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Autore: alecter    20/10/2011    5 recensioni
La battaglia tra Voldemort e il prescelto, Harry Potter, è ormai giunta al termine,
Voldemort è stato sconfitto ma le vittime sono innumerevoli. Tra di loro vi è anche Fred Weasley, gemello di George Weasley, fratello di Ron e Ginny Weasley, figlio di Molly e Arthur, amato di Hermione Granger.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Rimase in piedi, di fronte al suo corpo esanime, mentre la sua famiglia e i suoi amici si struggevano dal dolore.
Lei non riusciva nemmeno a piangere; non poteva essere, non poteva accettarlo.
Era sempre stata una ragazza razionale, mai avrebbe pensato che il sentimento più folle e irrazionale di tutti l’avrebbe fatta sua.
Il suo sguardo era vitreo e vuoto, guardava lontano, a momenti passati e ormai irraggiungibili. Quegli attimi irripetibili di paradiso che lei aveva passato con Fred, erano ora la cosa più preziosa che le rimanesse.
Il suo migliore amico era ora stretto tra le braccia della copia esatta della sua dolce metà. Faceva male, vedere George, l’altro gemello, uguale a Fred, fino all’ultimo capello, ancora lì, davanti a sé; le dava la vana e impossibile speranza che lui fosse ancora lì con lei, che in fondo per loro c’era ancora speranza. Ma per quanto uguali potessero essere fisicamente, George non avrebbe mai, e poi mai, potuto sostituire Fred.
Sentiva il suo cuore accartocciarsi su se stesso per il dolore, comporre melodie stonate a causa del battito sordo: il battito di un cuore morente.
La Sala Grande, che un tempo era stata un punto di ritrovo e luogo di festa, ora sembrava essere il più remoto e oscuro luogo sulla terra. C’era dolore, morte; Hermione si sentiva egoista, rinchiusa in se stessa per non provare nulla, piangendosi addosso, mentre molte madri si disperavano per la morte dei loro figli. Non era da lei.
“Cosa mi hai fatto Fred?” sussurrò al vento mentre le lacrime rimanevano imprigionate nei suoi occhi castani.
Si chiese se questo era ciò che si provava quando si amava davvero qualcuno. Lei, la strega più intelligente di tutti i suoi tempi, la ragazza che meno di tutti avrebbe pensato di piegarsi all’amore, ora ne era sua completa vittima.
Un sospiro vicino a lei. Chiuse gli occhi e contemplò l’immagine che le si parò di fronte; un Fred ancora vivo e sorridente che le porgeva la mano. Aprì gli occhi, sperando che lui fosse davvero lì di fronte a lei, ad invitarla per un ultimo ballo assieme; ma lì davanti c’erano solo persone in lacrime che si abbracciavano per supportarsi a vicenda.
Sapeva che Fred non avrebbe mai fatto la vigliacca scelta di rimanere sulla terra sottoforma di fantasma; il suo Fred avrebbe scelto di morire, avrebbe scelto di passare oltre questo mondo, per rallegrare altre vite.
Lui era così, testardo, orgoglioso ma indelebile. Riusciva a cambiare una vita con un semplice sorriso; lei lo sapeva bene.

”Balla con me,‘Mione” le aveva detto quella notte, la notte del ballo del ceppo, una festa famosa e rinomata in tutto il mondo dei maghi. Era il quarto anno che trascorreva lì ad Hogwarts, un anno speciale, perché per la prima volta la scuola avrebbe ospitato il torneo tre maghi. Hermione era stata scettica sin dall’inizio nei riguardi di quel torneo: si diceva che pochi concorrenti riuscivano a sopravvivere alle prove cui venivano sottoposti.
Ovviamente però i ragazzi non la pensavano allo stesso modo: gloria eterna era stata promessa al vincitore. Il sogno di tutti, no?
“Non è giusto che non possiamo partecipare” avevano subito urlato i due gemelli quando il preside aveva annunciato che al torneo solamente i maghi maggiorenni avrebbero potuto prendervi parte. Avrebbero provato qualunque cosa pur di entrare in gara, Hermione lo sapeva.
Aveva sempre avuto uno strano rapporto con i gemelli, non proprio di amicizia; quell’anno però qualcosa sembrava essere diverso.
Si ritrovava a guardare di sottecchi Fred mentre faceva ridere un gruppo di ragazze, sentiva qualcosa crescere mentre lo vedeva al fianco di qualche brunetta che non era lei, e poi sorrideva senza motivo solamente perché lui lo faceva.

L’amore. Dicono che l’amore indebolisca le persone, che le renda più fragili; Hermione in quel momento si sentiva in uno stato di transizione, né completamente viva eppure nemmeno completamente morta. Il dolore andava scavando una voragine dentro di lei, i cui contorni si allargavano man mano che i ricordi riaffioravano. Eppure non poteva fare a meno di riportare a galla quelle immagini; una lacrima disegnò un leggero solco sulla sua guancia.
Sarebbe sempre rimasto con lei, nel suo cuore, non lo avrebbe mai dimenticato. Riusciva ancora a sentire la sua risata risuonare nella sala.

”Sai cosa si prova a essere innamorate?” chiese un giorno a Ginny, la sua migliore amica. Ricordava ancora lo sguardo della rossa; i suoi occhi verdi l’avevano scrutata a fondo, le avevano letto l’anima.
“Aspettavo questo momento da non so quanto tempo” disse poi sorridendo. Hermione si mostrò confusa. Come poteva lei sapere cosa stava provando, quando neanche lei stessa se ne era ancora resa conto?
“Sei innamorata di Fred, vero?” continuò. Hermione arrossì fortemente e strinse a sé il cuscino.
Non lo sapeva. Non sapeva cosa volesse dire essere innamorate.
Era arrossire ogni volta che lui la guardava? Sentire di voler morire quando lui guardava un’altra poco dopo?
“Non so” sussurrò. Ginny si sedè vicino a lei, le prese una mano e la guardò negli occhi.
“L’amore non è come una versione di rune antiche,‘Mione. Non si può capirlo, lo si vive e basta” le disse la piccola Ginny; la piccola rossa che ora era diventata una donna saggia. Hermione in quel momento si sentì piccola in confronto a lei.
“Cosa dovrei fare?” chiese. Si sentiva impotente di fronte a qualcosa che a lei era sconosciuto. Ginny le sorrise, come si fa con qualcuno d’ingenuo.
“Vivilo” disse semplicemente. Hermione era ancora più confusa di prima.
Sdraiata nel letto, gli occhi fissi sul soffitto, sentiva il suo cuore battere lentamente.
Che speranze aveva di piacere a uno come Fred? Non era tipo da relazioni, non era tipo d’amore, come lei.


C’è un motivo se tutte le poesie non parlano d’altro che d’amore. L’uomo non può farne a meno, è parte di lui.
Si mangia, dorme, cresce, vive, respira; ci s’innamora. Non si può sfuggire.
E quando finisce?
Il vero amore non finisce. Rimane con te fino alla morte e oltre.
Fred si sarebbe ricordato di lei, ovunque lui era ora.
Una brezza leggera le sfiorò la guancia. Chiuse gli occhi e ascoltò.
Sentì i pianti di dolore, i sospiri di sollievo di coloro che erano riusciti a riabbracciare i propri cari.
Poi la sentì.
Una risata.
Era solo un eco nella sua testa? Non voleva aprire gli occhi, era così bello sentirlo ancora.

Era ancora il crepuscolo ma Hermione era già pronta per il ballo.
Rimase a fissarsi di fronte allo specchio per ore prima di scendere; aveva indossato il vestito che sua madre le aveva comprato prima dell’inizio dell’anno, aveva fatto un incantesimo ai capelli, in modo che fossero lisci e setosi.
Non si riconosceva nemmeno.
Perché aveva messo così tanto impegno nel rendersi più carina quando colui dal quale avrebbe voluto essere notata, aveva invitato un’altra al ballo?
Quando anche l’ultimo raggio di sole svanì e fu tempo di scendere, rassettò il vestito e uscì dal dormitorio.
Ormai la maggior parte degli studenti doveva già essere nella Sala Grande, in attesa che le danze si aprissero. Non avrebbero potuto iniziare senza lei, però, perché quella sera era accompagnata da uno dei partecipanti al torneo tre maghi, Victor Krum. Aveva accettato solamente per non dare la soddisfazione a Harry e Ron di andare con uno di loro due; e per far ingelosire Fred.
Si affacciò da dietro il muro, e vide ancora alcuni ragazzi in attesa delle loro accompagnatrici. Anche Harry era ancora lì, a guardare Cho, con un altro ragazzo. Evidentemente quella sera non era l’unica ad essere con la persona sbagliata.
Scorse Victor tra la folla e si fece coraggio. Il suo sguardo correva da una parte all’altra della sala, alla ricerca di una folta chioma rossa, di un sorriso smagliante.
“Sei bellishima” le disse Victor prima di baciarle il dorso della mano.
Hermione sorrise. Forse quella serata sarebbe comunque andata bene. Magari il destino le stava ponendo di fronte un’altra alternativa, altrettanto allettante.
Entrarono assieme nella sala, fianco a fianco. Non appena furono posizionati, la musica partì.
Ballavano lentamente, seguendo i passi che avevano imparato, quasi meccanicamente.
Hermione non riusciva a sentire la musica nel cuore.
Quando anche gli altri studenti si unirono alle danze, si allontanò.
“Balla con me,‘Mione” una voce alle sue spalle.


“Balla con me,‘Mione” un sussurro, “Un’ultima volta”.
Hermione tenne gli occhi chiusi. Non poteva essere reale, lo sapeva, eppure si cullò in quell’illusione.
Tese le mani davanti a sé ed iniziò a muoversi lentamente.
Poi lo sentì.
Non era semplicemente aria, non era solamente la sua immaginazione; una mano si posò dietro la sua schiena e un’altra strinse la sua.
“Balla con me,‘Mione” si sentì ripetere.
Sorrise e continuò a danzare, sollevata dal calore della mano sulla sua vita.
Continuarono a ballare, e per un momento sembrò che tutto fosse tornato come prima. Erano tornati alla prima pagina della loro storia. Fred era ancora lì, la battaglia non era avvenuta e loro erano ancora assieme.

Si voltò rapidamente, e lo guardò, in tutto il suo splendore. La sua mano era tesa, in attesa.
“C-c-cosa?” chiese confusa. Le stava davvero chiedendo di ballare?
“Balla con me” ripetè lui. Hermione non se lo fece ripetere. Strinse la sua mano e assieme attraversarono la pista da ballo.
La musica era sempre la stessa, ma ora la sentiva diversamente. Il suo cuore sembrava andare a ritmo con essa, mentre le sue mani formicolavano per il contatto con quelle di Fred.
Ballarono fino a che la Sala non rimase vuota, ballarono fino a che le loro gambe non furono stremate, fino a che non riuscirono più a sopportare la distanza tra i loro corpi; Fred si chinò e posò le sue labbra su quelle di Hermione.
Il loro primo bacio.
Volavano alti, lontano da tutto ciò che li circondava. Lui era la sua anima gemella, se lo sentiva, ogni parte di lei glielo stava gridando.
Sarebbero stati assieme per sempre, nulla li avrebbe separati, nemmeno la morte.


Quando Fred allentò la stretta attorno a lei, Hermione si sentì persa.
“Non lasciarmi, non ancora” sussurrò. Fred le si avvicinò e la baciò, come aveva fatto la prima volta nella Sala Grande. “Io non ti lascerò mai,‘Mione” sussurrò. Hermione aprì gli occhi.
La voce era nella sua testa, non era reale. Di fronte a lei, un George confuso, la stava fissando.
“Oh” riuscì solamente a dire.
Non era stato Fred, era solamente la sua copia. Fece per allontanarsi, ma George la fermò.
“Aspetta, ascoltami” le urlò. Lei si voltò a guardarlo, anche se faceva male vedere quel viso, quelle fattezze.
“Fred, era lui. E’ rimasto qualche attimo qui, solamente per dirti addio. Lo sentivi, non è così?” ma lei non poteva crederci, non era qualcosa di possibile.
Fred se ne era andato, non era diventato un fantasma.
Poi ricordò le sue parole, in quel giorno d’estate, nascosti in un angolo della Tana a guardare le stelle.

”Pensi che ci potranno mai dividere?” le aveva chiesto lui, mentre una nuvola passava solitaria sopra di loro.
Aveva disertato la scuola assieme a suo fratello quell’anno, perché ormai non avevano più nulla da imparare lì; avevano deciso di aprire il loro negozio. Hermione ovviamente non si era dimostrata d’accordo, così come la signora Weasley; alla fine entrambe avevano ceduto.
“Tutto ha una fine” sussurrò lei.
Lui scosse la testa, di fronte alla sua solita testardaggine.
“Non noi” disse poi, “Troverò sempre un modo per tornare da te, sempre” le sussurrò poi nell’orecchio.


“Sempre” ripetè ad alta voce mentre guardava lo spettro di Fred, svanire dagli occhi del fratello. Nulla li avrebbe mai separati nemmeno la morte.

   
 
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