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Autore: PULLA68    14/10/2011    3 recensioni
Che cosa ha allontanto Edward da casa? Che cosa gli è successo ? Riuscirà la famiglia Cullen a trovarlo e salvarlo dal destino che lo attende??
In una FF ambientata dopo BD, soltanto leggendo troverete le risposte alle domande e soltanto l'amore sarà la soluzione a questa storia dove il giallo del mistero si mescola al rosa dell'amore e al nero del thriller.
Posso solo aggiungere che il racconto è già finito e completo e che quindi se vorrete ne vedrete la fine.
Vi aspetto emozionatissima di poter condividere con voi la mia storia e aspetto i vostri commenti. Luisa
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Trilogia delle Nuvole'
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Ciao a tutte.
Immagino vi chiederete cosa succederà adesso e se incontrerà Bella e Nessi. Lo scoprirete presto  ma prima facciamo un passo indietro e vediamo cosa ha spinto Edward a catturare Jacob e cosa gli passando per il suo tenero cervelletto e soprattutto come ha reagito sentendo il suo nome.
Vi lascio al capitolo e vi ringrazio ancora per essere qui.  A presto.
Ps: il postaggio nella prossima settimana ritornerà normale.

Capitolo 32 - Il processo


Edward


Il rientro nella rocca fu veloce e silenzioso. Dopo che Demetri mi aveva portato fuori dalla libreria, ci eravamo avviati diretti verso la Rocca . Ero talmente stanco e sconvolto che non avevo pensato ad altro se non a mettere i piedi uno davanti all'altro. Arrivati mi lasciarono nella mia camera. Passai le ore successive sdraiato sul letto, tremante a nascondere nella mia mente quello che era successo. Temevo che Aro potesse trovarne traccia, e conoscendolo ormai bene, avevo capito come ingannarlo e nascondergli quello che volevo.

Venne a prendermi Jane e con un sorrisino soddisfatto mi annunciò “Vieni, vestiti da Guardia e cerca di comportarti come tale. I Signori di Volterra ti aspettano per sottoporti a giudizio”

La segui silenzioso ed entrammo nella sala delle udienze. Per un attimo mi mancò il fiato, nella sala erano presenti quasi tutti i Volturi, mentre in piedi nel centro mi aspettavano Demetri e Felix.

Jane mi spinse a fianco a loro e si andò a sistemare vicino a Caius che mi guardava con aperta ostilità.

“Ben arrivato Edward, ti stavamo aspettando” Aro si era alzato e dopo avermi salutato si rivolse a tutti i vampiri “Amici, vi ho convocato qui perché questa mattina è successo un fatto grave. Queste tre Guardie Reali hanno rischiato di farci scoprire qui nella nostra Volterra. Siamo quindi chiamati a sentire l'accaduto e a giudicare se siano colpevoli o meno di tradimento emettendo una sentenza equa. Capitano Demetri vuoi raccontarci tu, tutto l'accaduto?”

Mi sentii pervadere da un brivido, pensavo che sarei stato punito solo io, non che fossero coinvolti anche i miei accompagnatori. Demetri, tranquillo e sicuro di sé come al solito, iniziò a raccontare gli avvenimenti di quella mattina, senza omettere i loro dubbi sulla mia salute. Non sapevo come erano andate le cose e rimasi sorpreso quando seppi che mi avevano portato fuori su ordine di Aro .

Quando tacque Aro si rivolse a Felix “Capitano avete nulla da aggiungere?”

“No, nobile Aro, solo che la nostra colpa è stata la leggerezza nel valutare la salute di Edward. Ma che tutti noi eravamo in buona fede”

Aro annui e si rivolse a me “E tu Edward, vuoi aggiungere qualcosa?”

Inghiottii a vuoto “Si, volevo solo prendermi la responsabilità di quanto successo. Ho insistito per continuare il nostro giro malgrado sapessi di non stare bene. Non mi ero reso conto del mio stato di salute, e mi dispiace profondamente per quello che è successo. Vi chiedo scusa e di perdonare Felix e Demetri. La colpa è la mia.”

“E' assurdo! Stanno mentendo! Non possono essersi tutti comportati così da sciocchi. Hanno qualche secondo fine. Chiedo che vengano puniti tutti e tre con la massima severità” Caius non si era certo fatto mancare l'occasione per poter essere crudele. Aro annui “Potresti avere ragione Caius, ma c'è un modo per saperlo con certezza. Demetri avvicinati e dammi la mano” Il capitano ubbidì senza esitazioni e chinò la testa rabbrividendo mentre Aro gli penetrava nella sua mente. Quando ebbe finito non fece commenti invitando Felix a fare altrettanto. Poi dopo aver sondato anche lui si rivolse a me “Vieni Edward. Avvicinati”. Feci due passi e allungai la mano come avevano fatto gli altri, ma Aro con un sogghigno scosse la testa. “No, Edward. In ginocchio davanti a me”. Voleva umiliarmi, non c'era infatti differenza su dove posasse le mani nell'utilizzo del suo potere. Ubbidii senza esitazioni. Era inutile e stupido opporsi. Mi posò le mani sulla testa e penetrò nella mia mente. Ovviamente ero ormai abituato a sentirlo dentro di me, per cui rimasi fermo e tranquillo. Quando ebbe finito di rivoltare i miei ricordi di quella mattinata si scostò da me e mi fece segno di alzarmi e tornare al mio posto.

“ Caius, Marcus e amici miei, le nostre tre Guardie hanno detto la verità. La leggerezza nel valutare la situazione è la loro unica colpa. Ora mi chiedo con quanta severità vadano punite ”

“Con molta severità Aro. Non possiamo rischiare di attirare l'attenzione, soprattutto qui. La loro sarà pure stata una “leggerezza” come la definisci tu, ma poteva costarci cara e quindi vanno puniti in maniera esemplare.” Caius era soddisfatto, potevo percepire la sua mente godere nell'infliggere punizioni..

“Hai ragione Caius” affermò Aro “ma permettimi di ricordarti che sono riusciti a risolvere la situazione in maniera molto efficace. Di questo dobbiamo dargliene atto. Cosa ne pensi tu Marcus?”

Marcus aveva l'aria annoiata come al solito, pareva quasi che non fosse stato neanche a sentire quello che si era detto fino questo momento o almeno così mi era sembrato ma.....“E' una situazione particolare. Non trovo colpa in loro, solo superficialità. Li punirei certamente ma non in maniera grave, come pretende Caius. Credo che tu Aro, fratello carissimo, saprai trovare una giusta ed equa punizione tenendo conto che l'errore è stato dovuto alla stanchezza che noi stessi abbiamo causato!”

“Giusto !” esclamò Aro “Un po' di colpa l'abbiamo anche noi Caius, che abbiamo stancato troppo il nostro Edward ed ordinato che uscisse. D'altronde Felix e Demetri avevano il compito di valutare la situazione e in questo hanno fallito e in più si sono fatti influenzare dall'opinione di un loro sottoposto. Questo è un fatto grave per chi ha il grado di Capitano. Ritengo pertanto che abbiamo bisogno di un periodo di riflessione, per cui verranno degradati e impegnati ad fare un po' di sana guardia alle porte per un periodo di venti giorni a partire da oggi. Poi saranno reintegrati nel loro grado sperando che abbiano riflettuto sulla loro responsabilità.

In quanto a te Edward, sono addolorato che tu abbia tutta questa voglia di uscire dalla Rocca. Posso solo limitatamente capirlo in quanto la nostra vita di vampiri ci mette dei limiti e non è saggio per noi frequentare il mondo degli umani. Ritengo pertanto che tu sconti quattro giorni di gabbia durante i quali potrai riflettere sul giusto comportamento da tenere. E ovviamente, visto che hai attirato troppo l'attenzione su di te , ti sarà vietato uscire per Volterra per almeno altri sei mesi.”

Come pronunciò le sentenze, vidi Jane e Alec sorridere soddisfatti mentre Caius sembrava imbronciato. Probabilmente per lui le punizioni erano troppo leggere.

Rimasi fermo e tranquillo come Felix e Demetri anche se potevo percepire i loro pensieri furiosi.

“Adesso andate. Alec, pensa tu ad assegnare i nuovi turni di guardia, mentre mia cara Jane occupati di Edward” Aro ci congedò ed io passando a fianco a Felix e Demetri sussurrai “Mi spiace”. Ovviamente non ottenni risposta, e silenziosamente seguii la mia carceriera.


Sapevo già quello che mi aspettava, e non avevo paura. Quando arrivammo di fronte alla Gabbia esitai un attimo, poi entrai.

La porta si richiuse dietro di me con un tonfo. Adesso ero solo e potevo liberamente pensare alla mia famiglia. Con calma passai il lungo periodo di prigionia a ripensare a tutto quello che era accaduto, e a tutte le immagini che l'incontro con i miei genitori aveva richiamato alla mia memoria.

Ero finalmente consapevole, che tutte le visioni spuntate fuori dal mio cervello in questi ultimi tempi, non erano frutto della pazzia come temevo ,ma ricordi di fatti e persone reali.!!

Cercai di ricostruire la mia vita e la mia famiglia ma avevo parecchi buchi, era come un puzzle a cui mancavano ancora diverse tessere. Cosa c'entrava un licantropo con me? E chi era il mio angelo dagli occhi marroni o rossi che mi stava tanto a cuore.? Per non pensare alla bambina dagli occhi cioccolato e i capelli bronzei come i miei? Adesso sapevo che fuori per Volterra c'erano i miei fratelli e i miei genitori che mi aspettavano. Sapevo che tutti mi amavano e sentivo la loro mancanza. Volevo rivederli, avevo tante domande da fargli, ancora tanti buchi da colmare. Volevo trovare il coraggio di abbracciare mia madre e mio padre. Ma come potevo fare?

La punizione più grande non sarebbero stati i quattro giorni chiuso lì dentro come tutti pensavano ma il divieto di uscire che equivaleva a non vedere più la mia famiglia senza potere cercare le risposte alle mille domande che mi giravano e torturavano la mente. Dovevo trovare un modo.

E così passai l'ultimo giorno a nascondere i miei sentimenti, in modo che Aro continuasse a ignorare i miei propositi.

Quando mi liberarono ripresi la mia vita di prima con l'unica differenza che passavo tutto il tempo libero dal servizio chiuso nella mia stanza. Anche il conforto del cortile mi era stato vietato. Per fortuna avevo fatto scorta di libri e cd, perché altrimenti sarei impazzito. Ma ci andai vicino ugualmente quando mi ricordai del cd che Alice mi aveva consegnato la prima volta e lo misi nello stereo. Una dolce musica, che sembrava una ninna-nanna suonata al pianoforte invase la mia stanza provocandomi un dolore orrendo mentre la mia mente volava prima in una casa, dove suonavo al pianoforte quella stessa canzone al mio angelo dagli occhi marroni seduta vicino a me e poi in una stanza da letto, mentre abbracciandola le cantavo la stessa melodia. Due immagini dolcissime, due immagini che mi fecero venire voglia di fuggire da quell'odiosa stanza. Ma non potevo ero sorvegliato ancora più di prima. Mi sedetti sul divano sconvolto e mi ritrovai in mano “Romeo e Giulietta”. Sapevo che era legato in qualche modo alla mia vita precedente e preso coraggio iniziai a leggerlo avidamente.

In tre giorni lo lessi tutto, ma malgrado m'irritasse a morte non riuscii a comprendere come fosse legato alla mia vita. Mi arrabbiavo, contro Romeo, contro la sua stupidità, contro il fato e le possibilità, ma non capivo il perché. Era un altro mistero che forse sarei riuscito a svelare più avanti. Quando finii il libro, ne iniziai uno di biologia, ma sapevo già tutto e lo trovai noioso da morire. Non riuscivo a capire cosa mi avesse spinto a comprarlo. Cosa centrava biologia con me? Sentii anche gli altri cd che avevo comprato e quando misi su quello di Debussy che mi aveva passato Alice, mi apparve nuovamente il mio angelo che stavo abbracciando teneramente.

Ero irritato, nervoso. Ogni cosa , persino il mio stupido e piccolo armadio mi faceva venire malinconia risvegliandomi ricordi confusi e dolcissimi allo stesso tempo.

Erano passati dieci giorni dal mio processo e iniziavo a smaniare all'idea di rimanere al chiuso ancora per tanto.

Quella sera mi ero preparato per andare come al solito da Aro, quando la porta si aprii e Damiano mi chiamò tutto sorridente “Andiamo Edward. Vieni, sbrigati. Stasera si mangia”.

Lo guardai allibito. Giusto! Avevo letto qualcosa nella mente di Aro la sera prima, ma non avevo intenzione di cibarmi di sangue umano. Evidentemente Aro , sperava che prima o poi cedessi perchè anche questa volta voleva costringermi ad assistere alla carneficina.

Quando entrammo nella sala, mi misi vicino alla porta. Un piano si era definito nella mia testa. Un piano rischioso eppure questa era l'unica occasione per fuggire a Volterra in cerca della mia famiglia.

Non ci volle molto a sgattaiolare fuori, durante i banchetti tutti non pensavano ad altro che cibarsi ed io riuscii a uscire nella buia notte.

Per prima cosa annusai l'aria fresca e umida beandomi di quelle sensazioni che ormai mi mancavano, poi mi avviai verso la piazza principale. Da lì avrei girato nella cittadella annusando e sperando d'imbattermi nei miei fratelli.

Ad attirare la mia attenzione fu però l'odore di cane bagnato che mi arrivò da dentro un vicolo stretto. Avanzai lentamente e silenzioso come solo la mia razza è capace di fare e notai il grosso ragazzone che avevo visto il primo giorno a Volterra. Il licantropo. Furtivamente mi portai alle sue spalle poi gli saltai addosso mentre lui si girava pronto a trasformarsi. Mi vide e si bloccò dandomi il tempo di piombargli alle spalle e di poggiargli i denti sul suo collo.

“Stai zitto e fermo se non vuoi che ti morda” gli sibilai, spaventato da quel corpo che tremava sotto di me.

“Edward. Sei tu?... Ma cosa ti prende?.... Spostati succhia-sangue” la voce di Jacob era tutt'altro che tranquilla e il ragazzo tremava cercando di trattenersi dal trasformarsi.

“Zitto licantropo. Non so che legame ci sia tra me e te, ma penso che tu sappia dove siano i miei genitori, o sbaglio? Portami da loro o ti stacco la testa dal collo con un morso e bevo il tuo sangue puzzolente.”

“Certo, certo... Diciamo che siamo.... amici o giù di lì...” bofonchiò mentre tirava fuori dalla tasca un cellulare ultimo modello “Adesso chiamo tuo padre, e gli dico dove possiamo vederci. Ma tu allontanati, non piace avere i denti di un vampiro attaccato al collo”

“Scordatelo, lupo. Quando avrai chiamato. Altrimenti potrei provare a vedere quanto è resistente la tua pelle”

Il ragazzone che sapevo chiamarsi Jacob, telefonò e sentii la voce di mio padre darmi un appuntamento.

Con un gesto secco e repentino requisii il cellulare a Jacob e chiusi la conversazione. Poi gli intimai di precedermi, mentre mi tiravo su il cappuccio per non farmi vedere. Stavo rischiando molto. Chissà come avrebbe reagito Caius a sapere che ero a spasso per Volterra in compagnia di un licantropo. Un sorriso increspò le mie labbra mentre seguivo il mio cane da compagnia.

“Allora Edward, hai deciso finalmente di farti vivo. Eh! Non sei mai uscito di notte, e da solo.... Perché sei solo vero?” Jacob che mi precedeva di diversi passi sembrava aver riacquistato la calma mentre io ero sempre più nervoso.

“Sono solo. Non ti preoccupare lupo”

Si girò a guardarmi e rimase in silenzio, probabilmente aveva capito il mio nervosismo e aveva paura a stuzzicarmi troppo.

Quando vidi i miei genitori, abbassai il cappuccio per farmi riconoscere, e rimasi lì fermo e indeciso su come comportarmi.

Jacob, si era trasformato, nel grande lupo dal pelo rossastro e io non sapevo chi guardare. Ero affascinato da quella creatura che risvegliava in me numerosi ricordi e nello stesso tempo volevo andare ad abbracciare i miei genitori. Ma avevo paura di me stesso, delle mie reazioni. Non sapevo cosa fare, non volevo crollare di nuovo..... Avevo poco tempo e troppe domande. Anche loro stavano fermi a guardarmi, anche loro dovevano avere timore di me o di come potevo reagire. Forse li avevo spaventati, forse avevano deciso di non volermi più vedere delusi dal mio comportamento. Poi mio padre interruppe i miei pensieri rivolgendomi una domanda che avrebbe richiesto troppo tempo nelle spiegazioni. Il tempo ecco il mio problema. Così evitai di rispondergli e gli porsi la più dolorosa delle mie domande. “Chi Sono?”. La risposta arrivò come una mazzata.

Lo sapevo, lo sapevo già, nel mio cuore e nella mia mente ero già consapevole di quella verità ma sentirmelo dire risvegliò in me una valanga di ricordi e sentimenti ormai dimenticati.

Stavo crollando di nuovo, ma non volevo, non potevo permettermelo. Arretrai e mi appoggiai a un tronco.

“State indietro” ripetei quasi supplicando quando vidi che si stavano avvicinando nuovamente. Avevo paura di quel contatto, paura di perdere la lucidità come la prima volta. Poi mi voltai verso il lupo per controllare la sua posizione. Mi metteva a disagio. E quando guardai di nuovo il volto sorridente dei miei genitori l'implorai di spiegarmi “Che legame ha lui con me. E poi, nella mia mente, vedo spesso una ragazza che mi appare a volte con gli occhi nocciola e a volte con gli occhi rossi, chi è? E perché è così ricorrente e importante per me? E la bambina, esiste una bambina con gli occhi della ragazza e i capelli bronzei come i miei?”

Vidi sorridere i miei genitori teneramente e poi dopo una breve occhiata d'intesa si spostarono e io la vidi.

   
 
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