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Autore: Marghe    15/03/2004    0 recensioni
[ "Credetti veramente in quello che mi disse. Credetti davvero che Dio mi avesse punita. E allora io… io abbandonai Dio. E vendetti la mia anima..." ]
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter 01:

Chapter 01:

Rapitori

 

 

 

 

Il mobilio riccamente lavorato dell’abitazione del Governatore Swann s’intonava armoniosamente con i colori della tappezzeria e il calore dell’ambiente circostante. La soffice penombra causata dalle luci basse e dalle tende tirate cercava di combattere l’afa che proveniva dall’esterno, trasformandola in niente più che un piacevole calore.

Il Commodoro Norrington attendeva pazientemente il momento d’essere convocato a colloquio con il Governatore, riflettendo intanto sulle notizie che aveva da dargli e cercando di articolare discorsi appropriati. Soprattutto, avrebbe cercato di conferire alle sue parole una nota di perfetta impassibilità, quasi che a parlare fosse stata una statua: non voleva che trapelasse vergogna o imbarazzo nell’eventualità di trovarsi al cospetto della donna la quale, inizialmente, lo aveva accettato per salvare la vita di quello che poi sarebbe divenuto il suo avversario -vincente.

Norrington osservava distrattamente le ben note intarsiature sul medesimo armadio a due ante anche ogni volta si ritrovava a fissare quando era convocato dal Governatore. Indugiò a lungo sull’intreccio scolpito a mo’ di bordo per entrambi gli sportelli, poi il suo sguardo sfiorò i numerosi quadri o pergamene incorniciate appesi al muro, fin quando non raggiunse la finestra aperta.

Oltre la tenda riuscì a intravedere alcuni bambini che correvano, e sentì le loro grida felici o i loro pianti quando cadevano. Questo non solo gli rammentò che le cose per lui avrebbero potuto andare così se non fosse stato per le vicende passate, ma gli fece venire anche in mente del doloroso aggiornamento che aveva da dare al Governatore riguardo ad una nave pirata e al suo barbarico equipaggio.

Finalmente un maggiordomo gli comunicò con voce discreta e modulata in modo da non insidiarlo che il Governatore era pronto per riceverlo. Con sollecitudine Norrington si fece avanti oltre alla porta della biblioteca-studio che avevano sempre usato per i colloqui, e non poté fare a meno di sentirsi sollevato quando constatò che Elizabeth era assente.

Swann lo accolse con il suo sguardo gioviale, impacchettato e incartapecorito nei suoi abiti nobili e nella lunga parrucca brizzolata.

- Governatore Swann, - esordì Norrington dandosi al cerimoniale di saluto. Mentre inclinava leggermente il busto in avanti, non poté fare a meno di udire ancora quelle allegre voci infantili.

- Commodoro, - fece, a sua volta, il Governatore.

Seguirono istanti di lungo silenzio. Le frasi che Norrington si era precostruito non gli servirono a molto perché non si adattavano al caso in cui entrambi ammutolissero, ma fortunatamente la sua abitudine ad essere un uomo per bene e ligio al suo dovere gli fece trovare le parole giuste.

- Le notizie che porto non sono buone, - iniziò con indifferenza il Commodoro Norrington, ignorando le grida di bambini, portatrici di ricordi e supposizioni grottesche e spaventose, secondo quanto aveva da dire. - Non riusciamo a tracciare la rotta della nave pirata chiamata “Coleridge”. Non possiamo sapere dove colpiranno. -

- Non è l’unica nave pirata che in questo periodo appare un po’… come posso dire?... sfuggevole… non è vero, Commodoro Norrington? -

Norrington ondeggiò impettito e rigido, lievemente interdetto. Fortunatamente quella variante del discorso l’aveva prevista con discreta facilità.

- In verità, Milord, la Perla Nera passa a ben ovvie ragioni in secondo piano… - sillabò, con una nota decisamente evidente di acredine che non riuscì ad evitare, come se avesse avuto la bocca inasprita dal limone.

- Eppure la pirateria è da prendere in seria considerazione, senza prevalenze, - arguì il Governatore, e Norrington si scoprì irritato dal tono ancora troppo semplice e leggero del vecchio Swann.

- Ma le vite umane sono ben degne di prevalenze. - osò contraddirlo Norrington, forte della sua posizione in effetti di poco inferiore a quella del Governatore, - La Perla Nera a livello umano non ha causato tutti i danni della Coleridge. - Norrington controllò l’espressione del Governatore, per accertarsi che lo lasciasse parlare, poi proseguì. - I pirati della Coleridge non esercitano i vari crimini della pirateria in sé stessa, ma piuttosto sono semplicemente… dei rapitori. -

- Conosco la storia, - lo interruppe bruscamente il Governatore Swann. - Non ho intenzione di sentirla ancora. -

- Sarebbe necessario, - suggerì Norrington. Non poté rendersi conto se il suo tono di voce fosse stato addolorato o magari leggermente soddisfatto. Certo il Governatore Swann era rimasto turbato dal sentire nominare ancora i rapimenti particolari della ciurma della Coleridge, e doveva aver pensato al suo nipotino. Di nuovo Norrington non riuscì a fare a meno di provare ad immaginarsi come padre di quel nipotino e come marito di Elizabeth Swann. - I rapiti sono innumerevoli, ormai. In un frangente come questo siamo tutti a rischio, anche qui a Port Royal. - 

- Avete ragione, - convenne il vecchio Swann, - Ma vedete, alla mia età è molto difficile sostenere certe storie senza vacillare e, resti detto tra di noi, non gradirei molto dimostrarmi spossato e nauseato in presenza di un’ufficiale del vostro livello, Commodoro. Quando si raggiunge la mia età, come dicevo, non c’è niente di importante come i propri nipotini. - Norrington strinse i pugni. - E non riesco proprio a concepire come possano quei pirati indegni della fede di Dio rapire soltanto bambini! Innumerevoli bambini! E non riportarli mai più indietro! -

A quelle parole dette con tanta foga da parte del tranquillo Governatore, ritenuto ormai pacioccone come un vecchio tricheco, perfino Norrington fece un passo indietro con una gamba per sostenere il proprio peso. Swann abbandonò la discrezione e si lasciò letteralmente rotolare su una sedia, dietro il suo ampio banco di studio.

- Questi infami vanno fermati… Ma non mi risulta che fino a questo momento siano state prese misure sufficienti a garantire la salvezza. -

Anche quelle parole di Swann furono come una pugnalata. Norrington non sapeva esattamente se a rammaricarlo fosse l’idea di poter perdere la posizione o di lasciare che l’equipaggio della Coleridge facesse razzie di bambini in ogni città costiera che si trovava dinanzi. Era anche vero che non seguivano una rotta precisa, e spesso, misteriosamente, riuscivano anche a navigare del tutto controvento. Non avevano mai tempeste sul loro cammino, né vortici tropicali, né giorni di eccessiva bonaccia che erano sempre molto dannosi per le navi. Sembrava che la Coleridge volasse. Sì, doveva essere proprio così: fluttuava a poca distanza dal pelo dell’acqua e se ne andava ovunque volesse, sviando e distanziando la marina britannica e proseguendo nella sua terribile serie di rapimenti.

- Eppure l’ultima volta che abbiamo veduto la Coleridge voi stesso avete affermato che doveva trattarsi di un vascello robusto ma non velocissimo… - riflettè Swann a voce alta, come se lui e Norrington avessero seguito la medesima linea di pensiero.

- E’ così, - annuì Norrington, intrecciando le mani dietro la schiena e inchinandosi nuovamente, - Abbiamo valide ragioni per crederlo, signor Governatore. La sua forma, e il legname probabilmente utilizzato… E deve avere un carico… ingente… Non dev’essere senz’altro inafferrabile. Non più della nostra Mary Stuart. -

- Eppure sembra esserlo. -

- Signore… -

- No, Commodoro Norrington, - lo interruppe il Governatore con un gesto della mano fin troppo eloquente. Sventolò ancora per qualche istante il palmo della mano destra di fronte ad un impaziente Commodoro, poi si rese conto che in effetti quest’ultimo non aveva più aperto bocca, e lasciò andare il braccio su un fianco pasciuto. Norrington attese qualche istante, poi aprì bocca per parlare, ma il Governatore lo interruppe ancora una volta, alzandosi in piedi di colpo con la sua faccia più gioviale.

- Elizabeth! Ah, cara Elizabeth! -

Norrington, per quanto seccato, s’irrigidì come l’albero di una nave. Spingendo delicatamente la porta, Elizabeth Swann raggiunse suo padre, accompagnata da un’altra piccola sagoma che il Commodoro fu in grado di distinguere solo quando uscì dall’ombra dell’ampia gonna di sua madre per venire illuminata dalla luce che proveniva fioca da dietro le tende.

Un bambino. Non doveva avere più di quattro anni. I capelli a metà fra il biondo e il castano erano corti e leggermente ondulati. Sul volto del giovane William Turner scintillavano, vispi, gli occhi di sua madre Elizabeth.

- Vi ho interrotto, padre? - domandò Elizabeth come le era stato insegnato, nonostante non si sentisse veramente così colpevole.

- Nient’affatto, Elizabeth! - rispose il padre, per niente interessato al fatto che fossero stati effettivamente interrotti. - Non erano questioni sufficientemente importanti, bambina mia… Qual buon vento? -

- Niente, padre… ero soltanto venuta a farvi visita, - disse nervosamente Elizabeth, tenendo per mano il giovane figlio.

Norrington vide che l’imbarazzo sul volto di Elizabeth era almeno pari al suo, e decise che in fondo non sarebbe riuscito ad ottenere dal Governatore un aiuto concreto in quella guerriglia alla pirateria. Non in quel momento… né in nessun altro momento. Il massimo che il Governatore poteva fare, o poteva degnarsi di fare, era complimentarsi col Commodoro quando un altro pirata penzolava esanime dalla forca, nonostante il vecchio Swann non avesse contribuito alla sua cattura tanto da poterne essere soddisfatto.

- Milord… - esordì il Commodoro per richiamare nuovamente l’attenzione su di sé. Il Governatore si voltò tranquillamente, troppo preso dai giochi con il nipote seduto sulle sue ginocchia per dare il giusto peso al tono grave di Norrington. - Se non avete alcuna disposizione… -

- Oh, non preoccupatevi, James! Saremmo grati di avervi a pranzo, se permettete! -

Il tono di voce indicava perfettamente con il Governatore, come sempre, non gli stava chiedendo di restare a pranzo, glielo stava semplicemente ordinando. Fortunatamente la vista del nipotino e della sua giovane madre avevano ingentilito a sufficienza Swann da non fargli interpretare la sollecitudine di Norrington come una mancanza di rispetto.

- Non è mia intenzione arrecarvi disturbo, - rispose Norrington, inchinandosi di nuovo, ma sempre più rigido. - Il mio dovere è proteggere il popolo della Corona, mio signore, non banchettare con esso. - Norrington uscì rapidamente, mantenendosi impettito e lasciando la porta aperta.

Elizabeth fu la sola a rendersi conto dello strano atteggiamento del suo ex promesso sposo, e quando chiese al distratto vecchio padre di che cosa avessero parlato di così sconcertante, questi era troppo intento a proteggere la sua preziosa parrucca dalle grinfie del curioso nipote per prestarle attenzione.

 

 

 

  
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