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Autore: Naralyn    20/10/2011    0 recensioni
Questa minuscolissima oneshot è nata da un sogno che ho fatto l'altra notte e che mi sta letteralemtne tormentando. Nomi e persone potrebbero essere reali come no, vi lascio il dubbio.
Spero vi piaccia, l'ho scritta per passare il tempo in questi giorni di malattia :)
Un bacione!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Decise di andarlo a salutare. Erano diversi giorni che non si vedevano, così andò al piano di sopra, per salutarlo. La ricreazione durava quindici minuti. Quindici minuti che possono stravolgerti la vita.
Salì le scale, un gradino alla volta, piano, lentamente. In fondo non aveva alcun motivo per cui essere di fretta. I ragazzi e le ragazze la ignoravano mentre passava.  Non era che un'anonima diciassettenne in jeans e felpa. I capelli lisci poi, non facevano che renderla ancora più banale. Li avesse lasciati ricci, avrebbe attirato anche qualche sguardo.
L'ultimo gradino la fece inciampare, ma riuscì ad aggrapparsi in tempo allo corrimano.
Non sapeva bene dove si trovasse la sua classe, così cominciò a percorrere il corridoio,rimanendo sempre vicina al muro, guardando qua e là. Ad un tratto la voce che stava cercando la chiamò con quel soprannome che solo lui usava.
-Kris!- gridò forte, e lei lo vide, poco più avanti, mentre sorrideva e salutava con una mano.
Respirò a pieni polmoni e ricambiò il sorriso. Quei pochi metri che li separavano Kristina li odiò per il resto della sua vita. Camminò a testa bassa e a braccia conserte, velocemente. Sapeva che lui la stava osservando, sentiva il suo sguardo bruciarle sulla pelle e infiltrarsi in ogni angolo del suo viso, cogliere ogni dettaglio. Nel giro di pochi istanti si maledì per aver scelto la felpa bianca invece del maglioncino nero, per aver messo le scarpe da ginnastica anziché le superga. Solo dei capelli rimase convinta.
Continuava a camminare, eppure le sembrava di non arrivare mai. Finalmente, dopo un tempo interminabile, arrivò. Sorrise allegra e si alzò in punta di piedi per baciarlo su una guancia. Marco le poggiò una mano sul fianco, com’era solito fare. Con l’altra però, cambiò il mondo. Prese con due dita il volto della ragazza, e posò le sue labbra su quelle di lei.
Lei non reagì.
Rimase immobile, sulle punte, con quelle labbra sconosciute unite alle sue. Quando lui la lasciò, si osservarono in silenzio, per alcuni istanti. Qualcuno passò di fianco a loro, ridendo rumorosamente per una battuta che nessuno sentì mai. Non si voltarono. Il rumore assordante della campanella segnò la fine dell’intervallo. Gruppi di ragazzi e ragazze si avviarono verso e aule, ma di nuovo, né Marco, né Kristina, si mossero. In fine, il giovane sorrise. La bocca si incurvò verso l’alto, e gli occhi la seguirono. Fece un passo in avanti e strinse tra le sue braccia quella piccola ragazza, ancora incredula, che aveva davanti. Si piegò e la baciò. Per un istante, i loro cuori si sfiorarono. Velocemente poi la spinse verso le scale. Lei obbedì e ridiscese quei gradini che poco prima le erano sembrati interminabili.
Mentre camminava, sorrideva. E i pochi ritardatari che la incrociavano si voltavano a guardarla curiosi.
Una bidella seduta alla sua scrivania le sorrise dolce, probabilmente capendo il motivo della sua felicità, per poi tornare diligente a svolgere i suoi compiti.
   
 
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