Prologo
Il
sole era calato a Little Whinging,
una cittadina del Surrey, ma nonostante ciò tutti i
cittadini erano ancora
fuori dalle proprie abitazioni. Appostati nei loro giardini,
organizzavano dei picnic,
poiché quella che non sarebbe stata una notte qualsiasi. Era
il dieci agosto ed
era proprio il giorno in cui cadevano le stelle dal cielo ed erano
visibili
sulla terra. Queste stelle, se viste, avrebbero potuto esaudire un
desiderio,
solo se richiesto, ma molti ritenevano che fosse una stupida
sciocchezza. Tra
di questi, naturalmente, erano presenti i Dursley.
Vernon Dursley aveva affermato che
quella era una credenza da babbei, e la moglie era assolutamente
d’accordo con
lui. Infatti, avrebbero passato l’intera serata chiusi in
casa, con le finestre
sbarrate, cosicché Dudley non credesse a quelle sciocchezze.
I Dursley
preferivano prevenire che curare, stroncando le cose sul nascere.
Harry Potter, il nipote odiato e
maltrattato dei Dursley, non credeva a quella storia, ma era curioso di
vedere
le stelle. I Dursley glielo avevano sempre impedito, ma lui
quest’anno si era
messo intesta che sarebbe riuscito a vederle. E quando il giovane Harry
s’intestardiva
su una cosa, era molto difficile, quasi impossibile, fargli cambiare
idea.
Alle dieci in punto, la famiglia Dursley
era già a letto. Il giovane Harry uscì cautamente
dallo sgabuzzino del
sottoscala. Si mosse agilmente, nonostante fosse tutto buio, e
raggiunse il mobiletto,
dove zio Vernon lasciava sempre le chiavi di casa. Cercando di non fare
rumore,
aprì la porta di casa, e la richiuse lentamente. Una volta
uscito, sospirò di
sollievo, pensando a cosa sarebbe successo, se zio Vernon lo avesse
scoperto,
lo avrebbe rinchiuso nello sgabuzzino del sottoscala per due settimane,
senza viveri.
Corse verso il parco lì accanto, e si
distese sull’erba, pronto a vedere quelle stelle di cui tutti
tanto parlavano.
Non stava più nella pelle e per l’emozione si
stava stritolando le mani. In
tutti i suoi nove anni di vita, non aveva mai avuto il coraggio di
scappare da
casa, per una cosa che a lui piaceva. Stranamente, non si sentiva in
colpa, e
nemmeno provava terrore nonostante potesse essere scoperto dai Dursley.
Sorrise felice e si portò le mani dietro
la testa, ma qualcuno inciampò su di lui e Harry
rotolò sull’erba, sentendo
cadere su di se un grande peso. << Ehi, ma che
c’è qui? >>, Harry
sentì una voce femminile lamentarsi. Subito
iniziò a sudare freddo e a
scalpitare per cercare di fuggire, capendo che il coraggio gli fosse
passato
dando spazio alla paura di essere stato beccato.
Improvvisamente si accese una luce. Harry
provando fastidio, chiuse gli occhi, sentendosi accecato da quella
luce.
<< Io ti conosco >>, ripeté
quella voce, << tu sei il bambino
con gli occhiali >>.
A Harry si gelò il sangue nelle vene. L’avevano
scoperto. Adesso i Dursley si sarebbero infuriati con lui e
chissà cosa gli
avrebbero fatto. << La prego >>,
supplicò, dimenandosi, << mi
lasci andare, non voglio tornare a casa >>.
<< Perché non vuoi tornare a casa?
>>, chiese ingenuamente la voce.
<< Perché i miei zii mi piccheranno
>>, confessò Harry, continuando a scuotersi,
ma non riusciva a togliersi
il peso di dosso.
<< Oh >> mormorò la voce, in
tono dispiaciuto. << Ti prometto che non lo
farò >>.
Harry subito si calmò e sussurrò esterrefatto:
<< davvero? >>.
<< Sì, sì >>.
<< Davvero? Davvero? >>,
richiese.
<< Allora sei sordo! Ti ho detto
di sì >>, ripeté la voce.
<< Per favore ti alzi? >>,
chiese Harry, che non poteva più di quel peso,
<< e metti via quella
lampadina, che mi stai accecando >>, si
lamentò.
<< Oh sì, scusa >>, disse
frettolosamente e si alzò da lui in un baleno e spegnendo la
luce.
Harry si rialzò di scatto e si massaggiò
la schiena dolorante.
<< Va meglio? >>.
<< Sì >>. Harry
guardò la
figura dinanzi a se e gli chiese: << chi sei?
>>.
La luce fu accesa di nuovo, però
stavolta illuminò la figura non lui. Harry si accorse che
quella voce apparteneva
a una bambina. Era alta quanto lui, però più
rotonda. I suoi capelli erano
lunghissimi e di color marrone, e gli occhi dello stesso colore.
<< Io
sono Chanel >>, si presentò sorridendo,
<< Chanel Black >>.
Il nome di quella bambina subito fece
scattare Harry. << Io sono Harry Potter. Lo sai che hai
lo stesso nome
del profumo di mia zia? >>.
Chanel annuì, sospirando. << E’
per questo motivo che mia madre mi ha chiamato così,
perché le piaceva il
profumo Coco Chanel >>, gli spiegò.
<< Comunque… >>,
cambiò
discorso, << che ci fai qui? >>.
<< Sono venuto a vedere le stelle
>>.
<< Che bello, anch’io! >>,
esclamò Chanel.
Harry provò gioia nel sentire, che anche
Chanel fosse venuta lì per questo. << Allora
perché non le guardiamo
insieme? >>, propose Harry, entusiasta di stare in
compagnia.
<< Ci sto >>, acconsentì
Chanel, << tanto sono sola >>.
<< Anch’io >>.
Entrambi si distesero sul prato e
iniziarono a parlare delle loro vite. Harry le raccontò di
essere orfano e
della sua convivenza forzata con i Dursley. Chanel lo
rincuorò, dicendogli che
anche lei era orfana di padre e che a causa del lavoro non vedeva mai
la madre.
Harry da un lato era contento di non essere l’unico a provare
questi
sentimenti, ma dall’altro si sentiva triste per Chanel.
<< Quindi tua madre non sa che sei
qui? >>.
Chanel scosse la testa e all’improvviso
urlò: << guarda >>, indicando un
punto con il dito.
Harry subito si girò e vide una scia
luminosa solcare il cielo.
<< Esprimi un desiderio >>,
gli disse Chanel.
“Vorrei
essere suo amico”, pensò Harry. Non ebbe
il tempo di rigirarsi e ne vide un’altra,
“vorrei essere felice”.
A Harry non bastò molto per capire che
il primo desiderio si fosse avverato, e quando ricevette la lettera di
Hogwarts
comprese che anche il secondo era diventato realtà.
Da quella notte lui e Chanel diventarono
migliori amici, finché Chanel, l’anno seguente, si
trasferì in un’altra città,
lasciando Harry in lacrime.
Chanel gli diede il suo nuovo indirizzo,
rassicurandolo che potesse scriverle anche tre volte al giorno, ma
Chanel non
seppe che quel biglietto gli fu strappato da Dudley, e pensò
che Harry si fosse
dimenticato di lei, poiché non le aveva mandato nemmeno una
lettera. Né Harry
fu a conoscenza del fatto che, per Natale, Chanel si recò a
Privet Drive per
andare a trovarlo, ma gli zii le dissero che era a San Bruto, un
collegio. Così
Chanel si arrese e lasciò perdere, ma non ci fu giorno in
cui non pensò a
Harry, che, a differenza sua, la dimenticò,
poiché pensava che si fosse
scordata di lui, cancellando quegli occhi marroni dal suo cuore.