Musica. Calore spossante. Corpi di persone
che si muovono ad un ritmo incessante e invariabile. Odore di alcool e di fumo che impregna ogni cosa. Luci stressanti e
coloratissime cercano di dare un tono a quel luogo, a quella serata.
Ma non è questo,
quello che sente lui.
Sangue. Profumo di sangue ovunque. È l’unico motivo per il
quale lui rimane. Ha fame, ha bisogno di nutrirsi.
L’unico modo per farlo, è prendere una persona di quelle che si agitano
convulsamente e piantare i canini nella calda carne della gola di questa
vittima.
Nessuno la sente quell’inebriante
essenza, solo lui. Le sue narici lo captano costantemente in luoghi affollati
come quello. Specialmente quando è affamato come ora,
appunto.
Ma non può farsi
scoprire. È solo per questo motivo, che ora se ne sta seduto al bancone, con una
sigaretta in una mano e un bicchiere di havana nell’altra. Lui è un cacciatore,
sì, ma non gli piace mettersi in mostra. Lui aspetta che le vittime si facciano
avanti per prime. Ogni notte è così. Vengono attirate
da quei capelli corvini non troppo corti, sempre spettinati, da quei grandi
occhi, così espressivi, neri come le tenebre, messi in evidenza anche dalla
pelle chiara, innaturale, del viso, da quel corpo immortale e etereo. Stupendo,
in una parola. Sposta lo sguardo indifferente e sensuale sulla sigaretta, che
porta alle labbra, inspirandone il fumo.
Gregorious Philippe IV, era il suo nome da mortale. Se lo ricordava come un sogno, quel nome. Da quanto era che
non lo chiamavano così? Secoli, probabilmente. Ora per tutti i mortali e i
non-morti lui era semplicemente Cassiel. Era stato
colui il quale l’aveva fatto diventare vampiro, il suo maestro, a chiamarlo in
quel modo. L’unica persona della quale lui si era
innamorato. L’aveva amato davvero e c’erano state anche le occasione per dimostrarglielo fisicamente e
sentimentalmente. Poi era scomparso, era morto…si era
esposto alla luce del Sole. E lui l’aveva perso. Aveva
pianto lacrime di sangue per giorni, mesi, anni. Poi aveva superato, aveva
rinchiuso l’unico periodo felice della sua esistenza in un angolo, infondo al cuore freddo e morto di cui era padrone.
Ora, non ci pensa quasi
più.
Si guarda attorno, sicuro di se
stesso e punta con lo sguardo una ragazza. Non è molto
alta, vestita semplicemente di un abitino aderente e bianco. I capelli lunghi e
ricci, biondi. Il viso da angelo. Il corpo formoso e sudato. Si accorge degli
occhi invadenti puntati su di lei e lo guarda.
Arrossisce. È uguale alle altre. Lui continua a fissarla, non
la molla un momento. Lei si avvicina. Cassiel sapeva che l’avrebbe fatto,
sorride.
-mi chiamo Kate…ho visto che mi
guardavi, così mi sono avvicinata…posso sapere il tuo nome?- chiede la ragazza,
continuando a osservare il viso perfetto di quello che
per lei è un ragazzo. Bellissimo, pallido, ma un ragazzo.
-Cassiel. Ti guardavo perché sei bella, mi piaci.- dice lui, alzando un po’ la voce a
causa della musica assordante…
-io…grazie…ti va se andiamo in un
camerino?- lui sorride alla richiesta della ragazza. Come immaginava accadesse,
è già sua. Ma lui non
l’avrebbe presa. L’avrebbe illusa fino in fondo, poi
l’avrebbe uccisa.
-certo…- annuisce, alzandosi e
abbracciando la ragazza. Lei guarda le altre donne, con superbia, come a dire
“lui è mio, è la mia conquista, non toccatelo”. Queste la guardano,
invidiandola, mentre lei, orgogliosa e vanitosa, è stretta nell’abbraccio della
Morte.
Il camerino è
stretto, vuoto, rosso, profuma di mille fragranze. La ragazza lo
abbraccia, baciandolo sulle labbra, togliendogli la camicia nera e
trasparente…
-sei
freddo…hai bisogno di essere scaldato…-
sussurra. Quando qualcuno si accorge che il suo corpo è
freddo, allora è davvero la fine. La ragazza sfiora con le labbra la spalla
destra di Cassiel, lasciando il proprio collo scoperto. Ed
ecco che lui l’afferra per i capelli, spostandole la testa di lato e mordendola
all’altezza della giugulare.
Lei geme, urla dal dolore. Ma nessuno la sente. La musica copre tutto. Anche il delitto di un assassino. Anche le urla di una innocente.
Il sangue giovane e caldo della
ragazza gli scorre in tutto il corpo, scaldandolo e
dandogli un po’ di colore “ vivo”. Poi la lascia cadere a terra, immobile. Senza
vita. Ora è apposto, non ha più fame. Per quella sera,
lui ha mangiato. Esce dal camerino, abbottonandosi la camicia e leccandosi le
ultime gocce di sangue rimastegli sulle labbra.
Tutti si accorgono di lui. Nessuno
però, si accorge che ora è solo, che la ragazza non c’è più.
Lascia il locale, respirando a
fondo l’aria fredda di quella notte d’inizio dicembre. Quante ne ha viste di nottate come quella? Innumerevoli.
Si dirige verso
la spiaggia e, una volta arrivato, si siede sulla sabbia, guardando il
mare. È immenso, là dove lui non riesce a vedere, pare si unisca al cielo. La luna si tuffa nella distesa d’acqua
davanti a lui, frantumandosi i mille pezzetti danzanti.
Si distende, posa il suo sguardo
sul cielo, osserva le stelle, se ne innamora. Brillano
sole e vanitose, una più dell’altra.
Vorrebbe potersi addormentare lì ma
sa che se lo facesse, non si sveglierebbe più. Mancano poche ore all’alba, non può rischiare. Così si limita
a chiudere gli occhi, come fa ogni sera.
-hey, dormi o sei morto?- una voce
maschile disturba la quiete che regnava prima. Apre gli occhi…un ragazzo sui
vent’anni, con i lunghi capelli lievemente mossi, biondi come l’oro, gli occhi
azzurri, profondi e leggermente truccati di nero, è inginocchiato dietro alla
sua testa, proteso in avanti per guardarlo meglio. Se
gli dicesse che è morto, scapperebbe sicuramente…o
riderebbe?
-la seconda che hai detto.- mormora, serio…la pace e il silenzio tornano ad essere i
sovrani assoluti. Poi una risata cristallina e dolce scaccia via quel
regno.
-Raphael, piacere!- sorride il
ragazzo, alzandosi e correndo accanto a lui, piegando il capo per guardarlo
negli occhi…il collo limpido è sfiorato dai raggi della luna e il vampiro non fa
altro che godersi le spettacolo. Ha già mangiato e per
oggi quel ragazzo è in salvo. Si alza a sedere, scuote
la testa per mandare via la sabbia…
-mi chiamo
Cassiel- sussurra, tornando ad osservare il
ragazzo…
-mio dio…che bello che sei! Non ho
mai visto un ragazzo dotato di tale bellezza! E di
ragazzi ne ho passati davvero tanti, credimi…poi hai un nome così strano…ti
chiami come l’Angelo della Morte…- tace, riflette -cosa sei, un vampiro?- c’è
ironia, nella sua voce. Non sa di aver appena detto una verità. Cassiel abbozza
un debole sorriso.
-chissà…- sussurra, solamente.
Raphael sorride dolcemente, spostandosi un ciuffo di capelli dietro
l’orecchio…
-quanti anni hai,
Cassiel?- chiede, sedendosi accanto a lui. Poi raccoglie i capelli in una
coda, che ripiega più volte ed infine ferma con una pinza di
plastica.
-più di te, sicuramente…- risponde
il vampiro, notando la raffinatezza con la quale si esprime e si muove il
ragazzo…
-beh, io ne ho ventuno! Quanti me
ne davi?- sorride, di nuovo, Raphael.
-quelli.- reclama, Cassiel,
tornando a guardare dritto davanti a se…
-quelli?- il ragazzo non
capisce…
-ti davo quegli
anni!- alza un po’ la voce. Non sopporta i mortali, non
capiscono mai nulla…
-ah…strano, di solito me ne danno
di meno! Infatti molte delle persone con cui vado a
letto credono che io sia minorenne! Io te ne darei…ventitre! Sì, ne hai
sicuramente ventitre. Sai, anche mio fratello ha ventitre anni. Lui si chiama
Gabriel. I miei hanno scelto questi due nomi perché sono cattolici fissati, sai?
Pensa che se avevano altri due figli li avrebbero
chiamati Michael e Uriel…così portavamo i nomi dei quattro Arcangeli. Dimmi
te, se non sono pazzi! Per me sono da manicomio e…cosa
c’è, Cassiel?- Raphael lo guarda, sorpreso. Cassiel ha appoggiato una mano sulla
fronte e fissa la sabbia sotto di se
-tanto…- mormora il vampiro, senza
guardarlo in faccia
-tanto
cosa?- chiede l’ingenuo
ragazzo
-parli tanto!-
esclama Cassiel, tornando a
guardarlo…
-ah…e il fatto è che non riesco
proprio a controllarmi! Scusami…- risponde,
imbarazzato…Cassiel annuisce, in segno di perdono…
-che lavoro fai?- chiede il vampiro, guardandolo…
-faccio…l’impiegato…- sussurra, con la voce rotta da un nuovo imbarazzo…Cassiel annuisce,
distendendosi e tornando a guardare il cielo.
-…e da
quanto ho capito, ti capita raramente di dormire da solo…- continua il vampiro,
intromettendosi nella vita privata di Raphael. Il ragazzo, però, non sembra
affatto infastidito da questo interesse…magari un po’
triste, probabilmente per la risposta che avrebbe dovuto
dare…
-beh…vedi Cassiel, io lì sono il
più piccolo e ad alcuni piace vedermi come “sfogo” dopo le affaticanti ore di
lavoro…questi sono gli altri impiegati e, soprattutto, il capo…- il mortale, che
prima era così allegro e vivace, ora appare agli occhi
di Cassiel come un ragazzino fragile e scontento…
-capisco…- sussurra, solo. Non
è vero, non capisce. Lui è uno di quelli che
violentano, piuttosto di venire violentati. Si guarda
attorno, il cielo comincia a schiarirsi e lui deve assolutamente andare casa…si
alza, pulendo un po’ i pantaloni dalla sabbia.
-devi andare?-
chiede Raphael, imitando il vampiro e
sciogliendo i lungi capelli. Cassiel nota che gli arrivano fino al
fondoschiena…
-sì, devo.-
risponde, avviandosi…
-ci sei domani
sera?- chiede Raphael, correndo accanto a lui…
-sì, io vengo qui ogni notte…- confessa il vampiro, fermandosi un attimo a
guardare il suo interlocutore…
-allora ci vediamo domani! Ciao
ciao!- il ragazzo si mette a correre sul lungo mare e,
dopo un po’, scompare…Cassiel non c’ha capito molto, da
quell’incontro.
Ora però, deve assolutamente
tornare casa, non ha tempo per fermarsi a pensare…a meno che non voglia
rischiare di morire carbonizzato. Come il suo maestro…
…già, il suo maestro. Nonostante
fosse convinto di averlo dimenticato, ogni tanto salta
fuori dal nulla. E lui sta malissimo. Si chiamava Adam.
Il ragazzo che ha
appena conosciuto, glielo ricorda davvero tanto. Lo stesso modo di essere,
allegro, spensierato ma in fondo, molto triste. Poi è bello, come anche il suo
maestro era.
Si mette a correre, come solo un
vampiro può fare. Veloce come il vento. Quando apre la
porta di casa, il cielo è già chiaro. Ma, prima che il
sole possa fare capolino dietro ai monti, lui è già dentro la bara. Anche quella, gli è stata lasciata in eredità dal maestro.
Quando era ancora assieme a lui, dormivano assieme,
respirando l’uno i sospiri dell’altro, sfiorandosi, baciandosi. Nessuno li vedeva, lì dentro, nessuno li voleva, due esseri come loro.
Due vampiri…due non-morti. Mostri, in pratica. Seppur
affascinanti, erano sempre mostri!
Adam scelse di abbandonare la vita
e lui, ma Cassiel, no. Cassiel vuole continuare questa
sua esistenza. Ucciderà ancora persone e animali per tenersi in vita, ma vivrà.
Vivrà fino a che non sarà stufo e, nel caso non si stancasse, vivrà per
sempre.
***
Raphael adora la Notte.
Anche ora, mentre
corre verso casa, respirando a fatica l’aria freddissima che essa porta, è
sicuro di amarla profondamente. In questa vita, non c’è stata neanche una
persona, degna del suo amore. Tutti lo tradiscono o lo usano per i loro sporchi
scopi. È anche per questo motivo che si è innamorato di Lei. La Notte può forse
peccare d’ipocrisia? No. No di certo. Con lei va sul sicuro, Raphael. Solo gli
umani sono peccatori. O forse,
anche gli animali. Ma, mentre gli animali lo fanno per
la legge della sopravvivenza, gli uomini lo fanno per esaudire i loro desideri
più macabri e angosciosi.
Avarizia, Pigrizia, Accidia, Ira,
Superbia, Lussuria e Gola.
Non sono forse questi, i Sette
Peccati Capitali?
E non sono forse questi, i desideri
che tutti non celiamo?
Lui non è d’accordo con i suoi
genitori. Il concetto che lui ha di “religione” è molto diverso. Raphael non
crede nel Dio che tutti hanno o cercano. Non crede nel classico Dio buono,
onnipotente, onnipresente e onni qua e onni là. Se
questo, davvero, esistesse, non permetterebbe le guerre. Non le permetterebbe se
non altro per non veder distrutto “il suo miglior lavoro”, come molti amano
definire la Terra. Certa gente giustifica questa pecca, dicendo che Dio ha
dotato gli uomini d’intelligenza.
Ma non c’ha forse creati a sua immagine e somiglianza? Se lo chiede spesso, Raphael. Una volta aveva posto questo
quesito a sua madre, ma essa gli aveva risposto con un “non profanare la
religione. Non metterti contro Dio.”. L’aveva minacciato, in poche parole.
Per Raphael, Dio, Buddha o
qualunque sia il suo nome, non è un dio giusto. È un
dio che aiuta le persone in stato di malattia e i suoi fedeli.
Non si preoccupa dei bambini che
periscono ogni giorno sui lati delle strade per il freddo.
Non si preoccupa delle persone che
muoiono di fame.
Non si preoccupa della gente che
pensa al suicidio come unica via di salvezza da questo mondo assurdo e falso.
Ma, in generale, non
ama le persone che non credono in lui. Le lascia soffrire, deprimere e morire.
Ma come si può amarlo sapendo che succede tutto questo?
Quando si sa che Dio aiuta solo in cambio di fede e
amore? Avendo appreso che la fede stessa è, infondo, solo un
ricatto?
Questa è, fondamentalmente, l’idea
che ha di religione.
C’era stata, in passato, una
persona che lui aveva amato. Ora però, non se la ricordava. Non ricordava
neanche se essa fosse uomo o donna. Non avrebbe neppure
saputo dire in che vita se n’era innamorato. Però è sicuro che qualcuno ci sia
stato.
Oggi però, per la prima volta, ha
parlato con una persona particolare. Cassiel. Gli sembra
diverso, è così profondo, nei suoi silenzi. Quello sguardo sicuro,
sprezzante e amaro non è da tutti, ha pensato vedendolo. E poi
quella pelle…tanto chiara da riflettere la luce della Luna. In netto contrasto con gli occhi e i capelli, neri e lucenti come
l’ossidiana. Infine quel nome…quale creatura può portare il nome
dell’Angelo della Morte? Squallido. Oppure straordinario?
L’Angelo con gli occhi da Diavolo, come lo ha già
soprannominato Raphael. Il fatto è che appena l’ha scorto, ha creduto
d’aver visto Lucifero, il più bello tra i Serafini, che sono tra gli Angeli, i
più belli.
L’Angelo che Dio
ha scacciato dal Paradiso perché si ribellava a lui.
L’Angelo che ha
costruito un nuovo mondo, pronto ad accogliere ogni genere di
male.
Il Diavolo.
Ora apre piano la porta di casa,
cercando di non fare rumore. Nessuno deve sapere che lui è uscito. Così,
lentamente, sale gli scalini, entrando in camera sua. Il silenzio soprannaturale
che lo circonda, gli fa pensare che probabilmente ha
faticato inutilmente: non c’è nessuno in casa. Spesso gli capita di
fermarsi nella spiaggia, dopo il lavoro e tornare casa ad ore strane. A volte,
come oggi, non trova i suoi genitori. Sua madre è infermiera ed ha il turno di
notte. Ma suo padre dirige un’industria, alle 19
massimo, dovrebbe essere casa. A meno che non si sia
intrattenuto con qualche suo amico in un bar…o non sia con un’altra donna.
Raphael sa la risposta, la sa da tempo. Lo vede uscire,
quando sua madre non c’è e lui è presumibilmente a letto, vestito elegantemente,
salire sulla Mercedes e dirigersi di tutta fretta in
qualche luogo a lui sconosciuto. A volte telefona alla sua amante, le dice che
sta per arrivare.
Raphael tace, non
dice niente a sua madre. Non vuole farla soffrire. Magari sta sbagliando
e fra qualche tempo se ne pentirà e glielo dirà. Ma per ora non ne ha ne il coraggio e ne la voglia.
Passano pochi istanti, prima che
Morfeo accolga Raphael nel suo caldo abbraccio.