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Autore: Nisi    27/06/2006    34 recensioni
Chi di voi non ha avuto una compagna di classe ricca, bella, con un sacco di uomini ai suoi piedi e mortalmente stronza? Io sì! Se anche voi l'avete avuta in classe e l'avete detestata, leggete questa fiction. Se siete voi quelle belle, ricche e stronze, NON leggete questa fiction perchè vi succederanno delle cose davvero brutte. Dedicata a tutti coloro che pensano che crescere NON sia facile.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE! IL CAPITOLO PRECEDENTE E’ STATO INTEGRATO E MODIFICATO IL 22.06.2006. GRAZIE.

Mancano due giorni agli scrutini, siamo all’inizio del mese di giugno, e ci troviamo in una scuola persa da qualche parte nella provincia di Milano.

Per essere più precisi, quella scuola è il Liceo Linguistico Cartesio.

Fa caldo, molto caldo.

L’afa ha avvolto la provincia improvvisamente, come fa di solito, senza dare il tempo alla gente di abituarsi alla sua presenza appiccicosa e dando l’impressione che la temperatura sia più alta di quanto in realtà non sia.

L’intervallo sta quasi per finire e Sara lo ha passato con Micro.

Invece del solito cappuccino, le ha offerto un ghiacciolo al bar della scuola.

Quel ghiacciolo non l’ha rinfrescata molto, per cui entra in bagno per darsi una sciacquata al viso.

Apre la porta e vede che oltre a lei, c’è un’altra persona.

Quella persona è Jessica Ronchi.

Ma non è la Jessica Ronchi che avete incontrato nel corso di questa storia.

Questa Jessica è completamente diversa da quella che avete ardentemente desiderato veder ridotta ad un ammasso informe di carne sanguinolenta.

E’ tornata ad essere la bellona della scuola, ma adesso in classe nessuno la guarda più, nessuno vuol più starle vicino e nessuno le rivolge la parola.

In classe hanno saputo tutti quello che è successo.

Nessuno ne parla mai, ma nessuno ha dimenticato.

Il suo posto di diva della classe è stato offerto ad Ombretta, la quale, graziosamente, ha accettato. La nuova star in carica si comporta né più né meno come si è sempre comportata Jessica, facendo eccezione per la questione “Racchie”: le ignora totalmente e le lascia vivere con tranquillità, non per filantropia, bensì perché il ricordo di quello che potrebbe succederle se tira troppo la corda è impresso a caratteri cubitali nella sua mente; alla fine, il suo scopo lo ha raggiunto e quella è l’unica cosa che le interessa.

Jessica è appoggiata al muro e sta fumando una sigaretta.

Da qualche tempo ha le dita macchiate di nicotina.

“Non si può fumare in bagno.” la informa Sara con voce incolore, poi si lava il viso e fa per uscire, quando si sente chiamare:”Belotti!”

Sara ha già la mano sulla maniglia della porta, ma si volta verso di lei.

“Non puoi certo parlarmi di una cosa banale come il divieto del fumo, quando tu e le tue mi avete combinato quello scherzone …” la apostrofa con parole dure. Le sue dita stanno tremando.

“Mi spiace, ma te lo sei voluto” risponde Sara tranquillamente.

“Oh, ti dispiace! Sei un’ipocrita, Belotti! Hai messo in piedi tutta questa messinscena per farmela pagare e poi mi dici che ti dispiace.”

Sara scuote il capo e la guarda negli occhi:”Io volevo solo che tu la smettessi. E ti sbagli. Io non sono un’ipocrita. Io, Manu, Silvia e le altre pensiamo che te l’abbiamo fatta pagare abbastanza. Se questa storia continua è a causa delle tue amiche.” Sara sottolinea questa ultima parola con un sorrisetto ironico.”Sono loro che ce l’hanno ancora con te e che hanno raccontato tutto a tutti: io, Manu e le altre non abbiamo fiatato. Non ti hanno fatto una bella pubblicità.” puntualizza in tono sincero prima di uscire e di chiudere la porta del bagno silenziosamente dietro di sé.

Alla fine, Jessica capisce che le persone che le si stanno accanendo contro sono proprio quelle che considerava più vicine.

* * * Quindici anni dopo.

Se un elicottero sorvolasse la zona dall’alto, noterebbe una impressionante concentrazione di nero. Uno stormo di corvi?

Quasi. Si tratta di uno stormo di cornacchie e precisamente della specie che solitamente seguono i feretri.

Davanti ad esso, i figli, i nipoti ed i giovanissimi pronipoti.

Eh, sì.

La vita è effimera, noi siamo esseri caduchi polvere sei e polvere ritornerai, memento mori, ricordati che devi morire e cenere alla cenere.

Per tagliarla corta, è schiattata nonna Ada.

No, l’alleluja più tardi, per favore, prima vi devo spiegare.

L’arzilla nonnina che ha, o per meglio dire, aveva trecento anni per gamba (all’anagrafe novantaquattro!), ha fatto una bella morte, perfettamente in linea suo carattere permalosetto: in pratica, un bel giorno è andata a fare la spesa al supermercato sotto casa, e si è diretta al banco dei salumi e formaggi per acquistare la ricotta piemontese (quella pugliese le fa schifo!) per il pasto di mezzogiorno.

Nonna Ada si è sempre mostrata estremamente diffidente nei confronti della tecnologia, per cui si è sempre rifiutata di prendere il numerino che determina la sequenza dei clienti che devono essere serviti.

I commessi la conoscono ed ormai lo sanno che questa arzilla vecchietta è un pochino particolare; per cui tengono d’occhio la gente e quando è il suo turno, la chiamano e le servono quello che desidera.

Un concentrato di rogna, quando si dice il destino!

Hanno assunto un nuovo ragazzo per servire al banco e costui non è stato informato della situazione della sciura Ada, per cui, quando è il turno della nonnetta, l’ignaro ragazzo chiama il numero successivo e si appresta ad affettare due etti di golfetta ed uno di mortadella di fegato per una signora vistosamente in carne.

Ada comincia a strillare a strepitare, oltraggiata, offesa vieppiù dall’aspetto di questo scaviun (capellone in milanese NdA) con i tatuaggi e il pirsing (come lo chiama lei!).

Attorno a lei si forma il solito capannello di curiosi e nonna Ada è preda di un travaso di bile, mentre il giovanotto, imbarazzatissimo, non sa più come scusarsi.

Il travaso di bile si trasforma in un infarto e prima che nonna Ada abbia il tempo di chiedere perdono di ogni peccato, la sua anima immortale prende il volo verso il cielo (il Signore, lo so da fonti sicure, si è messo le mani nei capelli quando lo ha saputo!), ed il suo corpo secco secco rimane steso sul pavimento, rigido come un baccalà norvegese. C’è da dire che da quando Valeria, nipote perfetta per antonomasia, ha lasciato sia il piedistallo che il marito architetto per andare a convivere con un bellissimo ragazzo somalo in grado di soddisfare i suoi più bassi istinti, il cuore di Ada non è stato più lo stesso: non poter più sbandierare alle colleghe di funerale che la nipote preferita ha sposato un professionista e si è “sistemata proprio bene”, è stato un colpo troppo, troppo difficile da sopportare.

Dopo circa un’oretta dal decesso, i parenti stretti di Ada vengono sommersi da una valanga di telefonate: agenzie immobiliari che domandano se per caso debbano vendere una casa; pompe funebri che offrono bare per ogni esigenza e dimensione, a prezzi di concorrenza (fanno il 3x2 in occasione di attentati; con le stragi di stato ed i disastri ferroviari fanno sempre il botto!); marmisti in grado di fornire bellissimi monumenti per ornare l’ultima dimora del caro estinto.

La tribù Belotti ha scelto l’agenzia più vicina a casa di Ada.

L’impiegato delle pompe funebri, molto gentile ed onesto, ha fatto loro un’offerta di cinquemila euro ed ha specificato che la fattura sarebbe stata comunque di tremila euro, tanto il 730 permette di scaricare solo quella cifra.

Ed ora, siamo al funerale di nonna Ada.

La famosa busta è stata aperta e le sue ultime volontà esaudite.

Per il testamento ci sarà tempo.

Sara si gira e vede tutte le amiche della nonna in divisa di ordinanza: abito nero, velo nero, rosario appeso al braccio, che recitano la loro parte:”La stava inscì ben, pora dona (scoppiava di salute, povera donna)” oppure:”L’è andada anca lée. (E’ morta anche lei”) ed ancora:”A diventum propi vecch!” (stiamo diventando proprio vecchi)””.

Più la sequela di bugie che la vedeva come moglie devota, madre affettuosa, nonna esemplare ed amica affidabile.

Perché quando uno schiatta, tutti si dimenticano di quanto sia stato stronzo? Me lo spiegate, per favore, che io non ci arrivo!

Sara sa benissimo che il culmine della giornata è il party abusivo al cimitero che le vedovelle di paese hanno organizzato in suo onore. Immagina nonna Ada che guarda giù dal cielo (o su dall’inferno, non ci è dato saperlo!) e sorride benevola. Ha avuto quello che voleva.

E adesso se la spupazzino un po’ quegli imbucati del Paradiso, ammesso che sia quella, la sua destinazione!

Un po’ noi, un po’ voi, che diamine!

Roberta cammina accanto a Sara. Non è cambiata molto, ci sono solo dei fili grigi nei capelli e fa la solita vita. E vicino a Roberta c’è Giulia, che è diventata una donna alta e magra. Non gira il mondo coprendo tutto di graffiti, ma dopo aver fatto il Dams ha trovato un posto come disegnatrice di bozzetti in una agenzia di pubblicità. Al lavoro ha conosciuto Enrico, un uomo più basso di lei, più grasso di lei, più pelato di lei, ma dotato di una simpatia travolgente che ha contribuito a smussare gli spigoli della nostra Giulia. Ora convivono in un mini appartamento che è davvero mini. Forse fra un paio d’anni si sposeranno, ma si vedrà.

Sono arrivati al cimitero e la cara salma sta per essere tumulata in un colombaro (non nella terra: ci sono i vermi, sono sporchi e ad Ada non sono mai piaciuti).

E’ questione di pochi minuti, poi gli intervenuti che volevano assicurarsi che la nonnina fosse realmente dipartita per l’Aldilà, cominciano a disperdersi alla spicciolata.

Sara sente qualcuno che le appoggia delicatamente una mano sul braccio e si gira.

Il suo cuore manca un battito quando incontra quegli occhi azzurri e vede quel dente scheggiato.

“Seeerra, ho saputo solo ieri. Condoglianze, cara.” Kieran le stringe la mano. Esita un momento, poi si china a baciarle la guancia.

Sara prova un tuffo al cuore e chiude gli occhi per un attimo.

“Grazie, Kieran sei gentile.” risponde Sara con un sorriso appena accennato. “E Bridie e la piccola come stanno? Tutto bene a casa?”

“Si, si, grazie, Seeerra. Ma… Seeerra.. se tu dicessi una parola, solo una, tornerebbe tutto come prima e staremmo di nuovo bene.” esordisce lui in tono accorato facendo un passo verso di lei, l’accento nord irlandese più marcato che mai.

Sara scuote il capo e lo ferma alzando una mano, impedendogli di avvicinarsi ulteriormente: “Non è onesto da parte tua chiedermi una cosa simile, Kieran. E no, non stavamo bene. Te l’ho detto tante volte e te lo ripeto ancora: l’attrazione fisica non è sufficiente per fare funzionare le cose.”

Kieran fa di sì con la testa:”Lo so che non era giusto, ma dovevo riprovare. Siamo stati così bene assieme, non è vero, Seeerra?”

“Sono stati quattro anni meravigliosi, ma sono finiti.” concorda lei con il suo solito sorrisino sbilenco come la torre di Pisa.

“Allora, se non posso fare altro, vado, Seeerra. Buona fortuna. Slan Go Foil, Mo Muinrir (Arrivederci, amore mio. NdA)” e si china a darle un altro bacetto sulla guancia che vorrebbe trasformarsi in qualcosa di più. Nasconde per un attimo il viso nel collo di lei, ma poi si stacca con un sospiro. I loro sguardi si incontrano e, una volta di più, le loro bocche gravitano pericolosamente l’una nell’orbita dell’altra ma Sara indietreggia di qualche passo.

“Slan abhaile, Ciaran (Addio, Kieran)”. Lo saluta decisa.

Dopo un minuto, Kieran è sparito dalla sua vista e dalla sua vita. Forse.

Litri di Spuma di Guinness sono stati leccati via da quel lontano giorno di San Patrizio di tanti anni prima. Ma tra Sara e Kieran ad un certo punto la magia è svanita e sono rimasti solo il dolore ed i litigi.

Il taglio netto è stato un sollievo, almeno per lei.

Ora sta bene e spera di trovare l’uomo giusto, prima o poi.

“Sara!” è Manuela che la sta chiamando.

“Ciao, Manu. Come stai?”

Un po’ senza fiato, Manuela si appoggia pesantemente al braccio di Micro che le sta accanto:”Sì, sto bene. Solo che ogni tanto questa piccola irlandese si mette a ballarmi la giga nella pancia.”

Sara ride:”Dai, manca poco.”

“Hai ragione,” mormora soprappensiero Manuela accarezzandosi il monumentale pancione.

”Era Kieran quello che abbiamo visto prima lì con te?” domanda gentilmente Micro.

“Già.” mormora Sara.

“Ci ha riprovato?”

“Già” risponde Sara laconica.

“Non gli è mai passata veramente, Ala.” dice Micro con un sorriso.

Manuela prende la mano a Sara e gliela stringe, come ha fatto un pomeriggio di un venerdì santo, tanti anni prima:”Fa ancora male?”

Sara ha un groppo alla gola:”Un po’. Ma sta passando. Ogni giorno va un po’ meglio, per fortuna.”

“Ti va di andare a bere qualcosa?”

“Ma sì, dai. Avverto mia mamma e poi arrivo subito.”

Sara raggiunge Roberta che sta parlando con una sua compagna del corso di yoga, una signora con un caschetto biondo e gli occhi scuri:”Mamma, io vado a bere qualcosa con Manuela e Micro. Hai bisogno di qualcosa?”

La mammina zen, un po’ invecchiata, le sorride:”No. Ma mi farebbe piacere se venissi a cena dopodomani. Ci saranno anche Giulia ed Enrico.”

“Va bene, vengo verso le sette e mezza, allora. Ciao!”

Sara ritorna con passo veloce dall’amica che nel frattempo si è seduta su una panchina lì vicino a riprendere fiato.

Mentre aiuta Manuela ad alzarsi in piedi, Sara sente una voce che le sta chiamando:”Sara! Sara!”

Sara alza gli occhi e vede una donna molto elegante farle larghi cenni di saluto, mentre le si avvicina:”Sara! Hey, Sara!”

Sara non ha assolutamente idea di chi sia quella donna. Le ci vogliono un paio di secondi prima di rendersi conto che la persona sotto quel trucco e quei vestiti eleganti, altri non è che Silvia, la sua vecchia compagna di banco.

Dopo baci ed abbracci, le due si separano per guardarsi in faccia a vicenda.

“Oh, cavolo, Silvia! Ma sei bellissima! Oh… Ciao, cosa fai da queste parti?”

Silvia aspetta un attimo prima di rispondere:”Ho saputo che hai perso tua nonna, ed ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere se fossi venuta. Ma vedo che sei in compagnia, non vorrei disturbare…”

Manuela ride e risponde:”Ah Silvia, guarda che sono io.”

“Ommioddio! Manuela! Ma che pancione… Stai benissimo! E tu sei Micro! Ciao!”

Altri baci ed abbracci.

Sara riprende in mano le fila del discorso:”Io e Manu stavamo andando a bere qualcosa. Vuoi venire con noi?”

Micro interrompe: “Io torno a casa. Fate quattro chiacchiere tra donne. Ci vediamo a casa, amore. Sara, ci sentiamo. Silvia? E’ stato un piacere.” dopo un bacino sulla bocca a Manu, la solita scompigliata di capelli a Sara ed un cenno di saluto a Silvia, Micro se ne va.

“Dove andiamo?”

“Mah… fammi pensare… Andiamo alla pasticceria qui vicino, dietro al cimitero, così non dovremmo avere problemi di parcheggio. Sai dov’è, Silvia?”

“Si, certo. Allora ci troviamo là tra qualche minuto.”

Manuela e Sara montano sull’utilitaria di quest’ultima:”Te lo saresti mai aspettata di vedere Silvia?”

“No, assolutamente. Dopo la maturità non abbiamo più visto nessuno della nostra classe.” Manuela abbassa la voce.”Sai, dopo quella storia di Jessica. Quelle due hanno avuto la mano pesante.” erano anni che non parlavano più di quella faccenda e Manuela la guarda con uno sguardo comprensivo.

“Si, lo credo anche io.” annuisce Sara, concentrata nella guida.

“Sai, ti rivedo ancora quando hai mollato uno schiaffo a Loretta. Non ti ho mai vista così arrabbiata In quel momento sono stata fiera di te.”

“Dici sul serio? Chissà che fine ha fatto Jessica.” ride cambiando discorso.

Manuela fa spallucce:”Probabilmente avrà sposato uno pieno di soldi e starà facendo la vita della nababba.”

“Forse hai ragione. Ecco, siamo arrivati.” Sara parcheggia, ed entrambe escono dalla vettura.

Silvia le aspetta qualche metro più avanti:”Hey! Siamo qui!” Sara agita il braccio per segnalare la loro posizione.

Tenendosi tutt’e tre a braccetto come ragazzine, entrano in pasticceria e si siedono ad un tavolo attorno al quale sono disposte tre sedie. Sara aiuta Manuela a sedersi.

“Allora, Silvia… Come stai, cosa fai?” domanda la futura mamma.

“Oh, mi occupo di pubbliche relazioni per la ditta XYZ, da qualche anno, ormai.”

“Ollallà! Abbiamo una persona importante! Sei una capa, vero?”

“Sì, diciamo di sì.”

E la domanda inevitabile:”Stai con qualcuno?”

“Io? Oh, no, no. Non ho molto tempo, il mio lavoro mi impegna parecchio. Ogni tanto vedo qualcuno, ma niente di importante.”

Sara sputa la domanda che le sta bruciando sulla lingua da un po’:”E Marco? Lo hai più visto?”

“Marco chi? Oh, Marco… QUEL Marco, dite voi? No, no. Dopo le superiori ci siamo persi di vista. Meglio così. Non era l’uomo per me…” e Silvia si perde nei ricordi, anche lei, ed anche il suo pensiero corre ad un venerdì santo di tanti anni prima.

“E voi che mi raccontate? Come state, cosa fate?”

“Comincio io?” chiede Sara sorridendo.

“Comincia tu.” annuisce Manuela.

“Beh, lavoro alla Ryan Air, vivo da sola… tutto qui.”

“Ti vedo molto bene. Non c’è nessuno nella tua vita?”

Sara sospira:”Sono stata con un ragazzo irlandese per un po’ d’anni, ma non ha funzionato.” pronuncia quelle parole con un tuffo al cuore. Forse un giorno riuscirà a parlarne tranquillamente.

“Oh, ho capito. E tu, Manu? Quando vi siete sposati tu e Micro?” domanda fissando la fede d’oro bianco all’anulare dell’amica. Manuela è riuscita a farsi sposare in chiesa dal quel miscredente di Micro

“Due anni fa.”

Sembra loro di essere tornate alle scuole superiori e le chiacchiere fluiscono agevolmente dalle loro labbra.

“Senti, Silvia… hai saputo che fine hanno fatto quelli della classe e… beh, le persone che…” Sara si interrompe, ma Silvia ha capito perfettamente.

“Si, per un po’ sono rimasta in contatto, poi basta. Io so che Ombretta si è trasferita negli Stati Uniti con la sua famiglia un cinque o sei anni fa. Poi non ho avuto più notizie. Simona si è sposata con quel suo ragazzo che le aveva fatto le corna con Jessica. Si è rimessa insieme e si sono sposati perché la famiglia di lei ha spinto perché lo facessero. Hanno avuto un paio di figli, ma ora vivono vite separate. Lei fa quello che vuole e lui idem.”

”Che tristezza. E di Loretta?”

Silvia ride e scuote la testa:”E’ un fenomeno quella ragazza. Sapete come si è pagata gli studi? Ha venduto i brevetti delle sue ricette per dolci… parlava di una torta Jessica o qualcosa di simile, ha fatto un sacco di soldi ed ora sta diventando giudice. Quello che voleva, no?”

“Già, che tipa che era. Ed Evenzio? So che è diventato un attore affermato, vero?”

“Oh, sì, a proposito di Evenzio! Questa è proprio bella!” Silvia si mette a frugare nella borsa e ne tira fuori il Corriere della Sera.”Avete letto il giornale di oggi?”

Le altre due scuotono il capo in un cenno di diniego:”No.”

“Oh, bene… allora… la pagina dello spettacolo…” mormora Silvia mentre scorre le pagine. “Ah, ecco qui!” appoggia il giornale sul tavolo, lisciandolo bene con la mano ed indicando un trafiletto”Sara, a te l’onore di leggere!” la invita ridacchiando.

Sara la guarda divertita e prende il giornale:”Nel corso di una conferenza stampa, il noto attore-mattatore Evenzio Scarnafigi, balzato all’onori della ribalta con la sua brillante interpretazione dell’Ispettor Clouseau, ha dichiarato ai media la propria omosessualità. Nel corso di tale conferenza, ha anche presentato il proprio compagno, il giovane ingegnere Fabio Cortesini.”

Sara posa il giornale sul tavolo e si copre la bocca con la mano:”Ommamma!!! Evenzio… Gay? Assieme a Fabio? Non è possibile.”

E le tre si sbellicano dalle risate, mentre gli altri avventori le guardano perplessi.

“Non è possibile!” sghignazza Manuela. “Ooohh, è stato stare insieme a Jessica che gli ha fatto cambiare gusti. Oh, che ridere!”

“Oh, cielo, questa non me l’aspettavo proprio, sapete?” ritornando seria, Sara chiede a Silvia:”E Jessica, sai che fine ha fatto?”

“Jessica? Anche lei si è trasferita. Lavora all’ONU.”

Manuela borbotta:”Ecco, quella cade sempre in piedi, la solita imbucata!”

Silvia scuote il capo:”No, no, assolutamente! Adesso è in Africa, in Sudan! Sapete, pare che si occupi di minoranze oppresse.”

Un momento di silenzio, poi uno scroscio di risa più forte del precedente.

“Ohh, Oooh, allora ha imparato qualcosa da quella storia!”

“Ohh, ehh ehh, ahh, credo proprio di sì!”

“Manuela! che ti succede?” esclama Sara vedendola impallidire all’improvviso.

“Credo che mi si siano rotte le acque!”

* * *

Due sere più tardi, dopo che Manuela, accompagnata da Sara in ospedale, ha dato alla luce una graziosa bambina di nome Maeve Maria Carla, dopo che Micro ha perso i sensi tre volte in sala parto, dopo che le nonne si sono accapigliate tra di loro per stabilire a chi assomigliasse la neonata... (notare che Maria Carla alla prima ecografia aveva affermato che il minuscolo feto avesse il naso uguale al suo!) Sara è andata a cena a casa di sua mamma.

Dopo il dolce, Sara spinge via il piatto, mentre Roberta guarda con affetto i tre raccolti attorno alla sua tavola.

“Ragazzi, adesso vi dico perché vi ho chiesto di venire qui oggi.” spiega sorridendo.

“Beh, diccelo!” domanda Giulia, che sta seduta in braccio ad Enrico.

“Dobbiamo fare una cerimonia solenne!”

I tre si scambiano sguardi interrogativi, mentre Roberta sparisce in soggiorno.

“Un’altra cerimonia?” ridacchia Giulia. “Non è un altro funerale, vero?”

“Mah, chi lo sa!” le fa eco Sara.

Roberta ritorna in cucina con una scatola in mano che appoggia al centro del tavolo.

“Aprite pure, coraggio.”

Sara rimuove il coperchio e vede che nella scatola c’è il grappolo d’argento che Nonna Ada aveva regalato a Roberta in occasione del matrimonio con Giovanni.

Roberta lo prende tra le mani e lo guarda con aria disgustata:”Io, Roberta Fanetti vedova Belotti dichiaro solennemente che questo coso è orrendo, per cui lo butto dove si merita!”

E lascia cadere solennemente il grappolo nel cestino dell’immondizia.

Le due ragazze applaudono e fanno il tifo e Giulia emette un fischio da stadio, mentre Enrico le guarda senza capire assolutamente cosa stiano facendo:”Te lo spiego dopo! Ah, Sara? Mamma? Io ed Enrico ci sposiamo l’anno prossimo!”

Siccome si tratta di una cosa molto privata, Nisi Corvonero tira la tendina su questa bella scena familiare.

Ne approfitto per salutarvi, perché questa storia è ormai giunta al termine, e vi ringrazio per averla letta.

Spero che le vicende di Sara e dei suoi amici vi siano piaciute.

Vogliate bene a questi buffi personaggi. E se vi avanza del tempo e non sapete che cosa fare, vogliate bene anche a questa squinternata autrice che in questa storia ci ha messo tutto il suo cuore, la quale, se vi ha annoiato, credete, non l’ha proprio fatto apposta.

* * *

Per la cronaca, adesso sto frignando. Lo so che non è dignitoso farlo davanti ad un pc, ma non ci posso fare niente.

Lo soooo che il pezzo finale è scopiazzato dai promessi odiosi… dai promessi sposi. E’ stata l’ultima presa in giro di questa storia.

E così, la rivolta delle racchie è finita.

Mi sono divertita da pazzi a scriverla. Spero vi siate divertiti anche voi a leggerla.

E che il finale non vi abbia fatto troppo arrabbiare.

Li ho adorati tutti i miei personaggi, anche se qualcuno l’ho trattato un po’ maluccio (Jessica ce l’ha ancora su con me!)

Passo a ringraziare chi di dovere.

Prima di tutto, la dolcissima G.C. e la sua mammina zen R. (come l’hanno ribattezzata nelle recensioni), che hanno acceso la scintilla che ha fatto partire questa storia.

L. sorella di G.C. che mi ha ispirato il personaggio della sorellina terribile. Anche se L. è proprio carina (nonostante mi rubi sempre il telefonino).

R.C., marito e papà delle signore di cui sopra. Lui non c’entra niente, ma non vorrei che si offendesse, per cui ringrazio pure lui.

Tutte le persone antipatiche, gratuitamente cattive ed impiccione che hanno incrociato la mia strada o quella dei miei amici. Con voi ho un debito difficilmente esprimibile a parole: senza di voi le Jessiche, le Simone, le Ombrette e le Ade non sarebbero mai potute esistere o, comunque, non sarebbero state credibili. Siete stati una inesauribile ed inestimabile fonte di ispirazione e vi ringrazio dal profondo del cuore. Però adesso vedete di piantarla, va bene?

Trevor, professionalissimo beta reader schfizzero ed extra comunitario, al quale devo la mitica scena dello sciacquone, così liberatoria! Grazie mille, Trev, sei speciale. Bacchettata sulle ditina per avermi fatto credere di essere uno scorfano anche se non è assolutamente vero. Ragazze, se cercate un fidanzato carino, rivolgetevi a Trevor!

Dama Gilraen, mia collega di malefatte letterarie e persona splendidamente logica. A ventidue anni ci sta più dentro di me che ne ho trentacinque. Non so se sia un mio limite od un suo pregio. Vedete un po’ voi.

Se trovate un poster di Boromir nudo, oppure Boromir nudo direttamente, fatemelo sapere che glielo regalo, grazie. Va bene anche Sean Bean anche nudo e crudo…

Alla mitica L-Fy-la-prova-del-drago o Elfie al quale devo la ricetta dei tortellini e tanto altro; comunque tutte cose che sarebbe troppo imbarazzante citare. Per lei, un poster di Johnny Depp nudo e Vanessa Paradis appesa ad una picca.

a Liviana, aka LunaViola per i suoi consigli e la sua amicizia incominciata via email.

A Silvia, Rosanna, Sara, lettrici in carne ed ossa.

A Sabrina: è stato a lei che hanno regalato il grappolo d’argento quando si è sposata, poveretta. Solo che lei lo ha rifilato a sua mamma.

Alla cara Maho, per esserci sempre.

ed a tutti voi, lettori di EFP, per avermi letto e per avermi riempito di bellissime recensioni (oltre cinquecento, grazie, grazie davvero) ed anche di utili consigli, balsamo per il mio ego bistrattato di segretaria

A presto, spero.

Vi voglio tanto bene.

Sinceramente vostra.

Nisi Corvonero.

p.s. non ve lo aspettavate Evenzio gay, eh?

   
 
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