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Autore: Deilantha    18/10/2011    6 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
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Capitolo 11





 

Il giorno dopo andai a curiosare di nuovo in camera di Emile, per vedere se mi avesse risposto: avevo un’ansia da aspettativa enorme, mi batteva il cuore mentre entrai in quella stanza alla ricerca di un frammento di comunicazione fra me e lui: e scoprii che c’era, Emile mi aveva risposto! Trovai un nuovo biglietto con un nuovo messaggio:

 

Hai ragione, c’è un po’ troppa polvere; ci pensi tu, visto che sei diventata un’abituale frequentatrice di camera mia?

 

Sempre il solito venefico e sarcastico! Ma stavolta iniziavo a prenderci gusto: in qualche modo, inconscio o meno che fosse, avevamo trovato un modo per comunicare e mi venne in mente il detto “Volere è Potere”: l’idea del Destino creato con le proprie mani iniziò a prendere punteggi nella mia classifica personale! Risposi anche questa volta alle sue provocazioni:

 

Mi spiace, ma una sciocca esagitata come me potrebbe far danni ai tuoi preziosi strumenti musicali… è meglio che non li tocchi!



A quel punto mi feci una bella risata: iniziavo davvero a divertirmi!

Emile rispose nuovamente alla mia frase e iniziammo così un gioco tutto nostro fatto di battutine sarcastiche e punzecchiature, che mi ricordavano un po’ il modo in cui Emile si rivolgeva a suo padre. Sperai che questo significasse che stesse abbassando di nuovo le barriere verso di me e che ci fosse davvero una speranza di avvicinarlo. Trascorsero così alcune settimane: ogni pomeriggio il mio primo pensiero era quello di leggere il messaggio di Emile e di rispondergli prima di concentrarmi su Claudine: avevo il solito batticuore ogni volta che mi avvicinavo alla sua stanza, mi assaliva la gioia ogni volta che leggevo ed ero raggiante dopo aver risposto. Quello scambio di battute giornaliero era diventato il mio punto di riferimento quotidiano, il mio corroborante, il mio elisir di felicità.

Iniziai a capire cosa intendeva Alberto, quando diceva che Claudine lo faceva star bene: nonostante non ci vedessimo, sentivo Emile vicino a me. Anche se non sapevo molto al suo riguardo, sentivo che si era ricreata quell’intimità nata una sera in quella camera degli ospiti accanto alla sua stanza. In quei giorni mi sentii davvero felice!

Come ogni cosa al mondo però, anche quel gioco terminò. Entrai un pomeriggio in camera di Emile pronta a leggere il nuovo biglietto ed invece trovai proprio lui che leggeva, seduto accanto al letto! Mi balzò il cuore in gola per la sorpresa!

«Stavolta niente biglietto.» mi disse senza alzare la testa dal libro, ma con un sorrisetto soddisfatto sul viso. «Dannazione Emile! Potevi anche avvertirmi che eri qui!» Dio mio quanto sono felice di rivederti!

«Per perdermi questo spettacolo? Assolutamente no!» Emile si fece una bella risata e mi guardò con quella luce maliziosa negli occhi che indicava che si stava divertendo un mondo… sulle mie spalle! Ma non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, rivederlo e per di più così sorridente, mi donava una gioia incontenibile che superava qualsiasi altra emozione potessi mai provare in quel momento.

«Che ci fai qui?» gli chiesi, ritrovando la parola e la risposta non si fece attendere:  

«È camera mia fino a prova contraria, anche se l’hai subaffittata!»

Corrugai le sopracciglia contrariata…

«Io non l’ho…» …e feci un respiro profondo:

«Voglio dire, esimio signor Castoldi, che gradirei sapere per quale motivo lei si trova in questa casa e non è a guadagnarsi il pane a lavoro?»

Emile mi stava osservando con divertimento, si stava godendo in pieno l’effetto delle sue parole e della sua presenza su di me: che adorabile bastardo sapeva essere!

«Per rispondere alla sua domanda così gentilmente formulata, si dà il caso che oggi io abbia le prove col gruppo e che quindi abbia preso il pomeriggio libero e nel frattempo che attendo i miei stimati colleghi musicisti, ho pensato di leggere qualcosa, nella mia stanza.» il sorriso divertito di Emile gli illuminava il volto, in quella camera rischiarata dalla luce esterna sembrava l’emanazione del sole, con la sua chioma fiammeggiante e gli occhi ridenti e restai per un attimo abbagliata dalla sua luminosità.

«Pasi, è tutto ok?» il cambiamento di tono nella sua voce mi destò dalla mia catalessi:

«Eh? Sì sì, è tutto ok… ero sovrappensiero.» Emile restò perplesso per qualche istante, poi riprese a parlare: «Seguimi.»

«Eh?»

«Vieni con me un attimo.» cosa voleva ora?

Scendemmo le scale e voltammo verso il salotto: Emile si diresse verso un pacco posto sul mobile:

«Vedi questo? È tuo. Sono i dischi di mia madre: stavolta li ho protetti, così potrai portarli a casa tua senza rischio di romperli.»

I dischi in vinile di Claudine! L’ultima volta che ero stata in procinto di averli non avevo fatto in tempo a prenderli dalle mani di Emile, che gli caddero rovinosamente a terra... Da quella volta non ne parlammo più e credetti di averli persi ormai, invece se n’era ricordato e aveva avuto anche la premura di proteggerli questa volta!

«Ero ancora in debito con te, dovevo ripagarti!» quel gesto così premuroso, quel sorriso così sincero… in quel momento il mio cuore scoppiò di gioia: quanto era bello e quanto l’amavo! Senza pensarci un secondo l’abbracciai con le lacrime agli occhi.

«Pasi!» Emile sussultò e s’irrigidì: di sicuro non si era aspettato una reazione simile!

«Scusami Emile, ora mi stacco, è che… grazie, sono così felice!»

«Ma non ho fatto nulla!» non ricambiò il mio abbraccio, ma sentii che si rilassava, non era più teso sentendomi vicina a lui.

«Hai fatto tanto credimi, grazie!» rimasi per qualche secondo a godermi quel contatto con Emile, finché sentii Sabrina che mi chiamava e mi staccai per correre in direzione delle scale ed occuparmi di Claudine.

 

Quando i Castoldi acquistarono quella casa, Claudine si premurò subito di adattarla alle esigenze sue e di suo marito trasformando alcuni ambienti, così la serra divenne un laboratorio perfetto per l’arte di Alberto e il piano interrato fu ristrutturato con l’edificazione di una sala prove insonorizzata per la musica di Claudine. Purtroppo quella stanza non fu mai usata da chi l’aveva voluta, ma andò a beneficio di suo figlio, che si ritrovò in casa una sala prove a disposizione per la sua band. Quel pomeriggio perciò i GAUS si riunirono in casa Castoldi per provare i loro brani, lasciando me nel tumulto interiore.

Mentre ero con sua madre, non facevo che pensare al fatto che Emile fosse in quella stessa casa a pochi metri di distanza: pensai alla gioia che mi aveva donato ricordandosi di me, al suo sorriso luminoso e ripensai anche al batticuore provato abbracciandolo, alla sensazione estatica che avevo provato poggiando il mio corpo contro il suo… quello sarebbe stato un problema grosso: l’attrazione fisica!

Sarei riuscita a tollerare il mio desiderio di sentirlo, toccarlo, baciarlo senza poter fare mai una di queste cose? Sarei riuscita a guardarlo e a parlargli tranquillamente (per quanto ne fossimo mai stati capaci), pensando a quanto invece avrei voluto saltargli addosso e farlo mio? A quel punto non sapevo più se fosse  stato un bene rivederlo o meno!

La tortura continuò anche nei giorni successivi: Emile aveva preso tutta la settimana libera e provava nella saletta allestita nel piano interrato della casa; lo vedevo di sfuggita mentre passava per andare in camera sua o viceversa quando ne usciva e ogni volta mi salutava con qualche parola fugace, prima di scendere a provare. Essendo la saletta insonorizzata, non sentivo la musica proveniente dal basso, ma percepivo le vibrazioni degli strumenti attraverso il pavimento quando mi ritrovavo al piano terra e puntualmente ero presa dal desiderio e dalla curiosità di scendere quelle scale e raggiungere Emile.

Vederlo era sempre più una sofferenza fisica e a quella se ne aggiunse un’altra un pomeriggio in cui conobbi il resto del suo gruppo: ero in cucina quando risalirono dalla saletta per venire a dissetarsi. I compagni di Emile erano quattro: il batterista, Claudio, era un tipo alto e ben piazzato, con qualche chiletto di troppo ma braccia muscolose che avevano fatto di sicuro palestra, a differenza di Maurizio, il chitarrista, che invece sembrava perdersi dietro lo strumento a causa del suo fisico gracile. Quei due erano gli stessi tipi che avevo visto con Emile al concerto dei TresneT, eppure non ricordavo di averli visti sul palco… Ma era anche vero che quando sentivo cantare Emile, tutto il resto spariva… Gli altri due componenti del gruppo, Francesco e Filippo, erano due gemelli e suonavano rispettivamente la chitarra solista e il basso. Entrambi erano un po’ più alti di Emile che di sicuro superava il metro e ottanta,  ma meno di Claudio che rivaleggiava con Testa di Paglia ad altezza. I due gemelli avevano lo stesso fisico slanciato ma muscoloso e i capelli lunghi e scuri, che Francesco portava ricci e sciolti mentre Filippo li lisciava e li legava con una coda bassa. Mi ispirarono subito simpatia, erano allegri e socievoli e il modo in cui prendevano in giro Emile mi divertiva tantissimo.

Il mio amato Pel di Carota tendeva ad essere terribilmente arrogante e saccente (più del solito) quando si parlava di musica e i due fratelli sapevano smontare le sue teorie con una semplice battuta di spirito!

Maurizio parlava poco mentre Claudio sembrava fosse lì solo per caso, ma fu lui ad un certo punto a darmi la notizia che non mi aspettavo.

«Allora è tutto pronto per la partenza?»

Partenza? Di quale partenza stava parlando?

«Sì Claudio, domani alle 15:00 abbiamo l’aereo quindi stasera non datevi ai bagordi!» rispose Emile.

«Partite?!» gli chiesi sorpresa.

«Sì, iniziamo un piccolo tour europeo: la nostra casa discografica ha deciso di farci esibire in qualche live internazionale come band di supporto, per testare l’impatto sul pubblico prima di lanciarci con l’album.»

Il viso di Emile sprizzava gioia e orgoglio da tutti i pori, ma nonostante fossi felice per lui, sentii un tuffo al cuore al pensiero che il giorno dopo non sarebbe stato più in quella casa e che avrebbe messo dei chilometri di distanza tra noi.

«E… quanto starete via?» Cercai di nascondere la tristezza che mi avvolse all’improvviso.

«Un mese circa: gireremo tra Germania, Inghilterra e Francia con cinque tappe per nazione e dovute pause tra loro per spostarci e organizzarci.»

«Capisco… beh, sono davvero felice per voi!» feci il migliore sorriso che riuscii a stiracchiare sul mio volto e mi congedai da loro prima di mostrare tutto il vuoto che iniziai a sentire dentro.

Un mese!

Un mese senza vederlo né sentirlo, senza avere contatti di alcun genere con lui!

Avevamo avuto momenti di distanza tra noi, ma non erano mai stati così lunghi e soprattutto non doveva capitare ora che iniziavo a sentire un bisogno fisico di averlo accanto a me! Sarei riuscita a sopportare una tale assenza?

Del resto non potevo fare altrimenti…

 

 

*****

 

Quando entrai  in quella casa il giorno dopo sapendo che Emile non ci sarebbe stato, sentii la tristezza avvolgermi, per cui cercai di non pensarci e andai direttamente nella stanza di Claudine. Ma poco prima che finisse il mio turno, avvertii il bisogno di entrare nella camera di quell’adorabile rompiscatole per sentire in qualche modo la sua presenza: un libro lasciato aperto, un bicchiere d’acqua dimenticato sulla scrivania, una penna solitaria, o anche solo il suo odore. Invece la stanza era in ordine perfetto: sul comodino non c’era alcun biglietto ad attendermi e nessuno era seduto a leggere, non c’era alcuna traccia recente di Emile a parte il fatto che avesse dormito in quel letto ore prima. A quel pensiero, spinta dalla profonda malinconia, mi ci accomodai e un secondo dopo mi ci ero del tutto sdraiata su. Non mi resi conto del tempo che passava finché non comparve Alberto sulla soglia della stanza:

«Stanchezza o malinconia?» si accomodò sul letto accanto a me: avevo il viso sprofondato nel cuscino e cercai di non pensare alla vergogna di essere stata colta in flagrante: scioccamente avevo lasciato la luce accesa in una stanza che doveva essere disabitata… Per fortuna si trattava di Alberto che non si scomponeva per alcuna cosa al mondo!

Tuttavia incapace di rispondergli, mugugnai un: «Mmmm!»,  al che appoggiò una mano comprensiva sulla mia spalla.

«Ti manca, eh?»

«Tantissimo!» era inutile tentare di mascherare, non  sarei mai riuscita a fingere con Alberto, tantomeno in quella situazione in cui qualsiasi altra risposta sarebbe parsa per quella che era: una semplice scusa.

«Coraggio ragazza mia il tempo scorre, anche se in questo momento ti sembra eterno e quando meno te l’aspetterai lo rivedrai comparire qui, stanco ma soddisfatto e di sicuro felice di rivederti.»

A quelle parole osai staccare la faccia dal cuscino, Alberto stava insinuando qualcosa a cui non riuscivo a credere.

«Davvero pensi che lo sarà? Felice di vedermi?» mi guardò con affetto, gli occhi colmi di un’emozione inespressa:

«Piccola, tu non ti rendi conto di quanto lo stai rasserenando, non l’ho mai visto così tranquillo e sorridente come in questi ultimi tempi! Sei una benedizione per questa casa, ma soprattutto per lui.» lo guardai sorpresa, non avevo la minima idea di aver avuto qualche effetto su Emile!

«Davvero?! Non lo dici solo per consolarmi?» non potevo crederci, certo ero felice che si rivolgesse a me senza astio ed era tornato a sorridermi sereno come dopo quella nottata trascorsa a parlare… ma non credevo di avergli migliorato la vita, non osavo credere di avere un qualsivoglia effetto su di lui! 

«Ti assicuro Pasi, che di tutte le ragazze che ho visto accanto a mio figlio, tu sei stata l’unica in grado di farlo sorridere in quel modo!»

«Ma forse è felice perché le cose col gruppo vanno bene e poi si diverte a prendermi in giro, ecco tutto!»

«Devi avere più fiducia in te ragazza! So che mio figlio è un osso duro: si è sempre circondato di ragazze adoranti, ma duravano molto poco, non gli vedevo mai negli occhi un sincero affetto verso di loro, perché è restio, molto restio, a legarsi a qualcuno. Invece ora lo vedo più felice e non è dovuto al gruppo, è una felicità ben diversa quella che vedo nei suoi occhi, una felicità che viene dal cuore… abbi fiducia e pazienza e ti accorgerai che ho ragione!» Guardai Alberto con speranza, il suo volto così affettuoso e amorevole mi commosse e l’abbracciai  di colpo.

«Lo spero tanto!»  Quell’abbraccio emanava affetto puro e sincero, mi dava conforto, mi dava coraggio, mi sosteneva e mi dava speranza; adoravo gli abbracci di Stè perché erano molto simili, ma quello di Alberto era un abbraccio che sapeva di padre: un padre che mi era sempre mancato, un padre che avrei voluto fosse come lui… Ancora una volta, invidiai Emile per la sua famiglia.

 

 

*****

 

Per  la serata del nostro pigiama party, Rita fece grandi spese: siccome in camera sua tre lettini sarebbero stati troppo ingombranti, pensò bene di acquistare direttamente un matrimoniale in modo da stare tutte e tre vicine e nel caso fosse servito, aggiungere il singolo a distanza molto ravvicinata.

Iniziai a sospettare che quella manovra fosse collegata agli sguardi tra lei e Fede dell’altra sera, ma finché nessuno dei due avesse accennato alla cosa, il mio era solo un pettegolezzo spicciolo. Mi ripromisi di indagare  con “scioltezza e noncuranza” quella sera: le riunioni tra ragazze non erano forse il momento per antonomasia per raccontarsi segreti intimi e confidenziali?!

E a proposito di confidenze: Sofia ancora non sapeva di me ed Emile… Me ed Emile… Già fantasticavo che esistesse un me ed Emile!?

Le parole di Alberto mi avevano dato speranza : chi meglio di un genitore conosce l’animo del proprio figlio?! A parte forse i miei…

Ultimamente mi capitava spesso di pensare a loro. Non ero pentita della mia scelta, che era rafforzata anche dal fatto che né mia madre tantomeno mio padre, avevano fatto il minimo tentativo per cercarmi. Probabilmente si erano chiusi nel loro orgoglio ferito, di genitori in attesa che la figliuol prodiga tornasse a testa china da loro per scusarsi… e questo non sarebbe accaduto mai! Tuttavia, invidiavo ogni giorno di più il rapporto tra Emile e suo padre (invidiandogli il padre soprattutto!), sentivo un nodo alla gola al pensiero di non avere dei genitori simili. Ma ciò che avevo detto ad Alberto sui caratteri dei figli del resto era valido anche al contrario: i genitori ci capitavano, non li sceglievamo e stava a noi figli decidere se accettarli o meno così com’erano, senza recriminazioni. A quanto sembrava, io non ero riuscita ad accettarli. Probabilmente peccavo di troppo orgoglio o semplicemente ero un’egoista, come diceva Simona…

Simona…

Che più di una volta avevo paragonato ad Emile…

Che probabilmente avevo giudicato troppo duramente…

Eppure non riuscivo a pensare di cercarla, non dopo le dure parole che mi aveva rivolto ripudiandomi! Di nuovo, il mio orgoglio mi teneva lontano dalla mia famiglia. Forse ci sarebbe stato un giorno, crescendo, in cui mi sarei resa conto di essere una sciocca e l’avrei cercata, ma non era ancora giunto quel momento. Per ora non riuscivo a pensare a mia sorella con razionalità e senza rabbia.

 

 

*****

 

«Quindi alla fine, tu sei innamorata di lui, lui lo sa ma fa finta di niente.» riassunto di Sofia, perfetto e letale, della mia situazione sentimentale.

«Grazie per avermi demolito in un secondo Sofi!» aggrottai le sopracciglia decisamente contrariata da quell’analisi spietata.

«Però se ho ben capito, suo padre ti ha dato delle speranze, giusto?» La mia amata Rita era sempre pronta con una parola buona, per questo l’adoravo! «Sai, io credo che la vita sia sempre piena di sorprese e che ti dia quello che cerchi proprio quando meno te l’aspetti.» il viso della mia amica era improvvisamente solare e radioso… le mie antenne mi dicevano che il mio sesto senso aveva ragione… «Devo dirvi una cosa ragazze… forse io e Fede torniamo insieme!»

«LO SAPEVO!» ero così esultante per aver capito tutto prima ancora che me lo dicesse, che non riuscii a contenere la gioia e feci un salto sul letto mentre urlavo a squarciagola!

«PASIII! Non urlare o sveglierai tutti!»

«Scusami Rita, è che l’avevo immaginato e sono troppo contenta di avere ragione, tu e Fede siete fatti l’uno per l’altra!»

Ero raggiante, i miei amici-genitori avrebbero fatto coppia sul serio! La loro intesa era troppo speciale per essere solo amicizia!

«Pasi stai dimenticando che ho detto “forse”! Non siamo ancora sicuri di fare quel passo… sai stavolta se le cose non dovessero andar bene sarebbe molto più doloroso… potrebbe finire anche la nostra amicizia.»

«E perché dovrebbe finire tutto?! Rita sono quasi dieci anni che vi conoscete e se vi siete resi conto di amarvi ancora, allora significa che è Destino, come diceva la leggenda di Sofia! Vero Sofi?» mi girai verso di lei, per avere sostegno nella mia teoria.

«È probabile, ma non la trovo una ragione adatta per incitarli a tornare insieme.» quella risposta mi lasciò di stucco: non era esattamente  il tipo di sostegno che mi aspettavo…

«Ma Sofi, non sei stata proprio tu a dire che credi che alcune persone sono destinate a stare insieme?» non riuscivo davvero a capire secondo qualche criterio stavolta stesse contraddicendo le sue stesse parole!

«Sì certo, ma lo dicevo in senso generico: qui si tratta di progettare un futuro con una persona con cui già in passato le cose non hanno funzionato e non si può mettere la testa sotto la sabbia davanti a questa realtà, giustificandosi con un mito romantico senza fondamento.» la logica di Sofia aveva la caratteristica di essere sbaragliante e di irritarmi a morte… al diavolo la razionalità, io volevo crederci!

«Invece io sono convinta che Fede e Rita sono anime gemelle predestinate a stare insieme!» 

Rita accennò un sorriso: «Pensi che dovrei vivermi questa storia? Riprovarci senza pensare al futuro?»

«Sì, diamine! Vi conoscete da una vita, sai com’è fatto Fede, conosci tutto sul suo conto e se ancora ti fa battere il cuore l’idea di stare con lui, io dico che il vostro amore non si è mai spento ed ora è pronto per essere vissuto!» Rita mi prese una mano e mi guardò con la speranza negli occhi, probabilmente aspettava di sentirmi dire proprio quelle parole per decidere. Sofia però la fece tornare nel dubbio:

«Dal mio punto di vista, è uno spreco di energie. Non ha funzionato una volta, perché dovrebbe funzionare la seconda? Proprio perché vi conoscete, dovreste sapere che ciò che vi ha separato una volta potrebbe farlo di nuovo… per quello che ne so, nessun ragazzo vale la pena di rovinare un’amicizia o di soffrire come fa Pasi!» Nonna Sofia aveva mostrato il suo lato più amaro: non avevo la più pallida idea di quale fosse il motivo , ma quella ragazza aveva un’acidità verso gli uomini degna di una quarantenne single!

«Sofi, tu devi uscire più spesso di casa e incontrarli i ragazzi, non sono mica tutti così odiosi! E poi perché devi sottolineare il mio modo di soffrire, c’è per caso una classifica?!  Mi fai sembrare una stupida!»

«E questo ora che cosa c’entra! Io sto bene come sto, davo solo un parere personale vedendo come ne soffrite voi due quando le cose vanno male!»

«E la stupida Pasi è la prima in classifica per masochismo sincronizzato! Molto gentile da parte tua!»

«Se non sai accettare la realtà dei fatti non è colpa mia, guarda come sei ridotta per uno che non mostra nemmeno di tenerci a te!” –

«Non è vero! Emile ci tiene a me!» Alberto ne è convinto e voglio crederci!

«Ragazze dai, non litigate, siamo qui insieme per la prima volta, voglio che sia una bella serata per tutte, chissà quando ricapiterà di nuovo!»

L’intervento di Rita ci salvò da quello che sembrava l’inizio di una bella litigata. Sofi aveva toccato un tasto dolente per me, proprio come io avevo fatto con lei, ma volgendo lo sguardo al viso della nostra amica, ci ricordammo del motivo per cui eravamo lì: noi tre ci conoscevamo da quattro anni circa e non eravamo mai riuscite a stare così… Rita aveva pienamente ragione, non potevamo sprecare la serata in quel modo, chissà se ci sarebbe stata una seconda occasione!

Una seconda occasione… ed ecco che mi tornava in mente Simona…

Probabilmente mi sarebbe piaciuto vivere una serata simile anche con lei, parlare e confidarci come amiche ma soprattutto come sorelle… Forse era arrivato il momento di affrontarla… eppure c’era ancora qualcosa dentro di me che si rifiutava. Così rimandai di nuovo al mittente quel pensiero fastidioso e tornai a godermi la mia serata tutta al femminile che, archiviata la discussione con Sofia, con la sua atmosfera di complicità fu una panacea per me e allontanò momentaneamente anche i pensieri malinconici su Emile.

Alla fine ci addormentammo tutte nel lettone di Rita e un attimo prima di chiudere gli occhi, pensai che se lei e Fede fossero tornati insieme, sarebbe giunto per me il momento di traslocare…

 

 

 









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NDA
Salve a tutte sorelline! Come avete potuto notare, quella testa dura di Emile si è riavvicinato a Pasi... quanto durerà questa volta? Si accettano scommesse xD
La mia fase di revisione di questa storia sembra non avere fine: sarà che sono una maledetta pignola (mica siamo pesanti, vero Cicci? xD), sarà che l'ultima parte non mi soddisfa in pieno, o sarà che non voglio staccarmi dai miei ragazzi, ma mi trovo ancora con la voglia di scrivere e di raccontare, come se avessi tralasciato dettagli importanti nei prossimi capitoli. Questo per dirvi che se riesco nel mio intento, probabilmente riuscirò ad andare oltre i 19 capitoli e a prolungare la vostra lettura (e delle voci agonizzanti mi chiesero "Pietàààà!"), spero che le Muse mi sorridano ^ ^

L'Angolo dei Ringraziamenti come sempre è dedicato alle mie sorelle speciali: Iloveworld (momentanemanete disconnessa), Saretta, Niky, Vale, Cicci, Concy, Ana-chan ed Ely.
Più sento il vostro desiderio di leggere e saperne di più, maggiormente sono soddisfatta di me e di ciò che ho creato. Non sapete quanto mi faccia felice sapere di essere in grado di donare emozioni a chi legge, grazie davvero per esservi entusiasmate così tanto a questa storia da non vedere l'ora di avere il capitolo nuovo. Grazie per tutto il vostro sostegno, per l'opera di PR che fate a mio vantaggio (<3) e per l'empatia che dimostrate verso i miei ragazzi. Grazie davvero all'infinito! Vi adoro!

Grazie mille anche a coloro che mi seguono silenziosamente, e a chi ha messo questa storia tra le preferite; non sapete quanta soddisfazione mi date!
   
 
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