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Autore: kia84    19/10/2011    1 recensioni
Fissai le mie mani con odio immenso, tremavano ed erano piene di piccole ferite rosse che fecero montare la mia rabbia al culmine ancora una volta. Non erano niente in confronto a quello che si meritavano sul serio. Come diamine era potuto accadere? Chiusi le mani a pugno e ci appoggiai pesantemente la testa cercando di trattenere un ringhio feroce che avrebbe fatto scappare chiunque nelle vicinanze.
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte da incubo
Fissai le mie mani con odio immenso, tremavano ed erano piene di piccole ferite rosse che fecero montare la mia rabbia al culmine ancora una volta. Non erano niente in confronto a quello che si meritavano sul serio. Come diamine era potuto accadere? Chiusi le mani a pugno e ci appoggiai pesantemente la testa cercando di trattenere un ringhio feroce che avrebbe fatto scappare chiunque nelle vicinanze. Mi alzai di scatto da quella scomoda sedia e iniziai a fare avanti e indietro dal nervosismo, sembravo un pazzo pericoloso appena scappato dal manicomio. Fissai quella maledetta porta chiusa come un disperato in agonia, volevo tanto poterla superare e andare a correre da lei ma mi era vietato. C'erano voluti due energumeni per fermarmi e sapevo che mi stavano ancora tenendo sotto controllo da qualche parte, bastardi. Perchè era successo tutto quello? Era tutta colpa mia, non c'erano scuse che potevano reggere ed io di certo non le avrei volute nemmeno trovare. Controllai l'orologio alla parete, erano trascorse ormai due ore e nessuno mi aveva ancora detto niente. Stavo letteralmente impazzendo. Dei passi affrettati, che correvano nella mia direzione, mi riportarono alla realtà ed io alzai lo sguardo nell'istante esatto in cui un'esile biondina mi si fiondò tra le braccia stringendomi forte. Ricambiai come meglio potei quell'abbraccio e mi persi nel suo conforto, in quel momento avevo bisogno di avere qualcuno accanto per non impazzire del tutto...peccato che l'unica persona della quale non potevo fare a meno era in un'altra stanza a lottare tra la vita e la morte a causa mia. Non me lo sarei mai perdonato.
"Sono corsa appena me lo hanno detto. Lei come sta?" mi chiese in tono agitato Quinn sciogiendosi dall'abbraccio.
"Sono due ore che è chiusa là dentro e non mi hanno ancora detto niente." stentavo a riconoscere la mia voce, non sembravo nemmeno io.
"Puck cosa diavolo è successo stasera?"
"L'avevo portata fuori per farle una sorpresa...per dichiararmi ma non ci sono riuscito perchè le ha telefonato Finn e abbiamo iniziato a litigare in macchina al ritorno...ero arrabbiato e geloso, lei mi ha guardato con sguardo ferito e deluso e mi ha detto una cosa che non scoderò mai più...non mi sono accorto di quel furgone che ci stava venendo addosso, il tizio alla guida era ubriaco, l'ho deviato per un pelo ma alla fine siamo caduti in un fosso e la macchina ha iniziato a fare fumo. Ho lottato contro la portiera per tirarla fuori prima che andasse in fiamme...non aprica gli occhi e respirava a mala pena. Aveva una ferita alla tempia e perdeva molto sangue...non riuscivo a capire da quale ferita provenisse...non facevo che urlare il suo nome ma lei non mi rispondeva. Quanto sono stato idiota! Perchè ho fatto di tutto per litigare? Perchè non sono rimasto a casa sua senza portarla fuori per una stupida sorpresa? Perchè cavolo non le ho detto quello che volevo? Idiota!" ribattei con voce malferma al culmine della frustrazione. Avevo bisogno di farmi male in qualche modo pur di non sentire quelle vocette accusative nella mia testa.
"Adesso basta. Smettila! Sono inutili i tuoi sensi di colpa in questo momento, le tue parole non cancelleranno quello che è successo e di certo non la faranno tornare da noi. Devi calmarti Puck." cercò di scuotermi lei con determinazione. Sapevo che sarebbe venuta presto agli schiaffi per farmi riprendere se non l'avessi rassicurata in proposito, peccato che ero talmente giù di morale che mi sarei fatto passare sopra da un tir.
"Non ce la faccio...lei è la da sola ed io non sono con lei. Non voglio perderla Quinn." confessai a cuore aperto tutto ciò guardando la mia ex negli occhi. Non volevo farle male con le mie parole ma sapevo che lei riusciva a capirmi, anche Quinn teneva molto a lei. I cambiamenti potevano avvenire da un secondo all'altro ed io lo sapevo bene, lo avevo appena provato sulla mia pelle e adesso una parte di me rischiava di non esserci più.
"Nessuno di noi vuole perderla." mormorò lei con sguardo triste mentre dagli occhi gonfi e rossi di lacrime ne stavano cadendo altre. La reginetta della scuola era fragile come i comuni mortali. Non vidi il ragazzo che mi si scagliò addosso come un proiettile tirandomi un pugno in faccia che mi stordì per parecchi secondi.
"Bastardo!" tuonò il mio presunto miglior amico spingendomi contro il muro senza darmi neanche una minima tregua per reagire. A dire la verità non avevo nessuna intenzione di rispondere alle sue provocazioni, meritavo quello ed altro.
"Finn smettila!" gridò Quinn allarmata attirando su di noi sguardi di alcuni camici bianchi.
"Come hai potuto? Se lei muore sarà soltanto colpa tua!" mi assestò un altro pugno in pancia facendomi piegare in due dal dolore, non riuscivo a respirare. Sentii dei passi avvicinarsi ma non alzai lo sguardo per controllare chi fosse arrivato per placare la rissa.
"Adesso basta ragazzi! Finn togli le mani di dosso da Puck." urlò il professor Shue afferrando Hudson per la maglia tirandolo via da me. La voglia di continuare a provocarlo per farmi pestare a sangue fu trattenuta a stento dai miei rantoli, non riuscivo ancora a parlare. Finnckestain picchiava forte.
"Ti faccio fuori se le accadrà qualcosa!" urlò Finn cercando di divincolarsi dalla presa ferrea del professore. I suoi occhi igniettati di sangue mandavano saette nella mia direzione, le sue non erano minaccie a vuoto. L'amava ancora, lo sapevo, e forse anche per lei era lo stesso. La loro sembrava una storia senza fine.
"Puck tutto bene?"
"No, per niente. Merito tutto questo professor Shue, se fossi stato più attento a quest'ora nessuno di noi sarebbe stato proprio qui...le ei non rischierebbe la vita." mormorai a fatica tossendo quel poco che mi permetteva di pronunciare due frasi di senso compiuto. Stavo tornando lucido poco a poco, meglio di niente. Finn riuscì a districarsi dal professore e, dopo un'altra occhiataccia micidiale, si andò a sedere vicino alle macchinette.
"Devi essere fiducioso e credere che lei tornerà da noi. Perchè lei lo farà. Quando si risveglierà vorrà soltanto una persona accanto e quella sei tu." affermò con sicurezza Shue mettendomi una mano sulla spalla per farmi coraggio.
"No...non dopo quello che le ho fatto. Non vorrà più rivedermi ed io non la biasimerò per questo. E se non dovesse farcela? Ho paura professor Shue." se qualcuno avesse rivelato al me stesso di soli tre anni prima che in futuro avrei avuto veramente paura di perdere qualcuno che mi stava a cuore, specialmente lei, avrei riso a crepapelle per mesi interi pensando che fosse una balla colossale. Mi aveva cambiato ed io non ero ancora disposto a lasciarla andare.
"Anch'io ho paura." ammise lui ricambiando la mia stessa preoccupazione nello sguardo.
"E' successo veramente!? Come sta lei?" chiese Kurt arrivando a precipizio insieme a Mercedes, Artie, Tina e Mike. Sembravano tutti storditi e ancora non sapevano che ero io quello alla guida.
"E' ancora sotto i ferri."
"I dottori non hanno detto niente?" domandò Tina stringendosi a Mike per cercare un sostegno.
"Non si vedono da due ore. Sono rimasto qua fuori per tutto questo tempo ad aspettare ma nessuno si è ancora fatto vivo. Non so più che fare."
"Hai avvisato i suoi genitori? Saranno in pensiero poverini."
"Sono con mia madre al bancone dell'infermeria per compilare dei documenti. Sono distrutti." sussurrai ricordandomi il crollo emotivo che aveva avuto Abram appena aveva ricevuto la notizia. Un'altra cosa che avrei voluto cancellare dalla mia testa. Mi chiusi in un silenzio frustrante e pieno di rabbia mentre ascoltavo i miei amici venire a turno per cercare di distrarmi e tirarmi su il morale, una missione fallita in partenza. Persino Santana e Brittany si erano fatte avanti appena erano riuscite ad arrivare in ospedale...tutti tranne Finn. Il suo sguardo pieno di rancore mi seguiva ovunque. Perchè non mi spaccava la faccia e la faceva finita? Tanto eravamo già in ospedale, una letto in più da occupare si sarebbe trovato in fretta. Magari ero così fortunato da stare nella stessa stanza con lei, pure illusioni lo sapevo bene. Sentii Tina scoppiare in lacrime ed abbracciare Mercedes, vidi Queen osservare la scena e allontanarsi dalla parte opposta per piangere senza essere vista dagli altri mentre il professor Shue stringeva forte le mani della Pillsbury sostenendo entrambi. Come sarebbe stato se al loro posto ci fossimo stati noi? Sarebbe stato stupendo, crescere e invecchiare insieme proprio come una vera coppia. Peccato che non lo eravamo, o almeno non del tutto. Non sapevo più niente in quel momento, non avevo più certezze tranne la voglia matta di rivederla con i miei stessi occhi e accertarmi che era ancora viva. Avevo bisogno di lei. Uno dopo l'altro, tutti i membri del Glee club iniziarono a raccontare alcuni momenti divertenti che avevano passato con lei, un modo come un altro per ricordarla al meglio ma a me sembrava più una veglia funebre e non ce la facevo a continuare ad ascoltarli. Lei non era morta ed io mi rifiutavo di fissarmi quell'idea in mente. Mi alzai bruscamente dalla sedia e me ne andai fuori a prendermi una boccata d'aria. Avevo bisogno di respirare. Ormai mancavano dieci minuti alle 23 e stava già tirando un pò di freschetto nella notte. Alzai il bavero della giacca di pelle nera e soffiai nelle mani, nonostante tutto quello il freddo nel mio cuore non si accingeva a diminuire. Avrei potuto fare concorrenza con la strega di Narnia, me lo ricordavo ancora visto che mia sorella se lo era già visto almeno tre volte la scorsa settimana. Tastai il giubbotto alla ricerca di qualcosa per allentare la tensione e trovai un accendino solitario che si sentiva solo quanto me. A cosa poteva servirmi un accendino in quel momento? Forse per appiccare un incendio ma preferivo non provarne l'ebrezza in quel momento quando, in qualche sala operatoria a qualche passo di distanza, giaceva una ragazza che per me valeva tutto. Meglio non complicare le cose. Chiesi a un passante se aveva una sigaretta da darmi e, dopo averlo ringraziato, l'accesi aspirandone la prima boccata. Non avevo mai apprezzato quel tipo di fumo, lo avevo sempre denigrato dopo aver visto mio nonno morire di cancro ai polmoni a causa della quantità eccessiva di sigarette in tutta la sua vita, ma in quel momento non mi importava più di niente. Avrei dato la mia vita per lei quindi se iniziavo a fumare magari qualcuno lassù avrebbe capito lo sbaglio e avrebbe finalmente fatto lo scambio. Quanto desideravo essere al posto suo, vedere la sofferenza nei volti dei suoi padri e in quelli dei nostri amici era davvero estenuante. Se solo avesse potuto vedere con i suoi occhi forse avrebbe capito di non essere sola e che in molti le volevano bene, quant'era cocciuta alle volte. Feci un mezzo sorriso nostalgico e triste mentre aspiravo un'altra boccata che mi inquinava i polmoni. Qualcuno mi picchiettò la spalla ed io mi voltai per trovarmi una Quinn contrariata da quello che stava vedendo, mi sembra una di quelle severe maestrine che godono nel punire gli allievi. Mi prese la sigaretta dalle labbra e la buttò a terra schiacciandola sotto il piede.
"Da quando ha iniziato con queste? Non eri tu a dirmi di smetterla di fumare?"
"A volte le persone cambiano." mi strinsi nelle spalle mentre soffiavo per la seconda volta aria calda nelle mani.
"Non tu con le sigarette. Si può sapere cosa ti prende?"
"Magari è la buona volta che sotterrate Puckzilla."
"Smettila di dire scemenze. Non pensi a Beth che ha ancora bisogno di suo padre? Oppure a Rachel che sta lottando per restare in vita e tornare da te?"
"No...lei non vorrà mai tornare da me..." mormorai scuotendo la testa con espressione colpevole e distrutta. Come avrebbe potuto tornare da me dopo quello che le avevo fatto?
"Perchè non pronunci più il suo nome?" mi chiese tutto d'un colpo Quinn disorientandomi. Stranamente lei era stata l'unica ad avere notato quel particolare.
"Perchè ho paura di rendere tutto ancora più reale...ho paura che pronunciando il suo nome la perderei di nuovo e questa volta per sempre. Non posso permetterlo." le risposi sinceramente guardando le mie mani tremanti che avevano ancora qualche traccia del sangue di lei. Perchè non ero riuscito a frenare in tempo? Le strinsi a pugno maledicendomi per l'ennesima volta.
"Puck i dottori stanno facendo del loro meglio per Rachel. E' in buone mani." cercò di tirarmi sul il morale lei avvicinandosi per guardarmi dritto negli occhi. Riuscivo a vedere i cambiamenti che lei aveva fatto a Quinn, l'aveva resa migliore come aveva fatto con me. Io ero decisamente migliore quando stavo con lei.
"Ne sei sicura? Conosci ogni maledetto medico che le sta mettendo le mani addosso per salvarla?" le chiesi bruscamente con una nota di rabbia nella voce. Odiavo non sapere come sarebbe andata a finire, per una volta mi sentivo impotente.
"No ma credo che dobbiamo dar loro un pò di fiducia visto che hanno salvato molte persone."
"Ed io ne ho quasi uccisa una. Forse del resto è meglio che stia nelle loro mani e non  nelle mie, rischio di ammazzarla sul serio la prossima volta."
"Rachel non vorrebbe sentirti parlare in questo modo." mi mise una mano sul braccio per calmarmi peccato che il mio umore nero non le consentiva questa manovra.
"Rachel non mi sente nemmeno." al pronunciare il suo nome per la prima volta, dopo diverse ore, quasi sussultai dallo sconcerto. Le mani tornarono a tremarmi e la mia angoscia aumentò.
"Non puoi dirlo con certezza. In questo momento lei ha bisogno di avere te accanto, di sapere che ci sei quando si sveglierà e sono sicura che presto lo farà. So per certo che sei molto importante per Rachel, me lo ha detto lei stessa qualche giorno fa...in realtà non ce n'era nemmeno bisogno, bastava osservare come lei ogni volta ti guardava e ti sorrideva...per non parlare di quello che facevi tu quando lei era nelle vicinanze. Puck, Rachel non potrà mai odiarti. E' stato soltanto un incidente, poteva accadere a chiunque. Non ci resta che aspettare il responso dei dottori e pregare che lei torni da noi, mi manca di già la sua vocetta assillante che non dava mai tregua a nessuno. Su, adesso torniamo dentro prima di congelare del tutto. Vieni?"
"Si."
Mi strinse la mano come una vecchia amica e mi trascinò verso gli altri che mi fecero un sorriso dispiaciuto. La mia momentanea fuga era stata notata da tutti e adesso avevano persino smesso di parlare di lei per rispetto nei miei confronti, mi sentivo quasi in colpa per come mi ero comportato poco prima. Quinn non mollò la presa nemmeno per un attimo e non si fece intimorire dalla mia rabbia continuando a sussurrarmi di lei, di quanto fosse speciale per ognuno di noi e di come sorrideva quando parlava di me. Sembrava una felice ragazza innamorata, diceva Quinn facendomi tornare a sperare in qualcosa che agognavo da tempo. Ricordavo ancora quel sorriso che soltanto cinque ore prima mi aveva rivolto per l'ultima volta, quel sorriso che tanto amavo. Quando arrivarono i genitori di Rachel insieme a mia madre, due camici bianchi sbucarono dalla porta e si diressero verso di noi con espressioni serie e professionali.
"C'è qualcuno per Rachel Berry?"
"Siamo i suoi genitori. Come sta Rachel?"
"Fisicamente sta bene, è uscita dalla sala operatoria dieci minuti fa e sembrerebbe che non ci siano complicazioni con la ferita. Ha una gamba rotta e un taglio in fronte che guariranno in fretta ma dobbiamo ancora capire se ha subito qualche danno internamente. Ha avuto un commozione cerebrale, ha perso molto sangue e ha subito una brutta botta quando ha sbattuto contro il parabrezza. Non posso dirvi con certezza che è tutto a posto finchè non si sveglierà, dobbiamo vedere se supera la notte." questa fu la laconica prognosi di uno dei due medici che avrei voluto tanto prendere a pugni. Parlava di lei come se fosse un numero, con un'indifferenza tale da farmi girare i nervi. Come potevano trattare così i pazienti? Come potevano parlare in quel modo di lei?
"Se supera la notte? Come...allora è più grave di quello che avete detto." questa accusa quasi velata di Leroy fu accompagnata da uno sguardo alltrettanto sbigottito e malevolo che indirizzò ai due camici bianchi che si trovavano di fronte.
"L'intervento è andato bene ma come vi ho detto ha perso molto sangue e non ha ancora ripreso conoscenza. Le sue condizioni sono statiche. Non possiamo darvi una prognosi più accurata, mi dispiace."
"E se non supera la notte cosa succede?" questa era la voce preoccupata del professor Shue che si mise in mezzo per cercare di far superare lo shock di Abram.
"Sarà monitorata tutto il tempo ma se non riprende conoscenza o se i suoi livelli dovessero scendere durante la notte per qualsiasi motivo allora dovremmo preoccuparci. Potrebbe entrare in coma." spiegò l'altro medico mettendosi le mani nelle tasche del camice. Quel gesto di noncuranza mi fece infuriare.
"Perchè non si risveglia? Cosa le avete dato?" scattai inferocito facendo un passo avanti intimidendoli con lo sguardo. Avevo sortito l'effetto sperato, adesso non sembravano così tanto impettiti e sicuri come alcuni secondi prima. Riuscivo ancora a spaventare le persone, lei non ne sarebbe stata contenta.
"Abbiamo seguito le normali procedure per operazioni come questa. Non possiamo fare altro che aspettare adesso."
"Possiamo vederla?" chiese Mercedes asciugandosi una lacrima sul viso.
"Si ma non tutti insieme, a turni di due o tre e per non più di cinque minuti. Le infermiere la stanno già sistemando in camera. Con permesso." detto ciò, i due medici si eclissarono scomparendo dietro a quelle porte portandosi con sè tutta la mia energia. Improvvisamente mi sentivo prosciugato di tutto. Felicità, speranze, prospettive per il futuro bruciate in un secondo come un semplice pezzo di carta che si tramutava in cenere.
Mi sentii morire dentro. Rachel non si svegliava e rischiava di andare in coma o, peggio ancora, avevo capito quello che il dottore si era trattenuto nel dire. Rischiava di morire. Dovevo esserci io a posto suo. A turno, decisero chi sarebbe andato per primo al suo capezzale e per diverse volte cedetti il mio prolungando così il tempo che ci separava l'una dall'altro. Ad un tratto avevo quasi timore di avvicinarmi alla sua porta e vedere quello che le avevo fatto. Se Finn non fosse arrivato in tempo a distruggermi lo avrei fatto presto io con le mie stesse mani. Perchè ogni volta che i ragazzi uscivano dalla sua stanza piangevano a dirotto come se non ci fosse più alcuna speranza? Cosa stava succedendo? Perchè non volevano dirmi nulla? Il professor Shue mi chiese con lo sguardo se volevo andare ma io scossi la testa troppo turbato dalle reazioni di tutti per decidere di affrontare la realtà. Non c'era un tasto per rimandare tutto indietro di almeno quattro ore e cambiare le cose? Quinn cercò di rialzarmi e trascinarmi con se ma io resistetti e lei mi lanciò uno sguardo un pò spazientito mentre prendeva il posto del professor Shue e della Pillsbury. Adesso ero rimasto l'unico che ancora non era andato a vederla. Che stupido. Avrei potuto vincere la medaglia per il miglior bastardo senza palle di Lima, nessuno era alla mia altezza. Mi alzai di scatto e superai quelle maledette porte per raggiungere la sua camera, passo dopo passo la mia agitazione aumentava a dismisura. La porta era socchiusa e per qualche secondo rimasi li, in attesa, ad ascoltare la voce di Quinn che parlava a quella bella addormentata dal viso piuttosto pallido che non riusciva ad aprire gli occhi. Sembrava morta, questo pensiero mi raggelò il sangue ma i battiti del suo cuore che il monitor al suo fianco emetteva mi fecero tornare una minima speranza. Forse non era detta ancora l'ultima parola. Desideravo ancora rivedere quel suo sorriso che mi illuminava le giornate e volevo ricambiare ancora una volta quello sguardo che non riusciva mai a nascondermi niente. La rivolevo con me.
"Non sono ancora riuscita a ringraziarti per quello che hai fatto per me...per aver fatto emergere la vera Quinn, non sono così stronza come credevo di essere...quindi vedi di alzare quel tuo culo da nana da questo lettino che c'è una marea di gente qui fuori che sta aspettando solo te." la sua voce cercava di mascherare la tensione che vibrava nell'aria ma quel suo sorriso falsamente allegro si spezzò troppo in fretta e una lacrima le rigò il viso facendola apparire ancor più fragile di quando portava in grembo mia figlia. "Rachel apri gli occhi ti prego, qui abbiamo bisogno di te...in particolar modo Puck. E' perso senza di te e i sensi di colpa lo stanno lacerando dentro, è irriconoscibile. Gli manchi terribilmente...si è spenta quella luce nel suo sguardo che gli avevi donato tu. Sai, sono un pò invidiosa di quello che lui prova per te, nessuno è rimasto così a lungo con me da provare la stessa cosa...sono tutti fuggiti a gambe levate perchè ero davvero odiosa...e la cosa più buffa è che le persone più importanti della mia vita venivano a rifugiarsi sempre da te. Ti detestavo per questo, ho provato in mille modi a calpestarti psicologicamente per farti capire quanto fossi superiore ma tu hai avuto sempre la forza di rialzarti e continuare per la tua strada con più sicurezza di prima. Hai sempre saputo ciò che volevi e hai fatto di tutto per ottenerlo, io mi sono persa in stupidate che non portavano mai a niente fissandomi con l'idea di continuare a spadroneggiare come una reginetta a scuola. Ma dopo il diploma cosa mi sarebbe rimasto? Niente e tu questo me lo hai fatto capire bene. Sei stata un'amica speciale Rachel, un'inaspettata sorpresa per me e non voglio perderti. Hai ancora molte cose da fare qui, la prima della lista è far tornare il sorriso a quel musone di Puck che si sta tormentando qua fuori sul fatto di entrare o non entrare. Che fifone! Dovresti dirgliene quattro appena ti svegli. Adesso vi lascio soli. A presto Rachel." le diede un bacio sulla guancia e si alzò dalla sedia dirigendosi verso di me con un sorriso di trionfo. Sapeva che non sarei riuscito a stare lontano da quella stanza per niente al mondo. Non potevo nascondere i miei sentimenti per lei. "Vai da lei e riportala indietro. Ci vediamo dopo."
Detto questo, Quinn si chiuse la porta alle spalle e sentii i suoi passi lungo il corridoio allontanarsi. Feci un lungo respiro e tornai a guardare il corpo di Rachel che era rimasto ancora immobile da quando ero entrato nella stanza. Mi sedetti sulla sedia vuoita accanto al letto e osservai la sua pelle troppo pallida sentendo nostalgia del suo colorito naturale che la rendeva la persona più luminosa che io conoscevo...dopo la piccola Beth ovviamente. Perchè sembrava un corpo vuoto? Non sembrava più la mia Rachel, la ragazza che amavo. Non sapevo cosa dire, avevo perso le parole di fronte a lei e non era la prima volta che succedeva ma adesso era tutto diverso. Adesso lei non parlava, non ascoltava e non apriva gli occhi...sarei mai più riuscito ad ascoltare la sua voce? In molti dicevano che parlare ad una persona incosciente era utile, lei continuava ad ascoltare anche se non sembrava. Rachel sarebbe riuscita a sentire le mie parole? Avrebbe voluto sentirle? Lei amava cantare e lo faceva in qualsiasi momento esternando le sue emozioni, io volevo fare lo stesso per lei. Volevo che mi capisse, che mi perdonasse e che aprisse i suoi magnifici occhi. Volevo che tornasse da me.

Cover my eyes
Cover my ears
Tell me these words are a lie
It cant be true
That I'm losing you
The sun cannot fall from the sky


Kurt ripensò ad ogni volta che l'aveva criticata nel vestire e quando le aveva messo i bastoni tra le gambe per allontanarla da Finn a causa della sua gelosia verso il fratellastro. Un amore non corrisposto visto che non era una donna. Erano stati tutti i suoi difetti a farli diventare amici un pò per volta, erano più simili di quello che credevano. Rachel era stata una delle prime persone ad accettare la sua fuga dal McKinley, aveva capito subito il motivo che si nascondeva dietro a quella paura impersonificata in Dave e aveva deciso di approfondire la loro amicizia tifando per lui durante ogni loro sfida a cui partecipava con gli Usignoli. Lei credeva in lui, gli voleva bene. Si portò una mano sugli occhi nascondendo le lacrime mentre le sue labbra tremarono quando Blaine gli mise una mano sulla spalla. Rachel li aveva sempre sostenuti come coppia e adesso lui non sapeva cosa fare per lei. Lo sconforto del ricordo del suo corpo gelido e inanimato gli fece male.
A Mercedes vennero in mente tutte le volte che, a causa di "voci da corridoio", lei e Rachel si erano sfidate negli assoli finendo sempre per essere più unite che mai tra abbracci e risate. Rachel era unica in tutti i suoi modi e aveva una voce impareggiabile. Lei si che era una vera Diva. Era cresciuta molto da quando avevano formato i primi sei membri originali delle Nuove direzioni, puntava sempre in alto senza mai perdere di vista la sua meta ma al contrario dell'inizio adesso sapeva di non essere sola e si faceva aiutare dagli altri. La sua grinta e la sua voce li avevano portati sempre a un passo dalla vittoria, era stata lei il collante che li aveva sempre tenuti uniti. Ne erano successi di casini in quella banda di pazzi squilibrati e ne eravamo usciti un pò tutti incolumi e Rachel era stata sempre quella valvola che li aveva fatti andare avanti nonostante i suoi modi teatrali e, a volte, insopportabili. Ma lei era Rachel, o la si amava o la si odiava. Non c'erano mezze misure. Perchè non apriva gli occhi? Mercedes rimase immobile accanto a Kurt sentendosi spossata e inerme come un vegetale.
Tina rimpensò a quando il professor Shue aveva preferito dare a lei l'assolo di Maria in West side story e Rachel si era offesa lasciando il Glee club, poi però aveva capito i suoi sbagli e aveva iniziato a dare spazio anche agli altri spronandoli a dare il meglio di loro stessi per i loro doni vocali. Lei era stata fin da subito la colonna portante delle Nuove direzioni e loro non potevano perderla. Rachel era la stella più brillante e non doveva spegnersi in quel modo. Tina si strinse nell'abbraccio di Mike seppellendo il volto nella sua maglietta scura.


Can you hear heaven cry
Tears of an angel
Tears of aaaaaaaa...
Tears of an angel
Tears of an angel.


William asciugò le lacrime di Emma, raccolse le mani di lei tra le sue e se le portò alle labbra baciandole dolcemente. Quante volte aveva rischiato di perdere la sua donna per fattori esterni come la sua ex moglie, Ken Tanaka e l'ex marito di Emma? Tante volte, forse troppe ma adesso finalmente stavano insieme e il professor Shue era pronto per fare il passo successivo. Quello più importante. Aveva comprato l'anello la settimana precedente e aveva programmato quella serata fin nei minimi dettagli con la speranza che lei gli rispondesse di si. Tutto normale finchè la telefonata di un Noah Puckerman disperato non aveva cambiato del tutto i suoi piani portandolo di corsa in quell'ospedale dove il tempo sembrava trascorrere troppo lentamente. Aveva osservato ognuno dei suoi ragazzi piangere per quella ragazza che tanto avevano invidiato e criticato ed era orgoglioso dell'unità che si era venuta a creare tra di loro. Emma, al suo fianco, non faceva altro che tremare leggermente con sguardo triste lasciando cadere qualche lacrima mentre mormorava una preghiera a chiunque potesse ascoltarla per far risvegliare Rachel. William si era fatto prendere dall'ansia fin da quando era entrato in auto con la sua compagna e adesso tratteneva a stento le sue forti emozioni. Voleva essere forte per Emma e i suoi ragazzi, per i genitori della sua alunna preferita e per Puck che sembrava l'ombra di se stesso ma non riusciva più a farlo. Lui teneva molto a Rachel Berry, con lei aveva sempre avuto una strana alchimia che aveva portato dei lati positivi e negativi nel loro rapporto insegnante studente. Erano diventai amici. Il professor Shue stimava e ammirava quella ragazza che stava lottando per la vita o la morte. Non riusciva ancora a credere alle parole dei medici. Doveva pur esserci qualcosa da fare per farla svegliare! William si accorse della lacrima quando Emma avvicinò un dito alla sua guancia per asciugarla. Amava quella donna e non avrebbe mai più permesso a niente e nessuno di separarli. E se quello che era successo a Rachel fosse successo ad Emma? Ne sarebbe uscito distrutto quanto Noah Puckerman. Will posò la fronte contro quella di Emma e chiuse gli occhi mormorandole ti amo.

Stop every clock
Stars are in shock
The river will flow to the sea
I wont let you fly
I wont say goodbye
I wont let you slip away from me

Quinn guardò fuori dalla finestra incrociando le braccia al petto. Quante cose odiose aveva detto a Rachel in passato? Quante volte l'aveva ferita per stare meglio lei stessa? Era Quinn la vera insicura tra le due, in continua ricerca di una qualche conferma della sua superiorità sugli altri. La sua vita poteva apparire perfetta ma non lo era e Rachel se ne era accorta subito. Anche se Quinn aveva cercato di allontanare la sua più accerrima rivale, Rachel non si era mai data per vinta e aveva fatto in modo che la bionda, volente o nolente, l'ascoltasse. La ex Cheerios aveva goduto nel vedere il suo sguardo ferito dopo ogni singola frecciata che le lanciava ma Rachel le era rimasta lo stesso accanto cercando di trovare le parole giuste da dirle per farla andare avanti. Era stata la mora a dirle che le sarebbe rimasto soltanto il Glee club durante la gravidanza e aveva avuto ragione, oguno di loro era diventato una famiglia per lei e il sostegno che le avevano sempre dato non era mai arrivato dai suoi genitori. Per lei era stata la prima volta avere degli amici veri. Aveva fatto tanti di quegli sbagli durante gli anni, era passata da innumerevoli relazioni amorose senza mai rimanere da sola. La solitudine la rendeva inquieta e aveva sempre avuto bisogno qualcuno che l'adulasse in qualche modo; Rachel, invece, era riuscita a farle vedere un'altra versione di Quinn che tutti avrebbero amato di più. Rachel l'aveva migliorata da ogni punto di vista e non se n'era nemmeno resa conto, lei non voleva essere ringraziata ma voleva vedere l'amica realizzare i suoi sogni e stare bene con se stessa. Doveva molto a Rachel Berry e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sentirla cantare di nuovo, pur di vederla ridere mentre si divertivano nei camerini di un negozio a provare dei capi stravaganti. A Quinn mancava la sua migliore amica. Perchè tutto quello era dovuto succedere proprio a lei? Rachel apri gli occhi, non scappare via. Mormorò Quinn tra le lacrime mentre Finn la faceva girare verso di se abbracciandola per darle quel conforto che serviva anche a lui in quel momento.
Finn cercava ancora di dare un senso alle parole del dottore. Rachel non si svegliava e aveva perso molto sangue, lo stesso sangue che si trovava ancora sulle mani di quello che doveva essere il suo migliore amico. Cosa diavolo le aveva fatto? Perchè si trovavano insieme durante l'incidente? Finn pensò che fosse tutta colpa di Puck, sempre a rubargli la ragazza di turno. Hudson non stava più con quella straordinaria ragazza da diversi mesi ormai ma ciò non lasciava di certo campo libero a Puck per fare quello che voleva. Quante volte gli aveva soffiato Quinn o Rachel negli ultimi anni? Finn fece una smorfia, dovette ammettere con se stesso che non era stata tutta colpa di Puck. Anche lui aveva dato molti motivi alle sue ex, specialmente a Rachel, per andare a farsi consolare da un'altro uomo che non aspettava altro. Da un altro uomo che sarebbe riuscito ad amarle più di lui, che non sarebbe stato confuso sui suoi sentimenti. Questa era una cosa che aveva sempre ammirato a Puck, era sempre stato la sua spalla in campo e fuori e non poteva trovare un amico migliore di lui ma Finn si sentì per l'ennesima volta tradito. Hudson amava ancora la Berry, sarebbe sempre rimasta una parte importante di lui. Le aveva fatto male in passato a causa della sua continua indecisione tra lei e Quinn, nessuna delle due se lo meritava eppure Finn non era ma riuscito a scegliere. Con entrambe le ragazze aveva passato momenti brutti e belli, con entrambe aveva riso e pianto ma solo con Rachel aveva finalmente capito cosa voleva dire stare in squadra. Da quando avevano capitanato insieme le Nuove direzioni per Finn si era spalancato un mondo nuovo. Si era dovuto cimentare a tenere il piede in due staffe, nel Glee club e nei Titans, e spesso non era mai andata nel verso giusto visto che i suoi compagni di football continuavano ancora a bombardarli di granite denigrandoli in pubblico ma Rachel gli era sempre stata accanto. Lei era stata la sua forza. Era stata colpa sua se l'aveva persa per l'ennesima volta e il suo migliore amico si era fatto avanti con le migliori intenzioni, Finn sapeva che Puckerman non avrebbe mai voluto farla soffrire e che adesso stava penando le pene dell'inferno per non essere stato al suo posto. Finn lo conosceva bene, era un bravo ragazzo che amava la sua Rachel. Sapeva di aver sbagliato quando l'aveva chiamata qualche ora prima ma non aveva resistito a sentire il suono della sua voce e adesso rischiava di non sentirlo mai più per una serie di eventi che probabilmente aveva causato lui in prima persona. Finn non voleva che quella ragazza si allontanasse da lui, aveva ancora bisogno di lei. Avrebbe mai più ascoltato un suo assolo? Sarebbe riuscito a vederla sorridere almeno un'ultima volta nella sua direzione? Finn prese tra le braccia Quinn e la strinse a se cullandola amorevolmente mentre chiudeva gli occhi e immaginava che la bionda fosse Rachel. Si sentì meschino.

Can you hear heaven cry
Tears of an angel
Tears of aaaaaaaa...
Tears of an angel
Tears of an angel.

Santana osservò Brittany parlare con Artie e, per la prima volta, si sentiva finalmente tranquilla. Se avesse visto una scena del genere soltanto qualche mese prima si sarebbe infuriata facendo una scenata colossale ma adesso era tutto cambiato. Era felice perchè finalmente la sua biondina preferita aveva detto di amarla e adesso stavano vivendo la loro storia alla luce del sole, ogni giorno era una continua sorpresa per lei. Brittany era come una boccata d'aria fresca in un mare di pregiudizi e per questo doveva ringraziare Rachel e Quinn che avevano cercato di mettere in luce i sentimenti confusi della biondina. Santana non riusciva ancora a crederci, nè al fatto che quelle due fossero diventate amiche e neppure a vedere la mora darle una mano con la sua turbolenta vita sentimentale. A conti fatti, Santana non aveva mai trattato bene la Berry, criticandola per ogni minima cosa, quindi non capiva perchè le avesse fatto quel grosso favore. Lei non voleva avere debiti con nessuno e, se questo l'avrebbe portata a fare in modo di non dover più ascoltare i suoi drammi di scena, avrebbe fatto in modo che fosse Puck a subirne le conseguenze in prima persona facendo coppia fissa con la nana. Santana sentiva a pelle le attrazioni che legavano le persone e quei due erano come dinamite pura. Si era chiesta più volte il motivo che spingeva il suo ex a gironzolare come un cane alla ricerca dell'osso intorno alla Berry ma ormai ci aveva rinunciato del tutto. La gente era strana. Tutti piangevano per una ragazza che era stata sempre una spina nel fianco e che forse non si sarebbe mai più risvegliata e il bullo della scuola era quello più sconvolto dei presenti, il mondo era cambiato. Sentendo i ricordi che Artie e Brittany stavano condividendo su Rachel le tremò involontariamente il mento e fece capolino la prima lacrima. L'impassibile stronza delle Cheerios stava pregando per riavere quella ragazza che tante volte aveva cercato di picchiare. Santana si asciugò il viso mentre sussurrava una preghiera in spagnolo. Il mondo era proprio cambiato.
Blaine aveva ricevuto un breve messaggio dal suo ragazzo ed era corso appena era riuscito a liberarsi da una cena con il fratello. Vedere quanto la fragilità di Kurt continuava a toccarlo nel profondo era davvero sconvolgente. Kurt aveva bisogno di lui in quel momento e Blaine di certo non si sarebbe tirato indietro. Sapeva quanto era stretta l'amicizia del suo ragazzo con Rachel, persino Blaine era diventato amico di quell'adorabile egocentrica che ormai considerava speciale...se non fosse stato gay di sicuro ci avrebbe provato con lei. L'emozione che aveva sentito mentre cantavano quel duetto era stata eccezionale, avrebbe voluto avere un'altra occasione per duettare con lei ma a quanto sembrava le possibilità erano poche. Kurt gli aveva spiegato del responso dei medici e a Blaine sembrava tutto assurdo. Una con una voce come Rachel Berry era impossibile che non si sentisse più cantare, era un sacrilegio per l'arte. Rachel era sempre stata una buona amica per lui e per Kurt, continuava a blaterare di averli accettati per la parità dei gay ma erano tutte stupidate. Blaine sapeva quanto Rachel ci tenesse a loro e la cosa era pienamente ricambiata da entrambi, tutti e tre erano molto uniti e averla vista immobile in quel letto gli aveva fatto male. Non era più lei, non la Rachel che aveva imparato ad apprezzare, non la Rachel che spronava le persone a dare il meglio di loro in ogni momento. Quella Rachel si stava spegnendo ogni attimo che passava e lui temeva di vederla andare via per sempre. Non voleva assistere alla sua disfatta più totale ma non avrebbe mai lasciato Kurt ad affrontare tutto quello con solo l'aiuto dei membri delle Nuove direzioni. Voleva esserci per lui e voleva a tutti i costi vedere spuntare il solito sorriso di Rachel sul suo volto troppo pallido. Non si sarebbe mosso da li neppure per un istante. Appoggiò una mano sulla spalla di Kurt per infodergli coraggio mentre lui tratteneva l'emozione. Coraggio, mormorò al suo ragazzo.

So hold on
Be strong
Everyday on we'll go
I'm here, dont you fear

Little one dont let go
(ooooooooooohhhhhhhhh)
Dont let go
(ooooooooooohhhhhhhhh)
Dont let go
(ooooooooooohhhhhhhhh)

Le presi una mano tra le mie sentendola gelida, il lento battito del suo cuore che proveniva dal monitor non migliora di certo il mio umore. Non riuscivo a vederla in quel modo. Il gedo della sua mano si estese fino alle mie ossa e ancora più nel profondo, sentivo quasi di averla persa. Stava ascoltando la mia voce? Riusciva a sentire il mio richiamo? Mi portai la sua mano alle labbra baciandola e chiusi gli occhi. Stavo tremando.

Cover my eyes
Cover my ears
Tell me these words are a lie

Al termine della canzone fui scosso dalle lacrime, non volevo che mi vedesse così. Ma a chi stavo prendendo in giro? Lei non si sarebbe più svegliata, lei non mi avrebbe più sorriso, lei non mi avrebbe più guardato facendomi sentire speciale...lei non avrebbe più cantato per me. Perchè? Perchè proprio a lei?
"Rachel ti prego apri gli occhi! Non ce la faccio senza di te...chi verrà mai a dirmi che sto commettendo degli errori? Chi avrà il coraggio di dirmi zitto Puckerman? Chi mi parlerà dei vincitori di quello stupido concorso dei Tony? Chi mi dirà come si cambiano i pannolini di Beth? O quale sia il duetto migliore da cantare insieme?...Voglio continuare a fare tutto insieme a te, non puoi lasciarmi così. Tu dicevi di essere sola, di non essere mai apprezzata da nessuno ma qua ti sbagli...hai visto quante persone ci sono fuori dalla porta a pregare per te? Non poi abbandonarli così, loro credono in te. Persino Santana sta piangendo! Rachel i tuoi papà sono stravolti...non mi hanno neppure dato la colpa per quello che è successo in macchina. Eppure è stata tutta colpa mia, quanto sono stato stupido! Ascoltami ti prego. Torna da me, faccio veramente pietà senza di te. Non puoi andartene via senza sapere che ti amo. Ritorna da me..." mormorai con la voce rotta dall'emozione mentre continuavo a stringere la sua mano fredda. Perchè non mi sentiva?
"Sta zitto...Puckerman. Mi stai bagnando la mano." sussurrò a fatica Rachel cercando di muovere le dita strette nella mia presa ferrea. Alzai la testa di scatto trovandomi davanti una piccola traccia accennata del suo famoso sorriso, rimasi imbabolato come un cretino. Stavo sognando? Mi rimisi in piedi per avvicinarmi di più a lei e le accarezzai una guancia, Rachel chiuse gli occhi seguendo dolcemente la mia carezza con espressione serena. Quando riaprì gli occhi temetti di stare per scoppiare dalla troppa gioia.
"Rach...Rachel. Oddio! Ti sei svegliata!" non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo, non volevo più perdermi nemmeno un singolo momento con lei.
"Come potevo dormire con tutte le tue assurde chiacchiere su...Santana che piange e tu che dici di amarmi. Il solito Puck quando si fa prendere dall'agitazione, e poi non dire che sono solo io quella che blatera tanto." riuscii a sentire a stento le sue parole ma non mi importava in quel momento. Lei mi aveva ascoltato, lei era ancora viva.
"Era vero."
"Cosa? Che Santana piange? O che tu sei una frana a cambiare i pannolini di tua figlia?" mi derise lei facendo una specie di smorfia buffa. Come avevo fatto a non accorgermene prima? Perchè avevo perso così tanto tempo con lei?
"Si, tutto questo...ma io mi stavo riferendo al fatto che ti amo. E' vero. Rachel ti amo." le confessai tutto di un colpo cercando di farle capire quanto fossi serio e che non stavo scherzando. Volevo che mi credesse, avevo bisogno che lo facesse perchè avevo bisogno di lei nella mia vita.
"Lo so scemo, ti amo anch'io Noah." la fissai con sguardo esterefatto, non riuscivo a crederci. Aveva detto proprio quello che avevo sentito? Le sue parole mi avevano restituito tutta quell'energia che avevo perso dall'incidente. Finalmente riuscivo a respirare di nuovo.
"Sei tornata da me..." mormorai continuando ad accarezzarle il volto con un sorriso ebete sulle labbra.
"Non potevo lasciarti senza sentirti dire ti amo." ridacchiò lei lievemente prendendomi di nuovo in giro. Potevo essere più fortunato di così? Sentirla ridere ancora mi rendeva felice.
"Te lo ripeterò ogni giorno della mia vita...della nostra vita. Non ti sbarazzerai mai più di me." la minacciai con il ghigno made in Puckzilla. Le diedi un bacio sul collo solletivandola vicino all'orecchio e la sentii rabbrividire. Ricordavo ancora i suoi punti deboli.
"Attenzione che farò in modo che tu mantenga la tua promessa...adesso smettila di piangere e fammi un sorriso. Mi è mancato il tuo sorriso..." lei non sapeva ancora quanto mi era mancato il suo. Improvvisamente la vidi respirare a fatica e sbattè ripetutamente gli occhi come per mettere a fuoco qualcosa, guardava intorno a se con espressione spaesata. Mi chinai ancor di più verso di lei prendendole il volto tra le mani. Stavo morendo di paura ancora una volta.
"Rachel...va tutto bene?" le chiesi in ansia. Non sapevo più che fare e lei non mi guardava più negli occhi mentre andava in iperventilazione.
"Noah...non...è buio...No..." con queste sue ultime parole rantolate in un sussurro pieno di sofferenza, Rachel chiuse gli occhi di colpo smettendo di respirare. Il mio cuore si fermò con lei quando vidi le mie mani insaguinate, la sua ferita si era aperta e perdeva ancora molto sangue.
"Rachel! Torna da me! Apri gli occhi! Rachel! Dottore! Aiuto! Aiuto!" gridai con tutto il fiato che avevo in gola continuando a tenerla sollevata tra le braccia. La stavo perdendo di nuovo, stava volando via da me. Dottori e infermieri mi sbatterono fuori dalla porta mentre la operavano d'urgenza in perfetta sincronia. Restai solo ancora una volta, con il fiato corto, a guardare il suo sangue colarmi dalle mani mentre speranze e desideri cadevano con lui. Non avevo più niente. L'avevo appena ritrovata e persa nello stesso istante. Mi appoggiai al muro crollando per terra a peso morto, mi presi il volto tra le mani e iniziai a piangere.



Un anno dopo...



Camminavo lentamente con un giglio bianco in mano mentre facevo una smorfia, cercavo di stare attento a dove mettevo i piedi e a non calpestare nessuna tomba per rispetto ai morti che superavo. C'erano diversi tipi di lapidi, dalla più vistosa a quella più semplice; a volte le persone credevano di sistemarsi la coscienza comprando quella più grande per farsi notare da tutti ma io ne stavo cercando una che di eccentrico non aveva niente. Era una delle più normali, quasi anonime, che ci fosse in quel cimitero. Dopo l'intervento non c'erano rimasti molti soldi da spendere, il funerale era stato breve e con i soli amici più intimi. Era stato strano, avevo perso qualcuno di importante nella vita e quello che adesso mi rimaneva era soltanto qualche ricordo rubato qua e là del breve tempo che avevamo avuto a nostra disposizione. Troppo poco per parlare dei nostri sentimenti. Una persona trovata e persa in poco tempo, quant'era ironica la vita...quasi bastarda. Questo era il primo anniversario della sua morte e la cosa mi faceva ancora stare male. Quando raggiunsi la sua tomba rimasi per diversi minuti ad osservare la sua foto sorridente e spensierata, da quanto tempo non vedevo quell'immagine? Mi era mancata. Dei passi pesanti si avvicinarono dietro di me con tutta la lentezza del mondo, era consapevole di avere tanto tempo a disposizione e questo mi fece sorridere. Adesso ero più sereno. La sua mano si intrecciò alla mia ed io la strinsi portandola alle labbra per poterla baciare, il suo anello di fidanzamento brillò richiamando la mia attenzione. Spostai lo sguardo verso la mia fidanzata e mi sorpresi ancora una volta di quanto fosse splendida con quell'espressione innamorata nel volto e quel pancione che sbucava fuori dal vestitino premaman blu che le avevo regalato. La mia famiglia, sorrisi con orgoglio. Vidi Rachel rabbrividire e mi tolsi la giacca scura per mettergliela sulle spalle.
"Grazie, ma so che stai facendo questo solo per tuo figlio." ribattè Rachel mettendo un finto broncio su quelle bellissime labbra da baciare.
"Figlia e no, lo sto facendo anche per la sua mamma che amo tanto."
"Lecchino. Sono diventata una balena?" mi chiese lei guardandosi il pancione con una smorfia dubbiosa. Le solite paranoie di una futura mamma, anche Quinn le aveva avute quando portava in grembo la piccola Beth.
"Amore sei splendida, siete splendidi entrambi." le sorrisi scoccandole un bacio sulla fronte.
"So sempre da chi andare per ottenere qualche complimento. Il bimbo ed io ti ringraziamo anche per il vestito che è stupendo ma basta parlare di noi. Devi andare a salutare tuo padre." disse lei facendo un cenno verso la lapide di mio padre. Era grazie a lei se adesso stavo li ed era stato anche merito suo se mi ero riavvicinato a mio padre. Rachel era stata la mia salvezza, ricordavo ancora il momento esatto in cui avevo pensato di averla persa per sempre. Non avrei mai più voluto rivivere una situazione del genere.
"Gli piacevi molto, adorava la tua voce. Avrei voluto dirgli che sarebbe diventato nonno." mormorai mettendo una mano sul suo pancione. All'improvviso sentii un calcio della mia bambina e sorrisi felice incrociando lo sguardo di Rachel, le mise la sua mano sopra la mia e ricambiò il mio sorriso con dolcezza.
"Io penso che lui lo sappia già. Vai, ti aspetteremo qui."
Posai il giglio sulla sua lapide e accarezzai la foto. Rimasi per alcuni minuti dedicandogli una preghiera e poi mi rialzai per andare dalla mia fidanzata che si accarezzava il pancione. Sarebbe stata una bravissima madre. Tornai dalla mia famiglia e baciai Rachel con passione. Sarebbe stato sempre così tra di noi, avrei fatto di tutto purchè ciò accadesse. Le presi la mano intrecciandola con la mia e mi diressi verso l'auto con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Adesso si che ero veramente felice.



E rieccomi ancora qui con voi...lo so che molte persone vorrebbero menarmi per questa one shot abbastanza triste, affronterò anche questo. Spero che almeno qualcuno sia clemente...
Tranquilli, non mi sono dimenticata dell'altra ff...sto continuando a scrivere pian piano promesso, ma questa one shot è nata da una serie di video che ho visto su youtube (a volte credo che sia una lenta tortura, brutto cattivo tubo) e non sono riuscita a resistere a scrivere qualcosa. I video si riferisco a Rachel che tenta il suicidio e poi muore mentre tutti gli altri si ricordano di lei...li avevo trovati piuttosto tristi e quindi ho soltanto preso un piccolo spunto da li, anche perchè Rachel che si taglia le vene proprio non ce la vedo. Mentre Noah canta ho inserito i pensieri di alcuni membri delle Nuove Direzioni in terza persona come se ci fosse una telecamera che osserva tutto dall'esterno...spero di esserci riuscita in qualche modo altrimenti vi chiedo scusa in anticipo. Fatemi sapere e commentate vi prego.
Un bacione
kia

p.s. la canzone di Noah è Tears of an angel di Ryan Dan
   
 
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