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Autore: v91    21/10/2011    1 recensioni
La nostra squadra vola verso Las Vegas per aiutare la polizia locale in un caso che vede coinvolte sette donne uccise in modo terribile. Ad aspettarli un agente un pò particolare e un assassino che torna dal passato. Riusciranno gli agenti a risolvere il caso? E riuscirà Reid a fare chiarezza nei suoi sentimenti? Qual è il confine tra l'amore e l'ossessione?
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INVISIBILE

La solitudine è il destino di tutte le grandi menti: un destino a volte deplorato, ma sempre scelto come il minore di due mali.
Arthur Schopenhauer

CAPITOLO 1

Il cielo fuori era nero, così scuro che nemmeno le stelle riuscivano a penetrare la coltre di nubi. Di lì a poco si sarebbe scatenato un temporale e i lampi avrebbero illuminato quella notte oscura. Il jet volava veloce e silenzioso. L'agente speciale Aaron Hotchner se ne stava seduto sul sedile, gli occhi chiusi, fingendo di dormire mentre pensava a suo figlio, accanto a lui David Rossi, sfogliando con attenzione la cartella relativa al nuovo caso. Dietro di loro le due agenti, Emily Prentiss e Jennifer Jerau, dormivano,per davvero, cercando di recuperare quante più energie possibile dato che non sapevano quanto sarebbero riuscire a riposare nei giorni successivi. Penelope Garcia, la maga dei computer, stava giocando una partita a carte con l'agente Derek Morgan: probabilmente la donna stava vincendo ancora, vista l'espressione trionfante che rivolgeva all'amico, ormai rassegnato a perdere per l'ennesima volta. Accanto a loro, ma non interessato alla partita in corso, il dottor Spencer Reid guardava fuori dal finestrino, l'aria assente e pensierosa, i capelli tagliati da poco spettinati. Egli ripensava a quella lunga giornata e al momento in cui, proprio mentre stava raccogliendo le sue cose pronto per tornare finalmente a casa, JJ aveva radunato la squadra nella sala riunioni e aveva loro esposto il nuovo caso. La solita routine era cominciata: le orribili foto degli omicidi avevano percorso lo schermo, la squadra era stata aggiornata riguardo alle circostanze delle morti e poi erano stati costretti a salire sul jet, diretti verso Las Vegas, Nevada. Per l'agente Reid era come tornare a casa: nato e cresciuto lì, dopo essersi trasferito vicino a Quantico, sede dell'FBI dove lavorava, cercava di tornare a casa il meno possibile. Ora era costretto a farlo per risolvere il nuovo caso ma la cosa lo turbava alquanto, e le condizioni atmosferiche che accompagnavano il viaggio non miglioravano certo il suo umore...detestava volare con i temporali!

 

La sede della polizia locale di Las Vegas era molto grande e lussuosa, diversa da quella di Quantico. Gli agenti entrarono insieme nell'edificio dove avrebbero dovuto incontrare il capo della polizia e aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti.

-Dov'è il capo della polizia? Sapeva che saremmo arrivati?- Hotch non amava aspettare e quando accadeva diventava terribilmente scorbutico.

-Si, ho parlato ieri pomeriggio con un agente, avevo avvertito che saremmo arrivati oggi.- JJ si avvicinò alla scrivania più vicino all'ingresso e chiese all'agente che vi sedeva dietro dove potesse trovare il capo della polizia.

-Mi stava cercando?- Una voce acuta rispose al posto dell'agente. Sette paia di occhi sorpresi si voltarono a guardare da chi proveniva quella domanda. -Sono l'agente Jane Fletcher, il capo della polizia. Scusate il ritardo, ero in sala interrogatori.- Una sorpresa JJ si affrettò a rispondere -Buongiorno. Non si preoccupi, siamo appena arrivati. Io sono Jennifer Jerau, pensavo di aver parlato con lei ieri pomeriggio, ma forse mi sbaglio...-

-Nessun errore, ha parlato col mio vice, l'agente senior Smith.-

-Capisco, le presento la squadra: gli agenti Hotchner, Rossi, Morgan e Prentiss, lei è la nostra esperta informatica Garcia e lui è il dottor Reid.- Tutti gli agenti, ancora sorpresi, si affrettarono a stringere la mano a colei che a tutti gli effetti era poco più di una ragazzina. 27 anni, alta circa un metro e 75, la figura snella e agile, i capelli castani lunghi fino alle spalle, un paio di jeans e una maglietta blu. Somigliava più ad una liceale che al capo di una squadra di investigazioni. Rossi più di tutti era sorpreso. -C'è qualche problema agente Rossi?- domandò curiosa Jane.

-No, solo...l'ultima volta che ho collaborato con la polizia di Las Vegas vari anni fa c'era un altro agente Fletcher, un uomo sulla cinquantina se non ricordo male.-

-No, non si sbaglia. Era mio padre. E' morto un anno e mezzo fa, colpito durante una sparatoria, io ho preso il suo posto.- Dall'incrinazione della sua voce si capiva perfettamente che quello era un argomento di cui avrebbe preferito non parlare.

-Mi dispiace. Era un ottimo agente. Deve esserlo anche lei vista la posizione che ricopre nonostante sia così giovane.-

-Grazie. Io cerco solo di essere alla sua altezza. Ora se vogliamo dedicarci al caso...- Con queste ultime parole la ragazza pose fine al discorso.

La stanza che la polizia aveva messo a disposizione dell'FBI non era certo all'altezza di quella ufficiale, ma era dotata di tutto il necessario: lavagne interattive, un computer di ultima generazione (sebbene non fosse indispensabile dato che Garcia aveva portato con sé tutti i suoi gioiellini informatici personali), una parete con tutta la cronologia e le immagini del caso e, cosa più importante di tutte, una dotazione praticamente illimitata di caffè.

-Vi ho inviato giorni fa tutto il materiale relativo al caso, spero siate riusciti a visionarlo a fondo.-

-Si, lo abbiamo ricevuto- Morgan si era appoggiato al tavolo e stava osservando ancora una volta le foto dei cadaveri, il viso contrariato in una smorfia di disgusto. -Succedono spesso cose del genere qui in città?-

-Sei donne uccise nel giro di tre settimane? Rapite, torturate e seviziate, uccise e poi squartate...non so come funzioni da voi ma qui non era mai accaduto niente del genere.-

-Perché ci avete chiamato così tardi? La settima donna probabilmente è già stata rapita.- Hotch non era in vena di simpatie quel giorno, probabilmente era ancora arrabbiato perché quel viaggio improvviso gli avrebbe fatto perdere il compleanno del figlio.

-Nessuno ha denunciato la scomparsa delle prime due vittime, i corpi sono stati ritrovati almeno tre giorni dopo l'abbandono, per le altre quattro non è stato facile ricollegarle ai precedenti omicidi. E' un periodo difficile per la nostra sede, gli agenti sono sempre meno e gli omicidi aumentano in maniera esponenziale, per non parlare di scomparse e altri crimini minori. Cerchiamo di fare il possibile ma non è facile. Siamo a Las Vegas: ha idea di quanti problemi ci siano da gestire in una città del genere?- L'agente Fletcher era visibilmente irritata da quella domanda, probabilmente anche lei si era resa conto dell'errore commesso nell'aspettare così tanto tempo prima di rivolgersi all' FBI.

-Las Vegas è una delle città con il maggior numero di crimini in America, un posto davvero terribile in cui vivere...- Reid aveva parlato senza riflettere, e ora Jane lo stava osservando attentamente. Era rimasto molto colpito da lei: fino a quel momento non aveva mai conosciuto nessuno così giovane che ricoprisse una così alta alta carica nella polizia, a parte sé stesso,ovviamente. Inoltre lei era decisamente carina e sembrava anche molto intelligente. Jane intanto lo guardava con aria interrogativa -Ehm...io sono nato qui. Conosco bene la città.- Il viso di Jane si rilassò e si aprì in un sorriso. -Bene, sono contenta che anche lei conosca il posto, mi renderà il lavoro più facile.-

-Avete scoperto l'identità di tutte le donne?- Prentiss spostò l'attenzione nuovamente al caso, studiando attentamente le foto delle ragazze appese alla parete -Ce ne sono solo cinque: dov'è la sesta?-

-Purtroppo non abbiamo ancora scoperto l'identità dell'ultima vittima. Sembra non esistere: nessuno ne ha denunciato la scomparsa.-

-Avete provato con le impronte digitali?-

-Non ci sono.-

-Che significa “non ci sono”?-

-Le ha cancellate. L'assassino ha cancellato le impronte digitali della ragazza con dell'acido e il viso...beh, lo vedete da voi, non può darci nessun indizio utile. Potrebbe essere chiunque.- Tra gli agenti calò un velo di silenzio. Tutti stavano guardando le foto dei corpi, o meglio, di quello che di loro rimaneva. A tutte loro l'assassino aveva asportato una o più parti del corpo, dopo averle brutalmente picchiate e violentate. I cadaveri nudi giacevano in una pozza di sangue e i lividi erano ben visibili su tutto il corpo, di quelle che erano delle meravigliose ragazze non restava che un misero mucchio di pelli martoriate. All'ultima aveva asportato occhi e labbra. Hotchner prese subito in mano la situazione -Dobbiamo agire in fretta se vogliamo individuare l'SI prima che agisca di nuovo. Probabilmente ha già con sé un'altra donna: dobbiamo capire chi. Per ora concentriamoci su quelle di cui è nota l'identità. Garcia, tu spulcia nel passato di tutte loro e trova tutti i possibili collegamenti.-

-Consideralo fatto,capo!-

-Prentiss, Morgan ed io andremo sulle scene del crimine, Rossi, voglio che parli con i parenti delle vittime e cerchi qualcosa che ci possa indicare se conoscevano il loro assassino. JJ, indici immediatamente una conferenza stampa e cerca di calmare le acque, l'ultima cosa che ci serve è che si diffonda un'ondata di panico tra la popolazione: invita alla prudenza e alla calma. Reid, tu e l'agente Fletcher resterete qui a studiare i precedenti omicidi. Sono sicuro che ci sia qualcosa che ancora ci sfugge e voi dovete trovarlo.- In un attimo gli agenti si divisero ed uscirono dalla stanza.

 

-Che cosa intendeva esattamente l'agente Hotchner quando diceva “qualcosa che ancora ci sfugge”?- Jane e Reid erano rimasti soli nella stanza della polizia e stavano rovistando nei documenti relativi al caso. -Qualsiasi cosa. Anche solo un piccolo particolare che può sembrare insignificante può aiutare a formare il profilo.-

-Hai visto molti casi simili da quando lavori all'FBI?- Jane era passata al tu senza rendersene conto. -Abbastanza. Ma è sempre come se fosse la prima volta, nessun caso è uguale agli altri e ogni SI ha una propria caratteristica.-

-Parli della firma?- Reid era sorpreso, non si aspettava che lei ne sapesse qualcosa, generalmente quando si trovavano a lavorare con la polizia la prima reazione era quella dello scetticismo per il loro lavoro. -Cosa ne sai di questa roba?-

-Ho letto parecchio sull'argomento. Mio padre era un agente piuttosto aperto ai nuovi metodi e mi ha trasmesso la sua curiosità. Poco prima di morire lui aveva deciso di iscriversi ad un corso di profiling, non ne ha avuto il tempo però.- Jane si rabbuiò solo per un momento. -Ad ogni modo anche se amo lavorare sul campo e sono più per l'azione credo che il vostro aiuto sia indispensabile per risolvere questo caso. Non voglio altre morti nella mia città.-

-Lo troveremo, noi...- Una foto sembrò aver catturato l'attenzione di Reid -Guarda qui...a questa ragazza ha esportato un lembo di pelle sul polso.-

-Beh,si, a tutte ha esportato qualcosa, qualche organo o lembi di pelle.-

-Si, certo ma guarda...non ti sembra particolare?- Reid stava indicando il contorno della ferita.

-Si, hai ragione...ha una forma strana...sembra quasi...o mio dio! Ha la forma di una rosa!-

-Era un tatuaggio! Ha esportato alla ragazza un tatuaggio. Controlla se ci sono segni simili anche sugli altri corpi- Jane prese i fascicoli relativi agli altri casi e cominciò a sfogliare velocemente il loro contenuto.

-Come abbiamo potuto non vederlo? Qui sulla caviglia, a lei sul ventre...sul polpaccio e a queste due sulla spalla. E' in tutte. Tutte le ragazze avevano lo stesso tatuaggio...- Jane appariva sconvolta. -Abbiamo appena trovato cosa lega tutte le ragazze e ciò per cui le uccide. La violenza, le sevizie, le torture e le asportazioni sono tutti elementi di contorno, servono per far gravitare altrove la nostra attenzione. Dobbiamo avvertire gli altri, forse possiamo ancora trovare la settima donna viva.- -Spencer.- Jane stava in piedi, lo sguardo vitreo fisso sul pavimento.

-Che c'è?- La ragazza si limitò a sollevare una manica della maglietta mostrando al giovane una bellissima rosa rossa impressa nella sua pelle.

 

-Questa rosa non è un semplice tatuaggio. All'apparenza può sembrarlo, ma in realtà se guardi attentamente, dentro un petalo c'è un nome.- Reid avvicinò il viso al braccio di Jane: la sua bocca sfiorava la pelle della ragazza, provocandole un piacevole brivido lungo tutta la schiena.

-E' vero! Qui c'è scritto “Tom”. Che significa?-

-Tom era il mio ragazzo. Mi feci questo tatuaggio quando avevo 17 anni, allora in periferia c'era un negozio, probabilmente abusivo, che faceva tatuaggi di questo genere: le sue rose erano famose tra tutti gli adolescenti innamorati. Probabilmente tu Spencer te ne ricorderai...era una specie di offerta: due tatuaggi identici al prezzo di uno, due rose. All'interno di un petalo scrivevano il nome del tuo innamorato e ti facevano credere che l'amore sarebbe durato per sempre. Una stupidaggine ovviamente, ma moltissimi ragazzi in quel periodo andavano lì a farsi tatuare.-

-Io non me ne ricordo. I miei 17 anni non sono stati esattamente...”normali”- Il dottor Reid sembrava quasi imbarazzato ricordando il suo passato. -Quando ha chiuso questo negozio?-

-Non saprei dirlo con esattezza, ma ricordo bene che quando quell'estate tornai a casa, dopo aver passato le vacanze fuori città, non c'era già più...Mi dispiace ma non ricordo altro. Credi davvero che l'SI possa centrare qualcosa con questa storia? Voglio dire, sono cose successe dieci anni fa!- -Non possiamo escludere niente per ora. Quel tatuaggio è l'unica cosa che accomuna tutte le vittime. Chiamo Garcia e le dico di controllare questo vecchio negozio e scoprire qualcosa di più sui motivi per cui ha chiuso e sul suo proprietario. Tu intanto avverti il resto della squadra.-

-Ok. Spencer, che intendevi con “i miei 17 anni non sono stati “normali””?-

-Niente. Cioè, a 17 io non facevo le stesse cose che facevano gli altri adolescenti. In realtà io non sono mai stato come gli altri miei coetanei. Sono un genio!- L'espressione turbata che aveva assunto si era ora aperta in un sorrisetto furbo nel pronunciare l'ultima frase.

-Si, l'avevo immaginato! Credo di capire cosa intendi, ma ho imparato che a volte essere diversi non è un male,anzi! Significa avere delle qualità in più che ti rendono unico! O almeno questo è quello che mi ripeteva sempre mio padre quando i primi mesi in polizia dovevo sopportare ogni giorno le risatine e le prese in giro degli agenti uomini più adulti. Quando sono diventata il loro capo hanno smesso di ridere!-

 

Circa un'ora dopo tutti gli agenti erano riuniti nella stanza del comando di polizia. Dopo che Jane e Reid avevano messo tutti al corrente degli ultimi sviluppi fu Garcia a prendere la parola -Allora tutto ciò che ho scoperto sul negozio di tatuaggi è che apparteneva ad un certo Jack Whitman, deceduto per overdose 6 mesi fa, effettivamente il negozio ha chiuso dieci anni fa per una questione di permessi scaduti e mai rinnovati,evidentemente gli affari non andavano poi così bene. Ho dato uno sguardo ai tatuaggi che facevano e devo dire che sono davvero orribili! Tranne quella rosa, davvero adorabile! Non trovate che sia un'idea terribilmente romantica, a parte il fatto che ti resta per tutta la vita sulla pelle il nome di quello che sicuramente si è rivelato un idiota!-

-Già...- Jane annuì sconsolata, sorridendo ironica.

-Garcia hai scoperto qualcosa di utile ai fini del caso?- Hotch richiamò l'attenzione dell'esperta di computer.

-Niente di importante. Avranno tatuato centinaia di rose quell'anno, niente che possa ricondurci alle vittime. A parte il fatto che tutte avevano lo stesso tatuaggio.-

-Bene, Garcia tu continua a scavare, deve esserci qualcosa. Magari un elenco di clienti o qualche particolare che possa aiutarci a individuare l'identità della sesta vittima.- Rossi aveva appena finito di parlare con i parenti delle vittime ma nessuno di loro aveva dato informazioni utili per l'indagine. In realtà sembrava che quelle famiglie non sapessero nulla delle loro figlie o mogli. In effetti si era stupito di come quelle donne fossero praticamente invisibili agli occhi di chi le conosceva. Erano passati giorni prima che ne denunciassero la scomparsa e anche ora non sembravano poi così sconvolti dalla notizia delle loro morti. Sei donne avevano appena perso la vita in un modo orribile e anche chi le conosceva non appariva per nulla turbato, come se avesse già dato per scontato che prima o poi qualcosa del genere sarebbe loro successo. -Ho parlato con i parenti e i conoscenti delle vittime ma non ho trovato nulla. Erano tutte donne invisibili, che conducevano la loro vita ai margini della società e ora scontano la loro condanna con l'indifferenza verso la loro morte.-

-Nessuna novità dalle scene del crimine. Nessuna impronta, nessun errore che possa aiutarci. Praticamente brancoliamo nel buio! Quel verme riesce a violentare, torturare quelle donne ma senza lasciare nemmeno una traccia utile!- Morgan appariva visibilmente alterato. Tutti nella squadra erano terribilmente agitati, come animali in gabbia. Una settima donna si trovava con l'assassino e probabilmente tra poco il suo cadavere sarebbe stato abbandonato e loro non sapevano come muoversi. Nessun indizio utile, nessuna traccia.

 

Mentre la squadra si stava ancora confrontando sul caso,Jane si stava versando la quinta tazza di caffè da quella mattina. Reid le si avvicinò silenzioso. -Non dovresti esagerare,sai? -

-Lo so, ma questa notte ho dormito appena tre ore, come dovrei fare a reggermi in piedi?- Il tono le era uscito più acido di quanto non avesse voluto. -Scusa, non volevo essere scortese. Questa storia mi ha davvero sconvolto.-

-Non preoccuparti. Siamo tutti nelle tue stesse condizioni.-

-Si, ma per me diverso. E non parlo solo del tatuaggio. Questa è la mia città, io sono il capo della polizia, dovrei saper affrontare situazioni del genere ed evitare gli omicidi. Invece mi ritrovo qui davanti alle foto di donne che non conosco ma che avrei dovuto proteggere. Mi sento impotente.- Concluse la frase scrollando le spalle e allargando le braccia in segno di sconfitta. Sembrava così fragile e indifesa che Reid provò l'istinto di abbracciarla, le pose una mano sulla spalla, invece. -Quando sono entrata in polizia tutti credevano che lo avessi fatto solo per seguire le orme di mio padre e che non potessi diventare una brava agente. Ho passato gli ultimi anni a dimostrare a questa gente e a me stessa che posso farcela. Ma ora...penso che forse hanno ragione loro. Se al mio posto ci fosse stato un altro, magari mio padre, forse non sarebbe successo tutto questo.-

-Non è vero. Capisco come ti senti, sono nato qui anche io, ricordi?, so quanto la gente possa metterti sotto pressione, ma tu stai facendo tutto il possibile. Non c'è niente di più che potresti aver fatto, davvero. Credo che tu sia una ragazza in gamba ed un ottimo agente e vedrai che insieme risolveremo questo caso.- Reid aveva parlato con convinzione ed era riuscito a farla sorridere, mentre la sua mano era rimasta ferma sulla spalla della ragazza.

-Grazie.- Jane si sporse verso di lui e lasciò un leggero bacio sulla sua guancia. -Ora andiamo, gli altri ci staranno aspettando.-

 

Tornando nella stanza dove si trovavano gli altri i due agenti incontrarono Morgan e Prentiss che ne uscivano -Abbiamo ricevuto un'altra chiamata, hanno trovato un altro corpo- Spiegò brevemente la donna.

-E' la settima vittima?- Chiese con ansia Jane.

-Non lo sappiamo ancora, ma Hotch vuole che voi due veniate con noi sul luogo del delitto-.

 

Faceva piuttosto freddo quell'inverno e anche adesso, nonostante il cappotto pesante, l'agente Jane Fletcher stava tremando. Probabilmente non era colpa solo del freddo. Quella storia l'aveva colpita molto più a fondo di quanto non si sarebbe mai aspettata, sentiva come un peso allo stomaco, una brutta sensazione che non la abbandonava da quando era stato trovato il primo cadavere settimane prima. Non era riuscita a comprendere il motivo di questo suo stato d'animo ma era convinta che ci fosse qualcosa che la legava intimamente a quelle donne. Ora avevano trovato il settimo cadavere e lei temeva che non sarebbe stato l'ultimo se non si fosse decisa a fare qualcosa. Ma cosa? L'agente Reid, ora seduto in auto accanto a lei, aveva ragione: lei aveva fatto tutto il possibile. Ma allora perchè non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di avere la soluzione a portata di mano ma di non riuscire ad afferrarla. Istintivamente si voltò verso di lui: era poco più che un ragazzino, con quella sua aria da timido secchione, nessuno avrebbe detto che lavorava nell'FBI. Del resto dicevano lo stesso anche di lei e forse era per questo che lo aveva preso subito in simpatia. Erano esattamente uguali loro due: due diversi in mezzo ai tanti uguali che si sono riconosciuti al primo sguardo. In più, lo trovava anche irrimediabilmente carino e quando, poco prima, lui l'aveva toccata dalla sua mano si era diffuso in lei una sorta di dolce tepore che l'aveva subito fatta sentire meglio. Reid si voltò verso di lei e le rivolse un dolce sorriso rassicurante.

 

-Ecco, venite. Il cadavere è stato ritrovato vicino all'uscita di questo motel da un uomo che non ha voluto essere riconosciuto. E' una donna, sulla trentina, alta all'incirca 1 metro e 70, castana, piuttosto in forma. Ancora non sappiamo chi è ma gli agenti stanno confrontando le sue impronte con quelle delle donne scomparse.-

-Un momento, volete dire che lei ha le impronte? E' riconoscibile?- L'agente Morgan era sorpreso, quando avevano detto di aver trovato un cadavere di donna si era aspettato un corpo martoriato e con parti asportate, ma quello che ora stava abbandonato a terra si fronte a lui non era come gli altri cadaveri.

-E' intatta.- Constatò Prentiss. -Qual è la causa della morte?-

-Ancora il medico legale non l'ha stabilita con certezza ma quasi sicuramente si tratta di avvelenamento.-

-E' piuttosto insolito, siamo sicuri che si tratti dello stesso SI?- Jane era senza parole, non riusciva a capire perchè quel cambiamento improvviso nel modo di uccidere.

-Si, è lui- Reid si era accovacciato accanto al cadavere e aveva spostato il telo che la ricopriva.

I tre agenti guardarono dove Reid stava indicando, sul braccio della vittima. -Jane questa donna ti assomiglia moltissimo e temo che non sia una coincidenza.- Una rosa rossa brillava sulla pelle della vittima e all'interno di un petalo era impresso a lettere nere un nome “Jane”.



Salve a tutti!!
Spero di avervi incuriosito con questo primo capitolo! E' la prima volta che scrivo un racconto del genere "thriller", per cui siate clementi con me!:P Ho cercato di ricreare nella mia testa un episodio della serie per cui ho dato molta importanza al dialogo e alle impressioni dei personaggi, cercando di descrivere i particolari ma senza cadere nell'orrido...spero di essere riuscita nel mio intento!
Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa ne pensate, anche commenti critici sono ben voluti, anzi, se c'è qualcosa che non funziona non esitate a dirmelo!
Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi sarà così gentile da spendere 5 minuti del suo tempo per un commento!
A presto col prossimo capitolo! Un bacio;)
v91

  
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