Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Nike96_Arts    13/10/2011    1 recensioni
STORIA SOSPESA fino a tempo indeterminato | Causa scuola
Derek è un asso della pista di atletica, ma nell'ultimo anno la sua vita ha preso un piega diversa. Dopo la morte del fratello, il padre sviluppa per lui aspettative a suo parere troppo altee lui si richiude in se stesso. Sarà l'incotro con una nuova compagna di classe a stravolgergli nuovamente la vita, forse in modo positivo.
******
Derek Ashton. Ecco chi ero. Uno studente del liceo di una piccola cittadina in Minnesota. Ero il campione della scuola. L'unico in grado di superarmi era mio fratello, ma ora non c'era. Abbiamo vissuto tutta la nostra vita praticamente in simbiosi. Ognuno dipendeva dall'altro. Ma poi, all'improvviso tutto mi era stato portato via.
******
Spero che questa nuova storia vi piacerà. Buona Lettura!!! :D
Genere: Drammatico, Fluff, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1

Derek Ashton. Ecco chi ero. Uno studente del liceo di una piccola cittadina in Minnesota. Una di quelle in cui gli inverni sono rigidi e le estati, non troppo calde, spesso si confondono con la primavera.

In realtà, non ero un comune studente del liceo. O meglio, non quando ero sulla pista d'atletica.

Ero il campione della scuola, ormai da un anno. L'unico in grado di superarmi era mio fratello, ma ora non c'era. Avevamo un anno di differenza. Abbiamo vissuto tutta la nostra vita praticamente in simbiosi. Ognuno dipendeva dall'altro. Ma poi, all'improvviso tutto mi era stato portato via. Una folata di vento e tutto era svanito.

Da allora la pista era tutto ciò che avevo. Il mio sfogo. Il mio mondo. Il mio modo per dimenticare.

A scuola, tra quelle quattro mura, invece, ero come tutti gli altri. Ma ero cambiato.

Prima facevo lo spavaldo con le ragazze, che però non mi davano molta corda, e qualche volta mi era capitato di fare scherzi stupidi, ma innocenti. Ora, però, mi sembravano sciocchezze che mi hanno tenuto lontano da mio fratello troppo, privandomi di cose che non sarebbero più tornate.

Poi c'era la casa. Un luogo in cui preferivo restare il meno possibile.

Dopo quello che era successo le cene erano diventate silenziose ed io non sapevo più come comportarmi, soprattutto con mio padre. Non sapevo se assecondarlo in tutto e per tutto, o se ribellarmi. Ma devo ammettere che la prima opzione ultimamente era quella che mi riusciva meglio. Non sono mai stato il tipo da “Si, papà”, anzi, ero l'esatto opposto. Ero il contrario di Ethan. E forse era anche per quello che avevo deciso si non fare il cattivo ragazzo. Ero il suo contrario in tutto e per tutto, anche fisicamente. Lui biondo e con gli occhi azzurri, alto ed allenato. Io moro e dagli occhi verdi, e decisamente più sgraziato.

La mia vita si divideva così, tra scuola e casa. Alle volte andavo in biblioteca, dalla signora Stewart, che mi considerava come un figlio. Ho anche provato a lavorare al bar a metà strada, ma con scarso successo.

Era una fredda giornata di novembre quando vidi Ronnie per la prima volta.

Era una giornata come le altre. Si va a scuola, si apre l'armadietto, si prendono i libri e ci si reca in classe. Ma il mio armadietto non ne voleva sapere di aprirsi. Andai in segreteria, ma quella mi disse che dovevo farmi aiutare da qualche inserviente. Probabilmente si erano arrugginiti i cardini. E il tempo continuava a scorrere, veloce.

Dopo minuti infiniti, persi nel cercare di aprire il mio armadietto, riuscii finalmente a prendere i miei libri. Chiusi la piccola anta che cigolò per la pressione e li infilai nello zaino a tracolla. Guardai l'orologio. Ero in un ritardo assurdo. Mi voltai, ma non feci in tempo a fare neanche un passo che qualcuno mi venne addosso. Le nostre gambe si intrecciarono facendomi perdere l'equilibrio e una marea di fogli, quaderni e blocchi per gli appunti mi svolazzarono attorno, per poi cadere lievi sul pavimento liscio del corridoio. Mi ritrovai steso a terra con la schiena e la testa che mi pulsava per la botta contro il pavimento, e una ragazza stesa su di me. Aveva i capelli castani chiari, tendenti al biondo, legati in una coda alta, le mani vicine con le dita leggermente dischiuse e la testa poggiata sul mio torace.

Mi alzai lentamente, mettendomi una mano dietro la testa a massaggiare il punto critico. Lei mosse semplicemente la testa, spostando il naso nella mia carne, per poi alzare il mento, lo sguardo verso di me, ancora evidentemente stordita dalla botta. Dopo pochi attimi scrollò la testa, come a scacciare un pensiero negativo e si alzò in fretta, pulendosi i pantaloni e iniziando a raccogliere i fogli da terra «Scusami, mi dispiace» disse prendendo un quaderno da terra un quaderno dal colore giallo acceso e portandosi una ciocca ribelle dietro l'orecchio «È che sono nuova. E sono in ritardo»

Le presi un un quaderno da terra e glielo porsi «In effetti non ti avevo mai visto qui a scuola» dissi sorridendo mentre mi massaggiavo la schiena con la mano libera. Lei accennò un sorriso, dispiaciuta, portandosi gli ultimi quaderni rimasti al petto, stretti tra le braccia. La scrutai con attenzione. Non era molto alta, mi arrivava alla spalla. Era snella, tanto che non riuscivo a capire come avesse fatto a buttarmi a terra «Ti sei fatto molto male?» la sua voce leggera mi distolse dai miei pensieri e tornai a fissarla negli occhi. Accenai un sorriso «No, non ti preoccupare, è tutto a posto. Lo zaino ha attutito la caduta» lei rise lievemente e dopo poco mi accorsi che anche io stavo ridendo.

L'altoparlante fece riecheggiare la voce del preside per tutta la scuola intimandoci di raggiungere al più presto l'aula di lezione «Credo sia meglio che vada, devo passare anche dalla segreteria» disse lei fissando l'altoparlante nell'angolo in alto, inchiodato sotto il soffitto «Mi dispiace ancora, davvero» continuò, con la voce velata da un leggero senso di colpa.

«Ma dai, figurati» dissi in automatico «Del resto non è successo niente» Lei sorrise, allegra e corse dietro di me, poi si voltò. Giusto il tempo di dirmi «Ci si vede in giro allora» che si dileguò per i corridoi deserti. Sospirai pesantemente e mi avviai in classe.

Chiunque abbia avuto la fantastica idea di inserire la lezione di poesia alla prima ora, o doveva essere un idiota, oppure uno che sapeva che i ragazzi durante la prima ora sono ancora beati nel mondo dei sogni e quindi facilitargli le cose con una spiegazione soporifera. Per non parlare poi dell'insegnante, che pur essendo brava, con quel suo fare lento avrebbe fatto addormentare chiunque.

Dopo la prima mezz'ora qualcuno suonò tre tocchi lievi alla porta di alluminio. Entrò la vicepreside con un registro arancione scambiato in mano, gli occhiali da vista spessi che tenevano indietro i capelli corti palesemente tinti di un colore misto tra il castano scuro ed il bordeaux «Professoressa volevo presentare a lei ed ai suoi alunni una nuova studentessa che viene dall'Ohio e che frequenterà questa classe» smisi di scarabocchiare sul foglio vuoto e fissai la porta della stanza. Ne uscì una ragazza snella e atletica, non molto alta, dai capelli chiari «Lei è Ronnie Monroe, e sarà la vostra nuova compagna di classe»

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Nike96_Arts