Nike
the Red Rose
You were my sun
Non
sapevo cosa fosse davvero la luce fino a quando non ti ho incontrata…
You were my earth
Solo
allora mi accorsi di aver vagato per diciotto anni nel buio, percorrendo la via
sbagliata senza rendermene conto.
Lentamente,
però, tu mi hai aperto gli occhi, facendomi vedere la strada giusta e aiutandomi nel percorrerla.
Lentamente,
tu mi hai fatto scoprire il mondo. E, lentamente, il mio mondo
sei divenuta tu.
But you didn't know all the ways I
loved you, no
Lo
divenisti senza saperlo, senza rendertene conto, creatura innocente dal cuore
puro e dagli ingenui sentimenti. Non ti accorgesti di quanto tu eri importante
per me, anche perché probabilmente non sapevi davvero quanto per me potesse
aver peso tutto ciò che avevi fatto.
Prima
la mia esistenza era un viaggio senza meta e senza senso, con te invece mi
trovavo catapultato in un mondo in cui tutto aveva un suo ruolo. E, in quel
caos di responsabilità, tu eri divenuta il mio appiglio, l’unico pilastro su
cui reggermi.
Ma… ancora nessuno mi aveva insegnato a esternare i
miei sentimenti, e così io non ti dissi quanto ti amavo. Forse pensavo che lo
capissi, forse pensavo che fosse naturale che noi stessimo per sempre insieme….
So you took a chance
Ovviamente
mi sbagliavo. Pensandoci ora, mi viene da ridere constatando
quanto, agli inizi, l’amore mi avesse
reso cieco e idiota.
Tu già da tempo avevi una storia con Potter, ed io non ne sapevo nulla…
Made other plans
… e ora,
ora che la guerra stava per scoppiare, avevi deciso di sposarlo.
But I bet you didn't think your thing
would come crashing down, no
Non
pensasti che tutto questo ti si sarebbe potuto ritorcere contro. No… non lo pensasti. Eri così immersa nel tuo mondo fatto
d’amore, di lealtà, di coraggio, di giustizia e desiderio di pace… che ti scordasti che io non ero come
te.
Non ero nato angelo…
avevo lasciato l’inferno per raggiungere il
tuo paradiso.
Quando ho scoperto del matrimonio, il mio viaggio verso la luce
si è fermato a metà strada.
Ricordo
ancora quel momento.
Era
notte, e a Grimmould Place erano state invitate numerose persone per la cena. Quando tutti arrivarono, Potter ti prese la mano, e tu ti voltasti a guardarlo con occhi
scintillanti.
Allora un
brutto sentimento mi pervase e rimasi paralizzato ad aspettare ciò che stava
per succedere, la spada di Damocle che vibrava crudelmente sopra il mio cuore, pronta a calare come una ghigliottina.
“Io e Ginny ci sposiamo!”
Furono
le parole da lui pronunciate, con orgoglio, fierezza e amore.
Sentii
nel petto qualcosa andare in mille pezzi.
Sentii
il sangue gelarsi nelle vene.
Ebbi
perfino la sensazione di udire il suono angosciato della mia anima che crollava
di nuovo verso i vortici più luridi e cupi del Gargano.
Gli
applausi scattarono un attimo dopo il festoso annuncio, e così i baci, gli abbracci, i complimenti.
Quasi
pensai che fossero felici della mia morte interiore, della mia umiliazione.
Perfino
tu, appagata, ridevi in mezzo alla folla, saltando da
una parte e dall’altra col tuo trascinante entusiasmo e facendo divertire
tutti.
Tutti
tranne me.
E te ne accorgesti.
A un
certo punto ti voltasti nella
mia direzioni e incrociasti il mio
sguardo.
Qualcosa
in esso ti dovette spaventare, perché il sorriso ti scomparve
all’istante, così come il bel colorito roseo delle tue guance.
In quel
momento capisti quanto tu eri importante per me. E, dal modo in cui ti vidi
voltarti a guardare Potter, scuotere lentamente la testa, e volgerti di nuovo a
fissare con disperazione il mio sguardo di ghiaccio, posso dire con certezza che capisti anche qualcosa in più
dei tuoi sentimenti nei miei confronti.
Già… forse Potter non era l’unica
possibilità che il tuo cuore ti offriva. Forse, non era l’unico che poteva
essere amato da te….
Facesti per venirmi
incontro, ma gli invitati ti bloccarono, assillandoti con le loro
felicitazioni.
Tu ti
lasciasti trascinare da loro, impotente, avendo la piena consapevolezza che,
ormai, tutto era andato perduto.
Con me non c’erano seconde
occasioni.
You don't have to say, what you did
I already know, I found out from him
There is just no chance, of you and me, there'll never be
And don't it make you sad about it
La
notte, quando tutti se ne furono andati, mi raggiungesti
sul tetto.
Già, il tetto era il nostro posto,
il luogo in cui nessuno poteva disturbarci. Ci
andavamo ogni notte, quando faceva bel tempo, e spesso rimanevamo lì a parlare
finché non giungeva l’alba e le ultime stelle scomparivano dal cielo scuro.
Quella
volta, però, a differenza delle altre non parlammo.
Nessuno disse nulla. Ed io mi alzai pochi istanti dopo, rimanendo in piedi a
fissarti.
Stavo
per andarmene, e mi aspettavo qualcosa da te. Un gesto, uno sguardo, una parola… un qualcosa che sancisse la fine di quella bizzarra
avventura che, insieme, avevamo vissuto.
Ma mai mi
sarei aspettato una cosa del genere.
Tu sollevasti
il tuo sguardo verso me. I tuoi incredibili occhi azzurri, che normalmente mi
toglievano il fiato, mi fissarono come mai avevano fatto, arrivando fino al mio
cuore e massacrandone inesorabilmente i pezzi malconci.
“Ti amo.” Dicesti poi.
You told me you loved me
Why did you
leave me, all alone?
Now you tell me you need me
When you call me, on the phone
Girl I refuse, you must have me confused
With some other guy
Qualcosa in me, al suono di quelle parole, rivenne a galla.
Qualcosa
che quei dieci mesi passati in tua compagnia erano riusciti a sedare, a nascondere… a farmi
dimenticare.
Rabbia
pura, odio profondo, eterno risentimento.
Scoppiai
a ridere. Una risata
maligna, sadica, pazza, che inconsciamente mi ricordò quella di mio padre.
Quando
ti guardai di nuovo in faccia mi accorsi che tremavi, e ne fui intensamente
soddisfatto.
“Mio dolce, ingenuo angelo, la tua innocenza ti costerà cara. Avresti dovuto prestare più
attenzione a ciò che facevi. Avresti dovuto prestare più attenzione a me.
Mi hai
fatto conoscere un mondo che ora odierò con tutto me
stesso.
Mi hai
fatto diventare qualcuno che non potrò più essere.
E soprattutto… mi hai dato un cuore, distruggendomelo subito
dopo.”
Ti
portasti le mani sulla bocca, sussultando per i singhiozzi. Vedevo attraverso i
tuoi limpidi occhi la tua anima soffrire per l’errore
commesso.
Ma non ne ebbi pietà. Non avrei mai più avuto pietà di te, come
tu non ne avevi avuta con me.
“Tu mi
hai tradito.”
Sussurrai infine, senza
accorgermi del tremolio che faceva vacillare i miei pugni chiusi con forza, né del
mio tono, violento e ferito al contempo.
“Drac...” Iniziasti a dire, mentre le
lacrime ti riempivano gli occhi. Ma io non ti permisi di finire.
Mi
smaterializzai, andandomene via dal paradiso e tornando nell’inferno in cui ero
nato.
Your bridges were burned, and now
it's your turn
To cry,
cry me a river
Cry me a river
Cry me a river
Cry me a river, yeah, yeah
Avrebbe continuato a piangere quelle lacrime
inutili per tutta la vita. Avrebbe continuato a pentirsi in eterno di tutte le
sue azioni.
Avrebbe sofferto fino alla morte.
Ed io sarei stato lì, sempre
al suo fianco, il suo angelo nero, ad assicurarmi che mai una punta di sorriso
comparisse su quelle labbra che non potevano essere mie.
Ora, a
distanza di tre anni, seduto su questa comoda poltrona nel buio e disabitato salotto
di casa Potter, attendo l’arrivo dei padroni.
Al
momento loro sono impegnati.
Potter sta combattendo l’ultima, fatidica battaglia contro
Lord Voldemort.
Ginevra,
invece, è al San Mungo, a curare le numerose decine di feriti.
Ma tutto
finirà in fretta, ho fatto in modo che i miei gentili ospiti siano qui per la
cena.
Questa
volta sono io ad avere una sorpresa per loro.
Nel
frattempo tengo a bada la loro unigenita, Nike, la piccola dagli occhi
color del cielo e i capelli come il fuoco, nata un anno fa, e che dorme qui,
appoggiata al mio petto coperto dal nero manto dei Mangiamorte.
E’
davvero bella, assomiglia incredibilmente alla madre.
Solo
che, mentre Ginevra è una rosa bianca, nata in Paradiso e pura come solo un
angelo può esserlo, lei è una meravigliosa rosa rossa, sbocciata in un nido
d’amore circondato da violenze e orrori.
E’ un
immenso tesoro il fiore prezioso che ho intenzione
di rubare dal giardino di questa villa.
Nike è la mia vittoria, tutto quello che mi merito di avere in cambio delle sofferenze patite.
Alle nove
in punto, nel salotto vuoto rimbomba il rumore sordo di una doppia materializzazione.
I due
padroni di casa sono finalmente giunti, abbracciati, sporchi di sangue, ma con
un gioioso sorriso sulle labbra.
Sono
felici perché credono di avere vinto.
Ingenui. Illusi. Sciocchi.
“Complimenti Potter, bel
lavoro.” Dico.
Loro
sussultano, e si voltano a guardarmi.
“Malfoy…” Sussurra Potter. Poi però sorride, e
mi viene incontro. Dopo tre anni che faccio la spia dandogli informazioni preziose, come quella che oggi gli ha
permesso di sconfiggere il suo eterno nemico, mi crede un amico. “Abbiamo
vinto!” Mi dice, sedendosi davanti a me. “Abbiamo vinto! E’ finito tutto!” Poi guarda la figlia, che ancora sta dormendo, e
gli occhi gli brillano per l’amore che nutre nei suoi confronti. Fa per
prenderla, ma la bacchetta che improvvisamente gli ho puntato alla testa gli impedisce di fare altri gesti.
Spalanca
gli occhi, tenta di balbettare qualcosa, ma la paura e lo sbalordimento gli
impediscono di pronunciare un discorso concreto.
Ginevra, dietro di lui, grida disperata, precipitandosi
verso il marito.
Io
sorrido. “Avada Kedavra.”
Potter è colpito in pieno, e la potenza dell’incantesimo lo spinge
indietro fino a farlo sbattere contro il muro dirimpetto. La moglie, che in
quell’attimo era proprio alle sue spalle, viene trascinata nella corsa violenta dal corpo, e fa la
stessa fine.
Mi
alzo, tenendo ben stretta la bimba in braccio, e mi dirigo verso l’unica donna
che ha avuto il potere di entrare nel mio cuore.
La sento gemere, è ancora viva.
La libero del corpo di Potter, che la pressa col suo peso, e la volto in modo che possa guardarmi
negli occhi.
Sta morendo, ha battuto violentemente la testa. Vedo il sangue fuoriuscirle
da una profonda frattura nel cranio.
“P..p…perché…” Riesce a balbettare.
Mi
chino su di lei, il cuore che batte all’impazzata. Sento le lacrime bagnarmi le
guance.
L’accarezzo. La sua pelle sta già diventando fredda.
“Perché ti
amo, e perché ti odio. Perché tu
dovevi appartenermi, e invece hai scelto lui. Ora lo seguirai fino alla morte, amore mio.”
“N…n…nike…” Sussurra lei, mentre anche la bocca inizia a riempirsi di
sangue e ormai la vita scorre via dalle sue vene.
Io mi
alzo in piedi, stringendo più forte a me la piccola e fissandola. “Nike è mia, Ginevra. La figlia che avrei tanto voluto avere da te. E’ mia, mi appartiene di diritto e ora me la prendo.
Mi ripagherà di tutto quello che tu mi hai tolto.“
La
sento gemere ancora, tentare di ribellarsi alla mia volontà. Ma la morte arriva e, lasciandole solo un ultimo sospiro,
porta via la sua anima.
Io mi
smaterializzo subito dopo, tenendo con me il mio tesoro, la mia bambina. Mia
figlia.
Sarà
lei ora a dare equilibrio alla mia esistenza senza senso.