Scrivo questa flashfic
seduta di fianco alla mia micetta, Diesel, che sta morendo.
Dick Shawn disse che se i
gatti potessero essere dotati di ali non si accontenterebbero di essere
uccelli, sarebbero angeli.
Non so quanto tempo rimane alla mia piccina su questa
terra, forse non arriverà a domani mattina ma una cosa posso dire con certezza:
quel signore aveva ragione. Ho la fortuna di condividere la casa con cinque di
questi angeli a quattro zampe e, credetemi, non esiste un animale più nobile.
Questa perla è per te, piccola stella, la gattina più
dolce e buona che abbia mai avuto... o meglio, che abbia mai avuto me.
Ti voglio bene
Elisa
Cats
Credo che i gatti siano spiriti venuti
sulla terra.
Un gatto, ne sono convinto, può
camminare su una nuvola.
-Jules Verne-
Kate
Beckett era seduta sul divano con il computer in braccio e le cuffie nelle
orecchie e tentava, con scarso successo, di concentrarsi sulla stupida commedia
che aveva scelto di vedere.
La
gatta bianca e nera, sdraiata accanto a lei, era rimasta immobile per tutta la
durata del film, con gli occhi verdi a volte chiusi e a volte spalancati, il
nasino troppo bianco, il respiro irregolare. Ogni tanto, la testa sembrava
diventare troppo pesante per lei, e crollava, onde poi essere immediatamente
rialzata. In quelle occasioni, Kate sorrideva, orgogliosa: quella bestiolina
era esattamente uguale a lei, troppo fiera per lasciarsi piegare, troppo
attaccata alla vita per lasciarsela scivolare via.
Da due
ore stavano su quel divano, insieme, appoggiate l’una all’altra.
Kate
sapeva che se ne sarebbe andata presto, che non c’era possibilità per lei, e
aveva deciso di starle vicino finché non fosse successo, finché non fosse stata
costretta a separarsi da lei, sua compagna di letto ogni notte da cinque anni.
Era
giovane, non era giusto, pensò. La vita sapeva essere davvero cattiva anche con
quelle piccole, meravigliose creature.
E poi,
inaspettatamente, il film era finito e, come i titoli di coda avevano iniziato
a scorrere, la gatta si era mossa.
Piano,
stancamente, ma con tutta la sua grazia di piccola tigre, si era alzata ed era
andata ad acciambellarsi nel suo grembo e l’aveva guardata con quei suoi
immensi occhi verdi, facendo forte le fusa.
Non andare via, le stava dicendo, stai con me finché posso stare con te.
Allora
Kate l’aveva stretta forte e, con la sua testolina appoggiata sul seno, si era
addormentata.
Non si
rese conto subito di aver dormito più di due ore. Semplicemente, quando si
svegliò, si accorse che il capino del gatto era
morbidamente reclinato sulla sua spalla e che il suo piccolo corpo aveva smesso
di riempirsi e sgonfiarsi.
Se n’era
andata, in silenzio e con classe, come mai nessun’altra creatura sarebbe stata
capace di fare.
Quando i
verdi occhi di un gatto scrutano dentro di voi
potete
essere certi che qualunque cosa intendano dirvi è la verità.
-Lillian Moore-