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Autore: Lyla Vicious    16/10/2011    0 recensioni
Forse era quello il cambiamento che mi serviva.
Mi sentivo finalmente viva.
Storia ispiratami da un incontro fortuito in autobus, come mi capitano sempre, leggete, recensite e ditemi cosa ne pensate ;)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, intanto mi scuso moltissimo per il ritardo con cui ultimamente posto i capitoli delle mie long fic: non ho ispirazione negli ultimi tempi, ma mi è arrivata da un fatto che mi è realmente accaduto pochi giorni fa. Quindi posto quest’altra long fic che spero di aggiornare puntualmente.
I personaggi di cui scrivo non mi appartengono in nessun modo e non scrivo a scopo di lucro.
Detto questo.
Enjoy it
Black_



Chiusi la porta del cancello e, alle sette del mattino, andai ad affrontare il mondo. Fortunatamente la fermata dell’autobus distava solo poche decine di metri da casa mia e quindi la percorsi in pochi minuti con le cuffie nelle orecchie per darmi la carica che il cappuccino mattutino non mi elargiva. Holiday dei Subways, sparata ad alto volume dal mio fedele quanto malconcio lettore mp3, mi dava quella sicurezza di cui avevo bisogno per affrontare quella fredda e buia mattinata di inizio ottobre. Camminavo a passo spedito come imponeva la canzone, dal ritmo rock. Mi sentivo libera, sicura e sfrontata come non mai.

Una volta arrivata alla fermata guardai lo schermo del mio cellulare in cerca del più piccolo segnale che il mio ragazzo ci fosse stato per me, ma non ne trovai nessuno e, rassegnata, incollai il mio sguardo sulle strisce pedonali sbiadite che avevo appena attraversato.

Ci eravamo messi insieme due mesi prima.
Eravamo innamorati o almeno così dicevamo entrambi per placare l’evidenza di una nostra qualunque crisi.
Non facevamo altro che mentire a noi stessi.
Mi sentivo morta dentro.
Non ci capivamo nemmeno e sembravamo due sconosciuti da quanto poco spesso ci vedevamo.
Quel venerdì 14 ottobre era il nostro secondo mesiversario, sebbene mi fosse parso più un funerale per cui ero vestita oppure un giorno che si aggiungeva tristemente agli altri, grigi e monotoni.
Non sapevo come fuggire da quella storia, non volevo ferire nessuno, ma soprattutto non avevo intenzione di ingannare Jack, il mio ragazzo che mi amava e mi aveva addirittura detto che ero la donna della sua vita.
Come avrei potuto anche solo pensare di lasciarlo dopo tutto questo?
Era veramente una persona fantastica, ma qualcosa doveva cambiare, lo sentivo.

Finalmente l’autobus, che si era fatto attendere, arrivò e interruppe le mie interminabili riflessioni.
Un’orda di studenti si precipitò al suo interno e io rimasi in piedi in mezzo al corridoio stretto reggendomi a una transenna.
Sempre con le cuffie alle orecchie, i miei occhi caddero casualmente su una delle prime file della seconda serie di posti a sedere.
         
Lei era lì, con i suoi capelli corvini così corti che la facevano sembrare un folletto dei boschi e una rockstar allo stesso tempo.
Una rockstar con la stessa freschezza di un vispo folletto dei boschi?
Non avevo mai visto nessuno di simile.
Aveva anche lei le cuffie alle orecchie e guardava fisso davanti a sé. Ciononostante non era un volto nuovo per me, la vedevo da un anno e frequentava una scuola vicina alla mia, ma non ci conoscevamo per niente e quindi non avevo avuto occasione di parlarle.
Quella ragazza mi incuriosiva molto dall’anno prima, ricordo che le avevo ceduto il posto un paio di volte e si era messa a leggere un romanzo fantasy di cui non avevo nemmeno scorto il titolo, in effetti non ero un’amante del genere.
Non sapevo nemmeno il suo nome.
Forse Giorgia o Giada, o almeno era il nome scritto sulla sua cartella verde dell’anno prima.
Continuavo a osservarla ipnotizzata da ogni suo piccolo gesto, come un’ape che ammirava un fiore su cui attendeva di posarsi, come un’artista che osservava rapita la sua musa, come una calamita su un’altra.
Perché non riuscivo a smettere di fissarla come un’idiota?
Ogni tanto lei mi guardava e, quando i nostri occhi si incontravano, entrambe distoglievamo lo sguardo.
A dire il vero non sapevo neppure se mi aveva notata o aveva semplicemente fissato un punto casuale.
In quel momento si stava mettendo del mascara sui suoi vispi occhi nocciola, non riuscivo proprio a smettere di guardarla.
Sapevo solamente che frequentava una scuola d’arte, nulla di più. Era un’artista anche nell’abbigliamento, sempre originale e all’avanguardia, non si poteva dire che seguisse uno stile preciso: un giorno figlia dei fiori, un altro elfica e un altro addirittura post punk.
Chissà cosa aveva pensato di me? Quella ragazza dark con tanto di chiodo di pelle che la fissava con un sorriso appena accennato?
Si, me lo chiedevo.
Nel frattempo aveva già finito di truccarsi ed era arrivata alla sua fermata. Mentre facevo per occupare il posto che si era liberato davanti a quello della misteriosa ragazza che si stava alzando, i nostri occhi si incontrarono, il mio cuore perse un battito e io sorrisi appena, lei mi parve leggermente imbarazzata dal mio sguardo sul suo. La guardai allontanarsi dall’autobus per andare a scuola, finché non riuscii più a scorgerla tra la mischia di studenti.
Forse era quello il cambiamento che mi serviva.
Mi sentivo finalmente viva.

Bah, sinceramente non è niente di che. Ditemi cosa ne pensate, questo è solo il primo capitolo  Recensite in tanti 
  
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