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Autore: Levineisabitch_    23/10/2011    8 recensioni
A ognuna di voi verrà assegnato un nuovo nome,una nuova casa,nulla sarà come prima.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monique.'
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Tutto iniziò un giorno,QUEL giorno.
Io sono Monique,e questa è  la mia storia.
Ma dovete sapere che Monique per me è un appiglio per la vita,anche se non mi appartiene propriamente.
E’ il mio nome.
Mio.
Vaffanculo al mondo,io non sono Monique. Monique ...Cazzate. Io sono la solita Sà che vedevi far colazione con le amiche la domenica mattina al Rossini con una brioche alla crema e un cappuccino al cacao.
Quella Sà.
Eppure così diversa dalla solita e così lontana dalla solita.
Ma ora io sono Monique e se sono riuscita a convincermene io,ce la farete pure voi,garantito.
Quel giorno stavo andando al Rossini,era una domenica mattina,a fare colazione. Per me era abituale andarci e alla domenica venivano anche Letizia,Dorothy,Camilla,Emily e talvolta Arianna,così potevamo tenerci aggiornate sui gossip cittadini.
Ognuna di loro aveva un soprannome,uno più strano dell’altro. Loro erano Lè,Thy letto Tai,Miles tratto da Camilles,Ems e Yanna. E io ero Sas,ma Lè adorava chiamarmi Sà.  Noi facevamo parte dell’elité della nostra città,eravamo le cosiddette figlie di papà: ricche,famose,belle e vestite in modo sublime. Nei nostri armadi non mancavano mai o un Valentino o un Armani,o entrambi.
Soldi,alcool e feste.
Cos’altro potevamo volere dalla vita quando avevamo già tutto? Noi della Brentwood eravamo l’invidia di Beverly Hills.
Noi eravamo tutto quello che un ragazzo può volere,se non di più.
Pensando a Martin,che non si faceva sentire da troppo tempo,chiesi alla barista se le altre erano già lì e dopo essermi fatta dire il loro tavolo le raggiunsi.
-Abiti a due passi da qui e sei perennamente in ritardo.- mi salutò Ems,gentilissima come sempre.
-Se Martin si degnasse di chiamarmi o di rispondere ai miei messaggi sarei qui già da molto.- Ed era vero,nonostante fossi famosa per il mio ritardo.
Ordinai una brioche alla crema e un cappuccino al cacao. Come sempre.
Cominciammo a parlare di Martin,di Leo che era il mio ‘amico’ e dei ragazzi che ci ronzavano attorno.
Poi,alle nove precise,andammo in bagno a sistemarci il trucco che,dopo aver mangiato, era leggermente sbavato.
Prima di entrare in bagno sentimmo delle urla provenire da dietro la porta... Ma che cavolo..?!
La porta non era chiusa perciò si poteva scostare per spiare dentro,e così facemmo. I nostri occhi erano paralizzati dal terrore: due uomini stavamo inveendo contro una ragazza che si era accoccolata in un angolino tetro e sinistro del bagno,terrorizzata e piangeva. Aveva tutto il mascara colato e i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle sfatti. Era in ginocchio,con la testa nascosta tra le mani. Alzò il capo e ci vide,perché cominciò a chiedere aiuto rivolta verso di noi. I due tizi,che erano armati di Magnum 44,se ne accorsero e ci videro a loro volta. Presi il telefono e digitai ‘113’,solo che uno dei due sparò contro la ragazza e il sangue cominciò a spargersi ovunque,anche sui muri.
-Oh,mio Dio.- sentii dire a Thy.
Il cellulare mi cadde a terra e un’espressione di puro terrore si dipinse sul volto di ognuna di noi. I due uomini stavano venendo verso di noi,così recuperammo le nostra borse,che avevamo lasciato a terra,e scappammo. Solo dopo qualche secondo ci accorgemmo che mancava qualcuno,ma chi? Non riuscivo a ragionare dopo quella scena.
-Ragazze,manca qualcuno!- urlai,cercando di fare mente locale.
-Manca Yan! Dov’è?!- Giusto,ecco chi,Yanna..Era rimasta impalata davanti alla porta,troppo stordita dallo spettacolo a cui aveva assistito.
Mi girai,giusto in tempo per vedere Yanna freddata da un colpo di pistola cadere a terra in una pozza di sangue che si allargava a macchia d’olio.
-Yan!- urlai,ma era troppo tardi e io dovevo scappare,subito.
Correvo,correvo e piangevo. Arianna,le avevano sparato...! Quella scena continuava a ritornarmi in mente,non riuscivo ad evitarla,era impossibile.
Uscimmo dal locale appena in tempo per nasconderci dietro l’edificio,in un sottoscala che sapeva di muffa e umidità.
Rannicchiate,cercavamo di calmarci ed eravamo spaventate a morte: se ci avessero trovato.... Non osavo immaginare cosa sarebbe potuto succedere. Saremmo morte,quasi sicuramente,eravamo testimoni di quell’orrore. Nessuno fiatava.
Dopo circa un’ora cominciammo a parlare e a piangere,di nuovo.
-Yan..- era sempre il solito ritornello.
L’avevamo persa,per sempre,ma dovevamo aiutarla,dovevamo andare alla Polizia,immediatamente.
-Ragazze,dobbiamo...la Polizia,ecco....deve...- cercai di dire ma continuavo ad ansimare.
Lè annuì e dopo essersi asciugata gli occhi con il dorso della mano si alzò in piedi e uscì allo scoperto.
Cercammo di bloccarla,ma oramai era andata.
Pochi secondi,i più brutti della mia vita,dopo ritornò.
-Via libera,andiamo.- Era una pragmatista,si,ma come aveva fatto a riprendersi..? Noi eravamo ancora lì a piangere e lei pensava ad andarcene da lì,senza esitazioni.
-E dove?-rispose dopo un po’ Ems.
-Dalla polizia,non è lontana..-dissi e cominciai a calmarmi e a smettere di tremare. Ci alzammo in piedi e,tirando su col naso,ci guardammo in giro per poi andare,a piedi,verso i Carabinieri,che erano a poco tempo da lì.
-Dovremmo correre,non sappiamo dove sono quei due.-
-Già.-
E così facemmo,tendendoci per mano,coi capelli al vento e le lacrime che scorrevano più veloci,ma anche più rare. Ma niente,quella scena era impressa nella mia mente,non se ne sarebbe andata.
C’era da attraversare e quasi ci facemmo investire tanta era la nostra foga. Eravamo già arrivate,entrammo nell’edificio e ci fecero accomodare in una sala d’aspetto. Non riuscivo a focalizzare la stanza,forse era gialla,ma per quanto io fossi attenta in quel momento potrebbe essere stata anche blu. Era il nostro turno;fummo accolte in una saletta dove c’erano solo due sedie:nessuna di noi si sedette,rimanemmo in piedi.
-Allora,avete subito un furto,siete state importunate,ditemi.-disse il carabiniere.
Scossi la testa e sentii Miles parlare con la sua voce quasi stridula:
-Omicidio.- una sola parola che suonava stonata in confronto a quello che avevo visto. Non potevamo calcolare quello come un omicidio,era molto di più. Avevano ucciso una nostra amica davanti ai nostri occhi,perché era debole e,pur sapendo che sarebbe stata archiviato il caso,non potevo credere che la Polizia non avrebbe trovato il colpevole. Loro dovevano farlo,qualsiasi cosa sarebbe successa,loro dovevano. Era il loro lavoro,non potevano abbandonarci così a noi stesse,avevamo bisogno di sapere che Yan poteva riposare in pace e che quel lurido assassino fosse in un posto così brutto da farmi addirittura pena. No,pena,no,più ribrezzo,aver pena di quei due sarebbe come se non avessero colpa.
-Avete ucciso qualcuno?- chiese il Commissario.
-No! Hanno ucciso Yan.- dissi d’un fiato all’improvviso forte come non mai.
-Non ho capito nulla. Chi è Yan? Chi l’avrebbe ucciso? E perché?-
-Arianna. Due uomini..Aveva assistito a un altro omicidio e non è stata capace di scappare,come abbiamo fatto noi così  le hanno sparato,come a l’altra ragazza.- Non riuscivo a smettere di parlare,le parole si vomitano fuori da sole.
-C’è un'altra ragazza? Voi avete assistito a un omicidio,è grave,devo chiamare il Dipartimento. Ma prima dovete farmi una relazione con tutti i dettagli,in camere separate. SILVIA!- una segretaria spuntò da una porta.
-Perfavore,Silvia,potresti prendere dei fogli e portare queste ragazze a fare una relazione?- la segretaria annuì e sparì da dove era arrivata. Dopo qualche minuto tornò con una risma di carta in mano e un portapenne pieno di matite nell’altra.
-Seguitemi,signorine.-ci disse,con un sorriso.
Ci condusse attraverso un corridoio stretto e ad un certo punto si fermò. Fece reggere a Ems la risma di carta e con la mano libera estrasse un mazzo di chiavi col quale aprì una porta.
-Chi vuole essere la prima?- chiese. Subito Miles si infilò nella porta e la segretaria le porse cinque fogli e una matita con gomma.
-Quanto tempo vuoi,ma ti devo chiudere a chiave,perciò ogni mezz’ora verrò a controllare se hai finito.-
Chiuse la porta con le chiavi e proseguì. Ad ognuna di noi assegnò una porta,ma io fui l’ultima.
-Ha detto che è grave,cosa significa?- le chiesi.
-Dipende da cosa hai fatto o visto.- mi disse calma.
-L’hanno uccisa e io ho visto tutto.- sputai fuori.
-Le tue amiche hanno ucciso qualcuno?-mi chiese senza capire granchè e piuttosto turbata.
-No,abbiamo visto che due ... uomini uccidevano una di noi.-
-Bhe, entrerete  a far parte del Programma Protezione Testimoni,il che sarà l’unica soluzione,immagino. Ma non ti preoccupare,non sarà brutto.- sorrise di nuovo.
Mi sentivo morire,io non potevo abbandonare la mia vita,no.
Deglutii ed entrai nella stanza. Dovevo scrivere una relazione,ma...non avevo le parole giuste e neanche quelle sbagliate.
Cominciai  a scrivere qualcosa. Ne ricavai un documento,non un testo,ma era davvero preciso,tanto meglio.
DOVE: Bar Rossini
CHI:Arianna De Bon,anni 17 (13 marzo 1993)
CHI/2:Io,Sabrina Noah,anni 17 (26 settembre 1993)
Lola Sangallo, anni 17 (28 febbraio 1993)
Camilla Johnson,anni 16 (14 ottobre 1993)
Emily Hope, anni 17 (17 febbraio 1993)
Dorothy Call-Mise, anni 18 (1 gennaio 1992)
CHI/3: Una ragazza,sulla trentina(30),bionda,magra.
COSA:Testimoni di Omicidio(CHI/2),avvenuto il 30 gennaio in cui è stata uccisa Arianna De Bon e un'altra ragazza(CHI/3),a me sconosciuta.
COLPEVOLI:Due uomini,sulla quarantina (40),stempiati,uno alto e l’altro basso,magri,armati di pistola.
Pochi minuti dopo entrò la segretaria di prima e mi chiese se avevo  finito. Come risposta le consegnai il fogli. Lei mi sorrise amichevole e mi fece uscire dalla stanza,riattraversammo il corridoio e ci fermammo in una saletta.
-Tra poco ti chiameranno,devi entrare da quella porta.- mi disse indicando verso sinistra. Annuii,per farle capire che l’avrei fatto. Feci un lungo respiro ed aspettai.
Qualche ora più tardi mi chiamarono ed entrai nella stanza,tutte le altre ragazze erano lì,già sedute. Non c’erano più posti quindi mi buttai sulle gambe di Lola che non disse nulla.
-Ragazze,a quanto ho capito avete assistito all’omicidio di una vostra amica e di un’altra donna.Questo è piuttosto grave,dovrete entrare a far parte del Programma Protezione Testimoni. A ognuna di voi verrà assegnato un nuovo nome,una nuova casa,nulla sarà come prima. Mi dispiace davvero molto,anche perché questo non è dipeso da voi,ma questi sono i fatti. Abbiamo informato i vostri genitori e tutori-    Ems aveva un tutore,i suoi genitori erano entrambi morti.  –saranno qui tra poco,li vedrete,saluterete,quello che dovete,poi non li vedrete più per un anno.-
Cazzo.
Un anno?!
Scherziamo?!
A quanto pare no.
   
 
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