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Autore: Kokky    20/10/2011    1 recensioni
A Karyon per il suo compleanno. Gellert e Albus, il loro rapporto visto da Albus, i suoi rimpianti, le sue colpe. Dimenticò la morale che i suoi genitori gli avevano impartito, per mettere piede nel regno della bramosia. E, dietro il desiderio di potere, c’era anche la voglia più primordiale di sopraffare Gellert, dominando la sua mente geniale, e di possedere la forza necessaria ad averlo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A Karyon,
che ha sempre accompagnato i miei passi in questo fandom.
Auguri di buon compleanno J
 

Set fire to the rain

 
 
Il fumo dei fuochi magici copriva il campo di battaglia. Il suo grigiore si mescolava all’albeggiare del cielo, così livido da sembrare ancora notte, e tingeva smortamente ogni cosa intorno.
Il terreno, l’aria, i maghi stessi. Dumbledore, che sedeva sfatto su un macigno. Il respiro rompeva l’immobilità della sua figura, anche se ogni scintilla di vita sembrava essersi spenta in lui, ogni traccia di colore che potesse splendere di luminosa vittoria.
I maghi erano vincitori di quello scontro, ma lui era rimasto un perdente.
 
Un altro fumo aveva coperto i suoi occhi, anni prima.
Allora era giovane e pieno di idee, ma impossibilitato nel concretizzarle. Viveva nel circolo vizioso della sua famiglia, fra le mura di una casa che stava iniziando ad odiare, lì a Godric’s Hollow; doveva accudire sua sorella Ariana insieme ad Aberforth e non aveva un angolo in cui rintanarsi e lasciare libero se stesso.
Proprio in quell’occasione arrivò lui, Gellert. Si incontrarono per caso e sin da subito percepirono un’affinità speciale, una tensione elettrica che colmava lo spazio attorno con frasi non dette, ma capite al volo.
Albus lo riconobbe come suo simile e si aprì a lui con una semplicità che mai aveva provato. Non era esistito, fino ad allora, qualcuno come lui: perspicace, acuto, brillante – qualcuno che potesse essere sue eguale, e non un surrogato d’amico che mai poteva cogliere i suoi pensieri e, dibattendo, farli propri o mutarli.
Gellert era quello che da sempre gli mancava.
Così fu facile cedere al suo fascino, ai suoi occhi magnetici, alla sua aura carismatica. Albus lo cercava al suo fianco ogni istante, gli mandava delle lettere, progettava con lui qualcosa di migliore, un mondo nuovo, una società più giusta verso i maghi.
Costruiva castelli in aria – e si sentiva di nuovo un bimbo, parlando con lui, perché poteva dire tutto ciò che desiderava, lasciare che il suo estro si esprimesse al massimo, fino ad impennarsi e a ricadere in una terra agognata, quella del confronto propositivo... poteva divenire persino egoista, finalmente, rivelando a Gellert ogni suo pensiero cattivo verso i suoi fratelli e chi lo impediva di fare ciò che voleva.
Un altro fumo aveva coperto i suoi occhi. Fu Gellert a bendarlo con la sua accondiscendenza, nascondendogli la sua vera natura – o fu lui stesso a chiudere la verità in un cassetto per godere della sua presenza un po’ più a lungo?
Dimenticò la morale che i suoi genitori gli avevano impartito, per mettere piede nel regno della bramosia. E, dietro il desiderio di potere, c’era anche la voglia più primordiale di sopraffare Gellert, dominando la sua mente geniale, e di possedere la forza necessaria ad averlo.
Lo capì quando decisero di passeggiare lungo il fiume di Godric’s Hallow, un torrente che rinfrescava le campagne con le sue acque pure. Il suo scorrere scandiva i passi di Albus e Gellert, accompagnandoli sulle proprie sponde. Albus ascoltava il discorso di Gellert con interesse, intervenendo ogni tanto per apportare qualche modifica essenziale, qualche miglioria; lui parlava, parlava, e le sue parole sembravano riuscire a penetrare la pelle già fragile di Albus, così permeabile a ciò che soddisfaceva i suoi desideri.
Comprese se stesso proprio lì, quando Gellert tese una mano verso di lui e gli toccò la spalla – ché lui aveva già inteso tutto prima di Albus – e gli carezzò morbidamente il collo.
Capì di volerlo, terribilmente, più di quanto fosse lecito per la comune morale: fino a marchiarlo e a farsi segnare a fondo.
Era quello il fumo ammaliante che deviò ancora di più i suoi propositi: quella parvenza d’amore che rinvigoriva ogni sua scelta per il Bene Superiore.
Ma s’accorse presto che era già stato ceco a lungo, negando l’importanza della sua famiglia nella sua vita.
Accadde tutto d’un tratto, come se quella rabbia fosse improvvisa, e non presente e latente da tempo. Con un lampo di bacchetta lei morì, lasciando dietro di sé il resto.
Ariana portò con sé ogni possibile catena che teneva Albus stretto a quella cittadina, ma anche ogni traccia di colore sul suo volto. Gellert si rilevò il mostro assetato di potere che era, senza vergogna, senza pietà alcuna per chiunque calpestasse il suo stesso suolo; Aberforth accusò il fratello fino a scoppiare e a rompergli il naso al funerale, indossando poi la pazzia di famiglia come uno scudo che lo proteggeva da chi volesse avvicinarlo; Albus rimase solo, spento, con le speranze morte che giacevano sotto i suoi stessi piedi, uccise da un’ingordigia prepotente e una voglia di strafare che lo avevano fatto uscire dal seminato.
Quello era stato il fumo della sua giovinezza, l’incapacità di capire quanto valessero quegli affetti, sempre visti come una prigionia, di riconoscere il valore della giustizia che i maghi professavano, per cadere nel baratro di una propria idea di Bene.
Un Bene che lo aveva stroncato sul nascere, portando con sé l’amore vano per Gellert.
 
Si incontrarono di nuovo sul campo di battaglia.
Il volto familiare di Gellert per un istante rapì il suo cuore: il profilo, le gote arrossate, le ciocche bionde e seriche che aureolavano il viso, tutto richiamava i momenti in cui aveva creduto di essere felice.
Albus esitò, ma non troppo, e levò la bacchetta contro la sua. Pronto a farla finita.
«Grindelwald, per te è la fine», un’esclamazione che gli fece del male, un cognome ad allontanare quella persona dalla propria.
«Pensi di riuscire a farcela?», sorrise assaporando la vittoria che già prevedeva. «Vuoi uccidermi, Albus?», lo chiamò forte e lui sentì le sue budella torcersi. Il dolore era straziante ancora di più a causa della colpa, della sua primigenia pecca: aver ceduto a lui ingenuamente, dandosi totalmente.
«No, Grindelwald», ripeté quella parola, lasciando che la sua voce tremasse, «il tuo posto è un altro, è l’inferno della prigione».
«Tu sembri conoscerla bene», ridacchiò lui prima di attaccarlo.
Poi il cozzare degli incantesimi riempì l’aria al posto dei loro fiati e le parole rancorose si spensero sotto il peso del passato.
 
Dumbledore ora sedeva sul macigno, osservando il fumo grigio diradarsi. Un sospiro solcò il suo volto stanco.
Poggiò la bacchetta sulle sue ginocchia piegate, stese il collo e chiuse per un attimo gli occhi azzurri, celando quella realtà alla sua mente. Poi li riaprì lentamente, guardandosi intorno con cautela.
Allora lo vide, ormai sconfitto, incatenato e condannato. Grindelwald, Gellert.
Voleva alzarsi per raggiungerlo, ma non lo fece. Aveva paura di lui, di volerlo abbracciare e perdonare, ma ancora di più, con veemenza, aveva il terrore che quella bruciatura non potesse richiudersi né cicatrizzarsi – sapeva che la sua pelle era contrassegnata dal suo nome, come un tempo aveva sperato e adesso disprezzava.
Si chiese, scioccamente, se anche lui avesse marchiato il suo corpo.
 
 
 

But there's a side to you that I never knew, never knew
All the things you'd say, they were never true, never true
And the games you play, you would always win, always win
But I set fire to the rain
Watched it pour as I touched your face
Let it burn while I cry'
Cause I heard it screaming out your name, your name
 
Adele
 

 
 
 
 
 
 
N/A:
Cercavo una musica che mi ispirasse qualcosa su HP per Kary ed è partita lei, Adele, con la sua bellissima Set fire to the rain... e sapete? È così adatta a loro due, a Albus e quello che sente per Gellert, che mi ha subito colpito e commossa. Dovevo scrivere e basta.
Per chi non conoscesse la canzone (chi non la conosce, diamine!), ecco qui: http://www.youtube.com/watch?v=FlsBObg-1BQ
Spero vi sia piaciuta, io mi sento soddisfatta di questa shot *-* finalmente ho scritto su loro due <3
   
 
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