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Autore: SkyScraperI3    23/10/2011    8 recensioni
Avete mai conosciuto una ragazza dalla vita perfetta? Ricca, bellissima e circondata da persone che la ammirano? Qualunque sia la risposta, Regina è una di quell. Già il nome è tutto un programma. Ma dietro la perfezione di una vita luccicante ci saranno le paranoie, le insicurezze e la voglia di scoprire il mondo di una normale diciottenne? E ci sarà la persona adatta a lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata con una nuova storia :D yay! Completamente diversa rispetto a quella di Spencer ma #whocares? Quindi godetevela :D

“Un altro giorno. Dopo domani si torna a scuola, sarà che voglio rivedere le mie compagne ma non vedo davvero l'ora. Stare tutto il giorno a casa è di una noia incontrollabile” pensai.

Mi stiracchiai, mettendomi di traverso sul mio letto matrimoniale; poi mi alzai e mi avviai alla finestra.

La grande finestra a vetri coperta da tende lilla, che dava sul grande balcone affacciato al giardino delle rose. Il balcone con la vista più bella della casa.

Aprii i vetri per far entrare un po' di aria, tirai le tende e indossando una vestaglia di seta uscii fuori sul balcone.

Faceva caldo quel giorno, c'era addirittura afa.

Presi la sedia dipinta di bianco che era accanto al tavolino e mi sedetti prima di scendere a fare colazione.

-Salve signorina!- mi gridò il giardinaio da sotto il balcone. Mi alzai per vedere chi fosse, Mike. Gli sorrisi e ricambiai il saluto. Mike lavorava per noi da quando ne avevo memoria, era come un nonno per me, troppo vecchio per essere un secondo padre.

Mi accorsi troppo tardi che la vestaglia che avevo preso era molto corta, ma a quel punto a chi poteva importare? Ero sola, e chi c'era stava lavorando in giardino quindi non poteva vedermi.

Feci spallucce appoggiandomi alla ringhiera del balcone. Il sole timido provava a scaldarmi con i suoi raggi tiepidi e il fresco vento mattutino mi portava su l'odore delle rose. Il mio paradiso.

-Hey cugina, bel fondo schiena- oh merda. Mi ritirai subito nell'angolo più remoto del balcone, lontano dallo sguardo di mio “cugino”

-Primo- esordii – tu non sei mio cugino. Secondo chi ti dà il permesso di sbirciare?- ringhiai. Oh il mio risveglio pacifico interrotto dal figlio della migliore amica di mia mamma, Anne. Anne che era un po' come la mia seconda mamma, ma che aveva un figlio talmente odioso con cui tutti mi costringevano a vivere 365 giorni l'anno.

Io chiamavo lei zia e suo figlio chiamava così mia madre, ma non eravamo parenti! Questo però la gente non riusciva a ficcarselo nella zucca

-Primo: tutti lo credono, perchè noi non dovremmo? Secondo sei tu che esponi il tuo corpo in balcone, io passo e guardo. Dovrei diventare cieco?non si vieta la vista ad un mandolino del genere. E poi, se non siamo imparentati è anche meglio no? Niente incesto!-

-Fai schifo- risposi entrando in camera mia.

Chiamai Dorota, la cameriera, che arrivò dopo pochi minuti

-Oh salve Regina, come stai?-

-Mmh, bene credo- risposi. Dorota era la donna che mandava avanti la casa, senza di lei tutto sarebbe perso, compresa io. Era la mia terza mamma, dopo Anne che era la seconda.

-Puoi portarmi la colazione qui?- le domandai timidamente

-Oh Regina, Harry ha già chiesto se scendi per la colazione- alzai gli occhi al cielo e sbuffai

-Esattamente!io non voglio vederlo- dunque, passo indietro.

Harry è il figlio di Anne. Ed è il ragazzo più pervertito che esista al mondo. Anche se è bellissimo.

Sì il classico tipo “io sono figo e lo so, quindi dammela e facciamola finita”. Capelli scuri, occhi verdi cangianti, sorriso mozzafiato. L'unica pecca è quando parla, dovrebbero asportargli le corde vocali... sì, ma riuscirebbe a risultarmi squallido comunque.

-Scendi a fare colazione non farmi litigare con la mamma, non vuole che mangi in camera lo sai- annuii in silenzio entrando nella mia cabina armadio. Ero stufa di tutti quei vestiti eleganti, stufa del bon ton che dovevo rispettare per essere “ammessa in società” stufa delle leggi che la mia vita mi imponeva.

Avevo tutto ciò che le ragazze vicine a me sognavano: una casa enorme, una cameriera, un armadio il doppio del mio bagno, una stalla, dei genitori amorevoli, perchè mi lamentavo?

Perché non potevo indossare un paio di pantaloni da ginnastica per andare a comprare un pacco di pasta! Perché la mia famiglia era conosciuta da tutti e la reputazione era tutto.

Scossi la testa mentre pensavo a cosa indossare per la colazione.

Seriamente: eravamo io, mamma, zia Anne e quel pervertito. Nulla di sciatto ma nulla di troppo vistoso, mi dissi.

Un paio di calze con ricami, un vestito a maniche corte bianco, forse un po' troppo attillato, e un paio di stivaletti neri bassi. Mi guardai allo specchio, ma sì. Et Voilà!

Legai i capelli neri in una treccia che feci scivolare lungo la spalla destra e scesi le imponenti scale che mi portavano in sala da pranzo.

-Buongiorno tesoro- mi salutò mamma; le sorrisi e la andai ad abbracciare e lo stesso con Anne

-Harry-

-Regina- ricambiò lui. Era odioso sentire il suo sguardo sul mio corpo. mi sedetti alla lunga tavola imbandita a festa e aspettai che la colazione venisse servita.

-Cosa desidera signorina?- il nuovo cameriere che si chiamava... Roberto!

-Un po' di yogurt e una tazza di tè freddo andrà benissimo, grazie-

-Lo stesso- ordinò Harry. Rivolsi un sorriso a Roberto. In quella casa ero l'unica che instaurava un rapporto umano con i camerieri e chiunque aiutasse a mandare avanti la baracca.

 

Quella mattina avevo il collo indolenzito così come le gambe, e feci una cosa che una “ragazza educata” non farebbe mai, allungai le gambe sotto al tavolo stiracchiandole; ma scontrai quelle di Harry. Rimasi impietrita, oh cavolo.

Alzò un sopracciglio domandandomi con lo sguardo cosa stessi facendo. Provai a ritrarre le gambe ma le aveva già intrecciate tra le sue, e non riuscivo a liberarmi; non sarei riuscita a rimettermi in una posizione “educata” senza dare troppo a vedere il pasticcio in cui m'ero cacciata, e poi non avrebbero mai dato ragione a me qualunque spiegazione avessi fornito.

Bene, niente panico.

Provai a comportarmi in modo naturale ma Harry mi metteva agitazione. Mi faceva... mi faceva piedino. Cosa potevo fare?ero nelle sue mani o meglio gambe.

-Allora ragazzi- esordì mamma – è una giornata molto bella oggi, perchè non andate a fare una cavalcata? Harry- disse poi rivolgendosi al verme – son sicura che Regina ti presterà volentieri uno dei cavalli nella stalla – sorrisi a mia madre, odiandola.

-Fosse la volta buona che iniziate ad andare d'accordo- disse Anne

-Chi?noi due?- domandai stupita ma non ottenni risposta. Il nostro rapporto era solo odio. Ricordo un giorno, uno dei tanti in cui ci provava, mi citò Eclipse e mi sussurrò “Sai Regi, anche l'odio è un sentimento passionale”, lo spinsi via con talmente tanta forza che ci mise un po' a riprendersi. Abbozzai un sorriso a quel ricordo.

Quando arrivò la colazione Harry mostrò il massimo del suo squallore; oltre a continuare a farmi piedino prendeva lo yogurt in un modo che lui reputava sexy e provocatorio, tipo leccando il cucchiaio o lasciando deliberatamente che lo yogurt gli sporcasse il labbro superiore in modo tale da passarci la lingua sopra, e... era effettivamente qualcosa di super ma non dovevo dargli spago, così feci finta di niente evitando il suo sguardo.

 

Finita la colazione fu lui il primo ad alzarsi e io, con le gambe ancora più indolenzite di prima, lo seguii a ruota.

Mi aspettò sulla soglia della porta, con un sorriso arrogante stampato sul volto, sicuramente mia madre l'avrebbe preso come un sorriso dolce. Era fissata sul fatto che io e lui avremmo dovuto metterci insieme; mi fece passare e mi sfiorò il fianco. Sussultai.

-Bene cugina andiamo?- lo superai non degnandolo di uno sguardo.

Corsi in camera mia, scrollando la testa e provando a dimenticare lo sguardo di Harry a tavola e indossai la tuta per cavalcare.

Quando scesi giù in stalla lui era pronto, mentre sceglieva il cavallo scuoteva la massa di capelli ricci; aveva puntato il mio purosangue bianco.

-Hey, quella è Kim ed è mia- gli ringhiai contro

-Va bene- mi rispose lui alzando le mani; si diresse contro Macchia, un cavallo marrone con un'unica macchia nera sul dorso, era il mio secondo cavallo preferito.

-Sai Regi- odiavo quando mi chiamava così – sei sexy anche così. Questi pantaloni danno ancora più forma al tuo cu...-

-Classe, Harry, almeno quello. Non dico una dignità ma un po' di classe- dissi mentre montavo Kim.

Harry prese subito confidenza con Macchia, e mi sfidò a correre.

Bene, voleva la guerra il riccio? L'avrebbe avuta. Pensai mentre sfrecciavo lungo i prati verdi della mia tenuta.

  
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