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Autore: breakeME    22/10/2011    1 recensioni
-Non dire cazzate,sai che non lo farei mai. Quanto?- chiese semplicemente.
-Due anni- rispose Debora.
Due anni…quelle parole vorticavano frenetiche nella sua mente. Due anni erano troppi per entrambi.
-Non ho altra scelta,Debora. Dobbiamo…finirla qui- sussurrò piano,guardandola negli occhi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paradossalmente non so esattamente cosa mi abbia portata a decidere di scrivere ancora,soprattutto di pubblicare ancora qualche mio obrobrio. Ho riaperto per caso word e una delle storie che stavo scrivendo ben due anni fa è rispuntata dal nulla,ponendomi nel dubbio,così la mia mente ha cominciato a chiedersi...'E se riprendessi a scrivere?' Ricordo che il motivo principale per cui avevo smesso di postare erano le scarsissime recensioni che ricevevo. Ho capito solo in seguito,con la maturità,che un vero scrittore scrive per se stesso e non per vana gloria o manie d'egocentrismo.
So che non ve ne può fregà di meno,per cui non mi dilungo un sencondo di più su questo genere di fandonnie xD
Ho deciso di riprendere le sorti di una raccolta di one shot,precisamente sei,che avevo totalmente abbandonato ma a cui ho scoperto di tenere più di quanto immaginassi.
I protagonisti di queste sei one shot sono due dei personaggi a me più cari : Nicholas e Deb. Questi due pg sono nati in una notte d'inverno di due anni fa dalla mente bacata della sottoscritta e da allora non ho mai smesso di fare fantasie su di loro.
Queste shot sono legate a una long,di cui purtroppo non v'è rimasta traccia D:
Il tema è tuttavia comprensibile,spero vi piacciano e che vi facciano emozionare almeno un terzo di quanto ha fatto emozionare me,scrivere queste quattro parole.
La prima shot,come tutta la raccolta,è ispirata all'omonima canzone "Goodinight Goodnight" dei miei amati Maroon 5.
Recensite se vi va,mi fareste contenta.
Enjoy it,G.
 



 
 Goodbye

 

Nick passeggiava distratto per le strade semi-affollate di New York senza far caso alla gente che camminava frenetica intorno a lui.

Gli sembrava di vedere tante macchie indefinite che si muovevano vorticosamente attorno a lui e tutte quelle macchioline sembravano procurargli un senso di totale indifferenza che non era da lui.

 

Era come se fosse chiuso in una bolla d’aria,sentendosi estraneo a tutto il resto del mondo e a tutto ciò che lo circondava,a tutto tranne che al dolore straziante che ormai lo tormentava giorno e notte e che portava costantemente con se da quando Deb era partita per Firenze con tanti sogni e buoni propositi e il suo cuore straziato in valigia.

Si sistemò gli occhiali spostandoli dalla punta del naso e infilò le mani nelle tasche dei suoi jeans aderenti poco prima di calciare sgraziatamente un sassolino,con le sue pregiate scarpe italiane.

Non che gli interessasse più di tanto conservarle in buono stato visto che in quel momento,da quando lei era andata via,non gli interessava quasi più niente.

 

Circa una mezzora prima era praticamente fuggito da casa sua e aveva preso a passeggiare da solo,nomade solitario senza meta,senza concentrarsi realmente sulle strade che percorreva a grandi falcate,desideroso solo di lasciarsi alle spalle tutto quel dolore.

Si diresse inconsciamente verso il parco,uno dei luoghi a lui più cari e si strinse leggermente nella sua camicia da boscaiolo.

Non gli importava se qualche fan lo avesse riconosciuto e non si sarebbe fatto scrupoli nel cacciarla in malo modo.

Si sedette su una panchina mentre una quantità assurda di pensieri vorticava frenetica nella sua testa,procurandogli un senso di nausea. Respirò più e più volte l’aria fresca,lasciando che tutti quei pensieri venissero riposti in un cassettino buio della sua mente,cercando di non pensare a niente.

 

Per quelli che gli parvero secondi,sembrò riuscirci, finché la sua mente non si posò su un ricordo per lui sin troppo doloroso,un ricordo che avrebbe preferito rimuovere con tutto se stesso.

Da quando Debora era andata via un’enorme voragine sembrava aver inghiottito tutti i suoi sentimenti,lasciandolo vuoto e privo di emozioni. Le uniche persone di cui ancora si preoccupava realmente erano i suoi familiari.

Ogni volta che provava a svuotare la mente,anche solo per pochi minuti,un ricordo faceva capolino nella sua testa,gettandolo in uno stato confusionale che credeva di non poter sopportare ancora per molto tempo.

Trattenne a stento un grugnito mentre le immagini si susseguivano veloci nella sua mente,portando un pezzo del cuore di Nick dietro se.

 

Aveva cercato di tenere segregato quel ricordo nell’angolo più recondito della sua memoria e per due settimane c’era anche riuscito ma ora quello stesso ricordo tornava a tormentarlo.

La sequenza visiva era sempre la medesima : il viso preoccupato di Debora,le loro effusioni,la lettera,la sua decisione e lei che abbandonava casa sua in lacrime.

Si trovò a domandarsi cosa sarebbe successo se lui avesse deciso diversamente mentre le immagini continuavano a susseguirsi nella sua mente…

 

 

Il campanello di casa Jonas trillò vivacemente non appena il dito esile di Debora lo ebbe sfiorato. Cercava di mantenere un certo autocontrollo mentre si torturava ripetutamente le mani nella speranza di poter nascondere quel ghigno preoccupato con un sorriso degno di Nick.

Si impose di assumere un’espressione tranquilla e posata anche se il suo tumulto interiore le suggeriva che in quel momento era tutto,fuorché quello.

 

Era dannatamente in ansia da quando aveva scorto,fra tutte le lettere che la signora Figg aveva messo nella sua cassetta della posta, il responso dell’Accademia Delle Belle Arti di Firenze.

Con un tuffo al cuore l’aveva presa delicatamente fra le mani e l’aveva rigirata fra le sue mani più e più volte,come se solo guardandola avesse potuto leggerne il contenuto.

Era stata sin troppo codarda e aveva chiesto gentilmente alla sua amica Melissa di aprire la lettera al suo posto e di comunicarle l’esito della sua domanda.

Aveva compilato il modulo per la borsa di studio nell’Accademia delle belle Arti appena un anno prima,esattamente tre mesi prima di conoscere Nick.

 

Per lei era stato uno dei periodi più spossanti e si era resa conto di non riuscire a pagare la retta della sua università utilizzando solo il suo stipendio. Si era accorta di non avere legami a New York e dopo essersi domandata più e più volte se valesse la pena partire capì di non avere validi motivi per restare a New York.

Il suo viaggio nella memoria fu interrotto dal rumore della porta che si apriva e le calde braccia di Nick la avvolsero dolcemente e le sue morbide labbra si posarono dolcemente sulle sue,premendo leggermente.

 

-Buongiorno raggio di sole- esordì il ragazzo,sfiorandole nuovamente le labbra con le sue.

Debora sorrise spontaneamente,dimenticando per qualche minuto la lettera che la sua borsa custodiva.

 

-Ciao amore- rispose,accarezzandogli dolcemente il viso,cercando di nascondere il fondo di preoccupazione chiaramente leggibile nei suoi occhi.

 

A Nick non sfuggì quel velo di preoccupazione negli occhi della sua ragazza e uno strano presentimento iniziò a farsi strada dentro di lui,tuttavia decise di ignorarlo e di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla creatura che stringeva dolcemente fra le sue braccia,come se già sapesse nel suo inconscio quello che sarebbe successo di li a poche ore.

Dopo una breve chiacchierata con quasi tutti i membri della famiglia Jonas,Debora e Nick si diressero tranquilli in salotto pronti a dedicarsi completamente l’uno all’altra senza riserve.

Debora,dal canto suo,aveva cercato di imprimere tutti i dettagli possibili nella sua mente,conscia che quei momenti di calore familiare avrebbero potuto essere gli ultimi,consapevole che di quegli stessi momenti avrebbe fatto una dolorosa scorpacciata quando sarebbe stata sola nel suo monolocale a Roma.

 

Nick continuò ad osservarla attentamente per tutto il pomeriggio,provando a decifrare il velo di malinconia che oscurava leggermente il bellissimo viso della sua ragazza ma purtroppo non riuscì nella sua impresa.

Passarono circa un’ora seduti stretti l’uno nel candido abbraccio dell’altro,sussurrando appena,coccolandosi e stringendosi quasi come se ognuno di loro avesse paura di perdere il proprio amato.

Debora sentì accrescere sempre più il peso che quella lettera sembrava portare con se mentre Nick le canticchiava la sua canzone preferita,mentre le accarezzava le capelli,mentre si comportava semplicemente da Nick. Il suo Nick. Lo stesso Nick che forse non sarebbe mai più stato suo.

 

- Nick,devo mostrarti una cosa- sussurrò la giovane,alzando lo sguardo pronta ad immergersi in quel mare di cioccolato fuso che erano gli occhi del suo ragazzo.

 

-Certo,sono qui per te- Nick continuò a sorridere nonostante il cattivo presentimento che prima aveva volutamente ignorato era riaffiorato più prepotente che mai.

Debora annuì leggermente e si diresse verso la sua borsa,la aprì ed estrasse con cautela la lettera che aveva ricevuto pochi giorni prima.

Nick notò immediatamente il simbolo dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze e sul suo viso comparve un’espressione piuttosto interdetta.

Da quel che ricordava Debora non gli aveva mai parlato della sua esigenza di richiedere una borsa di studio e soprattutto per un Paese posto esattamente dall’altra parte dell’Oceano.

 

-Che significa?- chiese,con tono rigido,mentre la sua ragazza gli posava delicatamente la lettera fra le mani.

La sfiorò ripetutamente e mentre si accingeva ad aprirla Debora incominciò a illustrargli la situazione,spiegandogli per filo e per segno gli avvenimenti.

 

-Circa un anno fa,prima di conoscerti,vivevo un periodo difficilissimo della mia vita. I miei genitori avevano deciso di non passarmi più la quota mensile per pagare la retta universitaria e con il mio stipendio riuscivo a coprire solo le spese universitarie.

Non avevo legami familiari o sentimentali qui a New York e sognavo un posto come l’Italia,ricco di possibilità per il mio futuro. In facoltà tutti parlavano della prestigiosa e vantaggiosa borsa di studio offerta dall’Accademia delle Belle Arti di Firenze che permetteva ad un solo studente di prendere un biglietto di sola andata verso il successo.

Certa di non poterla ottenere e spinta dal mio professore di progettazione,decisi di compilare il modulo e lo consegnai al vicario dell’Accademia Italiana.- spiegò,riprese un po’ di fiato e ricominciò il suo racconto –Poi ho conosciuto te e la mia vita è cambiata radicalmente. Con i miei due lavori riuscivo ad andare avanti egregiamente,tu riempivi le mie giornate con i tuoi sorrisi e in facoltà le cose andavano sempre meglio. Da quando sei entrato nella mia vita tutto è diventato perfetto,così perfetto che avevo completamente dimenticato la borsa di studio. Ieri mi è arrivata quella lettera e si,Nick,ho vinto la borsa di studio.- concluse,guardandolo negli occhi.

 

L’espressione affranta e rigida dipinta sul volto di Nick fu per lei simile ad una pugnalata al petto.

Cercò di restare calma e si sedette vicino a lui.

 

-Ascolta,Nick. Non mi interessa se Firenze è dall’altra parte dell’oceano e non mi interessa nemmeno quella borsa di studio se tu non sei nella mia vita. E’ grazie a te se tutto è cambiato e le cose vanno per il meglio e non sono disposta a rinunciare a te.

 

Se solo tu me lo domandassi,Nick,io resterei qui con te. – sussurrò sincera,guardandolo.

Nick dal canto suo,scostò i riccioli dagli occhi e la guardò duramente.

Nonostante cercasse di fare “il duro” davanti a Debora,si sentiva distrutto. Non le avrebbe mai permesso di rinunciare ad un occasione tanto importante ma non era disposto a separarsi da lei. Tuttavia sapeva bene che la lontananza spesso era il principale motivo di rottura di una coppia e un oceano di distanza gli sembrava troppo.

 

-Non dire cazzate,sai che non lo farei mai. Quanto?- chiese semplicemente.

 

-Due anni- rispose Debora.

Due anni…quelle parole vorticavano frenetiche nella sua mente. Due anni erano troppi per entrambi.

 

-Non ho altra scelta,Debora. Dobbiamo…finirla qui- sussurrò piano,guardandola negli occhi.

La visione di Debora con gli occhi rossi e lucidi gli straziò il cuore,ma dentro di se sapeva di fare la cosa giusta. Non poteva precluderle una possibilità tanto importante.

 

-Tu resterai in Italia per due anni,conoscerai nuova gente e ti innamorerai ancora,creerai una nuova vita e forse resterai li per sempre. Perché farci del male l’un l’altro,Debora?- chiese piano,asciugandole una lacrima con il pollice.

 

-E’ un addio?- chiese lei,in risposta,scostando il viso.

 

-Direi di si- rispose il giovane,abbassando lo sguardo.

Fu questione di secondi,Debora afferrò la sua borsa e corse fuori da casa Jonas.

 

-Addio amore mio- sussurrò Nick,gettandosi a peso morto sul divano del soggiorno.

 

 

Nick asciugò velocemente una lacrima che piano si era mischiata ad una gocciolina di pioggia.

Sollevò il viso e il cielo plumbeo sopra di lui lo avvisò dell’imminente temporale.

Nicholas si sollevò stancamente dalla panchina e si diresse a grandi falcate verso casa sua.

Cosa sarebbe successo se non avesse preso quella decisione,se avesse deciso di provarci comunque?

Scrollò il capo e affrettò il passo mentre il viso preoccupato e un po’ ansioso di sua madre si figurava velocemente nella sua mente.

Erano giorni che sua madre non riusciva più a ritrovare la sua tranquilla perché da giorni lui sembrava spento,come se non volesse realmente vivere e reagire.

Con quei pensieri si diresse a passo svelto verso casa sua,desideroso solamente di raggiungere Joe e di passare con lui qualche ora liberamente,senza pensieri.

  
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