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Autore: RedHot    14/10/2011    3 recensioni
«Quale dolore fa più male?».
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CUT

 
 
 
 
«Perché ti tagli?».
Affondò le mani nella vasca, in quella pozza di sangue che insisteva a galleggiare sull’acqua tinta di rosso, senza mai voler affondare.
Le sollevò i polsi massacrati, quasi consumati dalle cicatrici vecchie e quelle nuove che le sovrastavano. Grondava ancora sangue da quei profondi solchi scuri.
 «Non vuoi chiedermi questo».
 «Lo sto facendo».
 «No, tu vuoi sentirmi dire che non lo farò più, che mi comporterò da brava ragazza e non farò più stare in pensiero i miei genitori con questi stupidi capricci, che metterò via le lame affilate e mi dedicherò a qualcosa di più fruttuoso come hobby».
 «Lo farai?».
 «No».
 «Ecco perché non te l’ho chiesto».
Sul bordo di ceramica giaceva abbandonata l’arma del delitto: un taglierino spuntato e incrostato di sangue, secco e nuovo.
 «Da quanto tempo di tagli?».
 «È un’altra cosa che non vuoi chiedermi».
 «Se lo sto facendo significa che una risposta la voglio, no?».
 «Ipocrita»
Fece per aprire lo scolo della vasca, ma lei lo fermò.
 «Lascia stare, va bene così».
E si lasciò sommergere maggiormente dalle acque rossastre, chiudendo gli occhi, mentre queste le macchiavano la pelle lattea, i capelli fluttuanti, il volto rilassato.
La macchiavano irreparabilmente.
Non potendo più soffrire quella vista, aprì lo scolo e la sollevò di peso da quelle spire amaranto come il più amaro dei veleni.
Lei non si dibatté, semplicemente gli rivolse uno sguardo di puro odio mentre lui l’avvolgeva nella morbida spugna bianca dell’accappatoio.
 «Ti fa male?» chiese, stringendole nuovamente i polsi con delicatezza.
 «Sì».
 «Almeno ne vale la pena?».
 «Decisamente».
Annuì.
 «Allora va bene».
Lei si sottrasse al suo tocco, osservandolo con la fronte corrugata. La prima vera espressione che aveva sul volto da quando lui l’aveva trovata nella vasca.
 «Va bene?».
Annuì ancora.
 «Se ne senti la necessità, fallo, fallo tutte le volte che vuoi; fino a non sentirti più il sangue che scorre nelle vene. Fallo finché non ti senti del tutto appagata. Fallo e fallo ancora. Basta che tu non lo faccia davanti ai miei occhi, come oggi».
Prese il taglierino ancora sporco di sangue e si recise il polso con un gesto secco. Il liquido vermiglio non tardò ad arrivare e fiotti, ancora più denso e scuro di quello nella vasca.
Lei arretrò di un passo, e un altro ancora.
 «Perché sappi che per ogni nuova cicatrice che vedrò sul tuo corpo, ne seguirà una altrettanto profonda sul mio. E il dolore che ho provato io nel vederle, lo proverai anche tu, nelle mie».
Le afferrò i polsi, macchiandoli di altro sangue non suo. Le parve che i solchi ricominciassero a bruciare, incandescenti come due carboni ardenti.
 «Quale dolore fa più male?».
 
Il giorno dopo, il taglierino scomparve.
   
 
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