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Autore: MeiyoMakoto    16/10/2011    5 recensioni
E dopo il Moulin Rouge? Dove sono finiti tutti? Uno sguardo a quello che secondo me potrebbe errere accaduto a due personaggi particolarmente importanti
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Quella lì? È una brava, è sicuro di potersela permettere?’

Me lo aveva detto così, senza mezzi termini; evidentemente la cortesia era riservata ai clienti dall’aria importante, e io avevo tutta l’aria di non esserlo: non indossavo più vestiti costosi, i miei capelli non erano più acconciati in modi fantasmagorici, ma rapati a zero per tenere lontani i pidocchi. Ebbene sì, mi ero ridotto male, lo so.

E lo sapeva anche lei, a giudicare da come mi guardava, dall’alto in basso, come se fossi un essere inferiore. Solo che noi due eravamo uguali: due puttanieri, né più né meno.

In quel momento però non mi interessava quello che quella donna pensava di me; volevo solo parlare con Mimì.

‘Ecco, dovrebbero bastare.’, dissi, schiaffandole in mano quello che mi era rimasto di quello che ero riuscito a sgraffignare al Moulin Rouge. Non era poco.

Quella mise su un sorrisone che era la brutta copia di quello che indossavo io un tempo e mi condusse da lei.

‘Mimì, qui c’è un signore che vuole vederti!’, annunciò sbattendo la porta alle sue spalle.

Mimì sbiancò.

‘Harold!’

‘Ciao. Vedo che non sei cambiata.’

Da pallida che era arrossì… Non era da lei.

‘Senti, se avessi scelta, mica resterei a battere in questa topaia. Al confronto il Moulin Rouge era il Palazzo Reale.’

‘Bando alle ciance, Mimì. Ho speso un bel po’ di soldi per vederti, e sai che non è da me fare investimenti così fallimentari. Spero solo ne valga la pena.’

‘Ma certo che ne varrà la pena… Per un vecchio amico come te, un trattamento di favore è il minimo.’, sorrise lei melliflua, sbottonandosi la camicetta.

‘Non è quello che intendo. Voglio parlarti.’

‘Ah… Scusa se salto alle conclusioni, ma d’altra parte sei stato tu ad addestrarmi così, no?’

‘Perché l’hai fatto, Mimì?’

‘Fatto cosa?’

‘Non fare la finta scema. Sei stata tu a dire al Duca di Christian e Satine, lo sanno tutti.’

La ragazza si rabbuiò.

‘Hai speso male i tuoi soldi, Harold.’

‘Ti rendi conto che ci hai mandato tutti a puttane?!’

‘Bel paragone, complimenti. Comunque non sono stata io a mandarci a puttane. Ho solo anticipato l’inevitabile.’

‘Ti ho fatto una domanda, mi sembra. Rispondi.’

‘Sprecherei il fiato, non capiresti.’

‘Oh, ma io capisco, eccome: sei sempre stata una vipera invidiosa. Quando si è presentata l’occasione di sputtanare Satine, non ci hai pensato due volte: pensavi che senza di lei saresti stata tu il Diamante. Ma ti sbagliavi. Sei e sarai sempre solo una sgualdrinella. E adesso sei pure finita in questa catapecchia, e sai che c’è? Ti sta bene!’

‘Attento a come parli, Zidler!’, urlò lei. Incredibile, dopo anni che ci conoscevamo ancora non aveva imparato a schivare i miei trucchetti.

‘E perché dovrei?’

‘Perché non è colpa mia se sono qui! È colpa sua! Quella stronzetta era come noi, una cagna senza arte né parte, ma si è sempre creduta migliore… Tu la trattavi come se fosse migliore! E poi ha conosciuto Christian, e ha pensato bene di mettersi a fargli gli occhi dolci, nonostante sapesse benissimo che contavamo tutti su di lei!’

Ci fu qualche secondo di silenzio rotto solo dal suo ansimare angosciato.

‘Capisco.’, dissi, alzandomi.

Ero già alla porta quando mi fermò:

‘Harold, aspetta.’

‘Cosa c’è?’

‘Non l’ho… Non è morta per colpa mia, vero? Per colpa di tutto quello che è successo…?’

Esitai.

‘No, Mimì.’, risposi, uscendo.

Avrei potuto dirle che sì… Avrei potuto dirle che era stata lei ad aggravare la sua malattia; Dio sa che se lo meritava. Ma a che sarebbe servito? Non mi avrebbe ridato il Moulin Rouge, non mi avrebbe riportato Satine. Non mi avrebbe dato nessuna gioia. No, non ero più capace di provare gioia. Forse non lo ero mai stato. 

  
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