Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: A z r a e l    21/10/2011    0 recensioni
Bastò un attimo, per pochi secondi i nostri occhi si incontrarono, vi lessi la stessa paura e lo stesso smarrimento che c’era nei miei.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Nota dell'autrice: Ancora non succede niente in questo capitolo, almeno, niente di particolarmente interessante, le cose cominceranno a svelarsi dal terzo capitolo in avanti. Ma se siete arrivati fin qui vuol dire che in qualche modo sono riuscita ad incuriosirvi, e ne sono davvero tanto felice (: Grazie mille a tutti coloro che proseguiranno nella lettura!
 

Capitolo 2


Rimasi così, in attesa, per un paio d’ore, senza muovermi, senza parlare, come se qualsiasi mio movimento potesse far sfuggire qualche dettaglio, qualche risposta. Ma non accadde nulla. La superficie del lago non si muoveva, veniva solo increspata debolmente dalla leggera brezza che mi sollevava i capelli. Nessun bagliore ricomparve, nulla, calma totale.
Nella mia immobilità non mi ero neanche accorta che Dermatt era volato via, probabilmente annoiato da quell’assenza di movimento.
Cercai di riscuotermi, era stupido passare la giornata di libertà a fissare il vuoto. Così mi alzai in piedi e andai a fare una passeggiata.
Camminavo scalza tra gli alberi, era piacevole sentire sotto le piante dei piedi la vita del bosco, mi faceva sentire parte di qualcosa. Si alzò una folata di vento. Mi fermai. Alcune foglie secche mi vorticarono intorno, inspirai profondamente godendomi la carezza dell’aria sulla pelle. Era per momenti come questi che adoravo starmene da sola al lago, solo io e la natura, solo questo, nessuno che potesse disprezzarmi o criticarmi, un luogo in cui potevo essere davvero me stessa.
Continuai la mia passeggiata assaporando ogni attimo, ogni cosa. Pochi minuti dopo raggiunsi una piccola radura, al centro della quale c’era un grosso masso con la superficie piatta. Mi ci sdraiai sopra, il freddo della roccia era piacevole sulla schiena. Rimasi così, a fissare il cielo tra le fronde degli alberi, poi mi addormentati.

Mi sembrava di cadere, c’era solo oscurità attorno a me, ero in preda al panico, poi mi accorsi che avevo gli occhi chiusi. Li aprii.
Mi guardai attorno, ero nel cuore di una foresta, ma non era il bosco dietro casa, gli alberi erano strani, diversi, non ne avevo mai visti di simili. Era bellissimo, ma nell’aria aleggiava un senso di pericolo.
Cosa ci facevo lì? Come ci ero arrivata? Perché avevo paura? Poi capii. Era un sogno.
A pochi passi da me, su di una roccia, era seduto il ragazzo dai capelli castani.
Sembrava tranquillo, o forse rassegnato.
-Chi sei?-
Non potevo non chiederglielo, non dopo averlo incontrato tutte le notti negli ultimi mesi.
Non mi rispose.
-Dove siamo?-
Almeno a quella domanda poteva rispondermi, e lo fece.
-Siamo a casa.-
La sua voce era meravigliosa, ma la risposta mi lasciò perplessa.
-A casa? Stai scherzando vero?-
-No, non è uno scherzo, presto lo saprai, presto tornerai anche tu.-
Poi si alzò e s’incamminò verso gli alberi.
-Dove stai andando?-
Non mi rispose, stava rapidamente diventando un’ombra tra gli alberi. Corsi verso di lui, ma più correvo più sembrava irraggiungibile. Mi stavo facendo prendere dal panico, avevo così tante domande, ma lui sparì definitivamente e io mi svegliai.

Aprii gli occhi e sentii qualcosa che premeva sulla schiena, era una radice. Dovevo essere caduta dal masso mentre dormivo.
Mi rialzai dolorante e lentamente tornai verso il lago.
L’asciugamano era ancora dove l’avevo lasciato, mi sedetti e allungai la mano verso la borsa in cerca di qualcosa da mangiare. Trovai un panino, lo scartai e lo addentai, non mi ero resa conto di essere così affamata.
Mangiai in silenzio totale, lo sguardo perso sulla distesa d’acqua che mi stava davanti, incapace di staccare gli occhi dal lago in attesa di un segnale, di qualcosa che mi chiamasse o che facesse smettere quella sorta di richiamo che sentivo provenire dal profondo dell’acqua.
Ma ancora una volta non accadde nulla, temetti di star impazzendo.
Quando terminai di mangiare decisi di tornare a casa, presi le mie cose e le infilai nella borsa, mi rimisi le scarpe e con passo poco convinto andai verso casa.
In prossimità dell’edificio scorsi il SUV nero del mio patrigno, erano già tornati.
Inspirai profondamente prima di decidermi ad avviarmi verso l’ingresso.
Cercai di fare il meno rumore possibile, nella speranza che non si accorgessero della mia fuga, se poi si fossero accorti che ero stata nel bosco sarebbero andati su tutte le furie, non volevano che ci andassi perché sapevano che tra gli alberi stavo bene, e questo loro non lo volevano, preferivano ignorarmi o rendermi la vita impossibile.
Stavo posando il piede sul primo gradino quando una voce infuriata mi ferì le orecchie.
-Bryn! Quante volte ti ho detto di non andare nel bosco?!-
Come faceva a saperlo? Provai a mentire.
-Ma mamma, sono andata a fare una passeggiata, non ero nel bosco.-
Mi si avvicinò con rabbia sorprendente, alzò una mano e prese qualcosa dai miei capelli. Era una foglia. Ma la sventolò sotto il naso, poi riprese.
-Pensi davvero che sia stupida? Credi che non sappia che hai fatto apposta a fare tardi stamattina? So che speravi che tuo fratello perdesse l’appuntamento, perché sei invidiosa del fatto che lui sia tutto quello che tu non sarai mai! Sei esattamente come tuo padre!-
Mise tutto il veleno possibile nelle ultime tre parole, poi si girò e se ne andò, senza punirmi. Non dissi niente, salii in camera mia in silenzio e mi chiusi la porta alle spalle.
Per qualche istante credetti che il mio stupido fratellastro ventenne facesse comparire i suoi occhi grigi e indagatori nella mia stanza, per infierire, come sempre. Ma non lo fece, troppo ebbro di felicità per distruggere la mia vita.

Quella sera non scesi a fare cena, probabilmente neanche mi volevano a guastare la festicciola familiare per il successo di Nick.
Restai sdraiata sul letto fissando il soffitto con gli auricolari del mio iPod nelle orecchie e con la musica che risuonava nella mia testa a definire i contorni della mia vita.
Era ormai buio pesto quando decisi di infilare il pigiama, raccolsi i capelli in una lunga e spessa treccia.
Andai sul balcone, come mia abitudine, a guardare le stelle. Dermatt era già lì ad aspettarmi. Insieme guardammo la volta celeste che ci sovrastava.
Ad un certo punto sentii un profondo richiamo proveniente dal più profondo del mio cuore. Era come se volesse indicarmi la via verso qualcosa. Sapevo dove dovevo andare, dove dovevo essere.
Mi misi a correre giù per le scale, ancora scalza, uscii dalla porta della cucina e mi diressi nel fitto del bosco, verso il lago, Dermatt volava al mio fianco.
Ci misi meno del solito ad arrivare alla sponda del lago, la luna aveva rischiarato il mio cammino e avevo quindi potuto correre decisa verso la mia meta.
Guardai verso il centro della distesa d’acqua e seppi istintivamente che era lì, il bagliore scarlatto che avevo visto quel pomeriggio. Mi stava chiamando, voleva che andassi verso di lui.
Dermatt si posò sulla mia spalla, solo quando sentii il suo peso familiare presi una decisione.
Lentamente mi avvicinai all’acqua, un passo dopo l’altro mi avvicinavo al bagliore, l’acqua mi lambiva le cosce, ero sempre più vicina. Ero immersa fino al collo quando allungai una mano e potei sfiorare quella luce. Le mie dita la sfiorarono e l’oscurità mi avvolse, forse persi conoscenza, so solo che la prima cosa che vidi dopo il lago fu un campo che non avevo mai visto prima, Dermatt era davanti a me e mi guardava divertito. Ero per terra ed ero totalmente ricoperta di fango.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: A z r a e l