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Autore: MaTiSsE    23/10/2011    5 recensioni
"Non m'interessa." - Isabella muove la mano, in un gesto annoiato. - "..Sono stanca, Edward."
"Stanca? E di cosa, di grazia?"
"..Stanca di sentire che ogni volta approfitti di qualcun altro che non sia io, Edward. Il sangue conta più del sesso per quelli della tua specie. E se devo valutare questo particolare allora sappi che mi sento tradita ogni notte da te."
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
- Questa storia fa parte della serie 'Amore Insano'
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edvampcat
Il Tuo Sangue E' Profumato






Dubito che possa esistere uno spettacolo più interessante o gradevole alla mia vista di lei. Di Isabella addormentata nel mio letto.

Il candore della sua pelle mi sorprende sempre.
Eppure dovrei esserci abituato. E per ciò che sono in realtà, nulla più dovrebbe impressionarmi.
Ma con lei è tutto molto diverso.
Con lei non c'è più nulla di scontato o banale, niente che sia già stato visto o sentito.

La osservo mentre sospira nel sonno, godendomi il contrasto della sua carne - bianca e luminosa - col nero delle lenzuola.
Le ho scelte io personalmente quelle lenzuola affinché il colore evanescente della pelle di Isabella potesse risaltare maggiormente, annullando le distanze tra noi.

Isabella non riceve mai, da me, il permesso di truccarsi il viso.
Mai.
In primis perchè è già bella e non voglio che rovini inutilmente ciò di cui Madre Natura le ha fatto dono.
In secondo luogo perchè il belletto è sinonimo di guance arrossate. Di sangue. Di vita.

Non può funzionare così.
Io sono morto. Deve esserlo anche lei, quindi.
Niente deve testimoniare il contrario.
La sua pelle di porcellana dovrà restare per sempre tale affinché non ci sia differenza tra noi quando verrà a poggiare la guancia morbida sul mio petto.





Isabella si muove appena, adagiando più comodamente la testa bruna sul cuscino.
Le coperte in cui si avvolge a mo' di bozzolo non riescono a mascherare totalmente le sue nudità. Finisco col contemplare, dunque, il suo fianco morbido e rotondo, la perfezione con cui la gamba lunga e snella si insinua elegantemente tra le coltri scure, e la piccola spalla su cui ricadono disordinatamente decine di boccoli scuri.
Mi umetto le labbra, avidamente.





Ho fatto l'amore tante volte con Isabella questa notte.
Eppure non mi stanco mai di lei. Ne ho continuamente bisogno.

Per parte sua, Isabella non oppone mai.
Mi ama, mi desidera. Esattamente come io desidero lei.
Non mi ha rifiutato neppure stanotte
, nonostante le tracce di sangue sul mio abito elegante testimoniassero l'ennesimo crimine di cui mi sono macchiato.
Isabella le ha viste eppure non mi ha scacciato urlando quando l'ho costretta, in un sussulto, a svegliarsi dal sonno in cui era scivolata rapidamente al calar della della notte.








"Chi era la vittima stavolta, Edward? Chi hai ucciso stanotte?" - Mi ha chiesto piuttosto con occhi supplichevoli. La voce non ha tremato, dopotutto. Ma, se avesse potuto - ne ero certo - avrebbe gridato di disperazione.

Io, viceversa, ho perso il controllo. Nella testa avevo ancora il ricordo degli ultimi istanti di agonia della mia vittima. Dei suoi occhi spalancati, di quell'ultimo singulto che aveva scosso il suo corpo mentre moriva tra le mie braccia. L'avevo io stesso sogguardata con dispiacere mentre leccavo l'ultima goccia di sangue che colava dalla ferita aperta.
Uno squarcio sbrindellato al di sotto del collo. Questa volta non ero stato molto gentile.
Ero ancora profondamente scosso. E turbato.

"E' solo colpa tua. Solo tua!" - Ho dunque urlato, colto da una follia improvvisa. Un ringhio doloroso è venuto fuori dalle mie labbra mentre l'accusavo di essere la mia carnefice.

Accadeva sempre così tra noi: io ero l'assassino materiale, lei la mia aguzzina.
Io uccidevo creature innocenti, spargendone il sangue in giro senza apparente rimpianto, nutrendomene con ingordigia fino ad imbrattarmi viso e collo, soltanto a causa del dolore procuratomi da Isabella.

Mentre lei se ne stava a dormire beata, in casa mia.


"Io....Edward, perchè? Perchè è colpa mia?"
"Perchè non posso ucciderti! Io non posso!" - Ho urlato ancora, guardandola con tanta violenza da costringerla ad un sussulto. Non si era ancora abituata ai miei cambi d'umore così repentini, dopotutto. - "Lei....La ragazza che ho ucciso stanotte...Lei...somigliava a te. Ne ho bevuto il sangue fino all'ultima goccia, immaginando che fossi tu. L'ho svuotata, era una carcassa inutile quando l'ho lasciata cadere morta in fondo al lago. Non sembrava neanche più lei tanto le si era rattrapita la faccia, Isabella! L'ho uccisa con tutta la rabbia che avevo in corpo perchè in realtà..."
"Vorresti il mio, di sangue." - Ha concluso in un sospiro.

Avrei dovuto guardarla. Ed alzarle con due dita il bel visino per dirle che era così: che volevo il suo sangue e non era possibile.

Questa negazione prima o poi mi avrebbe ucciso. O, forse, avrebbe ucciso entrambi.

Ma non ho avuto, dopotutto, tanto coraggio. Piuttosto le ho rivolto un ultimo sguardo da bestia ferita prima di ritirarmi a velocità inumana in un angolo buio.

Come al solito, tuttavia, Isabella non mi ha dato tregua e, muovendosi gattoni sul letto, si è avvicinata nuovamente a me.

Ha individuato  facilmente il mio profilo oltre la tenda scura e pesante di quel baldacchino. Il mio respiro affaticato le è giunto chiaro all'orecchio. Nel buio della stanza l'ho sentita ridere dolcemente.
Ho stretto tanto il pugno da procurarmi una crepa sul dorso.
Dopotutto non sono una creatura invincibile.


"Edward..." - Ha mormorato dunque lei, allungando una mano nella  mia direzione. - "...E' così difficile per te accettare di amarmi?"
"Il tuo sangue è droga per me..."
"Ma il tuo cuore è un comandante spietato. Non lascerà mai che tu uccida la persona che ami soltanto per assecondare un istinto."
"Sei crudele. Avresti dovuto...lasciarmi in pace. Tanto tempo fa."
"Mi hai scelta tu, non ricordi?"
"Tu mi hai lasciato fare..Ed io non pensavo sarebbe stato così doloroso. Per entrambi."
"Per me non è un dolore. Io ti amo. Non potrei fare altrimenti. Sei sacro per me."
"Io sono il Diavolo, Isabella!" - Ho urlato venendo fuori dal mio stupido nascondiglio. 
"Un Diavolo perfetto per me..." - Le labbra di Isabella si sono aperte in un sorriso..

Mi ha spiazzato, ancora una volta. Era per questo motivo che l'odiavo sopra ogni dire: trovava sempre la parola giusta per ricordarmi che stavo sbagliando. Dopotutto eravamo fatti per stare insieme, per quanto malato potesse essere il nostro amore.
E, nonostante questa evidenza, io non facevo altro che creare problemi. Insinuare dubbi. Agitare gli animi.


Isabella ha fatto un altro passo verso di me e la leggera camicia da notte che aveva indosso è finita col scivolarle lungo la spalla, scoprendole la pelle bianca e parte del seno sinistro.

Io l'ho guardata ed allora...

I miei occhi. I miei occhi si sono accesi di desiderio, inspiegabilmente.

Un attimo prima ero furioso, l'avrei schiaffeggiata soltanto per punirla di essermela trovata tra i piedi in quell'esistenza dannata che ero costretto a scontare come una condanna.
Un attimo dopo la desideravo, senza alcun dubbio. Animato da quell'istinto famelico che mi spingeva ad essere una bestia senza cuore unitamente a quell'impulso - assolutamente umano-  che ancora mi caratterizzava, di prendermi il suo corpo, dopo aver già conquistato il suo cuore, e farlo mio tutte le volte che lo desideravo.

Isabella l'ha compreso quasi subito, ed ha sorriso. Le è sempre piaciuto sapere di essere l'unica per me, era chiaro. Dopotutto ero un vampiro centenario, avrei potuto avere chiunque. Ma aveva scelto lei. L'idea di farmi impazzire la inorgogliva, era semplice da indovinare.

Il sorriso ha funzionato come un assenso.
Mi sono avventato su di lei, dimenticando ogni dolore.
Qualche scia più fresca del sangue che ancora mi imbrattava gli abiti ha sporcato il suo bel viso, cosicché mi sono ritrovato a baciarne le guance fresche leccando via lo stesso liquido rosso ingurgitato solo poche ore prima.

Ma non vi ho badato eccessivamente, comunque. Non se la sottile camicia da notte di Bella veniva a lacerarsi sotto le mie dita frenetiche, nel frattempo; non se la sua pelle morbida e calda finiva col combaciare così facilmente con la mia carne marmorea - come se fosse stata creata appositamente per quello. Non se il suo  respiro diveniva più convulso mano a mano che mi facevo strada dentro di lei, prendendomi ciò che, a conti fatti, mi spettava di diritto.


Oh no, non avrei mai potuto pensare a nient'altro che non fosse Isabella.
E al diavolo! Avrei sopportato il suo profumo, dopotutto!
Non avrei potuto ucciderla. Mai. Anche se il suo sangue era caldo ed invitante, profumato e delizioso come nessun altro al mondo, non avrei mai potuto ucciderla.
Non finché Isabella avesse tenuto prigioniero il mio cuore.







"Edward...."

La luce filtrava con maggior prepotenza attraverso la finestra. Tiro le tende e l'oscurità torna ad avvolgere la stanza.
Da quando vive insieme a me  Isabella ha dovuto dire addio al sole. La nostra è una notte perpetua ma lei sembra accettarla di buon grado. 

"Edward.." - La sua voce ancora impastata dal sonno risulta comunque melodiosa.
Mi avvicino al letto, incontrandone lo sguardo perplesso. Si è messa a sedere poggiandosi su di un gomito e  scrutando il buio alla ricerca del mio viso. Quando incontra i miei  occhi rossi sorride..

"Sei qua..."
"Dovresti avresti voluto che andassi...E' mattino, ormai."
"E' vero, scusami. Sono una sciocca. Buongiorno, amor mio."

La sua tenerezza è disarmante. Mi sciolgo un po' ed infine le sorrido anche io.

"Buongiorno, mia signora."

E' la verità: lei è proprio la mia Signora.

Mi adagio sul letto, accanto a lei, indugiando con lo sguardo sul suo corpo. Alla mia vista acuta di vampiro non possono sfuggire, nonostante le ombre dell'intorno, i lividi che, di tanto in tanto, si alternano sulla sua pelle candida
Opera mia, ovviamente:  questa notte, sotto il mio tocco furioso da innamorato crudele, troppe vene di Isabella sono venute a spezzarsi come ramoscelli di bambù. Un giorno lei sarebbe morta per questo motivo ed io non avrei potuto farci nulla.

Come se mi avesse letto nel pensiero, Isabella sussurra:

"Non darti pena, Edward. Sono soltanto dei piccoli lividi."
"Soltanto piccoli lividi..." - Le faccio eco, ironicamente.


Mi guarda tristemente, sospirando.
Poi, come presa da un'idea geniale, si muove rapida sul letto andandosi a posizionare  cavalcioni su di me.

Ancora nuda come la notte precedente. Ancora bella, nonostante i lividi. Ancora terribilmente sensuale.


"Isabella...Sono un vampiro. E prima ancora un uomo. Se stai cercando di provocarmi sappi che non tenterò di resistere."

Mi sorride, suadente.

"Hai ragione, voglio provocarti. Ma non nel senso che intendi tu."

Rapida, mi mostra il collo, portando su di un lato soltanto la sua chioma scura con un gesto disinvolto.


La osservo, confuso.

"Che stai cercando di dirmi, strega?"
"Che è' ora di colazione, Edward.." - Ammicca.
"Ho smesso di succhiarti il sangue tanto tempo fa, Isabella. E mi pare che abbiamo litigato proprio a questo riguardo giusto stanotte." - Il mio sguardo si fa duro. Detesto quando cerca di mettermi alla prova in quel suo modo subdolo.
"Piuttosto che censurarti e limitarti così palesemente, perchè non cedi ai tuoi istinti come un tempo?"
"Perchè dico che potrebbe andare male."
"Non m'interessa." - Isabella muove la mano, in un gesto annoiato. - "..Sono stanca, Edward."
"Stanca? E di cosa, di grazia?"
"..Stanca di sentire che ogni volta approfitti di qualcun altro che non sia io, Edward. Il sangue conta più del sesso per quelli della tua specie. E se devo valutare questo particolare allora sappi che mi sento tradita ogni notte da te."


Su di una cosa Isabella ha torto: da quando ho conosciuto lei, sangue e sesso contano esattamente allo stesso modo.


"Ti prego..." - La sua voce è un sussurro supplichevole, a tratti disperato.

Non mi stacca gli occhi di dosso e francamente neanche io mi sento in dovere di abbassare lo sguardo. Ad ogni occhiata implorante - maledizione, conosce qualsiasi trucchetto in grado di corrompermi! - rispondo in maniera sempre meno risoluta. Alla fine sospiro esasperato, arpionandole i fianchi con violenza. Quegli stessi fianchi su cui pulsano ancora senza sosta i lividi che io stesso le ho provocato durante la notte.

Ignoro il suo mugolio di risposta, il fatto che si stia mordendo le labbra per non urlare.
Le ho fatto male e non m'importa. Fa più male lei al mio cuore.


"Che. Cosa. Vuoi. Cosa vuoi da me, Isabella? Farmi impazzire? E' questo? Dimmelo, dannazione!"
"No." - Sussurra lei, la voce incrinata in un accenno di pianto. - "Voglio solo essere tua."
"Lo sei." - La guardo negli occhi, con insistenza. Vorrei che certi discorsi si stampassero perfettamente nella sua mente senza la necessità di doverli rimembrare ogni volta.  - "Lo sei, Isabella, maledizione! Sei. Mia. Io ti ho sottratta all'amore dei tuoi cari infischiandomene delle conseguenze. Ed io non ho alcuna intenzione di lasciarti tornare indietro, mettitelo bene in testa.. Tuo è il corpo che desidero follemente ogni istante della mia giornata, tue le labbra. Ti amo, piccola, stupida umana."
"Non abbastanza. Se mi amassi prenderesti il mio sangue."
"L'ultima volta che l'ho bevuto ti ho quasi uccisa. Te ne sei dimenticata, forse?"
"E sarebbe così disastroso?"
"Certo. Non avrei più nessuno con cui far sesso."


Mi viene da sorridere davanti alla sua buffa espressione.
Eppure dovrebbe sapere che scherzo. Isabella certamente non è la donna con cui esclusivamente mi diverto ad andare a letto. Se fosse per quello potrei avere chi mi pare, tra l'altro. Ho sempre riscosso successo col genere femminile, sin dai tempi in cui ero un misero essere umano.  Con la trasformazione il mio talento è andato aumentando in maniera spropositata.
E' difficile che qualcuno resista al fascino di un vampiro, alla sua capacità indiscussa di ammaliare con un semplice sguardo. Ma non è questo il punto. Io amo Isabella. E dire "amore" è riduttivo. C'è qualcosa che m'incatena a lei oltre ogni dire. Se dovessi perderla, se dovesse morire, se dovesse anche soltanto scegliere di trascorrere la propria vita accanto qualcun altro che non sia io, la mia stessa esistenza perderebbe ogni scopo.


Ma lei non ha compreso. Non del tutto. Continua a guardarmi con aria indispettita.
Infine, si decide a riaprire bocca.

"Potresti trovare chi vuoi, Edward, per quello."
"Chi vuoi non saresti tu. Io voglio te."
"Ho la netta impressione che il tuo sia solo un capriccio, nei miei riguardi. Non ti piaccio realmente."
"Non dire sciocchezze."
"E' così. Non ti piaccio. Mi hai portata via perchè ero il tuo premio, l'ennesima sfida da vincere. Ma non t'interessa realmente di me."
"M'interessa, viceversa, che tu smetta di dire certe sciocchezze."
"Non sono abbastanza bella, per te..." - Continua senza curarsi delle mie proteste. - "..Nè abbastanza morbida. O calda."
"Isabella..."
"...Ed il mio sangue...Il mio sangue non è abbastanza dolce o profumato per te."

Ah!
Isabella forse non può comprendere che le ultime parole da lei pronunciate suonino come una bestemmia al mio orecchio.
Il suo sangue per me è il sangue. Il più succulento, il più gradevole che abbia mai saggiato.
E lei viene a tacciarmi quasi di incompetenza. Di falsità.
Viene ad accusarmi di averla presa in giro, di non apprezzarla a sufficienza.

Forse anche di non amarla?

"Isabella, mi stai deludendo. Profondamente."

"No!" - Urla, esasperata - "Sei tu che mi deludi! Non valgo proprio nulla dunque, per te? Le mie richieste sono così vane ed insignificanti?"
"Isabella..."
"Ti scongiuro, Edward! Se mi ami...Se ci amiamo come dici....Non puoi negarmelo. Sono io la donna della tua esistenza. E sono io colei da cui dovrà dipendere il tuo nutrimento. Non accetto il tradimento, nè la sconfitta. Non accetto di sentirmi seconda a nessuno. Sai cosa significhi attendere  che la notte trascorra, sola, in quel grande letto, aspettando il tuo rientro? Sapendo che nel frattempo la tua bocca è ancorata al collo di un'altra donna, che è il sapore di un'estranea quello che sta riempendo la tua bocca e pizzicando il tuo palato? Edward...Non mi ami abbastanza da accontentarmi anche solo un pochino?"

Avrebbe meritato di essere uccisa soltanto per la vergognosa insistenza con la quale stava insinuando un vampiro sanguinolento come me.
Utilizzare l'amore che provo nei suoi confronti come arma per piegarmi ai suoi desideri non è corretto. Nè leale.

E tuttavia ha davvero l'aria di qualcuno che stia soffrendo molto. Come se da quel morso dipenda completamente la sua stessa vita e la solidità del nostro rapporto.
Come se rifiutarla fosse la testimonianza lampante - quanto fasulla - del fatto che per me lei rappresenti niente più che un gioco.

Sono già piuttosto titubante sul comportamento da tenere ancora con Isabella quando quest'ultima gioca, probabilmente, la sua ultima carta.
Ancora seduta su di me, socchiude gli occhi sensualmente e ravviva la massa scura di boccoli, scoprendo maggiormente il bel collo.

I capelli ondeggiano qualche secondo spargendo nell'aria il suo buon profumo.
Arriva alle mie narici chiaro ed intenso, in una scia invisibile e non meno disarmante.

E dunque realizzo.

Il suo corpo nudo tra le mie braccia.
Il suo profumo sublime intorno a me.
Il bel collo offerto senza sacrificio. Bianco come il latte. Delicato come la sete pura.

Sento d'impazzire.
Ah, no. Impazzisco, letteralmente. E non mi controllo.

Forse, dopotutto, non mi va neanche di farlo.

Non pronuncio una sola sillaba, non l'avviso in alcun modo.
Non le do neanche la possibilità di rendersene conto prima, tanto mi muovo veloce.

L'addento giusto al di sotto del collo, nel punto in cui la carne è più morbida, tenendola comunque stretta tra le braccia.
I miei canini aguzzi penetrano facilmente i primi strati di pelle ed i muscoli, fin quando qualcosa di caldo ed assolutamente saporito non si riversa nella mia bocca.

Il suo sangue.
Profumato, gustoso.
Il suo sangue.


Un' esclamazione di dolore.
Alle mie spalle Isabella boccheggia. Le manca l'aria, l'ho presa alla sprovvista.
Ma dura soltanto un istante. La sento sorridere poco dopo mentre si china sulla mia spalla, mentre i bei boccoli solleticano la mia pelle marmorea.
Le basta pochissimo per affidarsi completamente a me.


Dal canto mio, non so per quanto tempo abbia succhiato la sua linfa vitale.
Si tratta sempre un'esperienza troppo intensa e tutta la mia attenzione si dirotta esclusivamente a godere del suo sapore assolutamente sublime. Ed unico.

Non ho né forza né volonta per poter quantificare il tempo o fare altro.
Ma so di per certo che il mio corpo ed il suo si siano ormai uniti per costituire un'unica massa informe che si muove in sincrono, sussultando di piacere.
A vederci dall'esterno si direbbe semplicemente che ci stiamo amando. Ed è proprio così, dopotutto.

Isabella sospira sulla mia spalla e sussurra il mio nome.

Una volta. Due volte. Tre.

"Oh, Edward..."


Alla terza invocazione, apro gli occhi, di scatto.
E, nello stesso istante, lascio violentemente la presa su di lei.

Ho riacquistato solo per un attimo la lucidità e, prima che la perda nuovamente, sarà meglio fermarsi.
Prima che sia troppo tardi.

Isabella ricade all'indietro
priva di qualsiasi energia
, vittima della mia spinta, oltre che dei miei canini.
I boccoli castani si spargono sul lenzuolo nero, assieme a qualche goccia di quel sangue che fluisce in un rivolo scuro dalla ferita che le ho procurato al collo.

Guardo i suoi seni alzarsi ed abbassarsi freneticamente al ritmo del suo respiro affaticato.


"Isabella....."

Il suo nome è un pensiero appena formulato.
Ho bisogno di qualche istante mi riavermi. Ma so cosa devo fare, esattamente.

Pulisco la bocca col dorso della mano. Non tutto il sangue va via. In parte resta lì a sporcarmi le labbra ed i denti bianchissimi.
Non importa. Devo parlarle. Subito.
Avrò tempo per tornare l'Edward che conosce.

Mi muovo sul letto, lentamente.
Non ho bisogno di grandi scatti. Sono soddisfatto. Appagato.
Ed un po' stanco, sì. Succhiare il sangue degli altri, a suo modo, è una fatica.

Mi avvicino ad Isabella che ancora è adagiata dall'altro lato del letto. Mi stendo accanto a lei.
Ha gli occhi spalancati. La bocca socchiusa, le labbra piene.
Guarda in alto, verso il soffitto, ed in realtà non vede nulla.

"Isabella...."
"...Mh?..."

Tenta di voltarsi nella mia direzione, Isabella. Ma lo fa a fatica, tenendosi il collo con la mano. La ferita è aperta, fresca.
Il dolore, allo stato attuale, è difficile da sopportare.


"Volevo soltanto dirti che....Che non dovresti essere gelosa. Il tuo sangue è profumato. Ed è il più buono che abbia mai assaggiato."




Non risponde con le parole.
Ma la vedo sorridere ed adesso so che mi crede.












Piccola shot senza pretese. E' nata per assecondare la mia passione per i vampiri sanguinari.
Il mio Edward non è vegetariano, come avete visto. E' innamorato di Isabella ma non per questo riesce a trattenersi. E certo, Isabella se l'è cercata. Ma in fondo berne il sangue è stato un piacere per Edward ;)
Il mio Edward è anche piuttosto lunatico, credo sia chiaro. I vampiri soffrono di sbalzi d'umore e mi piace ricordarlo. E vive al buio perchè il sole lo incenerisce, piuttosto che farlo brillare.
Per quanto riguarda la storia nello specifico non è ambientata ai giorni nostri. Se per caso avete letto "Il cielo nero sopra di lei" capirete che è una specie di seguito, se possibile. Farei rientrare questa shot nel mio filone de "l'amore insano", tanto per intendere che la relazione tra un'umana ed un vampiro non sia così convenzionale. Mi piace l'idea di un rapporto morboso tra di loro, mi piace ricordare che Edward sia una creatura dannata. Mi piace l'idea di possesso che ha su di lei.
E questo è il risultato! ;)
Spero vi piaccia e vogliate lasciare qualche commento a riguardo.
Grazie mille.

N.B: Nel testo le parti in corsivo si riferiscono al ricordo della notte d'amore trascorsa dai due, così come l'ha vissuta Edward. Per tutto il resto la narrazione fa riferimento al tempo presente, quindi all'arrivo del mattino, al risveglio di Isabella ed all' "incontro" sanguinolento tra i due.

A presto
Matisse.


   
 
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