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Autore: mysticmoon    23/06/2006    5 recensioni
Non tutti nascono per essere eroi.
Alcuni sono qui per essere delle comparse, utili per far risaltare le doti dell'eroe.
Neville Paciock è uno di questi.
Forse.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Non Sono

Non Sono

Un Eroe

 

Dedicata alla mia amica Silvia

Tu sai il perchè

 

29 Luglio 1998

Ore 23:18

 

Caro diario,

questa sarà la prima e unica pagina che scriverò.

Forse sbaglio e sarai ben presto pieno zeppo di pensieri, impressioni ed emozioni di questa mia vita… ma temo che non potrà mai essere così.

Il mio nome è Neville.

Neville Paciock.

Il mio nome è questo.

Non sono famoso per meriti conquistati, come il mio compagno di dormitorio Harry Potter, talmente bravo sulla scopa da meritare di diventare un Cercatore sin dal suo primo anno di scuola e unico ad essere sopravvissuto alla peggiore delle maledizioni senza perdono, l’Avada Kedavra.

Io non sono neanche intelligente come la mia amica Hermione Granger, anche se devo ammettere che di studenti migliori di lei ad Hogwarts si sono contati sulla punta delle dita di una mano.

Non sono neanche così legato al famosissimo Harry Potter come lo è Ronald Weasley, celebre anche per essere uno dei sette fratelli Weasley, tutti rossi di capelli e tutti Grifondoro.

Anche io sono uno di Grifondoro, anche se ancora non sono certo se quel cappello l’ha fatto per scherzo o parlava seriamente quando mi ha scelto per questa casa.

Se tu mi vedessi camminare per la strada, sono certo non mi noteresti neanche.

Se tu potessi gironzolare per la strada mi incontreresti ma non ti ricorderesti mai di me.

Io sono quel tipo anonimo con i pantaloni di jeans e la t-shirt bianca, un paio di scarpette da ginnastica logore ai piedi e uno zaino sulle spalle, un ragazzo qualunque con un po’ di pancetta che spunta sopra la cintura e la giacca a vento sulle spalle perché sono un tantino freddoloso.

Sarei un teenager qualunque.

Io sono questo.

Uno qualunque.

Eppure non sono un ragazzo qualunque.

In primo luogo perché sono nato il giorno prima del mio amico Harry, il ragazzo più famoso della storia della magia, e questo mi accosterà per sempre a lui.

E poi… io ho dei genitori famosi.

Se tu li vedessi per strada, amico mio, non potresti fare a meno di notarli.

Si chiamano Frank e Alice.

Erano degli Auror.

Ora sono solo dei pazzi che forse non usciranno mai dal San Mungo e che non ho mai conosciuto.

Io li conosco attraverso le chiacchiere dei parenti.

I parenti… altro tasto dolente della mia vita.

Per loro non sarò mai in grado di portare onori alla famiglia.

Frank alla tua età era questo… Alice quell’anno ha avuto questo… tuo padre ha avuto questi GUFO… tua madre era la migliore cacciatrice di quell’anno…

Ma chi li autorizza a fare questi paragoni?

Io sono io.

Sono un ragazzo anonimo, uno qualsiasi che scrive su un diario qualsiasi e che guarda con occhi dolci lei, la ragazza che non potrò mai avere e alla quale non potrò mai dire quanto amo.

Le dico spesso che le sono grato per il grande aiuto che mi ha offerto nel corso di tutti questi anni.

Le posso dire che l’ammiro.

Potrei dirle che io la trovo carina.

Ma non potrò mai dire a Hermione Granger che ho una cotta per lei dal nostro primo anno di scuola.

Non si metterebbe mai a ridermi in faccia, lo so… ma non potrà mai ricambiare.

Lei è la migliore amica di Harry.

Ed il suo cuore è di Ron.

Io vedo questa luce ogni volta che i loro sguardi si incontrano per poi allontanarsi in fretta, spaventati da quanto potrebbero leggere gli uni negli altri.

Io sono felice per lei.

Ron è un bravo ragazzo.

Forse un po’ troppo timido e un tantino cieco per quanto riguarda la ragazza che ama… ma un bravo ragazzo ed un amico di cui Harry non potrebbe fare a meno.

Io resto qui, nell’ombra.

Non sarò mai come loro.

Non potrò mai avvicinarmi così tanto a quei ragazzi.

Non sarò mai uno di loro, anche se in questo momento sono al loro fianco, in una tenda magica.

Posso vedere i volti sereni di Ginny e Hermione, sorvegliate da Ron, che può guardare la sorella e l’amica con tutto questo affetto soltanto quando loro non possono vederlo.

Harry è fuori.

Negli ultimi giorni ha sempre più spesso bisogno di isolarsi da noi.

Io sono seduto accanto a Luna Lovegood.

Anche lei dorme, ma preferisce stare qui, nell’angolo più oscuro della tenda, dove la luce del fuoco è più fioca.

Io sono qui con lei perché è il luogo dove posso scrivere in santa pace, senza che i gemelli Weasley possano vedere che sono in tua compagnia e possano strapparti dalle mie mani per leggere ogni mio più intimo segreto.

Voglio scrivere perché tu sarai la mia memoria.

Sono troppo inetto per sopravvivere alla lotta contro il Signore Oscuro per qualche altro mese e voglio che la nonna abbia almeno un ricordo del suo debole nipote che, nonostante tutto ciò che dicono i suoi parenti, ha avuto il coraggio di seguire Harry Potter e sacrificare la propria vita per salvare un mondo che l’ha sempre marchiato come l’inetto figlio di una coppia di grandi Auror.

E anche se i miei genitori non si rendono conto di cosa accade, voglio che ascoltando la nonna che legge queste pagine possano almeno intuire che loro figlio sta cercando di essere alla loro altezza e che li ama come qualsiasi figlio ama i propri genitori.

Addio, caro Diario.

 

L’erba bruciava sotto i piedi di Neville Paciock.

Tutto ciò che lo circondava era in fiamme.

I corpi crudelmente dilaniati di tanti maghi giacevano sotto di lui, che si librava a qualche metro da terra in sella alla fedele Firebolt di Harry Potter.

Vide il ragazzo che era sopravvissuto a tante battaglie steso a terra, supino, con gli occhi aperti e un filo di sangue che usciva dalle sue labbra.

Sperava con tutto il cuore che respirasse ancora.

Ginny era su di lui, le mani che stringevano con forza la sua tunica e lo scuotevano con la forza della disperazione.

Neville non le vedeva, ma sapeva che le lacrime bagnavano il suo volto sporco di terra.

Hermione duellava con Draco Malfoy, il volto contratto e un lungo taglio che le attraversava il volto dal sopracciglio sinistro fino al mento, mentre difendeva il corpo esanime di Ronald Weasley.

I gemelli e Luna si stavano battendo con ferocia contro Peter Minus, Lucius Malfoy e altri tre mangiamorte.

Voldemort era il più visibile, con il suo cranio lucido e gli occhi insanguinati, appoggiato ad una lapide per rimirare il suo capolavoro.

 Bellatrix Lestrange, con un bieco sorriso dipinto in volto, si avvicinava a Ginny per darle il colpo di grazia.

Camminava con sicurezza verso Harry e Ginny, pronta a uccidere la ragazza che cercava di trattenere nel corpo del ragazzo un invisibile alito di vita.

Neville aveva le lacrime agli occhi.

Cosa ci faceva lì, su quella scopa?

Era forse un vigliacco?

No, non lo era.

Non era un vigliacco.

Non poteva tirarsi indietro mentre la donna che era responsabile della follia dei suoi genitori si preparava a uccidere la più piccola dei Weasley.

Gli sembrò che nelle orecchie risuonasse il ruggito di un leone, simbolo della casa a cui apparteneva.

Inclinò la scopa in avanti e sollevò la bacchetta, pronto a colpire.

-               Expelliarmus!- gridò.

La donna, colta di sorpresa, colpì con un tonfo sordo una lapide alle sue spalle e perse i sensi.

Adesso Voldemort non ridacchiava più.

Guardò il giovane che aveva atterrato una delle sue migliori Mangiamorte con disprezzo.

Neville scese accanto a Ginny, che scuoteva con violenza il corpo di Harry, incapace di fare altro.

Neville si chinò sul corpo dell’amico.

Era immobile e freddo.

Non respirava.

Ginny stava cercando di svegliare dalla morte un cadavere.

- Neville…

La voce di Ginny era un fioco pigolio.

Lui scosse il capo.

Come Silente aveva detto più volte, non esiste incantesimo che possa riportare in vita i morti.

- Tu sei Paciock, il figlio inetto di quei due sciocchi Auror. Il mio fedele servitore mi ha parlato di te.

La voce sibilante dell’Oscuro Signore li riportò a riorganizzare le loro priorità.

Neville si alzò e guardò l’uomo che tanto dolore aveva causato.

Il fuoco che bruciava vaste aree di quello che una volta era un prato non gli impediva di mettere a fuoco l’oscura figura che si avvicinava a loro.

A differenza di qualche minuto prima, quando dall’alto poteva esaminare la situazione nella sua totalità, adesso non vedeva altri che loro quattro.

Ginny sembrava paralizzata, con le mani ancora strette alla tunica del ragazzo ormai privo di vita.

Restavano solo loro due.

Neville Paciock, il più inetto degli studenti di Hogwarts nonché Grifondoro più improbabile della storia della scuola, e lui, l’Oscuro Signore, l’uomo il cui nome non poteva essere pronunciato senza che i presenti sussultassero.

-         Voldemort…

Neville pronunciò quel nome senza tremare.

-Ma bravo… Allora i miei amici Potter e Silente non erano gli unici ad avere il coraggio di dirlo… Ma tu non sei loro. Silente era potente. E il giovane Potter se la cavava molto bene. Ti leggo dentro, mio amico dal triste passato. Tu senti il coraggio scorrere nelle tue vene. Ma sei sicuro che lo sia? O è la tua rassegnazione? Non puoi nascondermi nulla, Paciock. La tua mente è un libro aperto per il sottoscritto. Non puoi nascondere nulla a me, il padrone delle tenebre e l’unico in grado dominare questo mondo.

- Petrificus Totalus!

Un lampo di luce scaturì dalla bacchetta di Ginny, sfiorando Voldemort e immobilizzando la strega che si avvicinava alle sue spalle, pronta ad attaccare i due ragazzi grazie alla copertura del suo sire.

- Avada Kedavra!

Neville cadde privo di vita sull’erba, davanti agli occhi di Ginny.

- Povero piccolo Paciock… sei pronta a seguirlo? Avada Ke…

- Avada Kedavra!

 

La donna dai lunghi capelli rossi depose un mazzo di gigli ai piedi di ognuna delle due lapidi che portavano la data di quel maledetto luglio di dieci anni prima.

Ricordava solo la luce verde che aveva invaso i suoi occhi mentre muoveva le labbra, poi più nulla.

Si era svegliata guardando il volto di Hermione Granger, che sorrideva tra le lacrime.

La magia era riuscita a salvarle l’occhio ma una sottile linea rossa avrebbe continuato a segnare il suo volto.

Lei minimizzava sempre.

Diceva che finalmente anche lei aveva una cicatrice che la rendeva famosa e che tutti in strada, adesso, si fermavano a stringerle la mano.

Ginny diceva che era perché ora era la prima strega a diventare Primo Ministro.

Fred e George erano entrati in affari con Luna Lovegood, che dopo cinque anni al Cavillo come giornalista aveva deciso di aprire la rivista ufficiale di quel negozio di grande successo.

Lei, Ginevra Weasley, era diventata insegnante d’incantesimi a Hogwarts, dove ancora lavorava Minerva McGranitt, in veste di preside.

Accarezzò con dolcezza le lapidi dei ragazzi che dieci anni prima si erano immolati per la salvezza del mondo.

- Sapevo che ti avrei trovata qui.

- E’ naturale. Oggi è il decimo anniversario.

- Mancano anche a me. Ron era il migliore amico che potessi desiderare… e Neville… se non fosse stato per Neville non mi sarei mai salvato.

- Occlumanzia. Sai che da lui non me lo sarei mai aspettato? Non era un bravo mago.

- No, non lo era. Ma era un bravo amico. Ed era un vero Grifondoro. Ci ha difesi.

Ginny strinse la mano dell’Auror che tanto le era stato vicino nei primi difficili momenti di sconforto.

- Ehi, voi due! Guardate che potrei essere gelosa.

La voce di Hermione Granger li colse di sorpresa.

Harry sorrise a Ginny, poi lasciò la sua mano.

- E’ meglio che vada da lei…- le sussurrò- Essere il marito di un Primo Ministro del genere è un gran bel problema.

 

  
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