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Autore: pucia    17/10/2011    3 recensioni
Tom Riddle diverrà mai Lord Voldemort? sarà lui il buono della storia? Come mai Harry Potter è il cattivo della situazione?
Tom purtroppo scoprirà una verità che non si aspettava. Perchè questa è soltanto una sua vita parallela.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom O. Riddle, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Incontri sul treno

«Ora devi salire, ci vediamo ad Hogwarts»
Erano state queste le parole di Silente poco prima di congedarsi sotto lo sguardo stupito degli altri maghi. Tutti sicuramente si stavano domandando come mai Silente era alla stazione, per di più per accompagnare un futuro studente della sua scuola. Non l'aveva mai fatto prima, ma ci doveva esser un motivo ora per portare quel ragazzo con sé. E stava proprio lì la curiosità della gente, capire qual'era il motivo.
Tra i vari brusii Tom salì sul treno, da solo, mentre i suoi bagagli erano stati rigorosamente posti insieme agli altri in un primo momento, l'unica cosa che aveva tenuto, oltre la bacchetta sempre nella sua tasca destra della giacca (e in quel posto sarebbe rimasta), era il suo amato nuovo amico, che era alquanto silenzioso.
La prima cabina che si parò davanti a Tom era occupata da un ragazzino magro, dai capelli corti biondi e dalla carnagione pallida. Era da solo, ma forse attendeva qualcuno.
«Scusami è tutto occupato?»
Il ragazzo spostò lo sguardo da fuori del finestrino al viso di Tom. I suoi occhi tendevano al grigio chiaro, chiunque poteva rimanere abbagliato dal suo sguardo e così anche Tom rimase incantato.
Il giovane era seduto in modo composto, con le mani posate lungo le gambe. Aveva un'aria di alto rango. I suoi capelli erano pettinati in modo perfetto, quasi laccati. I suoi abiti erano puliti e candidi, anche se vestiva totalmente di nero.
«No è libero»
Tom entrò nella cabina, si sedette, non nel modo ordinato come sperava e notò che i sedili erano davvero comodi. Posò poi la gabbia con il suo gufo vicino a lui, cercando di non sporcare il tessuto che ricopriva tutto il sedile. I suoi occhi fecero un veloce giro della cabina illuminata. Si concentrò però di più sul ragazzo di fronte a lui che sulla tappezzeria, molto bella per di più. Entrambi si guardarono, ma non dissero nulla. Un silenzio imbarazzante.
«Davvero bello» commentò il ragazzo, rompendo finalmente l'imbarazzo, che lui però non provò. La sua voce era lenta e dal tono basso, ma allo stesso tempo sembrava amichevole. «Come si chiama?»
«Lui...» rimase spiazzato, non aveva neanche pensato a che nome dare al suo gufo, «a dire il vero non gli ho dato ancora nessun nome. È stato un regalo imprevisto...»
«Anch'io ho un gufo reale, una femmina precisamente, appartiene alla mia famiglia da molti anni.» aveva iniziato a parlare a raffica, creando curiosità in Tom. «Il suo nome è Hydra, come una famosa costellazione, la più estesa di tutte! Un nome importante, anche il tuo gufo deve avere un nome così importante...» ci pensò su qualche secondo mentre con gli occhi scrutava il magnifico animale, «Ares! È il dio della guerra, una delle divinità dell'Olimpo. È un personaggio importante sai! Il tuo gufo deve esser onorato di avere un nome così»
Aveva fatto tutto da solo. Tom non aveva avuto neanche il tempo di dire la sua.
«Ares» ripetè lui poco convinto verso il suo gufo, che rispose con un “uh-ohh” acuto. Lui riteneva che quel nome potesse andar bene e se andava bene all'animale allora andava bene anche a lui.
Sorrise rivolto al giovane che stava ancora seduto nella stessa posizione strutturata di prima, sempre vicino al finestrino del treno.
Tom notò, oltre la sua figura, due persone, una donna e un uomo, in piedi di fronte a loro. Erano rimaste a terra. Non salutavano e non sorridevano. Entrambe portavano i capelli biondi e anche i loro occhi erano chiari.
Il ragazzo seguì la direzione dove stava guardando Tom e si girò la testa verso di loro con estrema lentezza.
«Sono i miei genitori» esclamò salutando freddamente con la mano. Soltanto la donna ricambiò il saluto, accennando un debole sorriso. L'uomo guardò dall'altra parte, mentre stringeva la mano sinistra intorno all'estremità del suo bastone.
Non poteva sapere come ci si sentiva ad esser accompagnati dai propri genitori alla partenza. Non l'avrebbe mai saputo, ormai non c'erano più entrambi.
«I tuoi genitori chi sono?»
Ecco la domanda a cui non voleva rispondere, ma era a conoscenza che prima o poi qualcuno gliel'avrebbe fatta.
«I miei genitori non ci sono più. Io non li ho mai conosciuti»
Il biondino non si scusò per ciò che aveva detto, non lo sapeva quindi non aveva niente di cui scusarsi.
«Almeno non hai nessuno che decida per te!»
Ero tutto ciò che aveva detto in risposta.
All'apparenza il ragazzo sembrava freddo e distaccato, ma il suo sguardo diceva altro. C'era qualcosa sotto, ma Tom ancora non poteva sapere il fardello che portava, troppo grande per un... bambino ancora.
Ritornando con i piedi sulla terra, i due ragazzi si guardarono fino a quando il primo non si presentò.
«Io sono Draco... Draco Malfoy»
«Mi chiamo Tom. Tom Riddle»

Draco sgranò gli occhi, un'espressione che non gli si addiceva molto, soprattutto perchè aveva un comportamento nobile.
«Allora tu sei Tom Riddle?»
Non capì quella domanda, per quale motivo il suo nome suscitava tanto scalpore nel ragazzo? Lui era soltanto una persona qualsiasi, così credeva.
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