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Autore: kishal    27/06/2006    4 recensioni
Quanto può essere pericoloso il cuore spezzato di un demone che ha amato? Ginevra lo scoprirà a sue spese. Sulle note di Cry me a river.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nike

the Red Rose

You were my sun


Non sapevo cosa fosse davvero la luce fino a quando non ti ho incontrata


You were my earth

Solo allora mi accorsi di aver vagato per diciotto anni nel buio, percorrendo la via sbagliata senza rendermene conto.

Lentamente, però, tu mi hai aperto gli occhi, facendomi vedere la strada giusta e aiutandomi nel percorrerla.

Lentamente, tu mi hai fatto scoprire il mondo. E, lentamente, il mio mondo sei divenuta tu.

But you didn't know all the ways I loved you, no

Lo divenisti senza saperlo, senza rendertene conto, creatura innocente dal cuore puro e dagli ingenui sentimenti. Non ti accorgesti di quanto tu eri importante per me, anche perché probabilmente non sapevi davvero quanto per me potesse aver peso tutto ciò che avevi fatto.

Prima la mia esistenza era un viaggio senza meta e senza senso, con te invece mi trovavo catapultato in un mondo in cui tutto aveva un suo ruolo. E, in quel caos di responsabilità, tu eri divenuta il mio appiglio, l’unico pilastro su cui reggermi.

Ma ancora nessuno mi aveva insegnato a esternare i miei sentimenti, e così io non ti dissi quanto ti amavo. Forse pensavo che lo capissi, forse pensavo che fosse naturale che noi stessimo per sempre insieme….

So you took a chance

Ovviamente mi sbagliavo. Pensandoci ora, mi viene da ridere constatando quanto, agli inizi, l’amore mi avesse reso cieco e idiota.

Tu già da tempo avevi una storia con Potter, ed io non ne sapevo nulla…

Made other plans

e ora, ora che la guerra stava per scoppiare, avevi deciso di sposarlo.

But I bet you didn't think your thing would come crashing down, no


Non pensasti che tutto questo ti si sarebbe potuto ritorcere contro. No… non lo pensasti. Eri così immersa nel tuo mondo fatto d’amore, di lealtà, di coraggio, di giustizia e desiderio di pace… che ti scordasti che io non ero come te.

Non ero nato angelo… avevo lasciato l’inferno per raggiungere il tuo paradiso.

Quando ho scoperto del matrimonio, il mio viaggio verso la luce si è fermato a metà strada.

Ricordo ancora quel momento.

Era notte, e a Grimmould Place erano state invitate numerose persone per la cena. Quando tutti arrivarono, Potter ti prese la mano, e tu ti voltasti a guardarlo con occhi scintillanti.

Allora un brutto sentimento mi pervase e rimasi paralizzato ad aspettare ciò che stava per succedere, la spada di Damocle che vibrava crudelmente sopra il mio cuore, pronta a calare come una ghigliottina.

“Io e Ginny ci sposiamo!”

Furono le parole da lui pronunciate, con orgoglio, fierezza e amore.

Sentii nel petto qualcosa andare in mille pezzi.

Sentii il sangue gelarsi nelle vene.

Ebbi perfino la sensazione di udire il suono angosciato della mia anima che crollava di nuovo verso i vortici più luridi e cupi del Gargano.

Gli applausi scattarono un attimo dopo il festoso annuncio, e così i baci, gli abbracci, i complimenti.

Quasi pensai che fossero felici della mia morte interiore, della mia umiliazione.

Perfino tu, appagata, ridevi in mezzo alla folla, saltando da una parte e dall’altra col tuo trascinante entusiasmo e facendo divertire tutti.

Tutti tranne me.

E te ne accorgesti.

A un certo punto ti voltasti nella mia direzioni e incrociasti il mio sguardo.

Qualcosa in esso ti dovette spaventare, perché il sorriso ti scomparve all’istante, così come il bel colorito roseo delle tue guance.

In quel momento capisti quanto tu eri importante per me. E, dal modo in cui ti vidi voltarti a guardare Potter, scuotere lentamente la testa, e volgerti di nuovo a fissare con disperazione il mio sguardo di ghiaccio, posso dire con certezza che capisti anche qualcosa in più dei tuoi sentimenti nei miei confronti.

Già… forse Potter non era l’unica possibilità che il tuo cuore ti offriva. Forse, non era l’unico che poteva essere amato da te….

Facesti per venirmi incontro, ma gli invitati ti bloccarono, assillandoti con le loro felicitazioni.

Tu ti lasciasti trascinare da loro, impotente, avendo la piena consapevolezza che, ormai, tutto era andato perduto.

Con me non c’erano seconde occasioni.

You don't have to say, what you did
I already know, I found out from him

There is just no chance, of you and me, there'll never be

And don't it make you sad about it



La notte, quando tutti se ne furono andati, mi raggiungesti sul tetto.

Già, il tetto era il nostro posto, il luogo in cui nessuno poteva disturbarci. Ci andavamo ogni notte, quando faceva bel tempo, e spesso rimanevamo lì a parlare finché non giungeva l’alba e le ultime stelle scomparivano dal cielo scuro.

Quella volta, però, a differenza delle altre non parlammo. Nessuno disse nulla. Ed io mi alzai pochi istanti dopo, rimanendo in piedi a fissarti.

Stavo per andarmene, e mi aspettavo qualcosa da te. Un gesto, uno sguardo, una parola… un qualcosa che sancisse la fine di quella bizzarra avventura che, insieme, avevamo vissuto.

Ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere.

Tu sollevasti il tuo sguardo verso me. I tuoi incredibili occhi azzurri, che normalmente mi toglievano il fiato, mi fissarono come mai avevano fatto, arrivando fino al mio cuore e massacrandone inesorabilmente i pezzi malconci.

“Ti amo.” Dicesti poi.

You told me you loved me
Why did you leave me, all alone?
Now you tell me you need me

When you call me, on the phone

Girl I refuse, you must have me confused

With some other guy


Qualcosa in me, al suono di quelle parole, rivenne a galla.

Qualcosa che quei dieci mesi passati in tua compagnia erano riusciti a sedare, a nascondere… a farmi dimenticare.

Rabbia pura, odio profondo, eterno risentimento.

Scoppiai a ridere. Una risata maligna, sadica, pazza, che inconsciamente mi ricordò quella di mio padre.

Quando ti guardai di nuovo in faccia mi accorsi che tremavi, e ne fui intensamente soddisfatto.

“Mio dolce, ingenuo angelo, la tua innocenza ti costerà cara. Avresti dovuto prestare più attenzione a ciò che facevi. Avresti dovuto prestare più attenzione a me.

Mi hai fatto conoscere un mondo che ora odierò con tutto me stesso.

Mi hai fatto diventare qualcuno che non potrò più essere.

E soprattutto… mi hai dato un cuore, distruggendomelo subito dopo.

Ti portasti le mani sulla bocca, sussultando per i singhiozzi. Vedevo attraverso i tuoi limpidi occhi la tua anima soffrire per l’errore commesso.

Ma non ne ebbi pietà. Non avrei mai più avuto pietà di te, come tu non ne avevi avuta con me.

“Tu mi hai tradito.

Sussurrai infine, senza accorgermi del tremolio che faceva vacillare i miei pugni chiusi con forza, né del mio tono, violento e ferito al contempo.

Drac...” Iniziasti a dire, mentre le lacrime ti riempivano gli occhi. Ma io non ti permisi di finire.

Mi smaterializzai, andandomene via dal paradiso e tornando nell’inferno in cui ero nato.

Your bridges were burned, and now it's your turn
To cry, cry me a river
Cry me a river

Cry me a river

Cry me a river, yeah, yeah



Avrebbe continuato a piangere quelle lacrime inutili per tutta la vita. Avrebbe continuato a pentirsi in eterno di tutte le sue azioni.

Avrebbe sofferto fino alla morte.

Ed io sarei stato lì, sempre al suo fianco, il suo angelo nero, ad assicurarmi che mai una punta di sorriso comparisse su quelle labbra che non potevano essere mie.

Ora, a distanza di tre anni, seduto su questa comoda poltrona nel buio e disabitato salotto di casa Potter, attendo l’arrivo dei padroni.

Al momento loro sono impegnati.

Potter sta combattendo l’ultima, fatidica battaglia contro Lord Voldemort.

Ginevra, invece, è al San Mungo, a curare le numerose decine di feriti.

Ma tutto finirà in fretta, ho fatto in modo che i miei gentili ospiti siano qui per la cena.

Questa volta sono io ad avere una sorpresa per loro.

Nel frattempo tengo a bada la loro unigenita, Nike, la piccola dagli occhi color del cielo e i capelli come il fuoco, nata un anno fa, e che dorme qui, appoggiata al mio petto coperto dal nero manto dei Mangiamorte.

E’ davvero bella, assomiglia incredibilmente alla madre.

Solo che, mentre Ginevra è una rosa bianca, nata in Paradiso e pura come solo un angelo può esserlo, lei è una meravigliosa rosa rossa, sbocciata in un nido d’amore circondato da violenze e orrori.

E’ un immenso tesoro il fiore prezioso che ho intenzione di rubare dal giardino di questa villa.

Nike è la mia vittoria, tutto quello che mi merito di avere in cambio delle sofferenze patite.

Alle nove in punto, nel salotto vuoto rimbomba il rumore sordo di una doppia materializzazione.

I due padroni di casa sono finalmente giunti, abbracciati, sporchi di sangue, ma con un gioioso sorriso sulle labbra.

Sono felici perché credono di avere vinto.

Ingenui. Illusi. Sciocchi.

“Complimenti Potter, bel lavoro.” Dico.

Loro sussultano, e si voltano a guardarmi.

Malfoy…” Sussurra Potter. Poi però sorride, e mi viene incontro. Dopo tre anni che faccio la spia dandogli informazioni preziose, come quella che oggi gli ha permesso di sconfiggere il suo eterno nemico, mi crede un amico. “Abbiamo vinto!” Mi dice, sedendosi davanti a me. “Abbiamo vinto! E’ finito tutto!” Poi guarda la figlia, che ancora sta dormendo, e gli occhi gli brillano per l’amore che nutre nei suoi confronti. Fa per prenderla, ma la bacchetta che improvvisamente gli ho puntato alla testa gli impedisce di fare altri gesti.

Spalanca gli occhi, tenta di balbettare qualcosa, ma la paura e lo sbalordimento gli impediscono di pronunciare un discorso concreto.

Ginevra, dietro di lui, grida disperata, precipitandosi verso il marito.

Io sorrido. “Avada Kedavra.”

Potter è colpito in pieno, e la potenza dell’incantesimo lo spinge indietro fino a farlo sbattere contro il muro dirimpetto. La moglie, che in quell’attimo era proprio alle sue spalle, viene trascinata nella corsa violenta dal corpo, e fa la stessa fine.

Mi alzo, tenendo ben stretta la bimba in braccio, e mi dirigo verso l’unica donna che ha avuto il potere di entrare nel mio cuore.

La sento gemere, è ancora viva.

La libero del corpo di Potter, che la pressa col suo peso, e la volto in modo che possa guardarmi negli occhi.

Sta morendo, ha battuto violentemente la testa. Vedo il sangue fuoriuscirle da una profonda frattura nel cranio.

P..p…perché…” Riesce a balbettare.

Mi chino su di lei, il cuore che batte all’impazzata. Sento le lacrime bagnarmi le guance.

L’accarezzo. La sua pelle sta già diventando fredda.

Perché ti amo, e perché ti odio. Perché tu dovevi appartenermi, e invece hai scelto lui. Ora lo seguirai fino alla morte, amore mio.”

N…n…nike” Sussurra lei, mentre anche la bocca inizia a riempirsi di sangue e ormai la vita scorre via dalle sue vene.

Io mi alzo in piedi, stringendo più forte a me la piccola e fissandola. “Nike è mia, Ginevra. La figlia che avrei tanto voluto avere da te. E’ mia, mi appartiene di diritto e ora me la prendo. Mi ripagherà di tutto quello che tu mi hai tolto.

La sento gemere ancora, tentare di ribellarsi alla mia volontà. Ma la morte arriva e, lasciandole solo un ultimo sospiro, porta via la sua anima.

Io mi smaterializzo subito dopo, tenendo con me il mio tesoro, la mia bambina. Mia figlia.

Sarà lei ora a dare equilibrio alla mia esistenza senza senso.

   
 
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