vicino a lei, che poso la
sua testa rosso fuoco sul suo
petto. Poi chiuse gli occhi, cercando di calmarsi; intanto Seigetsu le
accarezzava la testa con dolcezza. Due minuti dopo la rossa sia
addormentò e il
ragazzo si perse a guardarla dormire , poi la stanchezza prese il
sopravvento e
si addormento accanto a lei.
Hola
gente :D
Si lo avrete capito da soli che questa storia viene aggiornata
tipo una volta ogni sei mesi ma che non viene lasciata stare. Spero che
il
capitolo vi sia piaciuto.. fatemi sapere in un commento se si o se no.
E se vi
va venite a leggere l’altra storia che sto portando avanti: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=681698&i=1
E’
una
storia originale :D