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Autore: Madokachan    23/10/2011    0 recensioni
«Forse sono solo alla ricerca di qualcosa che non potrò mai avere, per questo mi comporto così.»
«Come puoi dire qualcosa del genere se nemmeno ci provi?»
«Perché il sole e la luna non possono stare assieme, tantomeno l’inverno e l’estate.»
{"Missing Moment" dell'ultimo arc di Reborn, con un ipotetico scontro da Mukuro e Tsuna}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Alexithymia

-Difficoltà nell’esprimere i propri sentimenti ad altre persone-

 

Gli veniva da ridere pensando a quell’espressione esplicitamente sciocca sul volto di Vongola; succedeva ogni volta che gli diceva un’ ovvietà, ma in fondo per lui tutto sembrava apparire come sconvolgente.
Non brillava d’intelligenza Tsuna,  ormai l’aveva capito;  lui brillava per altro.
Tsuna era sempre stato gentile, pauroso ma cordiale; per quanto nella sua testa si era radicato il pensiero che quel ragazzino era il Boss dei Vongola, parte della Mafia, a guardarlo non faceva altro che accrescere in lui dubbi. Tsuna era così umano, semplice, ma allo stesso tempo abbagliante.
Ora libero di muoversi con il suo corpo fisico, Mukuro poteva osservare da più vicino il suo avversario. Non si era stupito quando, con sorriso beffardo, aveva sfidato il giovane Boss e lui naturalmente aveva sostituito la sua espressione ebete con una terrorizzata.
Era puro divertimento per i suoi occhi, e per quanto odiasse collaborare con altri aveva accettato la proposta di quel dottore da strapazzi.
Senza nemmeno rendersene conto aveva iniziato a frequentare di nascosto gli stessi luoghi che frequentava Tsuna.
La scuola media Namimori, quel luogo che aveva sempre evitato per la sgradevole presenza di Hibari Kyoya, il parco nei pressi del fiume, i negozi di videogiochi, fumetti e cianfrusaglie varie che frequentava Sawada, erano diventati tutti luoghi che Mukuro frequentava abitualmente.
Non c’era nulla in comune tra lui e Tsuna, o forse Vongola era troppo “normale” per i suoi gusti, tanto da apparire quasi insignificante - ma  abbastanza splendente da impedirgli di distogliere lo sguardo da lui.
A se stesso aveva fatto una singola promessa, che si stupì di non riuscire a mantenere quando si trovò a fissare la stanza di Tsuna dall’interno delle mura, diversamente da come aveva fatto più di una volta dall’esterno, attraverso quella finestra che aveva appena scavalcato.
Mukuro aveva fatto diversi errori di calcolo, casualmente infatti -  e nemmeno a farlo apposta, Tsuna varcò la soglia della stanza rimanendo imbambolato alla vista del Guardiano della Nebbia.

«Mu…… Mu-Mukuro?! Ma cosa ci fai qui?»
A sovrapporsi alla voce di Tsuna seguì una voce femminile in corridoio che risvegliò i sensi assopiti di Mukuro, portandolo a fare un gesto del tutto sciocco e esagerato. Con un balzo afferrò Tsuna per la vita, aprendo con il braccio libero un’anta dell’armadio e infilandosi al suo interno con lui.
Con un tempismo fuori dal comune la porta si spalancò nuovamente e sia Mukuro che Tsuna riuscirono a sentire la sorpresa nella voce di Nana quando entrando nella stanza non trovò nessuno.
«Ma come? Pensavo di aver sentito Tsu-kun entrare, probabilmente la stanchezza mi fa brutti scherzi.»
Dall’interno dell’armadio Mukuro strinse istintivamente la mano che aveva posato sulla bocca del castano per evitare che parlasse, ricevendo un morso come risposta da Tsuna. Lo maledì e strinse con forza il braccio attorno alla sua vita, abbastanza da fargli sentire le ossa scricchiolare sotto la sua presa.
Quando non lo sentì ribellarsi e il rumore della porta che si chiudeva fu udibile ad entrambi, Mukuro avvicinò il volto all’orecchio del castano, sussurrandogli direttamente un avvertimento.
«Non urlare, non sono venuto per farti del male.»
Osservò Tsuna scuotere il capo in segno d’assenso, scostando poco alla volta la mano dalla sua bocca e sentendolo respirare con affanno.
«Cosa ci fai qui? Ma soprattutto... perché stiamo nel mio armadio?»
«Non so perché stiamo nel tuo armadio, però sono venuto per parlarti.»
«Mi sei sembrato abbastanza diretto, l’ultima volta.»
Mukuro sospirò, posando il mento nell’incavo tra il collo e la spalla di Tsuna. Lo sentì rabbrividire e subito dopo  il suo gomito farsi strada nel suo stomaco in maniera prepotente.
«Mi hai fatto male!» Sbottò sorpreso Mukuro, forse un po’ sconvolto per quell’improvviso gesto da parte di Tsuna. Non poteva vederlo in viso a causa della totale assenza di luce in quello spazio ristretto, ma dal colpo che Tsuna gli aveva assestato di una cosa era certo: era arrabbiato.
«Era proprio quella la mia intenzione, ora lasciami andare!»
Provando ad immedesimarsi nei panni di Tsuna, Mukuro riusciva a capire quanto quella situazione potesse apparire contraddittoria, per non dire assurda.  Qualche giorno prima lo aveva affrontato con una vera e propria dichiarazione di guerra, mentre ora era tornato per parlargli in privato.
«E invece non ho intenzione di lasciarti andare, non prima di averti riferito quella cosa che volevo dirti…»
Girare attorno a un discorso gli era sempre riuscito bene. Non che non fosse bravo a parole - anzi, ma quando si trattava di dimostrare la propria superiorità di fronte a quegli idioti che circondavano Tsuna e far bella figura con chi lo ammirava come Chikusa, Ken e M.M. gli riusciva tutto alla perfezione, mentre ora che  si trovava solo con lui – dentro a un armadio per giunta – tutto gli sembrava così difficile…
«Hai detto di non voler combattere contro di me.»
«Certo, perché dovrei? Non ne ho motivo.»
Mukuro si morse il labbro inferiore, ma solo perché Tsuna non poteva vederlo, e un sorriso amaro affiorò sul suo volto.
Evidentemente Tsuna aveva una pessima memoria, tutto quello che aveva commesso in passato l’aveva dimenticato? Mukuro aveva ferito i suoi compagni,  aveva ferito lui stesso, eppure Tsuna non ne sembrava turbato.
«Tu Vongola, anzi no… Sawada Tsunayoshi, hai dei seri problemi. Una persona normale nei tuoi panni non direbbe qualcosa del genere.»
Avvertì il dubbio nel verso che emise Tsuna, accompagnato da una risata roca e una spinta improvvisa che lo obbligò a ricadere con la schiena contro una parete dell’armadio, lasciandosi sfuggire Tsuna che aprì un’anta, della luce trapelò quello che ormai per loro due si poteva considerare alla stregua di uno stanzino buio.
«Sarà, ma anche tu ne hai, e di grossi. Non dico di aver dimenticato il passato,  mi sono sempre sforzato di accettarti anche se tu non hai mai fatto lo stesso con me. Chi è di noi due quello sbagliato, Mukuro?»
Mukuro si fossilizzò del tutto a quelle parole, attratto dalla luce che si stagliava alle spalle della figura di Tsuna, creando dei particolari giochi luminosi che rendevano più lucente la sua pelle, ma anche i capelli del ragazzo. Con quell’immagine la risposta gli morì in gola, anche perché tutto gli sembrava improvvisamente così chiaro.
«Forse sono solo alla ricerca di qualcosa che non potrò mai avere, per questo mi comporto così.»
«Come puoi dire qualcosa del genere se nemmeno ci provi?»
«Perché il sole e la luna non possono stare assieme, tantomeno l’inverno e l’estate.»
Deviò lo sguardo e com’era apparso, Mukuro si dileguò.

 
What is love, my love

Tell me do you know
To me it's dirt and blood and seed
That's how my garden grows;;;

 

 

Non dimenticare cosa ti ha fatto, Tsuna.

 

Non lo poteva vedere,  anche questa volta Mukuro si dimostrò un avversario temibile e Tsuna lo sapeva bene: il minimo errore di calcolo l’avrebbe portato alla fine.
Mukuro lo stava già manipolando, oppure le sensazioni che provava erano portate dal loro precedente incontro?
Catene pesanti gli legavano polsi e caviglie, si stringevano poco a poco, fino a impedirgli lo scorrere del sangue nelle vene.

 
Il primo attacco, crudele e spietato.

 
Il senso di colpa assalì Tsuna, la situazione a cui era costretto gli ricordava tantissimo quella a cui era stato costretto Mukuro per tutti quegli anni. Avrebbe potuto salvarlo, e invece non l’aveva mai fatto.
Ma nei suoi sogni Mukuro l’aveva perdonato per questo comportamento e nonostante le catene che lo legavano, l’aveva sempre abbracciato, dicendogli che andava tutto bene.
Ora però quello ad essere incatenato era lui.
Non riusciva a respirare e tutto quello che riusciva a vedere era Mukuro.
Ogni movimento gli era impossibile, ma quando provò a sollevare un braccio verso Mukuro, sul suo viso si dipinse un sorriso sornione.

Aveva abbassato la guardia. Il secondo attacco lo colpì ancora più crudelmente di prima.

Per una volta non c’era oscurità, ma solo la paura. Non sapeva quale delle due gli faceva più paura.
Gli bastò incontrare lo sguardo del suo avversario per venirne sopraffatto del tutto.

 Radici ghiacciate si arrampicarono lungo il suo corpo, stringendolo con forza e mozzandogli il fiato in gola.

 Lo  sguardo di Mukuro era di nuovo puntato nel suo, il suo sorriso beffardo lo derideva.

«Sei davvero un ingenuo.»

Le  parole risuonarono nelle sue orecchie. Quella, la sua ingenuità, probabilmente sarebbe diventata la sua condanna, ma allo stesso tempo non appena Mukuro incrociò quel bagliore, quella fiamma che bruciava ardente sul capo del Vongola Decimo, la debolezza s’impossessò anche di lui.

 

«Iniziamo.»

 

If I had one more day to live
I'd wrap myself around you and breathe you in;;;

 

 

   
 
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