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Autore: Cara_Sconosciuta    14/10/2011    5 recensioni
Alexis è agitata per un esame più difficile degli altri e i rumori molesti provocati dal suo fidanzato non migliorano certo le cose.
Forse una fiaba è quello che ci vuole per alleviare la tensione...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kevin Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Ebbene sì, ormai Ryan e Alexis mi hanno catturata e per qualche decennio scriverò solo su di loro. Spero non vi dispiaccia troppo!
Questa è una shottina dolce dolce come preparazione prima di postare quella più seria a cui sto lavorando da un paio di giorni.

Let me know if you like it!!!

Cara Sconosciuta

Il tricheco e il carpentiere

 

E' giunta l'ora
- il tricheco -
ormai di chiacchierar
di cose buone da mangiar
di cavoli e di re
di come il mare va in bollor
se i gatti san volar

 

Alexis lasciò cadere pesantemente la tracolla sul pavimento e si sedette al tavolo del salotto di casa Ryan. In silenzio, raddrizzò la borsa e ne estrasse un libro che, a colpo d’occhio non doveva avere meno di un migliaio di pagine.

Lo aveva appena aperto, quando dalla cucina giunse forte e chiaro l’irritante rumore di un frullatore all’opera.

La ragazza riuscì ad ignorarlo per qualche secondo ma, quando si fece più insistente, si alzò di scatto, rischiando di rovesciare il tavolo davanti a sé.

“Kevin!” Strillò, senza ottenere risposta.

Per forza, pensò, lui e le sue dannatissime bibite energetiche.

Il frullatore, imperterrito, continuava il suo lavoro.

“Kevin!!!” Riprovò, più forte e, questa volta, l’attrezzo infernale si fermò e, pochi istanti dopo, il volto stranamente rilassato del detective Kevin Ryan fece capolino dalla porta aperta.

“Ciao stellina!” Esclamò, allegro, trotterellando verso di lei con un inquietante bicchiere pieno di un liquido troppo azzurro per poter essere bevibile. “Non ti ho sentita arrivare.”

“Sarà che stavi di nuovo facendo esperimenti con quel coso?”

Kevin si strinse nelle spalle, prendendo un sorso di bibita.

La assaporò per qualche secondo e parve rimanerne profondamente soddisfatto.

“È l’unico regalo della lista nozze che Jenny ha dimenticato e io lo sfrutto al massimo, così presto si romperà e quella parte della mia vita sarà dimenticata per sempre.”

“Buttalo via allora, così fai prima.” Replicò lei, lapidaria.

“No, mi piace inventare queste ricettine. Frutti blu e anice... vuoi?”

“No.”

“Sei sicura? Comunque sono davvero felice: è da più di una settimana che non ci sono casi di nostra competenza e al distretto...”

“Kevin, starei cercando di studiare.”

Senza ribattere, l’uomo si sedette di fronte a lei, intrecciò le mani sul tavolo e vi appoggiò il mento, assumendo la sua migliore espressione da cucciolo abbandonato.

“Non fare lo scorfano brontolone...” Cantilenò, scimmiottando una scena di Alla ricerca di Nemo.

La ragazza gli lanciò un’occhiata infastidita, ma non poté fare a meno di sorridere, di fronte a quei grandi e dolcissimi occhi blu.

Lo zittì, però, comunque, colpendolo piano sulla testa con un quaderno.

“Devo dare un esame la prossima settimana, cretino, e non sono preparata per nulla.”

Assumendo un’aria seria e professionale, Ryan inforcò gli occhiali che la giovane aveva appoggiato sul tavolo, tenendoli in equilibrio sulla punta del naso. Poi, prese tra due dita la copertina del tomo e lesse il titolo.

“Elementi di filosofia ellenistica.” Recitò. “Elementi?! Per contenere le teorie complete non basterebbe una biblioteca.”

“Kevin..” Sibilò lei, tra i denti.

Capita l’antifona, l’uomo sospirò, alzandosi, per poi portarsi dietro alle spalle di lei e circondarla con le braccia appena sotto al seno.

“Qui c’è qualcuno estremamente nervoso e, strano ma vero, quel qualcuno non sono io.”

Finalmente, Alexis decise di arrendersi e si lasciò andare, appoggiando la testa al petto di lui, che le depositò un tenero bacio tra i capelli rossi.

“È solo che è tremendamente difficile... il college non è come il liceo...”

“E il lavoro non è come il college. Lex. Purtroppo alcune cose si complicano sempre di più, man mano che la vita va avanti.”

“Non mi stai confortando granché, detective...” Replicò lei, rigirandosi nel suo abbraccio.

Kevin si chinò a sfiorarle la punta del naso con la propria.

“Ascoltami, testona!” Esclamò, scompigliandole i capelli. “Noi, nel mondo dei grandi, abbiamo scoperto un modo infallibile per non sentire troppo il peso delle nostre responsabilità.”

“E sarebbe?” Domandò lei, inarcando un sopracciglio, poco convinta.

“Me lo ha insegnato tuo padre, e tu dopo di lui... ogni tanto, trappolona, è indispensabile tornare bambini. Quindi ora ti leggo una fiaba.”

“Kevin una fiaba non mi aiuterà a passare l’esame.”

“E invece sì.” Replicò l’uomo, costringendola ad alzarsi. “Perché ora sei tesa e agitata e devi rileggere mille volte una frase prima di capire quello che vuol dire, giusto?”

“Ma...”

“Alexis, giusto?”

Come poteva resistere a quegli occhi puntati nei suoi.

“Giusto.”

Lasciandola per un istante da sola, prese un libro apparentemente a caso da uno degli scaffali che tappezzavano le pareti del suo soggiorno, poi la riprese per mano e la trascinò con sé fino alla poltrona a sacco che teneva appoggiata davanti al televisore.

Troppo vicino, diceva lei, solo per sentirsi rispondere che nessun posto è mai troppo vicino per vedere il Superbowl.

“Kevin dai...”
Senza accettare repliche, l’uomo l’afferrò per la vita e si lasciò cadere senza troppa grazia sulla poltrona, trascinando la giovane con sé.

Alexis non poté trattenere una risata, che fu prontamente soffocata da un bacio a fior di labbra.

“Sei più bella quando ridi.”

La ragazza sorrise, decidendo che, forse, valeva la pena fare una piccola pausa dallo studio, se la suddetta pausa doveva svolgersi tra le braccia del suo detective preferito.

Senza sporgere ulteriori lamentele, Alexis si accoccolò tra le sue gambe, appoggiando il capo all’altezza del cuore.

“Che cosa mi leggi?”

“Alice nel paese delle meraviglie.” Rispose lui, cercando un punto preciso all’interno del romanzo. “La storia del Tricheco e del Carpentiere.”

“Quelli che si mangiano tutte le ostrichette?”

Kevin strabuzzò gli occhi con finto stupore.

“Alexis Castle tu mi sorprendi! Allora non sei sempre stata adulta!”

“Stupido...” Mormorò lei, depositando un bacio alla base del suo collo. “Leggi o no?”

Kevin scosse il capo, divertito.

“Ma io che devo fare con te? Dunque...” Disse poi, prendendo ad accarezzarle piano i capelli lisci e sottili. “Ti racconteremo noi una bella poesia! Disse Tweedledee. Quale preferisci, fratellino? Tweedledum assunse un’espressione meditabonda. Ritengo che quella del tricheco e del carpentiere sia la più appropriata. Alice, che era decisamente stufa di ascoltare filastrocche senza senso, pensò che fosse necessario interpellare i due fratelli circa la lunghezza di quella poesia. Oh è lunga. Disse Tweedl... Alexis, non si ascoltano così le fiabe....” Esalò l’uomo, colto di sorpresa da una serie di delicatissimi baci sul collo.

“Sicuro, agente?” Replicò lei, maliziosa, insinuando una mano sotto alla sua maglia ad accarezzargli il petto e l’addome.

“Discretamente...” Rispose, pensando che decisamente non era così disinibita quando si erano conosciuti. Effettivamente, non lo era mai stata.

Non poté che giungere alla conclusione che le fiabe avevano una cattivissima influenza su di lei.

“Spiegamelo tu allora, come si fa.”

“A...a fare cosa?”

“Ad ascoltare le fiabe, Kev...” Un sorriso malizioso, che lui trovò incredibilmente sexy, le arricciò le labbra, appena prima che lei prendesse a mordicchiare piano piano il lobo dell’orecchio sinistro di lui.

Ecco, a questo davvero non era in grado di resistere.

“Ah, vuoi che ti insegni ad ascoltare le fiabe, eh?” Domandò, sottovoce, ribaltando le posizioni in modo da trovarsi sopra di lei. “Allora, il Tricheco si avvicinò piano piano alle ostrichette, senza far rumore, per non spaventarle....” Mormorò, per poi tracciare con le dita un morbido sentiero che, dalla gola di lei, scendeva verso il seno. “Le ostrichette erano ingenue, pensavano che il tricheco volesse solo fare amicizia...”

Il detective raccolse con un bacio il sospiro che sfuggì dalle labbra di lei quando la sua mano scese a sfiorarle l’interno coscia.

“Kevin...” Soffiò, aggrappandosi al girocollo della felpa di lui.

“Sì?”

“E cosa voleva invece veramente il Tricheco?”

In risposta, l’uomo prese a tormentarle con le labbra il punto della clavicola che sporgeva appena sotto al collo.

“Te lo spiego di là, ostrichetta....”

 

E' giunta l'ora, amiche care,
ormai di chiacchierar
di cappellini e di chiffon,
di cavoli e di re
di come il mare dà calor
se i gatti san volar
Orsù allegria, venite via,
coi cavoli e coi re.

-Alice nel paese delle meraviglie-

   
 
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