Notte
Ad Adrian,
perchè mi ha ricordato
che si può essere diversi,
e che è un poeta fantastico.
E' notte.
Le stelle mi riempiono l'anima, e il profumo della pioggia che deve arrivare mi ubriaca. Le ombre giocano col tuo viso, facendoti apparire ora angelo, ora diavolo.
La luna, pudica, si tira una nuvola davanti, vergognandosi del suo essere, oggi, metà.
Anche noi siamo metà.
Siamo sempre stati metà, nonostante avessimo cercato di diventare interi.
Siamo metà che non si completano, che non si uniscono, che non si abbracciano. Particelle che si respingono.
Fuggi da me, angelo, potrei corromperti, ferirti, farti diventare diavolo.
Fuggi da me, diavolo, potrei amarti e trasformarti, e ferirti e ucciderti.
E non fingere che non sia così, creatura della terra, perchè lo sappiamo. Ci siamo pugnalati senza dissanguarci, ferendoci poco per volta, prolungando il dolore per quanto possibile.
E' sempre qui, la cicatrice, potrei aprire la pelle e fartela vedere, potrei sollevare la tua e sentire sotto le dita le cuciture, le sottili e bianche linee dei nostri cuori devastati.
Eppure siamo vicini, ora, lo siamo come note di una canzone veloce e triste. Lo siamo per avere qualcuno con cui fingere che sia tutto normale. Lo siamo per autoconvincerci che i nostri cuori sono rossi, e fieri, e integri. Ma nel profondo, guardando i tuoi occhi, ricordo che tu sei davvero il coltello che mi sono infilata nel petto, davvero il veleno che mi sono versata nel bicchiere, davvero il dubbio che mi sono sussurrata all'orecchio.
Fuggi da me, principe del bene, perchè non possa di nuovo uccidermi con i tuoi occhi.
Fuggi da me, sovrano del male, che io non possa più morire del tuo sorriso.