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Autore: Skinuzbear    20/10/2011    2 recensioni
Hrvey Specter visto attraverso gli occhi di una bambina.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Prima fanfiction su Suits! Io adoro Harvey, allora ho deciso di scrivere una piccola storia. Non vedo l'ora che inizi la 2 stagione!!
Un bacio
Chiara

Disclaimers: No, Harvey non è mio.

 


Ritratto di Harvey Specter

 

La prima volta che ho incontrato Harvey Specter, avevo cinque anni.

 

Era il nuovo tipo di mia madre, e dopo sei mesi o giù di lì che si frequentavano, lei decise di presentare il fidanzato alla figlia.

 

Era una calda domenica di metà settembre, io stavo disegnando in cucina quando suonò il campanello. Mamma mi lanciò uno sguardo significativo e poi andò ad aprire la porta. Io scivolai giù dalla sedia e la seguii per poi fermarmi un paio di passi fuori dalla stanza.

 

Quando lo vidi, provai solamente una cosa: paura.

 

Era alto e imponente, ma non fu questa la cosa che mi spaventò; nel momento in cui entrò in casa la riempì con la sua presenza.

Era sicuro di sé, superiore, spavaldo, come se tutto ciò che lo circondava gli appartenesse.

 

Mi nascosi dietro le gambe di mia madre, sbirciandolo.

 

Sorrise e si inginocchiò per essere al mio stesso livello, e fu allora che li vidi. I suoi occhi. Non avevo mai visto occhi così gentili in tutta la mia breve vita.

 

Fui catturata dalla loro profondità e trascinata giù in quel mare di cioccolato, con un respiro mozzato in gola e il cuore che batteva un po’ più forte.

 

Mi spostai dal mio nascondiglio, fronteggiandolo, ma ancora aggrappandomi alla gonna di mia madre, in attesa.

 

Il suo sorriso si fece un po’ più largo, cercò i miei occhi e quando li trovò, tirò fuori da dietro la schiena un bouquet di grandi margherite bianche.

 

Sì, mi ha conquistato con dei fiori.

Sì, gli ho sorriso.

Sì, ero sua.

 

Più tardi imparai che non si poteva opporre resistenza a Harvey Specter, se voleva qualcosa, l’avrebbe avuta, non importava quello che ci voleva.

 

Ad essere onesta, anche se non mi avesse portato i fiori mi avrebbe conquistato ugualmente; la missione non era così complicata, era sufficiente fare meglio di mio padre.

 

Mio padre lo potrei identificare come un altro con tizio con cui mamma era uscita, con l’unica differenza che la mise incinta cosa che, quando lo scoprì, lo spinse ad impacchettare tutti i suoi averi ed ad andarsene.

 

Lasciò indietro solo tre cose: mia madre, me e un cd dei Talking Heads.

 

In genere non penso a mio padre, ma, se capita, l’unica immagine che mi sovviene è quella di un tipo che scappa sulle note di Psycho Killer. 

 

Avevo sentito mia madre e le sue amiche parlare di Harvey; a quanto pare era un grosso avvocato di New York, il miglior risolutore di tutta città. 

 

Un tipo duro, che non si fa intimidire, con una reputazione impeccabile, focalizzato sul risultato, uno una spanna sopra gli altri.

 

Avere a che fare con Harvey Specter voleva dire avere a che fare con una vittoria sicura. Era il cavallo su cui puntare, quello vincente.

 

Importante, ricco, affascinate. Un ottimo partito.

 

Complimenti da parte delle amiche, pacche sulle spalle, sorrisi maliziosi, occhiate ammiccanti; congratulazioni cara, hai fatto il colpaccio.

 

Sul serio mamma, congratulazioni.

 

A me piaceva perchè quando era con noi, non era così.

 

Ci portava fuori, la sera. Ci passava a prendere con la limousine, ci apriva la portiera come  a delle vere principesse e poi diceva a Ray di portarci ovunque.

 

Per il mio sesto compleanno mi comprò un pony. O almeno me ne affittò uno per un giorno, credo che mamma non volesse un equino in giro per casa. Lo chiamai Semola ma lui non mi rispondeva. Harvey diceva che era un po’ sordo.

 

Ero felice. La mamma era felice. E penso che anche Harvey fosse felice.

 

Harvey mi ha insegnato a riconoscere la buona musica, ogni volta mi portava un vinile o una musicassetta o un cd, lo metteva su e mi diceva di ascoltare. 

Lo senti qui, in questo punto? Questo giro di accordi? Loro sono stati i primi ad usarlo e poi hanno influenzato tutte le più importanti band del decennio successivo.

 

Harvey mi ha insegnato che il baseball non sono solo nove imbecilli che corrono in circolo, ma sono atleti che mirano, lanciano, afferrano. Velocità, potenza, precisione, talento.

 

Harvey mi ha insegnato che il whiskey buono è quello di puro malto e non quello mischiato col whiskey  di cereali. Che deve essere invecchiato esclusivamente in botti di rovere americano. 

E se tu mai ne ordinassi uno, ricorda: liscio. Niente acqua, ghiaccio, soda. Il vero whiskey è quello liscio. Ma non diciamo a mamma che abbiamo parlato di alcolici.

 

Harvey mi insegnò che nei conflitti non vince chi è più grande o più forte o più ricco. Vince chi sa leggere l’avversario, coglierne i punti deboli e attaccare dove fa più male. 

 

Per la prima volta non invidiavo gli altri bambini che avevano una mamma e un papà. Io avevo la mamma e Harvey, il che era molto meglio. Sembravamo una famiglia funzionale.

 

Pensai sul serio che un giorno avremmo vissuto in una casetta in periferia; tetto rosso, steccato bianco, giardino e cane. Magari fratellini, sorelline o pesci rossi.

 

Ma poi accadde qualcosa. 

 

Da un giorno all’altro niente più pony, niente più giri in limo, niente più domeniche allo stadio, niente più musica, niente più lezioni, niente più risate, niente più sogni.

 

Niente più Harvey.

 

Domandai alla mamma, ma lei mi disse solo di non pensare più ad Harvey, che non c’era più.

 

Eppure c’erano messaggi nella segreteria, c’erano mazzi di fiori vicino alla porta, c’erano telefonate la sera tardi.

 

Ma c’erano anche gli occhi rossi di mia madre, i suoi scatti improvvisi di nervosismo e i pianti a tarda notte, dopo le telefonate.

 

Ok mamma, ho capito. Niente più Harvey.

 

E veramente, dopo un po’ non ci furono più messaggi, né fiori, né telefonate.

 

E io ero arrabbiata. Con lei perchè l’aveva allontanato. Con lui perchè aveva rinunciato. Con me perchè ero una bambina e i bambini non possono mai fare niente.

 

La prima volta che ho incontrato Harvey Specter, avevo cinque anni.

 

L’ultima volta che ho incontrato Harvey Specter è stato cinque secondi fa.

 

“Ciao Sophie, sei cresciuta.”

 

Fine

  
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