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Autore: KatiePeanut88    23/10/2011    5 recensioni
2 mesi o giù di lì.
Per la detective erano stati lunghissimi.
Sessanta giorni che erano sembrati sessant’ anni...

La vita di Kate cambia dopo quel maledetto giorno...
Spoiler finale 3° stagione e inizio 4° stagione
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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2 mesi o giù di lì.

Per la detective erano stati lunghissimi. 
Sessanta giorni che erano sembrati sessant’ anni. 

Non riuscire a muoversi per quasi un mese era stato inconcepibile per lei, sempre così attiva e dinamica.. Straordinaria, a quanto dicevano i medici, era la sua capacità di ripresa. Beckett, in tutto il piano della rianimazione dell’ ospedale, era definita con diversi nomignoli: "La donna d’acciaio", "Wonder Woman", "Speedy Gonzales", "Elastic Girl". 

Kate, ad ogni affermazione dei dottori, roteava gli occhi come solo lei sapeva fare, abbozzava un sorriso e fissava la finestra. Avrebbe davvero voluto uscire di lì. Era terribilmente snervante non poter respirare aria diversa, non riuscire a fare le cose che lei normalmente reputava banali. Nulla era semplice, persino le cose più comuni, nel suo stato, le diventavano estremamente pesanti e difficili.

La sua regola, quella che si era posta dopo tutto quello che le era successo, era: Non ti arrendere, persisti nel tuo obiettivo. E Kate era cocciuta. Continuava a dire alle infermiere che poteva pettinarsi da sola, oppure che avrebbe mangiato da sola la gelatina di frutta. Oramai le attività più insolite erano queste comprese la lettura dei giornali o lo zapping con il telecomando. L'importante era tenere la mente occupata.

Katherine Beckett non voleva l’aiuto di nessuno. Solitaria e tenace non lasciava trasparire una smorfia di dolore davanti a suo padre, non si lasciava sfuggire un gemito di sofferenza in presenza dei suoi amici.

Ad un occhio sensibile questi erano tutti segnali di quanto lei soffrisse e di quanto non volesse far preoccupare i suoi cari. 

A quell’occhio attento si spezzava il cuore nel vederla così fragile ma coraggiosa nel voler apparire ancora la Kate Beckett che tutti conoscevano.

Allo stesso occhio premuroso, quella donna in quel lettino non emanava forza quanto tenerezza.

Sì, perché Kate, così esile, così impaurita, non lo era mai stata.

Sto bene, quante volte ve lo devo dire?” ripeteva come un mantra.

Continuare a dire quella frase forse avrebbe potuto convincere gli altri. E per adesso le bastava.

Non voleva essere più un problema.

Desiderava essere trasparente. Tratteneva il respiro in presenza dei ragazzi per non fare troppo rumore. Si faceva piccola piccola in quella barella per cercare di non dare fastidio, si sentiva ingombrante.

La sua capacità di dividere in scomparti razionali le sue emozioni era incredibile. Da una parte il lavoro, dall’altra le risate, da una parte la serietà professionale, dall’altra la famiglia. Da un lato il bianco, dall’altro il nero. Da una parte il giusto, dall’altra lo sbagliato. Per lei, era così..

Non aveva ancora trovato qualcuno che le facesse vedere quante sfumature si stava perdendo nel suo viaggio.
No, in verità aveva incontrato quel qualcuno: semplicemente lei si limitava a due possibilità, non aveva bisogno di distrazioni. Doveva recuperare le sue forze fisiche. Come se poi il vero problema fosse il suo corpo.

Si sentiva soffocare. Più cercava di rimanere impassibile a tutto quello che stava vivendo più si sentiva avvampare quando pensava a quel maledetto giorno.

Tutto ricominciava all’infinito.

Il calore del proiettile dentro di lei, l’odore acre del suo stesso sangue. Nelle orecchie quelle parole. Quel fruscio di sentimenti sussurrati ma che rimbombano nel suo cuore come se fossero stati urlati a squarciagola.

Deve essere distaccata. Deve impedire all’unica persona che ha quel potere, di farle calare le barriere che con fatica si è costruita in tutto questo tempo. Non è aridità d’animo.

Semplicemente è sopravvivenza.


*** *** ***

Tre settimane dopo la dimissione dall’ospedale tutto era sfocato.

Kate cercava disperatamente di mettere tutto in ordine. Nella valigia, nell’armadietto, persino sul bancone dell’accettazione mentre stava firmando i fogli del rilascio. Impilava le cartelle secondo un ordine di grandezza che si era prestabilita. 
Almeno così, ad un occhio scrupoloso, sembrava. 

I ragazzi avevano accompagnato Lanie e la detective a casa di quest’ultima . Dopo averle aiutate con i bagagli le salutarono dal finestrino della macchina.

Chiamateci, per qualsiasi cosa…” disse Ryan con uno sguardo preoccupato

Basta un fischio e arriviamo a sirene spiegate..” Esposito rincarò la dose.

Sì, chi sei? Flash.. Tranquilli, ce la caveremo alla grande vero baby? Ah no aspetta, forse Javi potresti andare a comprarci della Vodka, credo che avremmo bisogno di Vodka e di altri super-al…” il discorso di Lanie, mentre gli occhi del suo ragazzo stavano uscendo letteralmente dalle orbite, finì bruscamente.

Ciao Esposito, ciao Ryan. Vi chiamo domani mattina! Va tutto bene! Non preoccupatevi .” Cominciava a diventare un ritornello questa frase.

Le due amiche si incamminarono verso l’ingresso del palazzo. Kate fece strada verso l’ascensore e si affrettò a premere il pulsante di chiamata.

Mi sento in colpa. Non dovresti stare con me. Non ho bisogno della baby sitter Lanie. Mi basta che mi aiuti un attimo a portare la valigia e i sacchetti, e poi puoi tornare da Esposito. Davvero…! Io sto bene..” Ecco, ancora quella vocina che le diceva “Statemi lontano” Le porte dell’ascensore si aprirono.

Ma cosa ti viene in mente ora?? Lo sai quando è l’ultima volta che siamo state insieme io e te per una vera serata tra donne?”

Mmmmm”

Ecco, appunto!” incalzò la Parrish.

Lanie, io non voglio......”

......Essere un disturbo! Sì, me lo hai ripetuto circa 36 volte in macchina! Francamente qui chi mi disturba non sei tu tesoro! Hai visto come ci ha squadrate quello lì….?”

Chi?” chiese Kate.

Quello lì, vicino al corridoio. Alto, jeans scuri, senza maglietta.”

Senza maglietta??” La voce della detective salì di qualche tono.

Particolare che ho notato, già, già ” concluse Lanie facendole l'occhiolino.

Ah, è il vicino del secondo piano.”disse Kate atona dopo aver capito a chi si stava riferendo la sua amica.  .

Ah ah, allora l’hai visto pure tu! Pensavo fosse una visione.”

Lanie!!”

Sono solo una buona osservatrice! Oltre a sapere che ha degli addominali fantastici, sappiamo anche il suo nome?”

No. La smetti?"chiese Beckett sbuffando.

No, hai ragione. Che cosa ce ne importa del nome.. Non andiamo su queste sottigliezze noi…”

Ora potresti per cortesia farla finita?” Kate sapeva del grandioso modo che aveva Lanie per riempire i silenzi e cambiare argomento. Ma questo soggetto la infastidiva leggermente ora.

Mmmmm, certo, tu lo puoi vedere tutti i giorni!”

Oh ma sentila!!”

Lanie sorrise. Un po’ di tensione se ne era andata.

Le porte dell’ascensore si aprirono nuovamente al piano di Beckett.

Eccoci arrivate.

Il cuore le batteva fortissimo. Aveva paura. Aveva il terrore di trovare qualcosa di diverso.

Kate continuava a fissare la porta del suo appartamento.

Ehm, dolcezza, io sto tenendo un sacchetto della spesa e la tua valigia. Capisco che tu abbia bisogno di due minuti per riprenderti ma non possiamo farlo dentro casa, così io mi sgravo di tutti questi pesi?”

In men che non si dica Beckett estrasse la chiave dalla giacca, la infilò nella toppa della serratura e la girò. Aprì la porta, forse troppo piano. Lanie sfiorò la spalla contusa di Kate e diede uno spintone alla porta per aprirla totalmente.

La detective si aggirò nell’ingresso, guardandolo come se fossero anni che non lo vedeva.

C’è un profumo diverso. Lo senti?” chiese Beckett alla sua amica.

No, non saprei...” Lanie cominciò ad annusare l’aria in modo un po’ troppo eclatante “ No, nessuno strano odore.”

Tu dici? Questo è gelsomino? Io non uso il gelsomino. Mai usato né per deodorare ambienti, né per pulire pavimenti. E comunque è da quasi un mese che non metto piede qui ed è tutto pulitissimo, e sembra di stare in una serra?”

Ah, sì.. Forse sono stati dei vandali… Mentre passavano sono rimasti scioccati dal tuo arredamento cheap and chic ed hanno pensato di venirti incontro dandoti una spolverata un po’ qui e un po’ là! Che gentil uomini questi ladri newyorkesi, eh?!” mentre le usciva questa frase dalla bocca, Lanie avrebbe voluto strangolarsi.

Lanie!!”

Non è colpa mia…” Questa discussione non avrebbe avuto risvolti positivi, pensò. “ Io gli ho detto che non ti avrebbe fatto piacere, che l’avresti presa come un’ invasione della tua privacy… Gliel’ho ripetuto un sacco di volte ma è testardo. No aspetta, testardo non è l’aggettivo che volevo usare.. Quello che volevo invece è in….”

In..credibilmente ottuso! Secondo te è sordo? No perché quando gli hai specificato in 10 lingue diverse che non lo volevo tra i piedi, credi non ti abbia sentito?” Era furiosa.

Come hai fatto a capire di chi stavo parlando?”

Silenzio. No, in verità la stava incenerendo con gli occhi.

Tesoro, non mi ha detto : Sai, ho l’intenzione di entrare in casa di Beckett e di fracassare tutto quello che trovo a portata di mano. Mi impresteresti le chiavi di casa sua? Oppure: Lanie potresti darmi le chiavi dell’appartamento di Beckett, vorrei farle una sorpresa, vorrei dare fuoco ad ogni cosa così quando torna trova un cumulo di cenere ad aspettarla a braccia aperte…!”

Riprese fiato, ora stava agitando le mani in aria.. e quando Lanie Parrish iniziava a farlo non era un buon segno…poi continuò: “ Mi ha detto: Lanie, ho pensato che forse potremmo dare una ripulita all’appartamento di Kate..Togliere la polvere e lavare magari il bagno? La cucina, ecco potremmo riempire il frigorifero…” Questo mi ha detto. Non mi ha minacciato con un coltello, non mi è sembrato armato di cattive intenzioni Kate! Si è semplicemente offerto di farmi un favore, di farti un favore. Tutto qui. Però se ti dà fastidio ora chiamo il vicino del secondo piano, che mi sembra ci abbia squadrate troppo nell’ascensore, gli chiedo se mi impresta un po’ della sua polvere ed un po’ della sua immondizia. Tu mi aiuti a sporcare di nuovo i pavimenti, io svuoto di nuovo il frigo. E siamo a posto. Partiamo da zero. Ti va? Gli vado a citofonare?” il tono dell’arringa della dottoressa calò.

La detective rimase immobile. In silenzio. Al centro dell’ ingresso.

Non fece né un passo avanti, né un passo indietro. Lì ferma. In bilico.

Allora …? Ci sei …?” la risvegliò la patologa.

No, lascia stare...”

Ah, peccato… Pensavo quasi di averti convinta. Ci saremmo divertite!

Almeno, io con il tuo vicino, mi sarei divertita…”

Lanie??!! Ti prego! L’ultima volta che ho controllato avevi una storia con un mio collega ? Giusto?”

Mmm,” sbuffa “ sì detective, confermo la sua supposizione. Mi rilascia ora o sono in arresto per 'Battutetroppopromisque'?”

Divertente, davvero…” Beckett abbozzò un mezzo sorriso.

Ohi dolcezza, quello l’ho visto. Era un quarto di un sorriso di quella ragazza che conoscevo. Hai presente? Quella brunetta…”

Sì, va beneeee, hai reso l’idea…” La detective cominciò ad occupare più spazio nel piccolo appartamento. Si tolse con delicatezza la giacca. Lo sgomento iniziale lasciò spazio ad una sorta di miscuglio di emozioni che prontamente vennero tutte accorpate nell’insieme ‘Sentimenti’. Chiusi. Sigillati.

Si girò verso l’amica “Che dici se me ne vado un secondo in camera, così disfo la borsa, mi metto qualcosa di comodo e poi ti do una mano?”

Vai pure tesoro, non devi chiedermi il permesso…Tu puoi fare tutto quello che ti senti.. Basta che rimani obiettiva e riconosci i tuoi limiti. Non fare troppi sforzi, e se hai bisogno di me, caccia un urlo…”

Lanie, non devo correre la maratona. Ed ho disdetto i salti con l’asta proprio poco fa. Per cui stai serena!”

Oh, meglio per me allora..” E si guardarono. La dottoressa strizzò l’occhio a Kate. Per un secondo tutto sembrò tornato come era prima.

La detective con il sorriso. Lanie che fa qualche battutina per tirarle su il morale.

Entrata in camera sua, Kate si sentì rigenerata e protetta da quelle quattro mura che tenevano al sicuro anche il suo cuore.

Tutto era in ordine, almeno lì. I cuscini avorio erano al centro esatto del letto. Il copriletto color lavanda non aveva una grinza. La lampada era sul lato sinistro del comodino.

Tutto era perfettamente a posto.

Sì, tutto era decisamente troppo in ordine.

Si voltò per cercare il portagioie dei suoi genitori, sul casettone e...








Cantuccio mio:
Eccoci qui.
Allora.......

Questa storia nacque in una notte buia e tempestosa di tanti  anni orsono... no, scherzi a parte ( o apparte?), l'ho scritta a giugno. Poi per traversie varie non l'ho postata prima.

Saranno più capitoli questa volta, e aggiornerò una volta alla settimana.

La narrazione prende l'avvio dall'inizio della 4 stagione quindi ci sono possibili spoiler. io per coerenza  ho segnato dall'inizio  spoiler generali. 

Grazie come sempre a tutte voi che leggete, a tutte voi che recensite, a tutte voi che mi inserite negli autori preferiti, nelle sotrie ricordate seguite e preferite. Grazie.

Un grazie al mio monolocale. Che te lo dico a fa'? Grazie, sempre. 

Grazie a tersicore150187 per tutti gli incoraggiamenti, le note e le pressioni psicologiche ;)

GRAZIE a tutte coloro che stanno dall'altra parte del muro. 

A presto..

RM :)

PS: dal prossimo capitolo cambierò il mio nickname che diventerà KatiePeanut88.




   
 
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