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Autore: VelvetDrops    14/10/2011    0 recensioni
Un gruppo di ragazzi con la passione per la traduzione e la lingua inglese si ritrova per fare il primo viaggio insieme nella città dei loro sogni...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elisa si stava guardando allo specchio del bagno nella sua camera d’albergo. Ancora non poteva crederci. Era riuscita a realizzare uno dei suoi sogni! Era a New York! Meta di stelle del cinema, cantanti, personaggi di mondo. Una città che brillava e che sembrava prometterti qualsiasi cosa. In realtà Elisa era lì solo per due settimane, ma chi poteva dire cosa sarebbe capitato in quel lasso di tempo. L’idea del viaggio a New York era nata dopo che Giorgio, un amico, vi si era recato coi genitori per una vacanza in estate ed era ritornato parlandone con entusiasmo ed eccitazione. Giorgio, tra le altre cose, era il giovane amministratore di un sito internet che si occupava di fornire sottotitoli in italiano a film e serie televisive per coloro che volevano guardare tali spettacoli ma non conoscevano l’inglese. Era così che lui ed Elisa si erano conosciuti, un giorno, su Facebook, mentre lui stava cercando nuovi traduttori che lo aiutassero in queste imprese ambiziose ma sempre poco seguite. Elisa si era subito offerta, attirata dalla sua passione per l’inglese unita a quella per i telefilm e poi aveva scoperto che anche la compagnia non era male e pian piano si era affezionata a tutti i membri di quel team virtuale. Un giorno, durante le numerose conversazioni davanti allo schermo del pc, Giorgio se n’era venuto fuori con un’idea che all’inizio sembrava solo una battuta, poi era diventata un sogno, infine una bellissima, incredibile realtà.

"Ragazzi, perché non ci organizziamo bene ed il prossimo anno cerchiamo di fare un viaggio a New York, tutti insieme? Sarebbe un bel modo per conoscerci di persona, divertici e ovviamente migliorare il nostro inglese … Cosa ne pensate?"

Non tutti avevano potuto partecipare ovviamente, vuoi per la spesa, vuoi per problemi di lavoro o di studio, ma molti di loro si erano imbarcati in quella impresa fantastica e adesso eccoli lì … Accola lì.

Elisa continuava a guardarsi allo specchio. Si sistemò una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso e finì di passarsi l’eye-liner. Era davvero carina col suo vestitino corto a fiorellini gialli e rossi e i capelli sciolti. Mancava solo una generosa dose di profumo e un bel lip-gloss rosso al gusto di ciliegia. Quella sera si sarebbe dovuta incontrare con Giorgio, che lei chiamava simpaticamente LittleJ, per organizzare il programma del giorno dopo e decidere quali sarebbero stati i nuovi sviluppi del sito internet, per il quale Elisa era diventata revisore e che ogni giorno contava sempre più visitatori. Improvvisamente Elisa sentì come una strana sensazione alla base dello stomaco … Aveva fame forse? Comprensibile, erano quasi le otto. Tornò ad immergersi nei suoi pensieri e non appena il volto di Giorgio le ricomparve nella mente avvertì di nuovo quella strana sensazione … Possibile? Sì, ok, doveva ammettere che con lui si era sempre trovata bene, era piacevole parlarci, era simpatico (quando voleva esserlo …), scherzoso, tenero e gentile (quando le mandava tutti i cuoricini via chat che a lei piacevano tanto). Ma adesso che l’aveva anche visto di persona e aveva passato qualche giorno in sua compagnia, si era resa conto di essersi ancora più affezionata a lui, al suo entusiasmo, ai suoi alti e bassi, alla sua intraprendenza nonostante la giovane età, al modo in cui le sorrideva, al modi in cui la prendeva bonariamente in giro quando sbagliava a pronunciare qualche termine in inglese … Si era affezionata a quelle e ad una serie di altre cose. E forse, ammise con una certa riluttanza, si stava preparando di tutto punto perché voleva apparirgli carina quella sera. Ecco tutto. Finì velocemente di prepararsi, afferrò la sua borsetta e corse verso il corridoi dove c’era la camera di Giorgio. Bussò con delicatezza.

"Sei pronto? Sono Elisa…"

"Vieni Eli, entra."

Elisa girò la maniglia della porta ed entrò in camera. Vide che Giorgio stava finendo di prepararsi.

"Ceto che voi uomini non dovete neppure truccarvi, né pettinarvi dei lunghi capelli fluenti, eppure siete sempre i ritardo" scherzò Elisa, poi sorrise dolcemente. Era davvero carina quando sorrideva e socchiudeva gli occhi scuri.

Giorgio sorrise ma non le rispose. Faceva così quando era preso da qualcos’altro e lei lo capì subito.

"Senti Elisa, stavo pensando che siccome ci sono molte cose da organizzare e sinceramente sono anche un po’ stanco … Se a te va bene potremmo rimanere qui in camera mia, ordinarci qualcosa da mangiare e lavorare ai nostri progetti. Che te ne pare? Se poi sei delusa e preferisci girare ancora per la città "by night" non hai che da dirmelo …" La guardò con aria interrogativa.

"No, va bene, anzi perfetto. Anche io sono un po’ stanca sono già quattro giorni che giriamo per la città ininterrottamente. Un po’ di riposo non ci farà male e i miei piedi implorano pietà!" Giorgio sorrise soddisfatto, come sempre faceva quando otteneva ciò che si era prefissato poi prese con una mano il menù, con l’altra la cornetta del telefono per chiamare il servizio in camera e ordinare qualcosa per cena. "Cosa ti prendo?"

Elisa decise per una pizza e Giorgio si lasciò tentare.

"Poi nessuno potrà dire che non siamo italiani!" Scherzò.

Mentre aspettavano la loro cena si misero a sedere sul letto, a gambe incrociate, uno di fronte all’altra e iniziarono a parlate delle tante cose da programmare. Giorgio appariva deciso, sicuro, alcune volte puntiglioso e poco incline ad ascoltare, ma poi si trovavano sempre d’accordo, alla fine. Era una serata così piacevole, l’atmosfera era tranquilla, rilassata, allegra … Sembrava si conoscessero da così tanto tempo. E pensare che si erano incontrati realmente solo cinque giorni prima all’aeroporto di Milano.

Durante una discussione particolarmente accesa Elisa si era così arrabbiata che non aveva potuto fare a meno di prendere un cuscino e sbatterlo in faccia a Giorgio il quale si era scagliato su di lei, agile come un gatto e aveva iniziato a farle il solletico. Lei, contorcendosi dal ridere aveva cercato di riprendere il cuscino e l’aveva tirato dritto in faccia al ragazzo facendogli volare via gli occhiali.

"Oddio mi dispiace!" Si scusò immediatamente Elisa, mortificata, poi si era immobilizzata rendendosi conto che lei e il ragazzo erano vicinissimi, ancora ansimanti dopo la battaglia di solletico e cuscini. Lui le stava quasi sopra, guardandola con quegli occhi così belli (non li aveva mai notati così bene, forse perché non erano mai stati così vicini …). Presa dall’agitazione lei era spostata di scatto cercando di scendere dal letto con la scusa di recuperargli gli occhiali e buttandolo quasi giù dal letto nell’impresa un po’ impacciata. Si erano guardati ancora un po’ negli occhi, poi per rompere quel silenzio imbarazzante Giorgio aveva proposto di mettere un po’ di musica. Accese il suo portatile e fece partire la sua cartella di file musicali contenente canzoni di Glee della prima e della seconda serie. Immediatamente partì il mash-up "I love New York-New York, New York". Niente di più adatto. Le cose stavano tornando alla normalità, l’imbarazzo stava passando e il rossore sulle guance di Elisa anche. Finalmente anche il servizio in camera arrivò e le pizze vennero servite. I due ragazzi mangiarono pizza, bevvero Coca-Cola e guardarono un episodio di Gray’s Anatomy, la serie preferita di Elisa, commentandone i sottotitoli che aveva revisionate lei. Ancora una volta era tutto perfetto. Sorridevano beati, seduti per terra tra i cartoni della pizza, le lattine vuote, con le spalle appoggiate al bordo del letto e lo schermo del portatile di fronte a loro che illuminava debolmente la stanza. D’un tratto Giorgio allungò la mano per prendere una lattina di Coca-Cola di fianco a lui, ma dato che non aveva staccato gli occhi dal Pc, invece della lattina si trovò a stringere quello che capì essere il polso di Elisa. Non si girò, rimase semplicemente immobile continuando a tenerle il polso. Anche lei non

osava girarsi per paura di dire o fare qualcosa di sbagliato e rimasero per qualche secondo fermi, quasi senza respirare. Il ragazzo ben presto si rese conto che quel contatto era piacevole e anche rassicurante. Quindi si fece coraggio e lasciò scendere le sue dita sottili lungo la mano di Elisa, che era posata per terra. Infilò timidamente le dita tra quelle di lei. Lei, piacevolmente sorpresa lo lasciò fare, timorosa di spaventarlo se avesse fatto qualche battuta. In realtà lei lo voleva. Voleva quel contatto. Spesso gli aveva guardato quelle belle mani dalle lunghe dita e si era chiesta come poteva essere toccarle. Deglutì per l’emozione sperando che lui non lo notasse e ringraziò il cielo che fosse buio e che lui non potesse vedere quanto fosse arrossita.  

  
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