Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: ellephedre    18/10/2011    13 recensioni
Mamoru le prime volte che vide Usagi, durante tutto l'arco della prima serie.
Non fu amore a prima vista.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le prime volte che ti vidi 5

 

5 - Affamata

  

E quell'altra volta che ti vidi,

eri una ragazzina affamata.

    

Allo specchio il cravattino risultó allineato alle spalle, perfettamente annodato. Mamoru si osservò. Lo smoking gli calzava a pennello.

Quando lo aveva comprato, il commesso del negozio glielo aveva sistemato sulla schiena con occhio critico.

«Lei è fortunato. Ha le misure di un manichino.»

Mamoru si si era chiesto se fosse un complimento essere paragonato a un oggetto inanimato.

«Vuole noleggiarlo?» aveva continuato l'uomo.

In quella bottega di abiti da adulto, Mamoru si era sentito grande abbastanza da dire, «No. Vorrei comprarlo.»

Avrebbe dovuto giustificare la necessità di quella spesa al suo tutore, ma era tutto a posto. Il completo gli serviva e lui aveva il denaro e l'aspetto per portarlo. 

Annuì allo specchio.

Era una persona privilegiata.

Quando era di cattivo umore - solo allora, era l'unica scusa che si dava - si divertiva a tormentarsi con la lista delle proprie sfortune.

Niente era stato facile per lui: non aveva ricordi d'infanzia, non aveva genitori e non aveva nemmeno acquisito una famiglia mentre cresceva. L'ultimo stato era una colpa che poteva attribuire unicamente a se stesso: era stato lui a non aver facilitato il processo di adozione alle famiglie che avevano tentato di prenderlo in casa.

Per di più, non aveva amici - anzi, forse ne aveva uno. Anche quella era colpa sua, ma quando aveva voglia di ignorare quel fatto si crogiolava volentieri nell'autocompatimento.

Poi arrivavano momenti come quello che stava vivendo, in cui la realtà si apriva alla sua vista più nitida che mai. Era un ragazzo privilegiato.

Aveva buone disponibilità economiche e aveva l'aspetto di una persona di successo. Soprattutto possedeva un cervello che lo avrebbe aiutato a farsi strada nella vita. Lo aveva usato in quei primi mesi di studio all'università. I suoi sforzi lo avevano ripagato con ottimi voti e l'attenzione di persone simili a lui.

Aveva conosciuto studenti e studentesse eccellenti, avidi di sapere, tra cui alcuni ragazzi in scambio che avevano girato per il mondo. Uno di loro, White, lo aveva presentato a Mr. Edwards, un benefattore inglese che elargiva borse di studio. Nel salotto della sua villa si radunavano studenti di fisica, chimica, letteratura, arte, musica, medicina. Giovani come lui, dottorandi e persino professori, pronti a trasmettere il proprio sapere ad altri, nutrendo le grandi menti del domani. Mamoru voleva essere uno di loro.

Quella sera avrebbe avuto la possibilità di espandersi oltre le sue piccole esperienze fatte di libri e lezioni. Avrebbe conversato con persone che, al pari suo, non si rassegnavano a vivere una vita che sarebbe terminata con la loro morte. Lui voleva fare grandi cose, voleva essere ricordato nel tempo. Era il suo sogno.

In quella sua vita iniziata con qualche handicap, aveva ora a disposizione i mezzi e le possibilità per realizzare le sue massime aspirazioni, senza limiti. Dipendeva tutto dalla sua volontà di impegnarsi, di riuscire.

Era la condizione, sorrise, di una persona molto privilegiata.

     

Andare in giro per la città in smoking lo faceva sentire... osservato. Piacevolmente, quando negli occhi di qualche ragazza si dipingeva uno sguardo di ammirazione. Tuttavia la maggior parte delle persone pensava solo... «Ma dove va conciato così? Non ha una macchina?»

Magari. Lui voleva un'automobile con tutte le sue forze. Purtroppo l'età della patente non era in discussione e ai suoi diciotto anni mancavano ancora alcuni mesi. Inoltre, non aveva i fondi per un veicolo decente. Il suo tutore era stato chiaro.

«Non potrò concederti una cifra superiore a questa.» Tsukushima-san gli aveva mostrato l'ammontare su un bigliettino. Quell'uomo scriveva tutto. «Per un neopatentato è meglio un'automobile introduttiva, un modello di base senza pretese. Se fossero vivi, i tuoi genitori insisterebbero sullo stesso criterio.»

Tsukushima-san richiamava la figura dei suoi genitori quando gli proponeva una soluzione poco gradita. A Mamoru era poco gradito quel tentativo, tuttavia... Per logica, un adulto sapeva più di un ragazzo quale sarebbe stato il comportamento che un genitore avrebbe adottato.

Avere qualcuno che lo frenava poteva essere utile.

Non sentiva il bisogno di vivere con un adulto - non era più un bambino - ma era piacevole sapere che, al mondo, esisteva una persona che si occupava del suo interesse, pur solo finanziariamente.

Il giudice gli avrebbe accordato un tutore a tempo pieno se lui non avesse insistito per stare da solo, dimostrando che era la soluzione migliore nel suo caso. Pertanto aveva unicamente Tsukushima-san, che avrebbe gestito le sue finanze fino al compimento dei suoi vent'anni.

In sintesi ciò significava che, per avere l'auto che desiderava, Mamoru doveva mettersi a lavorare. Anche quella poteva essere un'esperienza formativa.

Un raggio di sole lo colpì dritto nelle pupille.

Tirò fuori gli occhiali da sole. Forse erano vistosi, ma non gli importava: la salute veniva prima di tutto. Inoltre quel paio di lenti gli stava davvero bene. Se la natura gli aveva concesso dei privilegi, perché non usufruirne?

Dietro le lenti scure, sul marciapiede davanti a lui, si materializzarono due codini biondi.

Al mondo esistevano persone più o meno sfortunate. Per esempio Testolina a Odango aveva sicuramente una bella famiglia che l'aveva viziata fino allo sfinimento, nonché un aspetto da bambolina anime che un giorno sarebbe piaciuto a qualcuno.

Ma come si faceva a sorvolare sui trenta in inglese? O in matematica e giapponese, ne era certo. Lei doveva proprio coltivare il cervello, visto che stava facendo di tutto per acquistare una decina di chili in un colpo solo. Stringeva sotto il braccio un sacchetto di carta e, con la mano libera, stava aiutando un nikuman fumante a sparire a grossi morsi dentro la propria bocca. L'esperienza la estasiava talmente tanto che teneva gli occhi socchiusi mentre camminava, manco fosse stata privata di pranzo e colazione insieme.

Era senza speranza, pensò Mamoru. Si fermò davanti a lei. «Accidenti, quanto mangi.»

Testolina a Odango aveva un pregio: quando era arrabbiata gonfiava le guance fino a diventare comica. 

«La Testolina a Odango che mangia un nikuman» continuò lui. Praticamente, uno spot vivente per il cibo.

«Non sono cose che ti riguardano!» protestò lei. «Quando impari a farti gli affari tuoi?!»

Mai? Si stava divertendo ed era lei a capitargli sempre tra i piedi. «Se continui a rimpinzarti in quel modo, diventerai davvero un nikuman.» Paffuta da scoppiare.

Lei fece fare una giravolta al braccio. «Chiudi il becco!» Gli lanciò un nikuman.

Lui lo afferrò al volo. «Ops, bella presa!» Niente nikuman in faccia per il signor scocciatore che diceva solo la verità. «Grazie mille!» Assaggiò la carne dentro il ripieno e dovette darle ragione per l'ingordigia: il nikuman era delizioso, un ottimo antipasto prima della cena a casa di Edwards.

Doveva muoversi o sarebbe arrivato in ritardo. «Uno che regali a me» disse ad alta voce, allontanandosi, «è uno in meno che fa ingrassare te!» E con lei aveva già perso abbastanza tempo, perciò si privò del piacere della sua faccia offesa e andò via.

   

«Tell me, Chiba-san» gli chiese Edwards alla festa, posando una mano sulla sua spalla. «Do you have a special girl in your life?»

Perché tutti quelli sopra i trent'anni erano interessati a sapere se aveva una fidanzata? Tsukushima-san, le sue vicine di casa, Edwards... Era un argomento di conversazione comune?

«No» rispose cortesemente, cercando di sorridere.

»Then this may be the right occasion for you.» Edwards gli indicò con una mano l'ampio salone da ballo. «Tonight I have invited a lot of beautiful girls.»

Sì, le ragazze erano più di quante avesse immaginato.

«Look at that Miss over there.» Edwards gli indicò una ragazza appoggiata contro la parete, le braccia incrociate dietro la schiena. «Why don't you ask her to dance? She'd be delighted.»

Mamoru comprese. «Sure.»

Edwards stava solo tentando di mettere a suo agio tutti gli ospiti. Per una ragazza era triste non essere invitata a ballare: lo aveva imparato durante le piccole feste all'orfanotrofio, molti anni addietro. Era incredibile che una simile conoscenza gli tornasse di nuovo utile nel presente.

Andò dalla ragazza. Non ricordava il suo nome, ma l'aveva sentita discorrere animatamente di... poeti inglesi, giusto? 

Non ebbe bisogno di salutarla, perché lei alzò gli occhi e li sgranò nel vederlo.

Bene, non aveva nemmeno bisogno di convincerla. «Vorresti ballare con me?»

La risposta fu una specie di sospiro. «Sì.»

Mamoru le porse la mano.

Al primo tocco seppe che con lei non avrebbe condiviso più di un ballo quella notte. La sua non era una nozione astratta, solo una sensazione. Voleva sentire le dita attratte dal calore di un'altra persona, voleva danzare come sapeva fare - con naturalezza, un'altra sua fortuna - e desiderava... vicinanza, ad ogni livello.

Un giorno, forse, sarebbe successo. Un giorno lontano, se esisteva la persona giusta.

E a te dirò della macchina che voglio e del sogno che sto inseguendo. Di come mi sento strano, a volte superiore agli altri, a volte niente di speciale. Di come non voglio più stare da solo.

Un giorno lontano. 

Se esisti.

   

5 - Affamata - FINE

  


 

NdA: ho scritto quasi il doppio rispetto al solito :) Con questo capitolo ho rotto un piccolissimo blocco dello scrittore. A parte la testa che mi fa male per il raffreddore che mi sono beccata, negli ultimi due giorni ho riguardato le cose che ho scritto di recente e ho pensato 'bleah'.

Mi capita di tanto in tanto, niente di grave. Mi serve per darmi la carica per scrivere (credo). O a ricordarmi che, a volte, non bisogna pensare tanto per buttare giù delle parole, ma farlo e basta, altrimenti non si scrive più nulla.

Spero che questo episodio vi sia piaciuto :)

Come avrete notato, ho riportato un personaggio della terza serie - 'Mr Edwards' - per tentare di spiegare perché Mamoru se ne andava in pieno giorno vestito come un pinguino.

Non ho parlato di Tuxedo Kamen perché in questa puntata - la quarta - lui non compare.

Avrò modo di rifarmi ;)

  

ellephedre

   

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: ellephedre