Ebbene sì, ormai
Ryan e Alexis mi hanno catturata e per qualche decennio scriverò solo su di
loro. Spero non vi dispiaccia troppo!
Questa è una shottina dolce dolce come preparazione
prima di postare quella più seria a cui sto lavorando da un paio di giorni.
Let me know if you like it!!!
Cara Sconosciuta
Il tricheco
e il carpentiere
E'
giunta l'ora
- fé il tricheco -
ormai di chiacchierar
di cose buone da mangiar
di cavoli e di re
di come il mare va in bollor
se i gatti san volar
Alexis
lasciò cadere pesantemente la tracolla sul pavimento e si sedette al tavolo del
salotto di casa Ryan. In silenzio, raddrizzò la borsa e ne estrasse un libro
che, a colpo d’occhio non doveva avere meno di un migliaio di pagine.
Lo
aveva appena aperto, quando dalla cucina giunse forte e chiaro l’irritante
rumore di un frullatore all’opera.
La
ragazza riuscì ad ignorarlo per qualche secondo ma, quando si fece più
insistente, si alzò di scatto, rischiando di rovesciare il tavolo davanti a sé.
“Kevin!”
Strillò, senza ottenere risposta.
Per
forza, pensò, lui e le sue dannatissime bibite energetiche.
Il
frullatore, imperterrito, continuava il suo lavoro.
“Kevin!!!”
Riprovò, più forte e, questa volta, l’attrezzo infernale si fermò e, pochi
istanti dopo, il volto stranamente rilassato del detective Kevin Ryan fece
capolino dalla porta aperta.
“Ciao
stellina!” Esclamò, allegro, trotterellando verso di lei con un inquietante
bicchiere pieno di un liquido troppo azzurro per poter essere bevibile. “Non ti
ho sentita arrivare.”
“Sarà
che stavi di nuovo facendo esperimenti con quel coso?”
Kevin
si strinse nelle spalle, prendendo un sorso di bibita.
La
assaporò per qualche secondo e parve rimanerne profondamente soddisfatto.
“È
l’unico regalo della lista nozze che Jenny ha dimenticato e io lo sfrutto al
massimo, così presto si romperà e quella parte della mia vita sarà dimenticata
per sempre.”
“Buttalo
via allora, così fai prima.” Replicò lei, lapidaria.
“No,
mi piace inventare queste ricettine. Frutti blu e anice... vuoi?”
“No.”
“Sei
sicura? Comunque sono davvero felice: è da più di una settimana che non ci sono
casi di nostra competenza e al distretto...”
“Kevin,
starei cercando di studiare.”
Senza
ribattere, l’uomo si sedette di fronte a lei, intrecciò le mani sul tavolo e vi
appoggiò il mento, assumendo la sua migliore espressione da cucciolo
abbandonato.
“Non
fare lo scorfano brontolone...” Cantilenò, scimmiottando una scena di Alla ricerca di Nemo.
La
ragazza gli lanciò un’occhiata infastidita, ma non poté fare a meno di
sorridere, di fronte a quei grandi e dolcissimi occhi blu.
Lo
zittì, però, comunque, colpendolo piano sulla testa con un quaderno.
“Devo
dare un esame la prossima settimana, cretino, e non sono preparata per nulla.”
Assumendo
un’aria seria e professionale, Ryan inforcò gli occhiali che la giovane aveva
appoggiato sul tavolo, tenendoli in equilibrio sulla punta del naso. Poi, prese
tra due dita la copertina del tomo e lesse il titolo.
“Elementi
di filosofia ellenistica.” Recitò. “Elementi?! Per contenere le teorie complete
non basterebbe una biblioteca.”
“Kevin..”
Sibilò lei, tra i denti.
Capita
l’antifona, l’uomo sospirò, alzandosi, per poi portarsi dietro alle spalle di
lei e circondarla con le braccia appena sotto al seno.
“Qui
c’è qualcuno estremamente nervoso e, strano ma vero, quel qualcuno non sono
io.”
Finalmente,
Alexis decise di arrendersi e si lasciò andare, appoggiando la testa al petto
di lui, che le depositò un tenero bacio tra i capelli rossi.
“È
solo che è tremendamente difficile... il college non è come il liceo...”
“E il
lavoro non è come il college. Lex. Purtroppo alcune cose si complicano sempre
di più, man mano che la vita va avanti.”
“Non
mi stai confortando granché, detective...” Replicò lei, rigirandosi nel suo
abbraccio.
Kevin
si chinò a sfiorarle la punta del naso con la propria.
“Ascoltami,
testona!” Esclamò, scompigliandole i capelli. “Noi, nel mondo dei grandi,
abbiamo scoperto un modo infallibile per non sentire troppo il peso delle
nostre responsabilità.”
“E
sarebbe?” Domandò lei, inarcando un sopracciglio, poco convinta.
“Me lo
ha insegnato tuo padre, e tu dopo di lui... ogni tanto, trappolona, è
indispensabile tornare bambini. Quindi ora ti leggo una fiaba.”
“Kevin
una fiaba non mi aiuterà a passare l’esame.”
“E
invece sì.” Replicò l’uomo, costringendola ad alzarsi. “Perché ora sei tesa e
agitata e devi rileggere mille volte una frase prima di capire quello che vuol
dire, giusto?”
“Ma...”
“Alexis,
giusto?”
Come
poteva resistere a quegli occhi puntati nei suoi.
“Giusto.”
Lasciandola
per un istante da sola, prese un libro apparentemente a caso da uno degli
scaffali che tappezzavano le pareti del suo soggiorno, poi la riprese per mano
e la trascinò con sé fino alla poltrona a sacco che teneva appoggiata davanti
al televisore.
Troppo
vicino, diceva lei, solo per sentirsi rispondere che nessun posto è mai troppo vicino per vedere il Superbowl.
“Kevin
dai...”
Senza accettare repliche, l’uomo l’afferrò per la vita e si lasciò cadere senza
troppa grazia sulla poltrona, trascinando la giovane con sé.
Alexis
non poté trattenere una risata, che fu prontamente soffocata da un bacio a fior
di labbra.
“Sei
più bella quando ridi.”
La
ragazza sorrise, decidendo che, forse, valeva la pena fare una piccola pausa
dallo studio, se la suddetta pausa doveva svolgersi tra le braccia del suo
detective preferito.
Senza
sporgere ulteriori lamentele, Alexis si accoccolò tra le sue gambe, appoggiando
il capo all’altezza del cuore.
“Che
cosa mi leggi?”
“Alice
nel paese delle meraviglie.” Rispose lui, cercando un punto preciso all’interno
del romanzo. “La storia del Tricheco e del Carpentiere.”
“Quelli
che si mangiano tutte le ostrichette?”
Kevin
strabuzzò gli occhi con finto stupore.
“Alexis
Castle tu mi sorprendi! Allora non sei sempre stata adulta!”
“Stupido...”
Mormorò lei, depositando un bacio alla base del suo collo. “Leggi o no?”
Kevin
scosse il capo, divertito.
“Ma io
che devo fare con te? Dunque...” Disse poi, prendendo ad accarezzarle piano i
capelli lisci e sottili. “Ti racconteremo
noi una bella poesia! Disse Tweedledee. Quale preferisci, fratellino? Tweedledum assunse un’espressione meditabonda. Ritengo che quella del tricheco e del
carpentiere sia la più appropriata. Alice, che era decisamente stufa di
ascoltare filastrocche senza senso, pensò che fosse necessario interpellare i
due fratelli circa la lunghezza di quella poesia. Oh è lunga. Disse Tweedl... Alexis, non
si ascoltano così le fiabe....” Esalò l’uomo, colto di sorpresa da una serie di
delicatissimi baci sul collo.
“Sicuro,
agente?” Replicò lei, maliziosa, insinuando una mano sotto alla sua maglia ad
accarezzargli il petto e l’addome.
“Discretamente...”
Rispose, pensando che decisamente non era così disinibita quando si erano
conosciuti. Effettivamente, non lo era mai stata.
Non
poté che giungere alla conclusione che le fiabe avevano una cattivissima
influenza su di lei.
“Spiegamelo
tu allora, come si fa.”
“A...a
fare cosa?”
“Ad
ascoltare le fiabe, Kev...” Un sorriso malizioso, che lui trovò incredibilmente
sexy, le arricciò le labbra, appena prima che lei prendesse a mordicchiare
piano piano il lobo dell’orecchio sinistro di lui.
Ecco,
a questo davvero non era in grado di resistere.
“Ah,
vuoi che ti insegni ad ascoltare le fiabe, eh?” Domandò, sottovoce, ribaltando
le posizioni in modo da trovarsi sopra di lei. “Allora, il Tricheco si avvicinò
piano piano alle ostrichette, senza far rumore, per
non spaventarle....” Mormorò, per poi tracciare con le dita un morbido sentiero
che, dalla gola di lei, scendeva verso il seno. “Le ostrichette erano ingenue,
pensavano che il tricheco volesse solo fare amicizia...”
Il
detective raccolse con un bacio il sospiro che sfuggì dalle labbra di lei
quando la sua mano scese a sfiorarle l’interno coscia.
“Kevin...”
Soffiò, aggrappandosi al girocollo della felpa di lui.
“Sì?”
“E
cosa voleva invece veramente il Tricheco?”
In
risposta, l’uomo prese a tormentarle con le labbra il punto della clavicola che
sporgeva appena sotto al collo.
“Te lo
spiego di là, ostrichetta....”
E'
giunta l'ora, amiche care,
ormai di chiacchierar
di cappellini e di chiffon,
di cavoli e di re
di come il mare dà calor
se i gatti san volar
Orsù allegria, venite via,
coi cavoli e coi re.
-Alice
nel paese delle meraviglie-