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Autore: Skylark91    14/10/2011    4 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Flesh and Blood
Part I . Slytherin Pride




I.

Nightmares and Falling




«Sirius!»

«Harry! Allora non mi hai abbandonato!»

Il sorriso non scomparve dal volto del quindicenne, si attenuò appena. «Perché avrei mai dovuto? Sono così felice di averti trovato! Credevo… credevo…»

Sirius gli restituì il sorriso. «Che non mi avresti mai più raggiunto?» gli suggerì, in viso la solita smorfia divertita. «Non finirai mai di stupirmi! Pensavo che non avresti mai avuto il coraggio di superare il velo, ma ce l’hai fatta…»

«Il velo?» chiese Harry, perplesso. «Sirius dove…?»

Il giovane raggelò improvvisamente. Il volto del suo padrino si era oscurato tutto d’un colpo e ora una fredda e implacabile espressione vi si era incisa sopra, cosa che Harry mai aveva visto. Quando parlò, la voce dell’uomo era irriconoscibile, sembrava appartenere quasi a…

«Sei qui per me, Harry… Potter…»


... Voldemort.

«Dunque non sei morto per raggiungermi» commentò Sirius, prima di girargli le spalle. «Non mi sarei mai immaginato nulla del genere da parte tua. Non desidero vederti mai più…»

La figura di Sirius cominciò a diventare sempre più sfumata e lontana, mentre scompariva tra le tenebre, lasciando il suo figlioccio solo.

«Ahahahah…!»

«Sirius!» gridò Harry, disperato, mentre quella risata atroce rimbombava nelle sue orecchie. «SIRIUS!»
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«Harry! Harry, svegliati!»

Harry balzò seduto in mezzo al letto, il corpo tremante e il respiro affannoso. La maglietta leggera a maniche corte che gli faceva da pigiama gli si era incollata alla schiena, completamente sudata. Il ragazzo si passò una mano sulla fronte grondante goccioline perlacee e fece vagare lo sguardo sulla stanza immersa nell’oscurità, cercando di regolarizzare la respirazione.

La faccia pallida di Ron Weasley apparve a poca distanza da lui, illuminata dalla luce emessa dalla bacchetta che l’amico teneva in mano. «Harry, cosa succede?» chiese, visibilmente preoccupato.

«E’…» ansimò l’altro, gli occhi sgranati e il corpo ancora tremante, «… è stato solo un incubo…»

«Sì, ma urlavi il nome di Sirius e ti agitavi nel letto come…»

«Ron, sto bene.» Harry tentò di suonare convincente, riacquistando padronanza della propria voce e tagliando le parole dell’amico frettolosamente. Troppo frettolosamente. «Davvero. Torna pure a dormire, io… credo che andrò in bagno» aggiunse, scivolando con cautela giù dal letto per dirigersi verso il corridoio appena fuori la camera.

Sentiva lo sguardo inquieto di Ron ancora su di se, mentre attraversava la stanza e si accingeva a chiudere la porta alle proprie spalle; si accorse che le mani gli tremavano ancora. Lentamente, si avviò verso il piano di sotto, dove sapeva che avrebbe trovato la camera di Sirius; voleva solo accertarsi che stesse bene.

Harry sapeva che Sirius era abituato a dormire con la porta socchiusa, così, una volta raggiunta la stanza, gli bastò spingerla appena per rendersi conto che… il letto del suo padrino era vuoto. Un tuffo al cuore bloccò il ragazzo sulla soglia della camera, mentre le vivide immagini dell’incubo dal quale Ron l’aveva svegliato tornavano ad offuscargli la mente; poteva ancora vedere aleggiare davanti a se lo spirito di Sirius e sentire le sue accuse arrabbiate contro di lui.

Il ragazzo che è sopravvissuto scosse la testa, scacciando i tremiti che minacciavano di assalirlo nuovamente per poter riflettere con lucidità; Sirius doveva essere da qualche parte di sotto oppure di sopra con Fierobecco (ipotesi più improbabile dato che l’ippogrifo aveva ricevuto l’ultima visita della giornata da parte di Harry e Sirius poco prima che tutti andassero a dormire). Il giovane decise così di andare a cercare il proprio padrino al piano di sotto, aspettandosi di trovarlo in cucina alle prese con un certo languorino notturno.

Harry non fece in tempo a fare più di cinque passi sulle scale che portavano al piano terra che delle voci familiari giunsero alle sue orecchie; con cautela, decise di sporgersi oltre il corrimano per poter dare una sbirciata al piano di sotto e vedere chi stesse parlando con chi nel cuore della notte.

Una candela sospesa a mezz’aria tra i due interlocutori, permise a Harry di riconoscere il volto solitamente gioviale di Albus Silente e quello tanto odiato di Severus Piton; i due erano sulla soglia della stanza che i membri dell’Ordine della Fenice usavano per le loro segretissime riunioni e le loro voci erano a malapena udibili dal punto in cui si trovava il ragazzo.

«… il rituale oscuro che intende celebrare non può ancora considerarsi fattibile, ma se dovesse venire in possesso del…»

«… faremo in modo che ciò non succeda, Severus… Per il momento, è necessario che questo particolare piano di Voldemort resti tra noi, almeno fintanto che…»

Harry si era improvvisamente dimenticato di Sirius. Certo, le preoccupazioni che l’avevano assalito nel momento in cui si era accorto che il suo padrino mancava dalla sua stanza non erano scomparse, ma ora nel suo animo era subentrata quella scarica di adrenalina che lo accompagnava ogni volta che si trovava a un passo dal carpire importanti informazioni sui progetti di Voldemort.

Con eccitazione crescente, scese di un altro gradino sulla scala e rimase nella penombra, lontano dal cono di luce emanato dalla candela proprio sotto di lui; lì probabilmente sarebbe stato in grado di sentire meglio quello che il Preside e Piton si sarebbero detti.

Ad un tratto, un rumore – proveniente evidentemente dal piano inferiore a quello su cui sostavano i due uomini – colse di sorpresa tutti i presenti. Con enorme delusione, Harry vide Silente e Piton smettere immediatamente di parlare e voltarsi verso le scale che conducevano di sotto: Sirius Black era appena emerso dalle cucine con in mano un bicchiere colmo di succo di zucca, distinguibile solamente per la densità del liquido e per il colore aranciastro che la luce della candela aveva messo in risalto.

Harry si sentiva sollevato del fatto che Sirius stesse bene, ma non poté reprimere un leggero moto di irritazione per il fatto che – casualmente – il suo padrino avesse scelto proprio quel momento per palesarsi. Il ragazzo tornò a guardare verso Silente e Piton e notò che quest’ultimo non fece nemmeno la fatica di nascondere lo sdegno che provava per l’interruzione causata da Sirius, al contrario di Silente.

«Black» sputò fuori, stizzoso, «ma che sorpresa trovarti a origliare le conversazioni altrui. Davvero originale» aggiunse sarcasticamente.

«Non ti devo nessuna spiegazione riguardo a quello che faccio in casa mia, Mocciosus» replicò duramente Sirius, prima di rivolgersi a Silente. «Non era mia intenzione interrompervi, Albus, ero giù in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare, ma non ho udito nulla di quello che vi siete detti.»

«Nessun problema, Sirius, io e Severus stavamo giusto per…»

Harry non udì mai l’ultima frase di Silente.

Senza nessun preavviso, la cicatrice aveva preso a bruciargli atrocemente e ora la sua testa era pervasa da urla raccapriccianti e versi disperati. Harry sentiva il segno che portava in fronte pulsare come mai prima d’allora e – mentre si aggrappava al corrimano con entrambe le mani, per cercare di resistere a quel dolore lancinante – sentì l’improvviso bisogno di gridare per liberarsi di tutta quella sofferenza.

Persino quando – dopo quella che parve un’eternità – le urla strazianti parvero attenuarsi appena, il dolore alla testa non accennò a diminuire, anzi, aumentò ulteriormente. Ora Harry poteva sentirla chiaramente: una risata agghiacciante si levò nella sua testa, sollevandosi al di sopra di ogni altro orribile verso e rimbombando nella mente del ragazzo come i tuoni di un furioso temporale.

Tutto incominciò a diventare più scuro e sfuocato, finché Harry non sentì le forze lasciarlo lentamente; abbandonò la presa sulla ringhiera e perse l’equilibrio sul gradino su cui si trovava, ruzzolando per la parte restante di scale che lo separavano da terra, sotto lo sguardo sconcertato dei tre uomini al piano inferiore.
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«Harry!»    

Harry emise un basso gemito. Non era ancora tornato pienamente in se dopo il piccolo volo che l’aveva portato ad atterrare sul pianerottolo di sotto, ma era già in grado di avvertire delle presenze che si muovevano attorno a lui e parlavano sommessamente.

O meglio, solo due di loro parevano riuscire nell’intento di non destare il ragazzo.

«Come sta? Professor Silente, che cos’ha Harry, perché non risponde…?»

«Sirius, ragazzo mio, calmati» la voce del vecchio mago era poco più di un sussurro, «Harry non ha urtato forte la testa, ha subito solo una leggera contusione al braccio per la botta sul gradino più basso, ma si riprenderà» proseguì, spostando la bacchetta sul corpo del ragazzo per eseguire un Incanto Diagnostico.

«Notevole come Potter non si risparmi mai quando si tratta di fare entrate ad effetto…»

«COME OSI, RAZZA DI…!»

«Sirius!» Silente lo zittì appena in tempo e gli fece notare che Harry cominciava a riprendere conoscenza.

Harry si mosse appena, destato da tutta la confusione che Sirius produceva nella sua testa a causa della voce estremamente elevata con cui parlava. Il ragazzo provò a muovere leggermente una mano, aprendo e richiudendo lentamente le dita sulla moquette scura; avrebbe voluto aggrapparvisi per potersi sollevare con più facilità, ma temeva che – se anche solo avesse osato muovere un muscolo di troppo – tutto, intorno a lui, sarebbe potuto tornare ad farsi confuso e indistinto.

«Harry?» provò a chiamarlo, piano, Silente.

Dopo qualche istante, il giovane si sforzò di aprire appena gli occhi, quel tanto che bastava da permettergli di intravedere i volti del Preside e del suo padrino chini su di lui. La testa gli doleva ancora e un leggero senso di nausea minacciava di coglierlo di sorpresa da un momento all’altro.

«Harry? Come ti senti? Vorresti qualcosa per…»

«Molto toccante» la voce tagliente e annoiata di Piton sferzò l’aria come una frusta, mentre rivolgeva uno sguardo sprezzante a Sirius, «se non ha nulla da obiettare, Preside, io tornerei ad Hogwarts in attesa di riprendere il nostro discorso, così brutalmente interrotto da Black e Potter.»

«Aspetta, Severus, gradirei che restassi ancora un momento» esordì Silente, voltandosi brevemente verso di lui prima di posare nuovamente gli occhi azzurri sul ragazzo ancora a terra. «Harry potrebbe avere bisogno di qualche pozione per il sonno e il tuo aiuto sarebbe certamente utile.»

Piton roteò gli occhi verso l’alto, ma il suo volto rimase impassibile mentre rivolgeva lo sguardo scuro in direzione di Potter. Il ragazzo stava cercando di mettersi a sedere, aiutato dal padrino che pareva completamente sconvolto da un’ansia quanto mai ingiustificabile per l’insegnante di Pozioni.

Harry dovette combattere contro la paura di rigettare lì davanti per poter provare a rispondere alle continue domande di Sirius. Aveva paura che, come avrebbe aperto bocca, si sarebbe sentito male tanto gli doleva ancora la testa; faceva così male da fargli sembrare una sciocchezza il dolore che provava alla parte sinistra del corpo, la quale aveva urtato contro il suolo nella caduta di poco prima.

«Harry, riesci a spiegarci cosa è successo?» chiese con dolcezza Silente, una volta che il ragazzo ebbe rassicurato sufficientemente il proprio padrino.

«Mi… mi sono svegliato di soprassalto poco fa» iniziò Harry, incerto; non era affatto convinto di voler raccontare del sogno che lo aveva indotto ad alzarsi nel cuore della notte, soprattutto non davanti a Piton. «Allora ho deciso di andare al bagno, ma passando davanti alla camera di Sirius, ho notato che il letto era vuoto e… e così ho pensato di venire giù per vedere dov’era» terminò, forse più in fretta del dovuto. Stava per proseguire nel racconto, quando fu Sirius stesso a interromperlo.

«Harry, il bagno si trova anche al piano dove dormite tu e Ron, perché avresti dovuto scendere per andarci?»

Il ragazzo si morse appena il labbro inferiore e guardò da Sirius a Silente con uno sguardo che poteva essere considerato come una sorta di ‘richiesta d’aiuto’: voleva comunicare loro che avrebbe preferito tenere per se i dettagli, almeno fin quando Piton fosse stato presente. Era quasi del tutto certo che l’odiato insegnante di Pozioni non aspettava altro che trovare un’occasione per deriderlo del suo ‘spiccato sentimentalismo’ nei confronti di Sirius. Ma né il padrino né tantomeno il Preside mostrarono segno di accogliere la sua silenziosa richiesta, così, con un sospiro, si costrinse a spiegare nuovamente.

«Ho avuto un incubo» esordì, sentendosi incredibilmente ridicolo nel pronunciare quelle parole, «non si tratta del primo, insomma, faccio frequentemente incubi su avvenimenti che sembrano reali o che di solito coinvolgono Voldemort» (Harry non notò che Piton aveva immediatamente distolto lo sguardo nel sentire quel nome e si era portato una mano sull’avambraccio sinistro, in ciò che aveva l’aria di essere un gesto istintivo) «ma questa volta è sembrato tutto più reale delle altre…»

Il giovane raccontò del sogno e sentì la mano che Sirius aveva posato sulla sua spalla stringersi un po’ di più intorno a questa.

«Harry, lo sai che non potrei mai essere arrabbiato con te se succedesse una cosa del genere» disse Sirius, ignorando lo sguardo nauseato di Piton.

«Lo so, ma nel sogno era tutto diverso!» esclamò Harry, guardando esasperato Silente, sperando che almeno lui capisse quello che stava cercando di spiegare. «Dopo essermi svegliato sono venuto a cercarti e, quando non ti ho visto in camera, ho pensato di venire qua giù» tornò a rivolgersi a Sirius, «solo che, mentre scendevo le scale, la cicatrice ha incominciato a bruciare e la mente ha iniziato a riempirsi di urla disumane e… e della risata di Voldemort.» Harry sentiva improvvisamente la gola più secca e fece fatica a concludere: «La testa mi faceva troppo male e l’unica cosa che ricordo dopo è di essere scivolato sui gradini.»

Ci fu qualche istante di silenzio al termine del racconto; Sirius continuava a stringere Harry per una spalla, donandogli silenzioso conforto, mentre Silente pareva riflettere sul resoconto di Harry, i vividi occhi azzurri che vagavano in quelli verdi del giovane.

Infine, fu proprio Silente a rialzarsi e a rompere il silenzio. «Molto bene, Harry, credo che tu necessiti di riposo ora» sospirò, mentre Sirius aiutava il ragazzo a rimettersi in piedi. «Domani mattina discuteremo di quanto accaduto stanotte, ma per il momento desidero che tu vada a letto per riprendere le forze. Severus» si voltò verso Piton, in disparte, ancora in piedi accanto all’ingresso della stanza riunioni, «potresti procurarci una Pozione Soporifera e una Anti-Dolore che aiutino Harry a dormire più tranquillo?»

Piton strinse le labbra in una leggera smorfia insofferente, ma, senza dire una parola, estrasse la bacchetta con cui fece comparire due piccole fiale ripiene entrambe di un liquido grigiastro; si avvicinò a Silente per porgergliele e si ritrasse subito dopo.

«Deduco che provengono direttamente dalle tue scorte da viaggio» osservò Silente – chiaramente compiaciuto – sotto lo sguardo impassibile di Piton. «Sirius, accompagna pure Harry di sopra e assicurati che beva queste» continuò, passando all’altro uomo le fiale, «io e Severus dobbiamo scambiare ancora due parole prima di tornare a Hogwarts. Harry, ci vedremo domani mattina, quando sarai fresco e riposato… Buona notte.»

Harry trovò la forza di annuire appena, sebbene la testa fosse tornata a girargli nel preciso momento in cui si era sollevato in piedi grazie all’aiuto di Sirius. Mentre risaliva le scale con il padrino al suo fianco, si chiese se Silente e Piton avrebbero continuato la discussione che l’arrivo di Felpato aveva interrotto. Il ragazzo era stato attento a evitare di parlare di quel poco che era riuscito ad udire.

… il rituale oscuro…

… piano di Voldemort…

Le parole dei due maghi vorticavano nella testa di Harry tanto da fargliela girare più di quanto già non facesse da sola. Decise che per quella sera avrebbe provato ad accantonare i pensieri che riguardavano le possibili intenzioni del suo acerrimo nemico, per abbandonarsi ad un sonno privo di immagini e suoni raccapriccianti.
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