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Autore: Sweet96    18/10/2011    6 recensioni
Ran faceva avanti e indietro tra casa e ospedale da molto tempo. L'organizzazione era stata sconfitta cinque anni prima, ma, purtroppo, Shinichi non ne era uscito del tutto illeso. Aveva riportato molti danni, tra cui una grossa ferita al cranio. In un primo momento era riuscito a superarli. [...] Ma il destino era sempre in agguato, e, due anni dopo, suo marito aveva avuto una ricaduta ben peggiore della precedente.
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Storia seconda classificata al "Detective Conan - Scegli il canon pairing contest" indetto da Roe
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick su EFP: Sweet96
Coppia scelta: Shinichi Kudo/Ran Mouri
Citazione scelta: 9- Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.
Genere: Triste, Malinconico
Avvertimenti: One-shot
Rating: Giallo
Introduzione: Ran faceva avanti e indietro tra casa e ospedale da molto tempo. L'organizzazione era stata sconfitta cinque anni prima, ma, purtroppo, Shinichi non ne era uscito del tutto illeso. Aveva riportato molti danni, tra cui una grossa ferita al cranio. In un primo momento era riuscito a superarli. [...] Ma il destino era sempre in agguato, e, due anni dopo, suo marito aveva avuto una ricaduta ben peggiore della precedente.
Eventuali NdA: Ho inserito il rating giallo perché la one-shot tratta un tema un po', come dire, forte.


Releasing
 

 
Le pareti dell’ospedale erano bianche, fin troppo, ma Ran non ci faceva più caso, ormai.
In quell’ultimo periodo le aveva viste così tante volte che avrebbe potuto dire dove fosse posta ogni singola crepa ad occhi chiusi.
 
Quando vide una porta con una targhetta, che diceva ‘stanza 418’, vi entrò senza esitazione.
La camera era spoglia, consisteva in letto, una sedia, un comodino e apparecchiature mediche, il tutto rigorosamente bianco. L’unica cosa che ravvivava un po’ quel luogo era il vaso di fiori che Ran aveva portato tempo prima. Erano delle camelie rosse, che la giovane donna cambiava ogni giorno.
E sul letto, in coma da ormai tre anni, c’era Shinichi, suo marito.
Un singhiozzo le sfuggì dalla bocca. Vederlo lì, impotente, le straziava il cuore ogni volta.
Si sedette sulla sedia, accanto a lui, e gli prese la mano, tiepida.
Ran faceva avanti e indietro tra casa e ospedale da molto tempo.
L’organizzazione era stata sconfitta cinque anni prima, ma, purtroppo, Shinichi non ne era uscito del tutto illeso. Aveva riportato molti danni, tra cui una grossa ferita al cranio.
In un primo momento era riuscito a superarli e avevano potuto sposarsi, perché ‘non voleva rischiare di perderla di nuovo’, le aveva detto, e vivere felici.
Ma il destino era sempre in agguato, e, due anni dopo, suo marito aveva avuto una ricaduta ben peggiore della precedente. La ferita alla testa aveva mostrato i suoi effetti collaterali e i medici erano impotenti di fronte a quella situazione.
Era proprio come un film: la ferita era il regista, mentre lo schermo era Shinichi.
E Ran era condannata ad assistere alla proiezione, del trailer e della pellicola. Per quanto volesse coprirsi gli occhi davanti a quel macabro lungometraggio, non poteva.
Non poteva e soprattutto non voleva abbandonare il suo amato.

***

Il suono di qualcuno che bussava alla porta la distolse da quei pensieri.
“Avanti…” Un sussurro, detto con voce flebile, che faceva capire quanto fosse distrutta.
La porta si aprì con un cigolio e un’infermiera fece la sua entrata nella sala, insieme a un gruppo di medici.
“Mi scusi, signorina, siamo venuti a fare il controllo quotidiano.” A prendere la parola era stata sempre la donna.
Non aggiunse una delle sue solite frasi, del genere ‘Non si preoccupi, andrà tutto bene!’. Conosceva bene quella giovane, visitava l’ospedale da parecchi anni, e sapeva qual era la sua situazione. Non sarebbe bastata una frase consolatoria a farla stare meglio.
“Prego, fate pure…” Ran si era alzata e aveva lasciato spazio perché gli uomini facessero quel che dovevano.
L’infermiera ne approfittò per avvicinarsi a lei.
“Mi scusi, il caporeparto mi ha detto che vorrebbe parlarle. La aspetta nel suo ufficio.”
“Va bene…” Ran già immaginava quello che voleva dirle.
 

***

“Signorina, immagino che lei sappia perché l’ho fatta venire qua.” Esordì il caporeparto quando la vide accomodarsi di fronte a lui.
La donna annuì debolmente, ma non disse nulla.
L’uomo decise di proseguire. “Non le nascondo che la situazione di suo marito è critica. Sono ormai tre anni che è in questo stato, le probabilità che migliori sono minime e con il passare del tempo diminuiranno ancora. Non crede che sia il caso di… lasciarlo… andare?” Terminò con cautela, non sapeva come avrebbe potuto reagire, molte persone prendevano male la notizia.
E Ran non era certo un'eccezione.
Si alzò in piedi con gli occhi lucidi. “No! Shinichi si sveglierà! Ce la farà!” E scappò via, mentre lacrime salate scendevano lungo le sue guance.
 

***

- Ma chi voglio prendere in giro? So benissimo che le probabilità che si svegli sono praticamente nulle… - Pensava Ran, mentre tornava a casa.
Probabilità. Un semplice numero, eppure era lui a decidere l’umore della donna. Potevano due stupide cifre condizionare in quel modo il cuore di qualcuno? La risposta era sì. Perché ogni volta che le probabilità si abbassavano, un pezzo del cuore di Ran si frantumava in mille pezzi, insieme alle sue speranze.
Si sentiva distrutta, sia fisicamente sia psicologicamente.
Ripensò alle parole del caporeparto. Lasciarlo andare? Aveva sempre rifiutato l’idea che un giorno potesse accadere.
Del resto, chi era lei per decidere del destino di Shinichi? Non se la sentiva di assumersi quella responsabilità, non ne aveva il diritto.
Però, l’idea che il suo uomo potesse soffrire la spaventava ancora più di quella di mettere fine alla sua vita.
Le lacrime premevano per uscire dagli occhi, ma Ran non voleva cedere.
Cosa doveva fare? Continuare a tenerlo in vita, legato a questo mondo solamente dalle apparecchiature mediche, oppure lasciarlo andare e renderlo libero?
Non lo sapeva, o meglio, una parte di lei lo sapeva, ma non voleva accettarlo.
Era così confusa…
Poi, come in un flash, le apparve davanti agli occhi il suo Shinichi, mentre ripeteva una frase che una volta le aveva detto. “Quando hai una scelta difficile da fare, la razionalità può portare a ragionamenti sbagliati. Perciò ascolta quel che ti dice il cuore e saprai di star prendendo la decisione più giusta.”
Così Ran sentì ciò che il cuore le diceva e prese la sua decisione.
E finalmente cedette, permettendo alle lacrime di uscire copiose dai suoi occhi.
 

***

Pratiche, pratiche e ancora pratiche. Stava firmando documenti da mezz’ora, ormai. Come poteva uno scarabocchio fatto d’inchiostro avere così tanto potere?
Tra una firma e l’altra, lanciava uno sguardo al letto, dove giaceva suo marito. Stava male al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco, ma sapeva che era la cosa migliore da fare.
L’infermiera che le stava porgendo i fogli, la stessa che il giorno prima era entrata nella stanza insieme ai medici, la guardava con aria malinconica.
Finito di firmare, quasi leggendole nel pensiero, uscì dalla stanza, lasciando Ran sola con Shinichi, per l’ultima volta.
La giovane si avvicinò al capezzale lentamente, sembrava quasi che avesse paura che quel momento finisse troppo presto. Ed era così.
Giunta accanto all’uomo, gli prese la mano e intrecciò le dita con le sue.
Si sforzò di non piangere.
“Sii libero e, soprattutto, felice, ti prego…” Disse, sorridendo, mentre le lacrime scendevano lungo le sue guance per l’ennesima volta in quei giorni.
 

***

L’infermiera era arrivata subito dopo, insieme ai medici, e le aveva donato il più bel sorriso che potesse rivolgerle.
Ran non ce l’aveva fatta a guardare mentre gli uomini facevano quel che dovevano fare, sarebbe stato ancora più doloroso di quel che già era.
Si sentiva vuota e triste, ma era certa di aver fatto la cosa migliore, per lei e per suo marito.
Uscita dall’ospedale, alzò lo sguardo verso il cielo, dove ora riposava il suo unico grande amore. E le parve di vedere il suo volto, sorridente come un tempo.
In un attimo, rivisse tutte le emozioni provate con lui fino a quel giorno.
E le sembrò che anche lui la stesse guardando, con la stessa intensità con cui lei stava osservando quella sconfinata distesa azzurra.
Un dolce sorriso si formò sulle sue labbra.
L’avrebbe sorvegliata e protetta da lassù, ne era sicura.
“Grazie di tutto… Shinichi…”
 
 
«Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.»
~Harry Potter e la pietra filosofale; J. K. Rowling






Seconda classificata: Releasing di Sweet96
Grammatica, stile e lessico: 19.55/21 punti
Originalità della trama: 7/7 punti.
Caratterizzazione dei personaggi: 6/7 punti.
Utilizzo della citazione: 1,8/2 punti
Giudizio personale: 5/5 punti
Totale: 39,35/42 punti
Partiamo dal primo punto, come è mio solito. Il tuo problema è nello stile, fai un uso spropositato di virgole, le metti anche dove non sono necessarie ad esempio secondo me: nella frase “E Ran era condannata ad assistere alla proiezione, del trailer e della pellicola” la virgola non ci va. Questa come ti stavo dicendo ti è contata come errore di punteggiatura, per il resto ti consiglio di non abusarne, frammentano molto il testo rallentandone la lettura. Poi ho notato che hai scritto “caporeparto” staccato, mentre si scrive tutto attaccato. A parte queste sottigliezze, dal punto di vista formale non ho altro da segnalarti, perché hai prodotto davvero un’ottima oneshot! La trama in sé è molto originale, ho letto di fanfiction dove l’organizzazione viene sconfitta e vissero tutti felici, contenti e con prole, questa è davvero diversa! Hai ideato una trama abbastanza lineare, ma che mi ha sorpresa, perché è stata molto esaustiva nella sua semplicità! In caratterizzazione ti ho tolto un punto perché Ran favorevole all’eutanasia mi sembra un po’ OOC, in quanto vediamo che lei desidera con tutto il cuore il ritorno di Shinichi, quindi è una ragazza ottimista e magari non gli toglierebbe la vita. Tuttavia, hai curato molto bene l’introspezione del personaggio (Shinichi in coma non l’ho potuto valutare) tanto da meritare un 6! La citazione è utilizzata bene nel testo e la fanfiction mi è piaciuta un sacco, nonostante l’argomento un po’ angosciante! Complimenti!
 

 

  
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