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Autore: suni    14/10/2011    8 recensioni
Dicembre 2011. Draco Malfoy, Harry Potter, una strada deserta, una notte fredda, troppi dubbi...e una nevicata.
Per il "Three days of slash".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Vabbè, 'sta cosa non ha senso... Scritta per il “Three days of Slash 14/10 – 16/10, su prompt “neve”, è vagamente connessa a una long che sto scrivendo e che è ancora inedita, ma non dovrebbe essere incomprensibile nel senso che ho cercato di slegarla il più possibile dall'ambientazione. È solo una cosetta, ma buona lettura.
Ho anche avuto un premio bellissimo! Eccolo qua.




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Diagon Alley, inverno



"Che ore sono?”
"...Ha qualche importanza?”
No, non l'aveva. Era notte inoltrata e Diagon Alley era deserta. A parte un paio di passanti frettolosi e un altro mago vistosamente traballante, forse per via dell'alcol, non era passato nessuno da interi minuti. A star seduto lì chiappe a terra, in quel gelo invernale, Harry si sentiva un po' imbecille. Gli si stava congelando il naso, le punte delle sue dita avevano ormai perso la sensibilità nonostante i guanti e si sentiva la testa gonfia di un raffreddore imminente.
"Tua moglie ti farà secco,” gli fece notare Draco, scacciando qualche filo di capelli dalla fronte. In fondo alla sua voce scivolava una nota di soddisfazione pigra, automatica. Harry ne sorrise senza astio.
"Le dirò che non mi hai voluto dire l'ora,” rispose sornione. Si voltò verso di lui e alzò la testa per guardarlo in faccia, perché Draco era rimasto in piedi sul marciapiede con le mani affondate nel mantello. “E la tua?” aggiunse sottovoce. “Cosa dirà?”
Draco si strinse nelle spalle con la massima indifferenza. Aveva gli occhi, ancor più limpidi con quel freddo, fissi in un punto apparentemente casuale del muro di fronte a loro e un po' accigliati. Tirò leggermente su di naso, il che fece supporre ad Harry di non essere l'unico che stava assiderando, e fregò un piede a terra.
Mi ha chiesto il divorzio.”
Harry piegò un po' la testa stringendosi le labbra, con uno sbuffo impercettibile.
Di nuovo...” mormorò.
Gliel'ho di nuovo negato,” concluse Draco asciutto.
Harry emise un sospiro, dondolando il busto per qualche secondo. Si succhiò le labbra prima di parlare perché aveva imparato con gli anni che spesso tendeva ad agire e parlare troppo impulsivamente, e questa era una cosa che non andava bene in generale e soprattutto non con Draco Malfoy, specialmente se lavoravi insieme a lui e ci passavi le giornate e avevi con lui quel tipo di rapporto che gli esperti chiamerebbero legame simbiotico e il resto del mondo attaccamento morboso. Nonostante questo, come al solito, l'impulso fu più forte.
Forse dovresti...” iniziò incerto.
No,” lo interruppe Draco lapidario. “...Scorpius.”
Harry annuì soltanto. Scorpius, James e Albus, le tre variabili delle loro esistenze. Se non fosse stato per i bambini non si sarebbero trovati lì per strada, a dicembre, di notte. Forse sarebbero stati nel salotto di un alloggio fatto di stanze verdi e stanze rosse, più o meno metaforiche. O forse si sarebbero già scannati.
Sì. Però lei...” provò ancora. Era brutto, pensava. Si ricordava di quando aveva conosciuto Astoria Malfoy, quella donna elegante che aveva ritenuto veramente attraente, si ricordava com'era stata felice, lei, che Draco lavorasse con Harry Potter, che fosse così catturato dal loro incarico, dalla loro indagine, era così sicura che Potter fosse una chiave per far tornare suo marito felice come quand'era un piccolo principe viziato. Non si era sbagliata molto, alla fine, anche se sicuramente non aveva immaginato che Harry Potter glielo avrebbe anche sottratto, quel marito che lei amava tanto.
Senti, Harry, perché non lasci perdere?” lo zittì nuovamente Draco, brusco. “E' inutile che stiamo qui a discuterne, a te non succederà mai. La Weasley femmina non capirà mai nulla. Quando mai ha capito qualcosa, comunque,” osservò sarcastico, affondando il viso nel bavero.
La We...” iniziò Harry per quella che doveva essere la milionesima volta.
Era una consuetudine ben radicata quella di darsi ai nervi a vicenda, punzecchiarsi e insultarsi più o meno velatamente. Una vecchia abitudine scolastica che si era ripresentata quando si erano trovati per caso a dover collaborare per il Ministero, ma da cui era sparito l'astio ed era subentrato il divertimento. Allora, da adulti, darsi noia era diventato un modo per comunicare, poi per manifestare affetto, poi era semplicemente rimasto lì. Erano così.
Sì, sì.” Draco anticipò la solita osservazione. “E' tua moglie, si chiama Potter. Ma per me resta la Weasley femmina. Resterà sempre la Weasley femmina.” Sorrise ironico. “La sorellina piaga di Re Weasel.”
Harry ridacchiò suo malgrado.
Sei tremendo.”
Draco si piegò sulle ginocchia, rimanendo accoccolato a mezza altezza. I lembi del suo preziosissimo mantello toccavano terra, ma lui per una volta sembrava non badarci. Incrociò le mani sulle ginocchia e sbuffò.
Non se ne accorgerà mai e andrà avanti così per anni, finché uno dei bambini non noterà qualcosa di strano, lo rivelerà alla madre e farà saltare ogni cosa per aria. Saranno tutti infelici. Noi compresi,” continuò seriamente, senza sembrare preoccupato ma assorto, pensoso.
Così lo fai sembrare un dramma,” provò a scherzare Harry, per niente convincente. “Sai, stai diventando disfattista. Non che tu sia mai stato un brillante esempio di...”
Harry...”
No, dai, seriamente,” continuò lui, che si sentiva stranamente nervoso, in ansia. Forse era la notte così fredda o magari qualcos'altro, qualcosa nelle mani di Draco che si intrecciavano troppo strettamente. “Ad ogni indagine secondo te non ce la faremo perché io farò qualcosa di idiota. Lo dici tutte le volte. Sono cinque ann...”
Potter...”
“E non chiamarmi Potter se non è indispensabile. Mi dà fastidio e lo sai.”
Draco diede un sbuffo stizzito, stirando le labbra.
Se tu fossi tanto così meno idiota,” sbottò, alzandosi di scatto, “avresti capito dove sto cercando di arrivare.”
Harry si sentì crollare le spalle e la sua faccia scivolò verso il basso, tutta quanta, bocca, zigomi, occhi.
Ti dovrei licenziare e dovremmo finirla. Ecco,” mormorò, perché temporeggiare di fronte alle avversità continuava a non essere uno dei suoi punti deboli. Non lo faceva mai.
... Se Astoria continua a chiedermelo prima o poi dovrò divorziare. E se la Weasley è troppo lenta, i tuoi bambini capiranno. È solo questione di tempo. E dopo?”
Harry non trovò niente da rispondere a quelle parole fredde e distaccate. Osservò in silenzio il cielo notturno, le poche fievoli stelle che si potevano scorgere in città, i tetti bui dei palazzi.
E dopo niente,” sussurrò alla fine, atono.
Per la barba di Merlino, Harry, che sfrenata fantasia,” osservò Draco laconico, strappandogli una risata breve e dolorosa.
E' sempre stata estremamente sbrigliata,” commentò lui, cercando di suonare scherzoso. Forse potevano glissare sul discorso ancora per un po'. Harry si stava abituando a farlo giorno per giorno, a non dare più per scontata nessuna settimana, a non progettare alcuna minima cosa che prevedesse la compresenza di lui e Draco dopo le ventiquattr'ore a venire.
Certo. Come quando eri convinto che fossi l'erede di Slytherin. O la volta che secondo te il killer era l'ex marito della bionda.”
Poteva esserlo!” protestò Harry sdegnato. “E quella volta che pensavo stessi complottando contro Hogwarts allora? Ha!” aggiunse trionfale.
Draco lo guardò con un sopracciglio sollevato, senza rispondere. Harry emise un sospiro e lui scosse il capo.
Non lo farai, vero?”
Mandarti via dall'Ufficio Auror? Perché dovrei?” rispose Harry deciso. “Draco, abbiamo risolto casi impensabili, io e te. Sarebbe una decisione professionalmente atroce.”
Come se non ne avessi mai prese,” borbottò Draco ironico.
Sono un ottimo capo,” replicò Harry, sostenuto.
Ti prego. Hai montato una sezione composta da me e la Granger. Sai che potevamo uccidervi tutti in un litigio. Avremmo potuto. Potremmo,” gli fece notare Draco con condiscendenza.
Harry rise piano.
Voi non lavorate mai insieme.”
Le nostre scrivanie sono nella stessa stanza.”
E non ci state mai,” concluse Harry spiccio.
Draco scosse la testa come se si fosse improvvisamente annoiato.
Lo faccio da solo. Potter, senti, mi licenzio. Da domani stesso.”
Harry rimase in silenzio per qualche secondo, guardando il suo interlocutore. Il mantello scuro, i capelli un po' lunghi e leggermente arruffati – per quanto potessero esserlo i capelli di Draco, cioè per niente rispetto ai suoi – il naso rosso per il freddo e le guance bianchissime, gli occhi grigi piantati in mezzo alla strada, fermi, inespressivi. Lo osservò per bene e qualche cosa nei suoi polmoni svuotati d'aria gli disse che doveva imprimersi in mente quell'immagine, perché forse era arrivato l'ultimo giorno in coda a una serie lunghissima di possibili ultimi giorni. Si domandò cos'avrebbe fatto in ufficio senza Draco che andava e veniva, senza i suoi borbotti petulanti e le sue solenni prese per il culo. Sarebbe tornato a pranzare sempre da solo alla scrivania anziché scendere in mensa con lui, come era solito fare prima e faceva ancora quando lavorava con Ron. Si domandò come sarebbe riuscito a tornare ogni sera a casa dalla sua famiglia senza doversi più inventare scuse lavorative improbabili per rimanere con l'amante, privo di quell'unico sfogo d'aria, e anziché sentirsi sollevato per non dover più mentire a quella donna che nonostante tutto amava ancora, si sentì già infinitamente solo.
Cercò una frase qualunque da replicare, una risposta qualsiasi, anche inopportuna come sempre.
Non posso accettare,” disse pratico. “Devi mandarmi una lettera in dupli...”
Te la mando domani mattina.”
Draco lo guardava, adesso. A vedergli dritto nelle iridi sembrava avere gli occhi meno distanti di quel che gli era parso un attimo prima. Era come qualcuno che stesse aspettando e Harry pensò che forse aspettava che lui fosse Harry Potter e sistemasse magicamente ogni cosa, che poi era quello che si aspettava sempre il paese intero, ma non Draco. Di solito Draco era quello che lo trattava da incapace e considerava le sue formidabili soluzioni improvvisate degli sfacciati colpi di culo. Era rassicurante, mentre invece ora che lo guardava così, che sembrava chiedere a lui di trovare un'altra soluzione, a Harry sembrò di essere di nuovo quel ragazzino messo di fronte a nemici troppo superiori a lui, che non sapeva come comportarsi.
Annuì lentamente, abbassando lo sguardo verso terra.
Fissò il suolo senza più muoversi, senza parlare. Era stanco. Aveva trentun anni, due figli, un passato da eroe, un presente da idolo e un futuro da leader, una moglie che amava e un uomo che era tutto il mondo. E si sentiva vuoto e solo se pensava di perderlo.
Draco si mosse con un mezzo sospiro ma Harry continuò a guardare fisso per terra, nel canaletto di scolo del marciapiedi. Fu così che lo vide: prima uno soltanto, piccolo, bianchissimo, che volteggiava nell'aria e poi svaniva toccando il suolo. Poi un altro, ugualmente solo e ondeggiante, poi un terzo più grosso e soffice, un quarto, e dopo qualche secondo i fiocchi di neve diventarono tanti. Se li sentì cadere in testa con dolcezza soffice e rise piano, spostando lo sguardo verso il cielo.
Nevica,” disse, ma anche Draco aveva già alzato la testa verso le nuvole grigie, con le braccia semiaperte sotto il mantello. Si alzò in piedi anche lui, allora, e gli si avvicinò tendendo una mano col palmo a coppa per raccogliere la neve.
La tua capacità di osservazione mi sbalordisce sempre,” mormorò Draco in risposta, ma adesso quasi sorrideva. Era bellissima, quella Diagon Alley senza un'anima su cui cadeva una neve fitta e spessa, che vorticava in aria dipingendo trame incomprensibili. Harry rise senza nessun motivo particolare e appoggiò d'istinto la mano sull'avambraccio dello Slytherin. Draco non si ritrasse ma anzi, inclinò leggermente il busto verso di lui. E rimasero silenziosi a guardarsi intorno. Tanto silenziosi che, dopo un paio di minuti, Harry ebbe quasi paura a parlare.
Ormai è notte fonda,” mormorò incerto. “E se dormiamo in ufficio...?”
Vecchia scusa, quella dell'ufficio e del troppo lavoro. Funzionava con Ginny; non con Astoria, ma Draco non sembrò curarsene, perché annuì un po' più serio.
Tanto ormai il danno è fatto,” mormorò.
Camminarono fianco a fianco verso il Paiolo, restii a Smaterializzarsi. Quando Harry raccolse da terra un pugnetto di neve fresca e lo schiacciò per farne una piccola palla, Draco era già pronto a schivarla e lanciargliene un'altra. Per qualche secondo nella strada deserta risuonarono nitide le loro risate e il sordo tramestio di qualche spintone, poi uno scivolone accompagnato da un gemito. Quando Harry sbatté contro il muro Draco ridacchiava di gusto e si appoggiò di fianco a lui sostenendosi contro la sua spalla.
Ti ricordi le nevicate a Hogwarts?” mormorò assorto, con un sorriso lontano.
Io sì. Tu ti rintanavi sottoterra,” rispose Harry, ora più sereno.
Sì, beh, si chiama sotterraneo,” lo riprese Draco.
Fa lo stesso,” concluse Harry, ficcandogli la neve nel colletto a tradimento. Draco emise una protesta soffocata e lo spintonò verso il centro strada, ma ridevano tutti e due. Poi si appoggiarono di nuovo l'uno all'altro, respirando un po' più in fetta per la baruffa, e quando Harry guardò l'altro negli occhi gli sembrò che tutto andasse molto meglio e che la neve avesse pulito via un po' di quella sensazione appiccicosa di trappola che si sentivano sempre addosso. Era come se il bianco cancellasse il grigio della vita quotidiana.
Andiamo?” mormorò.
Draco annuì e pochi attimi dopo, quando dopo essersi smaterializzati nel vicolo infilarono l'ascensore che li avrebbe portati giù nell'Ufficio Auror, la prima cosa che fece fu spingerlo contro la parete e baciarlo, lentamente, tenendogli il volto stretto tra le mani. Harry si afferrò ai suoi fianchi, aggrappato al mantello, e lo tirò verso di sé. Quando la porta si riaprì e ne vennero fuori ridacchiando, nell'ufficio buio e silenzioso, sapevano entrambi che non ci sarebbero state lettere, né dimissioni, né distanze. Erano troppo simili ad un unico strano insieme e non c'era più modo di tornare indietro.
Nello studio di Harry, mentre si svestivano, non emisero verbo. Fuori nevicava, era quasi Natale e in due case distanti qualcuno li stava aspettando, ma lì dov'erano era caldo e asciutto e non c'era bisogno di altro.




   
 
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