Chapter
01:
Rapitori
Il mobilio riccamente lavorato dell’abitazione del
Governatore Swann s’intonava armoniosamente con i colori della tappezzeria e il
calore dell’ambiente circostante. La soffice penombra causata dalle luci basse
e dalle tende tirate cercava di combattere l’afa che proveniva dall’esterno,
trasformandola in niente più che un piacevole calore.
Il Commodoro Norrington attendeva pazientemente il momento
d’essere convocato a colloquio con il Governatore, riflettendo intanto sulle
notizie che aveva da dargli e cercando di articolare discorsi appropriati.
Soprattutto, avrebbe cercato di conferire alle sue parole una nota di perfetta
impassibilità, quasi che a parlare fosse stata una statua: non voleva che
trapelasse vergogna o imbarazzo nell’eventualità di trovarsi al cospetto della
donna la quale, inizialmente, lo aveva accettato per salvare la vita di quello
che poi sarebbe divenuto il suo avversario -vincente.
Norrington osservava
distrattamente le ben note intarsiature sul medesimo armadio a due ante anche
ogni volta si ritrovava a fissare quando era convocato dal Governatore. Indugiò
a lungo sull’intreccio scolpito a mo’ di bordo per entrambi gli sportelli, poi
il suo sguardo sfiorò i numerosi quadri o pergamene incorniciate appesi al
muro, fin quando non raggiunse la finestra aperta.
Oltre la tenda riuscì a
intravedere alcuni bambini che correvano, e sentì le loro grida felici o i loro
pianti quando cadevano. Questo non solo gli rammentò che le cose per lui
avrebbero potuto andare così se non fosse stato per le vicende passate, ma gli
fece venire anche in mente del doloroso aggiornamento che aveva da dare al
Governatore riguardo ad una nave pirata e al suo barbarico equipaggio.
Finalmente un maggiordomo gli
comunicò con voce discreta e modulata in modo da non insidiarlo che il
Governatore era pronto per riceverlo. Con sollecitudine Norrington si fece
avanti oltre alla porta della biblioteca-studio che avevano sempre usato per i
colloqui, e non poté fare a meno di sentirsi sollevato quando constatò che
Elizabeth era assente.
Swann lo accolse con il suo
sguardo gioviale, impacchettato e incartapecorito nei suoi abiti nobili e nella
lunga parrucca brizzolata.
- Governatore Swann, - esordì
Norrington dandosi al cerimoniale di saluto. Mentre inclinava leggermente il
busto in avanti, non poté fare a meno di udire ancora quelle allegre voci
infantili.
- Commodoro, - fece, a sua volta,
il Governatore.
Seguirono istanti di lungo
silenzio. Le frasi che Norrington si era precostruito non gli servirono a molto
perché non si adattavano al caso in cui entrambi ammutolissero, ma
fortunatamente la sua abitudine ad essere un uomo per bene e ligio al suo
dovere gli fece trovare le parole giuste.
- Le notizie che porto non sono
buone, - iniziò con indifferenza il Commodoro Norrington, ignorando le grida di
bambini, portatrici di ricordi e supposizioni grottesche e spaventose, secondo
quanto aveva da dire. - Non riusciamo a tracciare la rotta della nave pirata
chiamata “Coleridge”. Non possiamo sapere dove colpiranno. -
- Non è l’unica nave pirata che in
questo periodo appare un po’… come posso dire?... sfuggevole… non è vero, Commodoro Norrington? -
Norrington ondeggiò impettito e
rigido, lievemente interdetto. Fortunatamente quella variante del discorso
l’aveva prevista con discreta facilità.
- In verità, Milord, la Perla Nera
passa a ben ovvie ragioni in secondo piano… - sillabò, con una nota decisamente
evidente di acredine che non riuscì ad evitare, come se avesse avuto la bocca
inasprita dal limone.
- Eppure la pirateria è da
prendere in seria considerazione, senza prevalenze, - arguì il Governatore, e
Norrington si scoprì irritato dal tono ancora troppo semplice e leggero del
vecchio Swann.
- Ma le vite umane sono ben degne
di prevalenze. - osò contraddirlo Norrington, forte della sua posizione in
effetti di poco inferiore a quella del Governatore, - La Perla Nera a livello
umano non ha causato tutti i danni della Coleridge. - Norrington controllò
l’espressione del Governatore, per accertarsi che lo lasciasse parlare, poi
proseguì. - I pirati della Coleridge non esercitano i vari crimini della
pirateria in sé stessa, ma piuttosto sono semplicemente… dei rapitori. -
- Conosco la storia, - lo
interruppe bruscamente il Governatore Swann. - Non ho intenzione di sentirla
ancora. -
- Sarebbe necessario, - suggerì
Norrington. Non poté rendersi conto se il suo tono di voce fosse stato
addolorato o magari leggermente soddisfatto. Certo il Governatore Swann era
rimasto turbato dal sentire nominare ancora i rapimenti particolari della
ciurma della Coleridge, e doveva aver pensato al suo nipotino. Di nuovo
Norrington non riuscì a fare a meno di provare ad immaginarsi come padre di
quel nipotino e come marito di Elizabeth Swann. - I rapiti sono innumerevoli,
ormai. In un frangente come questo siamo tutti a rischio, anche qui a Port
Royal. -
- Avete ragione, - convenne il
vecchio Swann, - Ma vedete, alla mia età è molto difficile sostenere certe
storie senza vacillare e, resti detto tra di noi, non gradirei molto
dimostrarmi spossato e nauseato in presenza di un’ufficiale del vostro livello,
Commodoro. Quando si raggiunge la mia età, come dicevo, non c’è niente di
importante come i propri nipotini. - Norrington strinse i pugni. - E non riesco
proprio a concepire come possano quei pirati indegni della fede di Dio rapire
soltanto bambini! Innumerevoli bambini! E non riportarli mai più indietro! -
A quelle parole dette con tanta
foga da parte del tranquillo Governatore, ritenuto ormai pacioccone come un
vecchio tricheco, perfino Norrington fece un passo indietro con una gamba per
sostenere il proprio peso. Swann abbandonò la discrezione e si lasciò
letteralmente rotolare su una sedia, dietro il suo ampio banco di studio.
- Questi infami vanno fermati… Ma
non mi risulta che fino a questo momento siano state prese misure sufficienti a
garantire la salvezza. -
Anche quelle parole di Swann
furono come una pugnalata. Norrington non sapeva esattamente se a rammaricarlo
fosse l’idea di poter perdere la posizione o di lasciare che l’equipaggio della
Coleridge facesse razzie di bambini in ogni città costiera che si trovava dinanzi.
Era anche vero che non seguivano una rotta precisa, e spesso, misteriosamente,
riuscivano anche a navigare del tutto controvento. Non avevano mai tempeste sul
loro cammino, né vortici tropicali, né giorni di eccessiva bonaccia che erano
sempre molto dannosi per le navi. Sembrava che la Coleridge volasse. Sì, doveva
essere proprio così: fluttuava a poca distanza dal pelo dell’acqua e se ne
andava ovunque volesse, sviando e distanziando la marina britannica e
proseguendo nella sua terribile serie di rapimenti.
- Eppure l’ultima volta che
abbiamo veduto la Coleridge voi stesso avete affermato che doveva trattarsi di
un vascello robusto ma non velocissimo… - riflettè Swann a voce alta, come se
lui e Norrington avessero seguito la medesima linea di pensiero.
- E’ così, - annuì Norrington,
intrecciando le mani dietro la schiena e inchinandosi nuovamente, - Abbiamo
valide ragioni per crederlo, signor Governatore. La sua forma, e il legname
probabilmente utilizzato… E deve avere un carico… ingente… Non dev’essere
senz’altro inafferrabile. Non più della nostra Mary Stuart. -
- Eppure sembra esserlo. -
- Signore… -
- No, Commodoro Norrington, - lo
interruppe il Governatore con un gesto della mano fin troppo eloquente.
Sventolò ancora per qualche istante il palmo della mano destra di fronte ad un
impaziente Commodoro, poi si rese conto che in effetti quest’ultimo non aveva
più aperto bocca, e lasciò andare il braccio su un fianco pasciuto. Norrington
attese qualche istante, poi aprì bocca per parlare, ma il Governatore lo
interruppe ancora una volta, alzandosi in piedi di colpo con la sua faccia più
gioviale.
- Elizabeth! Ah, cara Elizabeth! -
Norrington, per quanto seccato,
s’irrigidì come l’albero di una nave. Spingendo delicatamente la porta, Elizabeth
Swann raggiunse suo padre, accompagnata da un’altra piccola sagoma che il
Commodoro fu in grado di distinguere solo quando uscì dall’ombra dell’ampia
gonna di sua madre per venire illuminata dalla luce che proveniva fioca da
dietro le tende.
Un bambino. Non doveva avere più
di quattro anni. I capelli a metà fra il biondo e il castano erano corti e
leggermente ondulati. Sul volto del giovane William Turner scintillavano,
vispi, gli occhi di sua madre Elizabeth.
- Vi ho interrotto, padre? -
domandò Elizabeth come le era stato insegnato, nonostante non si sentisse
veramente così colpevole.
- Nient’affatto, Elizabeth! -
rispose il padre, per niente interessato al fatto che fossero stati
effettivamente interrotti. - Non erano questioni sufficientemente importanti,
bambina mia… Qual buon vento? -
- Niente, padre… ero soltanto
venuta a farvi visita, - disse nervosamente Elizabeth, tenendo per mano il
giovane figlio.
Norrington vide che l’imbarazzo
sul volto di Elizabeth era almeno pari al suo, e decise che in fondo non
sarebbe riuscito ad ottenere dal Governatore un aiuto concreto in quella
guerriglia alla pirateria. Non in quel momento… né in nessun altro momento. Il
massimo che il Governatore poteva fare, o poteva degnarsi di fare, era
complimentarsi col Commodoro quando un altro pirata penzolava esanime dalla
forca, nonostante il vecchio Swann non avesse contribuito alla sua cattura
tanto da poterne essere soddisfatto.
- Milord… - esordì il Commodoro
per richiamare nuovamente l’attenzione su di sé. Il Governatore si voltò
tranquillamente, troppo preso dai giochi con il nipote seduto sulle sue
ginocchia per dare il giusto peso al tono grave di Norrington. - Se non avete
alcuna disposizione… -
- Oh, non preoccupatevi, James!
Saremmo grati di avervi a pranzo, se permettete! -
Il tono di voce indicava
perfettamente con il Governatore, come sempre, non gli stava chiedendo di restare a pranzo, glielo
stava semplicemente ordinando.
Fortunatamente la vista del nipotino e della sua giovane madre avevano
ingentilito a sufficienza Swann da non fargli interpretare la sollecitudine di
Norrington come una mancanza di rispetto.
- Non è mia intenzione arrecarvi
disturbo, - rispose Norrington, inchinandosi di nuovo, ma sempre più rigido. -
Il mio dovere è proteggere il popolo della Corona, mio signore, non banchettare
con esso. - Norrington uscì rapidamente, mantenendosi impettito e lasciando la
porta aperta.
Elizabeth fu la sola a rendersi
conto dello strano atteggiamento del suo ex promesso sposo, e quando chiese al
distratto vecchio padre di che cosa avessero parlato di così sconcertante,
questi era troppo intento a proteggere la sua preziosa parrucca dalle grinfie
del curioso nipote per prestarle attenzione.