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Autore: Kary91    21/10/2011    8 recensioni
[child!Klaus/child!Rebekah]
No, Klaus non è un bambino cattivo: ogni tanto, per dimostrare qualcosa a qualcuno - ai suoi fratelli, a suo padre - ha bisogno di colpire forte, forse troppo; ma non lo fa con cattiveria. Niklaus è un bambino ambizioso e l’ambizione a volte lo rende cieco.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Klaus, Rebekah, Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The well's children.'
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Dedicata a  Lady Aika.

Ancora una volta, tanti auguri sorellona.

Un esercito di topolini a macchie.

 

Niklaus esamina con aria affascinata il topolino che tiene fra le mani: appartiene a sua sorella Rebekah, ma Klaus non è riuscito a resistere alla tentazione di prelevarlo di nascosto dalla sua camera: vuole giocarci un pochino, giusto il tempo di farci amicizia.

Il bimbo stringe le manine a pugno studiando ogni singolo movimento della creatura: gli piace il modo in cui il topo si divincola, sforzandosi di sfuggire alla sua presa. Ogni tanto i dentini dell’animale affondano nel suo indice ma Klaus pare quasi non accorgersene, troppo occupato a osservare i movimenti frenetici della bestiolina.

Stringe con più forza il corpicino bianco fra le sue dita. È difficile intuire se lo faccia per evitare che il topo gli sfugga di mano, o se il suo intento sia esattamente l’opposto; forse, vuole semplicemente sfidare il topolino, spingerlo a scappare via: a Klaus piacciono le sfide.

Quando finalmente il bimbo si convince ad allentare la presa adagia l’animaletto sulle sue ginocchia per esaminarlo con attenzione. Analizza gli occhi rossi della creatura, per poi soffermarsi sulla grande chiazza nera che sfregia il suo manto candido: quella macchia è il motivo per cui Klaus ha deciso di prendere in prestito proprio quel topo, nonostante famiglia ce ne siano almeno sei, uno per ogni fratello.

Anche Klaus aveva un topolino tutto suo, una volta. Non ha mai parlato con nessuno del modo in cui la bestia sia accidentalmente annegata, mentre il bimbo si sforzava di insegnarle a nuotare.

Nel recuperare il corpicino esile della creatura dal pozzo, Klaus aveva pianto, domandandosi se quell’incidente facesse di lui un bambino cattivo.

Non ci sono ostacoli, per Niklaus: un confine non è nient’altro che una linea tracciata per noia, uno scarabocchio che va ignorato, se dall’altra parte della riga lo attende il coronamento di un obiettivo.

No, Klaus non è un bambino cattivo: ogni tanto, per dimostrare qualcosa a qualcuno - ai suoi fratelli, a suo padre - ha bisogno di colpire forte, forse troppo; ma non lo fa con cattiveria. Niklaus è un bambino ambizioso e l’ambizione a volte lo rende cieco.

Sorridendo appena, il bimbetto solleva il topolino per la coda, portandoselo all’altezza degli occhi. Il suo, di topo, aveva il pelo completamente bianco, come gli altri suoi fratellini.

Il topo di Rebekah, invece, è diverso. La macchia che ha sul dorso è sgradevole alla vista ma Klaus sorride nell’esaminarla, affascinato dalla diversità della bestiola.

C’è un segreto celato nel silenzio che lo circonda: Klaus sa che quelli come lui, come quel topolino, sono gli animaletti più forti. Quelli più in gamba. Quelli speciali.

È per questo, solo per questo, che la presa della sua mano aumenta attorno al corpo dell’animaletto: la stringe troppo forte quella bestiolina. Di tanto in tanto ha quasi voglia di lasciar perdere spaventato dai suoi movimenti convulsi , ma la fiducia che ripone in quel topolino è troppa, per convincersi a desistere.

Klaus sa che quel topolino – quello brutto, quello strano – sarà migliore,migliore degli altri.

E mentre sorride  rimirando soddisfatto quei pensieri, non si accorge che il corpicino del topo si affloscia tra le sue dita sottili.

***

“Nik!”

Niklaus ignora il richiamo; le gambette oscillano ritmicamente avanti e indietro, mentre i talloni del bimbo picchiettano contro il bordo del pozzo.

“Nik, so che l’hai preso tu!”

Rebekah appoggia le manine alla pietra per riprendere fiato, sfinita dalla corsa.

Le trecce bionde incorniciano un visetto dai lineamenti aggraziati, ma non c’è delicatezza nel modo in cui la bimba si arrampica sul pozzo per strattonare la veste del fratello.

“Dove hai messo il mio topolino?”

Niklaus rimane in silenzio scrutando con aria pensierosa il broncio della sorella. Non lo stupisce il fatto che la bambina sia subito corsa da lui: Rebekah sa sempre dove andare a cercare le cose che ha perso.

“Nik!”

Klaus dà le spalle alla sorella allontanandosi dal pozzo.

“È andato via,‘Bekah.”

Spiega alla bambina accovacciandosi a terra per analizzare una pozza d’acqua.

“È andato a cercare i suoi fratelli.”

“Il mio topolino ce li ha già i fratelli!”

Ribatte la bimba stringendo i pugni e avvicinandosi a Klaus di corsa.

“Ridammelo, Nik!”

 “È andato a cercare i topolini con le macchie. Ce ne sono altri, sai? Con macchie bianche, rosse e nere. Vogliono formare un esercito.”

È una bella bambina, sua sorella Rebekah. Ma è testarda e sfrontata, quasi come un maschio. Dovrebbe sorridere di più e parlare di meno; giocare con le bambole e non con i topini.

 

Perché è questo che fanno le femmine: ma Rebekah non lo fa e a Klaus viene da pensare che anche lei sia un po’ diversa, dopotutto.

Proprio come lui.

 “Un esercito?”

Rebekah allenta leggermente la presa sulla veste di Klaus: il broncio della bimba viene mitigato da una leggero alone di curiosità.

“Un esercito.”

Klaus annuisce con aria convinta tornando a osservare il pozzo.

 “Solo i topi con le macchie e nessun altro.”

Rebekah china il capo con aria pensierosa. Improvvisamente solleva la mano e colpisce con forza la guancia del fratello.

“Bugiardo!”

Niklaus arretra, sconcertato. È un colpo lieve, quello di sua sorella. Non più doloroso dei morsi di topo che gli graffiano le dita. Eppure Klaus lo sente a fondo, quel dolore, mitigato alla vergogna.

“Hai ucciso il mio topolino! L’hai ucciso, hai ucciso il mio topo e hai ucciso anche il tuo. Tu sei cattivo Nik, sei cattivo!”

E mentre Rebekah si allontana furente, Klaus si massaggia la guancia, ammirando in silenzio la capacità d’intuito della sorella.

È l’unica della famiglia che riesce, talvolta, a cogliere le sue bugie ed è una cosa che lo spaventa, ma che lo affascina al tempo stesso.

Forse, ci riesce proprio perché c’è qualcosa di diverso in lei.

E Klaus non può fare a meno di sorridere al pensiero che magari, un giorno, anche ‘Bekah entrerà a far parte del suo esercito di topolini a macchie.

Nota dell’autrice.

Dopo “the wolf in the well , credevo che non avrei più messo penna sul personaggio di Klaus bambino : mi piaceva l’immagine che avevo creato; onestamente avevo paura di rovinarla, scrivendo dell’altro.

Questo secondo tentativo, in effetti, non mi convince per niente, ma ero curiosa di pasticciare un po’ sul personaggio di Rebekah e in effetti, scrivere su Klaus bambino è estremamente  piacevole, per cui non ho saputo trattenermi.

Passando alla shot in sé; vi chiedo scusa per queste povere bestioline che Niklaus maltratta costantemente (nell’altra era la lucertola, adesso i topolini). Ma questi animaletti piccoli si prestano parecchio all’immagine che ho di lui da bambino: un ragazzino ambizioso sempre impegnato a cercare di dimostrare qualcosa – ai suoi fratelli, a suo padre, a sé stesso -.

C’è una cosa che ho notato nel Klaus adulto e che mi ha colpito: è talmente focalizzato sulla realizzazione dei suoi obiettivi, che molto spesso non presta abbastanza attenzione a ciò che gli sta attorno: e così  i suoi piani falliscono.

Klaus si focalizza talmente tanto sul suo obiettivo finale, che molto spesso perde di vista ciò che sta realmente succedendo e così i suoi esperimenti falliscono – e i topolini fanno una brutta fine XD - .

È un po’ quello che è capitato al Klaus adulto con il suo esercito di ibridi; ed è la stessa cosa che ho provato a rappresentare con Klaus e i suoi topolini, con la differenza che il piccolo Klaus, è ancora in grado di provare del rimorso  (il pianto dopo la morte del topo, la reazione allo schiaffo di Rebekah).

Per quanto riguarda l’esercito di topini; beh questa è davvero pessima, me ne rendo conto. È un palese rimando anche questa volta all’esercito di ibridi che Klaus ha intenzione di formare.

E Rebekah; Rebekah la immagino come una personcina bella tosta sin dalla più tenera età; capricciosa e dotata di un grande intuito che come ben sappiamo svilupperà per bene in futuro. Capita spesso che chi  si senta “diverso”, si sforzi di incontrare quella stessa “diversità”in altre persone. È questo che a Klaus succede con il topolino dalla chiazza grigia e con sua sorella. Rebekah non è come lui, eppure Klaus  si convince di trovare in lei alcuni tratti  distintivi che potrebbero fare di lei, un “topolino con la macchia sulla schiena”.

Proprio come lui.

Niente, mi vergogno per aver scritto delle note d’autrice così lunghe per una sciocchezza simile.

Posso solo dire che se avete letto tutto quanto, Klaus vi recluterà sicuramente per il suo esercito di topolini.

Un abbraccio

Laura

 

   
 
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