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Autore: Amy Dickinson    18/10/2011    8 recensioni
Ciao a tutti,
dopo averci riflettuto per un po’, finalmente mi sono decisa a pubblicare questa mia one-shot dedicata a Ranma e Akane, sperando che possa piacervi.
Un giorno Kasumi si reca a fare la spesa e decide di acquistare un mazzo di rose da portare sulla tomba della defunta madre il giorno successivo. Tra queste ce n’è una che sembra stia appassendo prematuramente, essa però è una rosa speciale di cui si accorge, inconsapevolmente, Akane che decide di prenderla per sé. Da quel momento la ragazza appare diversa dal solito: non litiga più con Ranma, anzi, si dimostra matura, gentile, romantica e sincera con lui. E Ranma? Se volete saperne di più leggete e, se volete, lasciatemi la vostra recensione, mi farebbe molto molto piacere! ;)
Grazie,
Amy
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ai no bara 愛のバラ

Nerima, Tokyo.

Kasumi, la maggiore delle sorelle Tendo, come di consueto, era uscita per andare a fare la spesa. In quella bella e fresca mattinata primaverile la ragazza si accingeva a tornare a casa quando la sua attenzione fu catturata da un banchetto posto fuori da un negozio. Un fioraio, notò avvicinandosi.

“Buongiorno graziosa signorina, posso aiutarla?” le domandò subito un vecchietto che, con tutta probabilità, doveva essere il proprietario.

“A dire il vero stavo solo dando un’occhiata” rispose.

“Approfitti, oggi abbiamo tanti fiori e piante a prezzi bassissimi, prenda pure quello che preferisce” incalzò.

“E’ vero, sono piuttosto convenienti. Mi piacerebbe prendere un mazzo di garofani ma non ne vedo”

“Sfortunatamente non ne ho al momento”

“Oh, che peccato”

“Se posso darle un consiglio, prenda queste rose, sono bellissime e anche ad un ottimo prezzo” fece, mostrandole un vaso in cui erano state riposte delle rose blu.

“Sono splendide” commentò Kasumi toccando con mano la morbidezza e la freschezza dei petali fino a convincersi ad acquistarle.

Tornata a casa, prima di mettersi ai fornelli per il pranzo, pensò bene di sistemare le rose in un vaso con dell’acqua.  

 

“Sono a casa” esordì Akane tornando da scuola.

“Vuoi credermi, sì o no? E’ stata tutta colpa di quel vecchiaccio!” protestò Ranma, entrando in casa subito dopo.

“Di sicuro Happosai ha le sue colpe ma tu ti sei comunque introdotto nello spogliatoio femminile!”

“Ma è tutto un equivoco! Comunque non capisco perché te la prendi tanto, chi vuoi che voglia spiare una donna priva di fascino come te?” fece, scortese.

“Se mi trovi priva di fascino allora non entrare più in quello spogliatoio, mai più!” si spazientì e gli tirò un calcio che lo mandò a finire dritto nel laghetto del giardino.

“Bentornati” aveva detto loro Kasumi poco prima ma i due, presi dal litigio, non se ne erano neppure accorti.

“Ciao” le disse allora Akane entrando in cucina.

“Ciao Akane, com’è andata a scuola?”

“Bene se non fosse stato per quello stupido di un Ranma! Oh, ma quella è una rosa!”

Si avvicinò al ripiano e prese il fiore in mano.

“Sì, è bella, non è vero? Ho comprato un mazzo da portare alla mamma sulla via di casa, avrei preferito dei garofani ma erano finiti così mi sono fatta conquistare da quelle rose. Quella che tieni in mano sembra che stia appassendo prima del tempo, così ho pensato di toglierla dal mazzo” spiegò.

 “A me piace comunque, anche se sta sfiorendo. Posso prenderla?” chiese, dopo averla rimirata per qualche secondo.

“Certo che puoi” le rispose Kasumi mentre un sorriso un po’ dolce e un po’ nostalgico le si dipinse sul viso. “Ami le piccole cose, anche quando non sono perfette. Questo aspetto lo hai preso dalla mamma”

“Tu dici?”

“Certamente”

“Beh, grazie. E’ bello sentirselo dire da chi di lei ha ripreso tutto”

“La mamma era la mamma. Domani ricorre l’anniversario della sua scomparsa, come passa il tempo”

“Quanto mi manca…”

“Anche a me, Nabiki e papà manca molto e ogni anno ricordare è doloroso. Ma ricordi cosa ci disse una volta? ‘Soffrire vuol dire crescere’ come a voler intendere che sono entrambe delle cose inevitabili, si soffre ma poi il tempo passa e la crescita lenisce le ferite” le sussurrò in un orecchio, posandole le mani sulle spalle in un amorevole gesto. “Noi abbiamo perduto nostra madre, è vero, ma abbiamo comunque avuto la fortuna di passare del tempo con lei, pensa a Ranma invece: lui ha dovuto aspettare più di un decennio per conoscere la sua”

“Hai ragione eppure non nascondo di provare un briciolo di invidia. Quando la signora Nodoka viene qui mi sembra quasi di riavere la mamma accanto, è così buona e gentile”

“Posso capirti, è una cara persona e le assomiglia”

“Ora è meglio che vada a cambiarmi e che inizi a studiare, almeno mi distrarrò un po’ e scaccerò via la tristezza”

“D’accordo ma scendi per il pranzo. E dopo cerca di riappacificarti con Ranma”

Recuperati un vaso e dell’acqua, Akane sistemò la rosa sulla sua scrivania.

 

Quando, nel pomeriggio, ebbe terminato i compiti si volse a guardare il fiore e si lasciò sfuggire un lieve sospiro. Si sentiva diversa. Così all’improvviso, che strano. Eppure tutto ai suoi occhi appariva finalmente chiaro, come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno.

In quel momento bussarono alla sua porta.

“Sì, avanti”

Fece la sua comparsa Ranma.

“Akane” fece seccato. “Kasumi l’ha trovato fuori di casa e mi ha detto di portartelo”

“Oh no, P-chan! Cosa ti è successo?!” s’allarmò strappando il porcellino dalle mani del ragazzo.

“Non preoccuparti per lui, è solo svenuto. Fra poco si riprenderà”

Akane allora posò P-chan sul suo letto, poi tornò a rivolgersi a Ranma: “Grazie per averlo portato qui, sai quanto tengo al mio P-chan”

“Beh, prego. Ma non sei più arrabbiata?” domandò, cercando di ignorare il fastidio che l’espressione il mio P-chan gli aveva procurato.

“Ma no. Ho capito che è stato a causa di Happosai se sei entrato nello spogliatoio, ora so che non era tua intenzione, sei stato accusato ingiustamente”

“E… non ce l’hai più con me?”

“Certo che no” confermò, sorridendogli.

Che strano. Com’era possibile che tutto a un tratto Akane, il maschiaccio di casa Tendo, si comportasse in modo così cordiale, ragionevole e maturo? Ranma se lo domandava e non riusciva a darsi una risposta anzi, a dirla tutta, non credeva alle sue orecchie.

“E quella rosa?” chiese poco dopo, con una poco probabile nonchalance.

“Bella, eh?”

“Sì. Quando l’hai comprata?”

“Non l’ho comprata, mi è stata regalata”

“Ah, sì? E da chi?”

“Ma dai Ranma, non dirmi che sei geloso! Me l’ha data Kasumi”

“Come poteva essere altrimenti? Nessuno ti regalerebbe dei fiori. E anche se fosse, non sono affatto geloso di te, a me di certo non interessa la tua vita larga” commentò, mettendosi sulla difensiva.

“Sì, ho la vita larga, non ho sex appeal e sono priva di fascino…ovvio non ti interessi” fece lei, abbassando lo sguardo.

“Ma sei scema? Chi ha detto che non mi interessi?”

“Lo hai detto tu un attimo fa. Allora, vuoi dire che invece ti interesso?” domandò speranzosa.

“Beh, ecco io…”

“Perché se è così ti prego di accettare il mio… invito”

“Invito?!”

“Vediamoci tra un’ora davanti al Maison Cafe” l’informò con la tranquillità e l’innocenza di una bambina alla quale non si può rispondere di no.

Ranma mormorò una qualche risposta affermativa prima di uscire dalla stanza.

Com’era carina” pensò subito dopo, arrossendo.

Immediatamente si chiese il perché di quel gesto, non aveva idea del motivo per cui l’avesse invitato a uscire con lei. Uscire con lei?! Ranma non si capacitava di averle detto di sì con tanta facilità, era stata colpa delle sue parole gentili e di quel sorriso, se fosse stata la solita Akane non avrebbe ricevuto una simile proposta e non sarebbe stato costretto ad uscire insieme a lei. Beh, in realtà non era stato affatto costretto, aveva avuto facoltà di scegliere e le aveva risposto di sì perché era ciò che gli aveva dettato il cuore alla vista di quegli occhi speranzosi, ma a lui faceva più comodo rigirare la frittata e pensarla a quel modo.

 

Puntualissima, Akane arrivò al luogo dell’appuntamento trovandovi già Ranma che l’aspettava con evidente trepidazione. Alla sua vista le guance le si illuminarono.

“Sono felice tu abbia accettato di venire” gli disse con un filo di voce.

“Senti Akane, perché hai voluto che ci vedessimo qui?” domandò, un po’ accigliato.

“Che domande, per passare del tempo insieme, dato che non lo facciamo mai” rispose con la massima naturalezza, come fosse ovvio.

Ancora una volta Ranma era davvero stupito, ma era davvero Akane quella strana ragazza che gli stava davanti? Era insolitamente disinvolta, dolce e anche bella. Sì, bella, dovette ammettere fra sé e sé, seppur non senza imbarazzo. Aveva legato i capelli con un nastrino e si era truccata. Da sotto il cappottino si intravedeva il leggero tessuto di un abitino dalla fantasia floreale che esaltava armoniosamente il corpo della ragazza, rendendola ancor più desiderabile agli occhi di chiunque, persino allo sguardo esterrefatto del ragazzo col codino.

“Allora, hai scelto?” chiese Akane parecchi minuti dopo essersi accomodati a uno dei tavoli all’interno del locale.

Ma possibile che qui sia tutto così costoso?!” pensò Ranma sudando freddo davanti al menù.   

“Ordina pure quello che vuoi, offro io” l’incoraggiò con un sorriso, come se potesse leggergli nella mente.

Ranma si sentì ancora più imbarazzato. Non era la prima volta che offriva lei ma in quel frangente tutto era diverso: lui aveva l’aspetto maschile e lei si era fatta bella per l’occasione, insomma si capiva subito che il loro era un appuntamento. Cercando di non pensarci, sfogliò nuovamente il menù sperando così di eludere il suo sguardo dato che la ragazza non gli toglieva gli occhi di dosso. Nemmeno per un istante, notò nervosamente.

“Prendo il dolce della casa e una tazza di cioccolato caldo” si decise poi.

“E per lei, signorina?” domandò la cameriera.

“Lo stesso, grazie” si affrettò a rispondere.

Nei minuti che seguirono calò il silenzio. Gli unici rumori erano il brusio creato dalla poca gente presente nel locale e dalle amabili note della musica di sottofondo. Akane di tanto in tanto guardava fuori dalla vetrata, per il resto teneva gli occhi su Ranma che, invece, era intento a spazzolare il delizioso dessert che aveva nel piatto. Voleva solo risultare indifferente, non maleducato. Eppure bere e mangiare erano le uniche due cose che si sentiva di fare in quel momento perché, in fondo, non era mai uscito con lei – e ancora cercava di capire come ciò potesse essere accaduto –  e quindi non sapeva come comportarsi. Quella nuova lei lo faceva sentire ancora più imbranato del solito.

“Ti piace il dolce, Ranma?”

“S-s-sì. E’ buonissimo”

“Lo penso anch’io”

“Come hai scoperto questo posto?” le chiese, sforzandosi di collaborare facendo un po’ di conversazione.

“L’altro giorno mi ci ha portato un’amica così ho pensato: Perché non venirci con Ranma? Dato che anche tu sei un golosone mi sembrava un peccato non farti assaggiare le squisitezze che preparano qui! E così, eccoci qui” rispose, continuando a sorridere teneramente.

“Già, eccoci qui” ripeté.

Un po’ di tempo dopo ebbero terminato e si ritrovarono fuori dal locale.

“Beh, io ora dovrei proprio andare…”

“Come? Di già?!” sussultò Akane voltando la testa di scatto.

“Sì, non ho ancora fatto i compiti e, soprattutto, devo allenarmi” spiegò, risoluto.

“Ma ti alleni intensamente ogni giorno, sei il ragazzo più forte che conosca, per una volta puoi anche saltare l’addestramento. Per quanto riguarda i compiti, invece, non preoccuparti perché io li ho già fatti e sarò ben felice di darti una mano dopocena, lo farò molto volentieri” convenne semplicemente.

“Ma come faccio a saltare gli allenamenti?!”

“Ranma tu…” gli si avvicinò e lo guardò negli occhi. “…non vuoi restare ancora un po’ con me?”

Il ragazzo rimase impietrito davanti a quegli occhi che all’improvviso divennero tristi.

“Naturalmente voglio restare con te ma…”

Ma cosa? Forse non ti piaccio, Ranma?”

“Ma che accidenti dici?! Come potresti non piacermi?” sbottò allora, col viso in fiamme.

“Dici sul serio?” giunse le mani porgendogli quella domanda.

“Certo” deglutì. “Penso che tu sia bellissima, Akane”

A quelle parole gli occhi di lei si spalancarono e la bocca si piegò in un gioioso sorriso che le illuminò il volto.

“Se è così, allora, potresti esaudire un mio desiderio?”

“Tutto quello che vuoi” sospirò impercettibilmente, sentendo il cuore farsi improvvisamente più leggero.

“Vorresti guardare il tramonto insieme a me?”

“Se è solo questo, per me va bene”

A quella risposta Akane si lasciò sfuggire un risolino euforico, si avvinghiò al suo braccio e iniziarono a camminare. A Ranma tornò un po’ d’imbarazzo, ma solo un pochino, sperava soltanto che nessuno di loro conoscenza li vedesse così. In cuor suo gli piaceva che Akane facesse così, sentire la presa di lei, non rozza ma gentile, sul suo braccio forte e vigoroso, lo rendeva segretamente felice.

Il sole si congedava, il vento spirava scuotendo dolcemente i capelli ed il vestito di Akane.

“Non è bellissimo?” domandò lei.

“Sì” convenne lui.

Akane non aveva smesso di ammirare il tramonto nemmeno per un attimo eppure il tocco delle sue mani si era spostato dal braccio al torace di Ranma e la rosea guancia posava sul suo petto. Lui era immobile, avrebbe voluto contraccambiare quel tenero abbraccio ma, ancora una volta, la timidezza gli impediva di muovere anche un sol muscolo. Eppure voleva farcela, voleva vincere quel suo blocco interiore e smetterla di essere così rigido. Akane era lì, così sorprendentemente graziosa, avvinghiata a lui e che aspettava solo di essere abbracciata, col vento che li sfiorava e quello splendido tramonto come sfondo, in un momento davvero perfetto.

Sollevò lentamente una mano per toccarle una spalla e i loro sguardi si incrociarono. Akane, prendendo coraggio, si sollevò sulle punte dei piedi per potersi trovare alla sua stessa altezza. Ranma allora si decise, la guardò con intensità, le si avvicinò e…

“Akane Tendo, ma che magnifica coincidenza! Usciamo insieme e ti prometto che tutti i tuoi sogni si avvereranno!” gridò Tatewaki Kuno  dall’altra parte del ponte iniziando a correre in direzione della ragazza.     

Hai appena infranto il più grande” pensò tristemente Akane.

“Maledetto, non ti perdonerò mai!” gridò Ranma, calciando lontanissimo l’insopportabile rivale.

Akane era immobile, accanto alla balaustra del ponte, aspettava Ranma.

“Forse è meglio andare”

“Sì, ormai si è fatto buio”

Ranma allora iniziò ad incamminarsi verso casa, Akane rimase indietro di alcuni passi mentre le luci dei lampioni proiettavano sulla strada le loro ombre scure.

Quel bastardo ha rovinato tutto!” pensò Ranma. 

Anche Akane era delusa, ci aveva sperato davvero e invece era andato tutto in fumo.

La fresca brezza del tramonto aveva lasciato spazio ad un ben più freddo vento notturno che iniziò a sferzare l’aria. Akane rabbrividì e presto non poté trattenere un sonoro starnuto, nonostante indossasse il cappottino. Ranma allora si voltò, la raggiunse e, con galanteria, le cinse le spalle con un braccio non avendo addosso nulla che potesse scaldarla.

“Va un po’ meglio?”

Per tutta risposta lei annuì e tornò a sorridere non appena iniziarono a camminare insieme. Di lì a poco iniziò a piovigginare ma Ranma non si trasformò nella ragazza col codino perché Akane lo riparò prontamente con un ombrellino che aveva in borsetta. Così, abbracciati e sotto lo stesso ombrello, sembravano davvero una coppia di innamorati. Sembravano? Pardon, lo erano davvero. Soltanto loro non se ne rendevano conto.

“Grazie, Ranma” disse all’improvviso.

“Di cosa?”

“Del pomeriggio che hai trascorso con me. Sai, sono stata benissimo”

“Di-di nulla…” balbettò.

Prima di entrare in casa però si staccarono l’uno dall’altra, in fondo non erano pronti a commenti di nessun tipo, così decisero di far finta di niente.

“Chi si rivede! Ma dove siete stati finora?” li stuzzicò Nabiki.

“Fra non molto si cena, avete giusto il tempo per un bagno” aggiunse Kasumi facendo capolino dalla cucina.

La cena fu stranamente tranquilla: Ranma e Akane non dissero una parola, Genma non litigò con suo figlio e nessuno strano individuo fece irruzione in casa Tendo.

Dopo aver aiutato Kasumi a sparecchiare, Akane ricordò a Ranma che doveva ancora fare i compiti così lo invitò a prendere la cartella e a salire in camera sua. Ranma obbedì, anche se un po’ riluttante.

Devo stare calmo. Sto andando in camera sua per studiare, sì, studiare e nient’altro. Non ho alcun motivo di agitarmi” pensò.

Guardò il cartello a forma di papera con su scritto Akane e, deglutendo, bussò.

“Vieni pure, Ranma”

Il ragazzo afferrò la maniglia e aprì lentamente la porta.

Akane era seduta alla scrivania, stava di spalle alla porta e teneva la testa china su un quaderno, accanto a lei era già stata predisposta una sedia per lui. Ranma si accomodò e non poté fare a meno di guardarla. Indossava un pigiama celeste a quadrettoni che regalava morbidezza alla sua figura.

“Siamo fortunati, sai? Abbiamo pochi compiti per domani, questo vuol dire che faremo presto”

Ranma annuì e tirò fuori quaderni e penne dalla cartella. Il sorriso e i modi di Akane lo disarmavano totalmente. Non si era mai comportata così prima, cos’era cambiato in lei?

Cercò di concentrarsi e di ascoltare quello che gli suggeriva ma riuscì soltanto a scrivere meccanicamente senza capire nulla.

Era lì con lei, come poteva pensare ad altro?

Dopo un po’, non si seppe mai come, Ranma terminò gli esercizi e dall’espressione soddisfatta di Akane non doveva essere andato poi tanto male.

“Ti va del caffè? Prima Kasumi ne aveva fatto un po’ e le ho chiesto di poterne prendere un pochino” chiese.

“Sì, se lo ha fatto davvero Kasumi”

“Puoi stare tranquillo, io non sono in grado di cucinare nulla, è ovvio che l’abbia fatto lei” assentì.

Ranma avvertì subito la nota dolente nella sua voce così, maledicendosi, le disse: “Comunque se farai pratica un giorno imparerai”

“Tu credi, Ranma?”

“Certamente” sarebbe stato impossibile dire qualsiasi altra cosa davanti a quel visetto.

“Grazie”

Ranma abbassò la testa per nascondere il rossore delle guance. Lo sguardo di Akane fisso su di lui non faceva che alimentare il nervosismo dettato dalla timidezza, così tra loro scese il silenzio.

“Abbiamo fatto i compiti. In fondo era per questo che sono venuto qui quindi sarebbe il caso di tornarmene di sotto ora, no? si domandò fra sé e sé.

“Grazie dell’aiuto Akane, direi che è ora di andare a letto. A domani” fece, cercando di mascherare l’imbarazzo con un tono di voce vagamente freddo.

La delusione si leggeva chiaramente sul volto di Akane mentre Ranma raccattava le sue cose e si avvicinava alla porta. Akane stava per augurargli la buonanotte ma proprio mentre aprì bocca andò via la corrente e la stanza venne immersa nell’oscurità.

“Non ci voleva, vado a vedere di che si tratta” si offrì il ragazzo.

“No!” fu la risposta decisa di Akane che lo afferrò per un braccio.

“Ma come no?!”

“Ti prego non andartene, resta qui”

“Perché dovrei?”

“Perché… ho paura”

“Paura tu?! Questa sì che è buona! I maschiacci non hanno paura”

“Non so il perché ma non mi sento sicura quanto non mi sei accanto… e poi, sì, ho paura anche se sono un maschiaccio!”

“D’accordo, resterò. Ma solo per un po’!” fece dopo qualche secondo, intenerito dalla frase della ragazza.

Akane si sedette sul letto e Ranma fu costretto a fare lo stesso dato che lei era attaccata al suo braccio e non sembrava intenzionata a staccarsene. Chissà, forse era vero che aveva paura.

Buio e silenzio però fecero innervosire ulteriormente Ranma nella cui testa stavano nascendo sentimenti tra loro contrastanti.

Oggi è stata una giornata snervante e, anche se devo ammettere di essere stato bene, non vedo l’ora che finisca. Come vorrei andarmene…se solo non avesse paura…” mentre pensava questo ed altro sentì Akane tremare. 

“Che c’è, Akane?”

“Ecco io…vorrei scusarmi con te. Scusami se sono un maschiaccio completamente privo di fascino” sussurrò debolmente.

Nel sentire quel basso tono di voce Ranma ebbe un presentimento, così abbassò la testa verso di lei e le appoggiò una mano sulla guancia. Avvertì una goccia calda sotto le dita e il suo viso si contrasse in una smorfia.

“Akane…perché piangi?”

“Perché non ti vado bene”

“Ma che dici, cretina?!”

 “Perché io… non sono la donna che desideri” singhiozzò con voce rotta.

A questo punto Ranma non ebbe più la minima voglia di insultarla in alcun modo, anzi si sentì uno stupido e anche di peggio per averlo fatto sino a quel momento. Come aveva potuto farla stare così male? Si era sentita dire talmente tante volte quelle parole da arrivare a crederci lei stessa, come se fossero vere. Non lo erano, certo, ma questo solo Ranma lo sapeva.

Non aprì bocca, istintivamente si chinò su di lei, le prese il viso fra le mani e la baciò.

Un bacio breve, fugace, impacciato e tanto dolce.

Un bacio da Ranma.

Il bacio che lei aspettava, il bacio che più di tutto desiderava. Il bacio.

“Non dirlo mai più. Se lo pensassi davvero non avrei mai fatto questo. Quelle sono cose senza senso, non hanno valore, non significano nulla. Non sono vere, ti prego di credermi” confessò sottovoce, seppellendo il viso fra i suoi capelli.

“Ranma, allora io…ti piaccio?”

“Certo che mi piaci”

“Ranma io…”

“Non dire niente. Fammi solo un favore: come ti sei comportata oggi…resta sempre così”

Lei annuì, stupefatta.

“Si sta facendo tardi…” cominciò a dire alzandosi in piedi, allarmato da come l’atmosfera si stesse scaldando.

“Ti amo” sussurrò coraggiosamente al suo orecchio, abbracciandolo.

Stava accadendo un fatto impossibile dietro l’altro, cos’avevano entrambi?

L’istinto gli suggeriva di rispondere all’abbraccio e lui, miracolosamente, obbedì, stringendo Akane fra le braccia. E fece lo stesso anche quando gli venne detto di accarezzarle i capelli, di sedersi sul letto e di farla sistemare sulle sue gambe. La baciò ancora, all’inizio dolcemente poi quasi fino a divorarle le labbra incoraggiato dal suo ansimare e dalla morbidezza del seno che premeva contro il suo petto. Akane fremeva leggermente, il suo timido amore non riusciva a stare al passo con il desiderio che iniziava a infiammare il ragazzo. Quando, però, la voglia di lei iniziò a crescere troppo in lui e a mandarlo quasi fuori controllo, decise di staccarsi. Quel dolce viso, quel corpo dalle curve sinuose, quella bocca fatta di velluto… tutto di lei lo attirava come una calamita. Ranma si allontanò a malincuore ma si convinse che non era quello il momento giusto e che non sarebbe stata la sua emozione, seppur molto forte, a rovinare tutto.

“Buonanotte” le augurò prendendo la sua cartella.

Un istante dopo tornò la luce e Ranma ebbe la scusa che aspettava per andarsene.  

“Ranma, vorrei solo dirti… grazie” fece la ragazza dopo che lui ebbe richiuso la porta, sapendo, in qualche modo, che si trovava ancora lì.

“Non sei tu a dover ringraziare… sono io a doverti dire grazie. Grazie per la giornata passata con me e grazie per avermi aperto il tuo cuore” fece una pausa. “Sappi che provo lo stesso per te ma spero tu possa perdonarmi se ora non riesco a dirti quelle parole…ma un giorno lo farò, vedrai”

“Me lo prometti, Ranma?” chiese, appoggiandosi di schiena alla porta.

“Sì… ma tu aspetterai, vero Akane?”

“Sempre” sospirò.

“Posso chiederti un'altra cosa?”

“Dimmi”

“Vorrei che uscissimo… insieme… un po’ più spesso perché io con te… sto davvero bene, come con nessun’altra”

“Sono felice che tu me lo abbia chiesto… buonanotte, Ranma” riuscì a dirgli prima che se ne andasse.

Dormi bene, piccola Akane” pensò scendendo le scale e portandosi un lembo della giacca vicino al naso per sentire ancora il profumo di Akane.

Se la giornata era risultata fuori dal comune, la notte non fu certo da meno. Akane abbracciò il cuscino facendo romantici sogni su un ragazzo col codino, Ranma invece non riuscì a chiudere occhio. Si girò e rigirò nel letto innumerevoli volte pensando ad Akane e a un mucchio di pensieri che lo portavano a contraddirsi, come una parte di sé che voleva tornasse da lei e continuasse a baciarla e a tenerla fra le braccia, e un’altra che gli assicurava che stare ognuno nella propria stanza era la soluzione migliore perché il loro momento prima o poi sarebbe arrivato e sarebbe stato speciale. Poveretto, già lo sapeva: il giorno dopo avrebbe avuto una pessima cera e probabilmente si sarebbe addormentato in classe. E solo per colpa di Akane.

Accidenti a lei, perché tutto a un tratto è diventata così carina?” pensò, cercando la solita scusa che non sta in piedi.

Nonostante tutto provava a scacciar via il suo pensiero dalla mente, probabilmente perché temeva che il suo cuore – e il suo corpo – potessero emozionarsi di nuovo al solo visionare nella mente quella nuova, irresistibile lei.

 

Sfortunatamente la dolcezza di quel giorno non durò a lungo. Il giorno successivo Ranma e Akane tornarono a bisticciare come se nulla fosse accaduto, sebbene ne fossero consapevoli e ne conservassero gelosamente il ricordo.

La rosa che Kasumi aveva comprato e che era stata presa da Akane si era seccata completamente durante le ore notturne. Tuttavia era morta con gioia perché aveva svolto il suo compito: far sì che i due riuscissero ad essere sinceri l’uno verso l’altra, almeno una volta.

I litigi di certo sarebbero continuati ancora qualche tempo ma né Akane né Ranma avrebbero mai dimenticato quel bacio nel buio dato con lucidità e quei bei momenti trascorsi insieme, come due veri innamorati.

Ranma prima o poi avrebbe detto ad Akane quelle fatidiche parole e lei gli sarebbe stata accanto aspettando quel giorno in cui i suoi sogni, i loro sogni, si sarebbero avverati, permettendo a quel tanto agognato e meraviglioso amore di poter sbocciare e fiorire.

 

FINE

 

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Ciao gente,
allora… che ve ne pare? Storia scritta in un paio di giorni estivi ma che vi faccio leggere solo ora per le mie solite, lunghe indecisioni… grazie infinite se l’avete letta tutta, spero non vi siate annoiati, mi farebbe tanto piacere conoscere le vostre opinioncine a riguardo anche se non dovessero essere positive, d’altronde fa parte del gioco, eheheh ^^
Un saluto,

Amy

  

  
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