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Autore: kygo    20/10/2011    1 recensioni
One shot su Leah, personaggio irrisolto della saga.
E' la mia prima storia su Twilight, siate crudeli!
“Avevo già deciso di andarmene. Mi troverò un lavoro da qualche parte, lontano da La Push. Magari m'iscriverò a qualche corso al college del posto. Farò yoga e meditazione per ammorbidire il mio carattere... e resterò in questo branco, per il mio benessere mentale. Jacob, capisci anche tu che è logico così, vero? Io non darò fastidio a te, tu non ne darai a me... e saremo felici.”
Leah, Breaking Dawn, Cap.16-Allarme: sovraccarico di informazioni
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Lezioni di yoga?

“Avevo già deciso di andarmene. Mi troverò un lavoro da qualche parte, lontano da La Push. Magari m'iscriverò a qualche corso al college del posto. Farò yoga e meditazione per ammorbidire il mio carattere... e resterò in questo branco, per il mio benessere mentale. Jacob, capisci anche tu che è logico così, vero? Io non darò fastidio a te, tu non ne darai a me... e saremo felici.”

Leah, Breaking Dawn, Cap.16-Allarme: sovraccarico di informazioni

Dopo un paio di mesi dalla schermaglia con i vampiri italiani, Leah ha deciso di partire, e nessuno si è sentito in grado di contraddirla. Lei, alla riserva, non era felice. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non trasformarsi più, per poter guardare al futuro con un minimo di speranza. Ormai il ruolo di comando all’interno del branco di Jacob non la distraeva più dai suoi pensieri più cupi, aveva bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti, vampiri, mezzi vampiri e licantropi in pieno imprinting. Così è partita. Si è trasferita a Seattle,vicina quanto basta per tranquillizzare sua madre, lontana quanto basta per non avere più sotto gli occhi l’uomo che ama con la sua migliore amica. Gli unici contatti che tiene sono con sua madre e suo fratello, la sua famiglia, che le manca terribilmente, ma non ci sono alternative.
A Seattle ha cominciato a cercare qualsiasi lavoro, per pagare l’affitto dell’appartamento; così ha iniziato a lavorare come cameriera in un piccolo pub. Guadagna abbastanza, ed è sempre a contatto con la gente, gente normale, quello che le serve per dimenticare, per respirare aria nuova, senza l’odore dolciastro dei succhiasangue.
Dopo un paio di mesi, e un paio di amici, clienti abituali del pub, si è decisa: si è iscritta ad un corso di yoga. La rabbia da gestire c’era ancora, certe volte si tratteneva a stento, e scattava per futili motivi. Il suo carattere di certo non l’aiutava. Durante la prima lezione, credeva che sarebbe stato molto difficile entrare in sintonia con la disciplina, ed era così; durante i primi esercizi, già capiva che il suo cosiddetto “nirvana” sarebbe stato difficile da raggiungere, troppi pensieri ancora ,troppi problemi a cui pensare. Il silenzio della meditazione non la aiutava, la sua mente riempiva quel silenzio con ricordi recenti e non, pensieri di tutti i giorni, ma anche pensieri ormai lontani. Dopo  due lezioni, decise che lo Yoga non faceva per lei. D‘altronde, si diceva, per alcune persone può non funzionare, mica sono tutti licantropi che cercano di non trasformarsi. Con questi pensieri si avvia fuori dalla città. La giornata era già partita male al mattino, visto che doveva fare il doppio turno al pub per l’apertura mattutina dopo una breve telefonata con il fratello finita male,  ed ora si sentiva frustrata, piena di rabbia, che non era riuscita a sfogare. Ed ha ceduto, si è dovuta trasformare. E’ stato per pochi minuti, ma è bastato per farla sentire una perdente. Aveva fallito.
Tornando verso la città, ha notato un nuovo stabile che prima, presa dalla destinazione, non aveva visto. La cupola di vetro che faceva da copertura rifletteva della strane luci, tutte in movimento, non riusciva a capire cos’era. Parcheggiando lì vicino, decide di andare dentro. Una volta entrata, la donna alla scrivania di fronte all’entrata le dice che stanno chiudendo, ma se vuole farsi una nuotata ha ancora mezz’ora. Una piscina, aperta da poco. E Leah scopre che una nuotata vuole proprio farla, così compra lì quello che le serve e va a cambiarsi. Non sa perché lo sta facendo, ma decide di farlo.
Una volta arrivata alle piscine, scopre che è l’acqua a creare quell’effetto sulla cupola, stranamente le piace, sembra l’effetto del sole all’alba sull’acqua di mare che poche volte ha visto a la Push.
Ci sono poche persone in acqua, così sceglie una delle corsie libere, e comincia a nuotare. Nuotando si concentra sui movimenti, sul suo respiro, e ricorda le nuotate al mare della riserva, che faceva fin da piccola, quando passava le giornate con la sua famiglia, con tutta la famiglia, anche con suo padre. Solitamente non pensa mai a suo padre, troppo dolore, troppe colpe la legano ad Harry, ma l’acqua sembra attutire i suoi pensieri, e ricorda solo i bei momenti passati con lui, con sua madre, con suo fratello…con Emily, con Sam. Anche questo pensiero sembra scivolare via, bracciata, dopo bracciata, respiro, dopo respiro. Il rumore dell’acqua in movimento copre il flusso dei suoi pensieri delle sue preoccupazioni
Continua così finchè il bagnino, sorridendole, non la ferma;sempre sorridendo le dice che l’impianto sta per chiudere, quindi è costretta ad uscire. A malincuore torna alla realtà Cerca di sorridere al bagnino, visto che si è comportato gentilmente, e lo saluta. Non sembra male, potrebbe essere uno dei nuovi amici per la sua nuova vita normale. Torna così ai suoi soliti pensieri, ma con uno in più: domani tornerà.
  
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