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Autore: Northern Isa    21/10/2011    4 recensioni
In "Harry Potter e i Doni della Morte", durante il matrimonio tra Bill e Fleur, Viktor Krum racconta a Harry Potter che suo nonno venne ucciso da Grindelwald. Ma chi era questo nonno? E com'era Grindelwald a scuola? La risposta a queste domande nella cornice oscura e controversa dell'Istituto per gli Studi Magici di Durmstrang.
[I capitoli 11 e 32 contengono un riepilogo degli eventi precedenti]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Il sole colpiva la superficie dell’acqua mandando riverberi tutt’attorno. Andra sollevò la mano per schermarsi gli occhi, feriti da quella luce intensa. Una mano le strinse la spalla, e la ragazzina voltò il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli castani che si avvolgevano in boccoli intorno alla sua figura slanciata. La mano che stringeva Andra apparteneva ad una signora anziana, dal viso scavato dagli anni, sul quale emergevano due zigomi sporgenti. L’aspetto presagiva un carattere altrettanto aspro e acuminato, ma Andra aveva imparato a leggere negli occhi azzurri della donna un’indole positiva e buone intenzioni. La ragazza quasi non riusciva a credere al fatto che probabilmente non avrebbe mai più rivisto quella signora anziana, la donna presso il cui orfanotrofio era stata abbandonata undici anni prima. Come presagendo i suoi pensieri, la donna le sorrise affabilmente:
“Mia cara, non devi avere paura! Ci sarà chi si occuperà di te a Durmstrang”.
Il peso sul cuore di Andra la oppresse ancora di più. Ricordò come, circa un mese prima, presso l’orfanotrofio di Waisenhaus fosse arrivata una lettera per lei. La signora Stable, la direttrice dell’orfanotrofio, l’aveva consegnata alla ragazzina con un sorriso smagliante: evidentemente doveva aver riconosciuto la grafia del mittente. Andra non aveva ricevuto la lettera con lo stesso entusiasmo. Sapeva di essere sola al mondo, non riusciva proprio a capire chi fosse interessato a scriverle. Per alcuni giorni aveva conservato la lettera, intatta, tra le sue cose nel dormitorio dell’orfanotrofio. Qualcosa in lei le suggeriva che quello scritto non doveva portare buone notizie. Forse era per il sigillo di ceralacca color del sangue, forse per la grafia arzigogolata con cui era scritto il suo indirizzo, o forse per il semplice fatto che un estraneo conoscesse il suo indirizzo. Si perchè quel Dekan, il mittente della lettera, lei era sicura di non conoscerlo. E come poteva, d’altronde? La sua vita, per tutto quello che ricordava, era trascorsa all’orfanotrofio Waisenhaus, in compagnia della signora Stable e di altri orfani come lei. Non c’era stata mai traccia di alcun signor Dekan. Nonostante l’avversione di Andra per quella lettera e per il misterioso mittente, la signora Stable sembrava tranquilla in proposito, anzi, decisamente felice. Fu proprio lei ad insistere affinchè Andra la leggesse, e la ragazzina all’inizio aveva opposto resistenza. Finchè la signora Stable non si era rivolta a lei usando il suo nome completo, come faceva sempre quando doveva sgridarla:
"Andromeda Leyna Belinsor, è assolutamente necessario che tu apra quella lettera, devi farlo adesso“.
Il tono della signora Stable non aveva ammesso repliche, così Andra era scesa controvoglia dal suo letto, sul quale si era acciambellata come un gatto, e si era diretta verso la povera libreria impolverata che troneggiava nel dormitorio. Tra due volumi di fiabe consunti era nascosta la lettera. Andra l’aveva afferrata sospettosa, poi l’aveva aperta sotto lo sguardo vigile della direttrice dell’orfanotrofio. Il foglio che la ragazzina teneva in mano era ricoperto con la stessa scrittura arzigogolata del dorso:
"ISTITUTO PER GLI STUDI MAGICI DI DURMSTRANG
Direttore: Dragomir Dekan,
Cara signorina Belinsor,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare l’Istituto per gli studi magici di Durmstrang. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. La preghiamo di recarsi giorno 30 agosto presso il lago Geheimnis, dove troverà attraccato il veliero che La condurrà presso l’Istituto di Durmstrang.
Cordiali saluti,
prof. Dragomir Dekan“.
Dopo aver letto la lettera, Andra l’aveva scaraventata a terra; davanti all’espressione basita della signora Stable aveva sibilato:
"Deve essere uno scherzo. Non può esserci nessun Dragomir Dekan, nessuna Durmstrang. Anche lei è coinvolta nello scherzo? Le consiglio per la prossima volta di organizzare qualcosa di più credibile“.
Le parole le erano uscite dal petto come un soffio di aria velenosa, ma nonappena aveva notato lo sguardo mortificato della direttrice aveva desiderato di non aver aperto bocca. Aveva immaginato di venir sgridata per tanta maleducazione, ma la Stable si era seduta sul letto della ragazzina e le aveva fatto segno di prendere posto accanto a lei.
"Mia cara Andra“ aveva sussurrato con voce sorprendentemente flebile, "sono consapevole dell’enorme sorpresa che hai provato nel leggere l’ammissione a Durmstrang. Ma devi capire che è tutto reale, piccola mia. Il preside Dekan ti ha inviato questa lettera perchè tu sei una strega, e desidera che tu possa studiare presso la sua scuola. E’ una delle più prestigiose scuole di magia, insieme ad Hogwarts e a Beauxbatons”.
Andra aveva gli occhi sbarrati. Sarebbe stato troppo di cattivo gusto continuare quello scherzo, forse che la Stable stesse dicendo la verità?
“Io una strega?” aveva mormorato la ragazzina, poi aveva aggiunto, come improvvisamente folgorata: “Anche lei lo è?”; la direttrice le aveva sorriso con comprensione.
“No, mia cara, io non possiedo poteri magici, mentre tu si. Nonostante io sia una babbana ho già avuto a che fare con il preside Dekan. Nel mio orfanotrofio ho cresciuto altri maghi che, come te, nel loro undicesimo anno di età sono stati invitati presso la scuola di magia”.
Notando lo sguardo ancora confuso di Andra, la Stable aveva continuato:
“Non ti è mai capitato di far accadere qualcosa solo perché lo desideravi, senza capire come tu ci fossi riuscita?”.
La ragazzina aveva ricordato come in passato avesse fatto esplodere un barattolo di biscotti senza toccarlo, come in un paio di momenti di rabbia intensa avesse rovesciato alcune sedie senza muovere un dito e come fossero accadute cose altrettanto bizzarre quando era spaventata. Parlando con la direttrice, Andra aveva iniziato a riflettere seriamente sulla sua vera identità, senza però convincersi del tutto. Fu quando la signora Stable l’aveva condotta in un paesino sperduto, popolato solo da maghi, presso il venditore di bacchette Gregorovich, che Andra aveva iniziato a rendersi realmente conto di essere una strega. Gregorovich era un uomo dai lineamenti duri e dall’espressione impenetrabile. Le aveva spiegato con pazienza che era la bacchetta a scegliere il mago, e non viceversa, e le aveva fatto provare alcune bacchette di sua creazione. Quando Andra aveva provato ad agitarle si era sentita molto sciocca, soprattutto perché non accadeva nulla. Quando le sue dita candide però si erano chiuse intorno ad una bacchetta di acero e corda di cuore di drago, lunga 12 pollici e mezzo, aveva avvertito subito un intenso calore formicolarle dai polpastrelli lungo tutto il braccio.
“E’ questa” aveva detto Gregorovich, sciogliendosi in un sorriso appena percettibile. Poi la signora Stable aveva pagato il fabbricante di bacchette con alcuni galeoni, moneta che aveva ottenuto cambiando la valuta babbana che usavano di solito. Dopo l’acquisto della bacchetta, la direttrice dell’orfanotrofio aveva accompagnato la ragazzina negli altri negozi per comprare divise, libri di testo, carta, penne e calamaio e un calderone. Ad ogni passo che facevano, addentrandosi sempre più in quel paesino di maghi, Andra si sentiva sempre più sorpresa e stupefatta. Era vissuta per undici anni ignorando che ci fosse tutto un altro mondo parallelo a quello a cui era abituata, e lei ne faceva parte. Stordita ed emozionata, era entrata e uscita dai negozi, aveva passeggiato per le strade incrociando maghi dai buffi vestiti, aveva ascoltato suoni e percepito odori del tutto nuovi per lei. Ma fu quando la signora Stable l’accompagnò il 30 agosto presso il lago Geheimnis che Andra si rese conto che stavano davvero per separarsi. Lei non aveva mai avuto una famiglia, mai avuto qualcuno che si occupasse di lei all’infuori della signora Stable. Era stata l’unico punto fermo nella sua vita da orfana, e mal sopportava l’idea di separarsi da lei. La direttrice dell’orfanotrofio doveva saperlo, per questo in quel momento, mentre entrambe si stagliavano sulle sponde del lago, le sorrideva in modo così dolce. Quello che non sapeva però era che quel sorriso, anzichè rincuorare Andra, la faceva pentire di aver scelto di recarsi a Durmstrang. Uno sciabordio poco distante distrasse la ragazzina da quei pensieri. La superficie del lago aveva iniziato ad incresparsi. Appariva tutto così strano agli occhi di Andra, dato che non c’era neanche un filo di vento che giustificasse quel fenomeno. Prese la mano della signora Stable e la strinse forte. La direttrice rispose alla sua stretta. Presto lo sciabordio divenne sempre più intenso, finchè un vortice non si aprì sulla superficie del lago. Andra, atterrita, emise un grido strozzato quando notò qualcosa di nero emergere dall’acqua. La paura la inquietava, ma la curiosità era più forte. Quando strinse gli occhi per identificare l’oggetto, si rese conto che si trattava della prua di un veliero. Con la stessa rapidità con cui si era aperto il vortice, esso svanì, e un immenso veliero nero rimase a galleggiare sulla superficie del lago Geheimnis. Quando tornò la calma, tutte le emozioni di Andra vennero sostituite da un immenso stupore, tant’è che lasciò la mano della signora Stable e mosse qualche passo in direzione dell’imbarcazione per poterla osservare meglio. A bordo alcune persone armeggiavano con cime e ormeggi sventolando le bacchette. Un vociare indistinto si sentiva provenire da lì. Con la bocca spalancata per lo stupore, Andra si accorse che intorno a lei si erano accalcati altri ragazzi di tutte le età, trascinanti anche loro bauli, scope e gabbie per animali. Udendo il suono della voce della Stable, Andra si voltò verso di lei. La direttrice le osservava malinconicamente la mano che la ragazzina aveva sciolto dalla sua:
"Lo vedi mia cara? Sei pronta ad andare“.
Un turbine di emozioni prese a vorticare nel petto di Andra, ma su tutte prevaleva una consapevolezza: la signora Stable aveva ragione. Corse allora verso di lei, cogliendola di sorpresa gettandole le braccia al collo. Dopo un istante di spaesamento, la Stable strinse Andra in un abbraccio affettuoso. Andra rispose alla sua stretta, sperando di comunicare con essa tutta la sua riconoscenza nei confronti della donna che l’aveva allevata. Poi la direttrice si sciolse dall’abbraccio:
"Vai mia cara. I tuoi nuovi compagni stanno già salendo sul veliero, non vorrai farli aspettare!“.
Andra le sorrise e l’abbracciò ancora, poi afferrò la bacchetta e il baule e si apprestò a salire sulla passerella di legno che portava a bordo. Il trambusto di persone e animali intorno a lei e l’emozione per quella nuova esperienza fece si che Andra non si accorgesse di una piccola lacrima che era nata tra le ciglia della signora Stable.
   
 
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