Il
mio computer è davvero una miniera di sorprese: frugando fra
i
vecchi documenti ho riesumato una storiella scritta secoli fa e non ho
potuto
fare a meno di riprenderla e correggerla.
Se vi state chiedendo se vi odio così tanto da propinarvi
un’altra one-shot
senza né capo né coda, allora sì, vi
detesto ù.ù
Con tanto affetto, Niki.
Christmas in Organization XIII
Roxas
si girò sul fianco ancora nel mondo dei sogni: davanti a
lui, a
neanche un passo di distanza, c’era un gelato al sale marino
formato extralarge sospeso nel vuoto sopra un dirupo. “Vieni
qui, dolcezza”, mormorò nel
sonno allungando le mani verso l’oggetto dei suoi
desideri…
“Wow, d’accordo l’amicizia, ma qui si
esagera”, gli rispose il
ghiacciolo.
Ma cosa? Roxas spalancò gli occhi e si ritrovò
fra le braccia Axel.
Con un urlo spaventato lo scaraventò lontano da lui
mettendoci così tanta forza
da spedire il Numero VIII contro il muro e far tremare il soffitto per
due
secondi abbondanti.
“Accidenti, Roxas!”, si lamentò
togliendosi di dosso i calcinacci dal
soprabito “Un secondo prima mi chiami dolcezza e quello dopo
mi vuoi ammazzare
facendomi spezzare la schiena contro il muro. Io non ti capisco
proprio…”,
scosse la testa.
“Mi hai spaventato!”, il Numero XIII si
tirò su le coperte per
nascondere il viso come se il rosso fosse un mostro uscito
dall’armadio.
“Sei tu quello che ha spaventato me: sono venuto a svegliarti
e quando
mi chino sul tuo cuscino tu ti allunghi, mi afferri per il collo e mi
tiri sul
letto con te chiamandomi in quel modo; mi hai fatto prendere un
infarto!”, si
portò la mano sul petto con espressione teatrale.
“Puah!”, dal piumone riemersero solo gli occhi
cobalto del biondino
ancora dilatati per la sorpresa.
“Orientamenti sessuali a parte…”,
incominciò Axel, ma dovette
abbassarsi per schivare il cuscino lanciato dall’amico.
“AXEL, MA COSA DIAMINE VAI BLATERANDO? Per tutti ghiaccioli
al sale
marino, che schifo! Piuttosto preferisco tutte le malattie di
Vexen!”.
“Etero, d’accordo sei etero”,
sbuffò lui “Comunque… Buon Natale,
Roxy!”
“Ti ho già detto che non mi devi
chiama… Aspetta, che hai detto?”, il
Numero XIII fece riaffiorare il viso dalle coperte e si tese verso
l’altro.
“Etero?”.
“No, dopo”.
“Roxy?”.
“No, prima”.
“Comunque?”.
“Axel, hai presente le foto che ti ho scattato
quand’eri ubriaco?”,
Roxas sorrise maligno ricordandosi bene le compromettenti situazioni in
cui si
era andato a cacciare durante l’ultima sbronza.
“Sei un bastardo senza cuore!”, insorse il rosso
assumendo una tinta
scarlatta degna della sua capigliatura.
“Oh, lo so benissimo”, prese il cellulare e gli
mostrò una rapida
carrellata di immagini di lui avvinghiato strettamente a Marluxia.
“Ho detto Natale, sordo!”, sospirò
“Buon Natale, Roxas, anche se non
te lo meriti”.
“È Natale oggi?”, ripeté la
Chiave del Destino sbalordito.
“Santa polenta, ma cos’hai nelle orecchie, il
prosciutto?”, si portò
la mano davanti agli occhi e gli indicò il calendario.
“Mi sono appena svegliato”, mise il broncio.
“Comunque, sì, Roxas è Natale.
Auguri”, e fece per uscire.
“Axel!”, lo richiamò.
“Sì?”.
“Ti è scolato il trucco”, si
indicò la palpebra per evidenziare il
punto in cui l’eye-liner era sbavato.
“Oh, porca…”, sparì in un
portale.
Da quando
metà Organizzazione se n’era andata a spassarsela
al
Castello dell’Oblio, la sede centrale nel Mondo Che Non
Esiste era stranamente
deserta. Xigbar e Xaldin facevano il doppio del solito casino proprio
per
riempire quegli innaturali silenzi che c’erano nei corridoi e
persino Axel
rimpiangeva Zexion e i bei momenti (a sua detta) in cui poteva
punzecchiarlo
con i suoi chakram.
Però
ora le figure nella stanza, Roxas escluso, erano tredici: i sei
membri rimasti al Castello Che Non Esiste, gli altri sei mandati alla
sede
secondaria più una ragazzina dai capelli biondi che si
nascondeva dietro il
cappotto di Marluxia.
“Era
ora che arrivassi, Numero XIII, aspettavamo solo te!”,
Saïx era
molto contrariato.
“Ho
avuto dei problemi”, borbottò lui tornando apatico
come sempre in
presenza degli altri.
L’entrata
di Xaldin, con indosso un grembiule rosa impastocchiato di
sugo, fece terminare le chiacchiere e le discussioni invitando tutti a
tavola.
Davanti a ogni
piatto c’era un cartellino con su scritto, in una
calligrafia illeggibile, il nome e il numero del membro
dell’Organizzazione e
questo mandò nel panico i Nessuno che vagarono per la sala
cercando il proprio
posto, urtandosi in continuazione, prima di riuscire a trovare ognuno
la
propria postazione.
Il biondino fu
davvero sollevato quando riuscì a trovare e decifrare
“Roxas
XIII”
in uno dei bigliettini e
si lasciò cadere pesantemente sulla sedia imbottita
mettendosi a guardare gli
altri che ancora giravano disperati per il tavolo.
Lo strusciare
della seggiola alla sua sinistra lo distrasse e lo fece
voltare: accanto a lui si stava sedendo la ragazzina che aveva visto
dietro
Marluxia. Lesse velocemente il nome sul biglietto:
Namnè… O Naminè? Oh,
maledizione a Xigbar e alla sua scrittura da prima elementare!
“Ti
dispiace?”, domandò lei con una vocina
sottilissima notando che il
Numero XIII fissava truce nella sua direzione, ma non capendo che
l’oggetto del
suo odio era il foglietto.
“Oh,
no, Namnè, anzi!”, entusiastico,
fin troppo,
si disse Roxas guardando i lineamenti delicati di lei: la porcellana
finissima non avrebbe retto il confronto con la pelle liscia e bianca
di Namnè.
“Naminè”,
lo corresse sorridendo.
Grandioso! Roxas,
vecchio mio,
hai appena fatto una figura di merda. “Io sono
Roxas”, si presentò cercando
di nascondere l’imbarazzo per la scena che aveva fatto.
“Il
piacere è tutto mio”, gli occhi di
Naminè si illuminarono come le
lucine sull’albero di Natale (e Roxas rimase incantato da
quegli occhi blu così simili ai suoi), ma quel luccichio si
spense quando Marluxia si
sedette accanto alla ragazza.
Per tutto il
pranzo non spiccò più parola, esprimendosi a
monosillabi alle domande che il Numero XIII continuava a porle e prima
di
rispondere lanciava occhiate a Marluxia per avere un cenno di assenso.
Tutto
ciò era molto strano, ma Roxas ormai aveva imparato che
nell’Organizzazione
la normalità era un optional, anzi, era quella la vera
stranezza. “Roxas, tu
sei proprio strano”, ormai l’aveva sentito da
tutti…
“Naminè,
tu sei proprio strana”, mormorò il Numero XIII
quasi pensando
fra sé e sé, ma non fece in tempo a tapparsi la
bocca che le parole erano già
arrivate a destinazione.
“Come?”,
gli occhi dell’altra si sgranarono.
Per fortuna,
dall’altra parte del tavolo, Luxord aveva tentato il
milionesimo abbordaggio a Larxene e lei, in tutta risposta,
l’aveva fulminato
permettendo così a Roxas di svignarsela mentre i membri e
Naminé accorrevano
preoccupati dal Numero X.
Quella ragazzina, Namnè o come accidentaccio si chiamava,
teneva la
testa bassa guardando di sottecchi la sedia dove prima sedeva Roxas
quasi come
se sperasse che riapparisse per magia.
Marluxia si alzò e, chinatosi sulla ragazzina, le
sussurrò di non
muoversi poi andò in bagno. Il Numero VIII guardò
le sue piccole spalle curvarsi
come se si fosse caricata di un enorme peso, le andò vicino
e prendendo il
posto di Roxas. “Ciao Namnè!”, la
salutò allegramente.
Lei non si girò nemmeno, i suoi capelli biondi e liscissimi
le
coprivano il profilo non lasciando vedere gli occhi.
“Naminè…”, un mormorio
appena udibile.
“Ah", e un minuto di silenzio "Comunque hai l’aria
di essere in colpa…”, riprese portandosi le mani
dietro la testa con
un sorriso a trentadue denti.
“Non ho fatto niente…”,
abbassò ulteriormente il tono di voce.
“Hai addirittura fatto scappare il mio amico!”,
scherzò lui.
“In realtà dopo avermi detto che sono strana se
n’è andato”, alzò il
viso lei vedendo che l'altro tratteneva una risata.
È andato a riflettere. Bene, so
dove
trovarlo, pensò il rosso.
“Be’, ci vediamo”, Axel si
alzò e si incamminò verso la terrazza.
“Sei
prevedibile, Roxy. Usare il posto in cui vengo a pensare quando Xemnas
mi dà le punizioni... Davvero prevedibile”.
L’interpellato
alzò il viso dalle ginocchia irritato per quel stupido
nomignolo. “Per la trillionesima volta, Axel, non chiamarmi
così”.
“E
perché no? Mi piace”, sorrise lui e quando Roxas
smise di mandargli
maledizioni continuò “Eheheh, il mio Roxy si
è preso una cotta…”.
“Io
COSA?”, scattò in piedi il biondino guardandolo
con occhi
fiammeggianti.
“Beh,
il rossore, le figure di merda… Fanno parte
dell’innamoramento”,
contò sulle dita della mano.
“Rossore?
Io non sono rosso”.
“Beh,
la tua faccia dice il contrario”, gli indicò le
gote color
porpora.
“Io…
Ho caldo”.
“Ehm,
non so se ti sei accorto, ma qui sono cinque gradi sotto lo
zero”, alitò in faccia a Roxas e il respiro prese
la forma di una nuvoletta di fumo.
“Beh…
Ho caldo uguale”.
“Allora
levati il giubbotto”.
“Axel!”
“Che
c’è? Se hai caldo dovresti levarti questa
roba”, gli strattonò una
manica del soprabito per spogliarlo. (Non in quel senso, purtroppo T__T
NdA)
“Io…
non…”, il biondino si liberò delle
mani di Axel.
“Cotto
a puntino e stavolta io non c’entro”, si mise a
correre
inseguito da Roxas, che aveva evocato Portafortuna e Lontano Ricordo,
per ricondurlo alla sala principale.
Le risate del
Numero VIII però si interruppero quando vide Xaldin, di
nuovo nell’uniforme dell’Organizzazione, venirgli
incontro stringendo fra le
dita un piccolo foglietto di carta azzurro.
“Porco
[CENSURA]! Axel dei miei [CENSURA]! Vieni qui che ti
ammazzo!”,
si avvicinò minaccioso al rosso facendo apparire le sue
lance.
“Eddai,
Xaldin! Era solo uno scherzetto innocen…”, si
spostò a destra
per evitarne una, ma così facendo questa andò
dritta contro Roxas che era
appena entrato nella stanza, ignaro di tutto l’ambaradan che
stava accadendo lì
dentro. Fortunatamente il Custode ebbe i riflessi abbastanza pronti da
usare un
reflex e deviare il colpo
alla sua
sinistra che ferì, però, Zexion di striscio.
“Sangue…”, mormorò questi
quasi in
estasi, ma Lexaeus invece si alzò evocando la sua arma.
“Hai fatto male al mio
amico!”, si rivolse minaccioso a Roxas.
“Ehi!
Non l’ho mica lanciata io!”, si
giustificò.
“Roxy
ha ragione! È stato quello scimmione!”, Axel
indicò Xaldin.
“Scimmione
a chi?”, il Numero III si portò a un palmo di naso
dal
rosso.
“A
te, scimmione”, disse spavaldo prima di venire trascinato
giù per
terra.
“Axel!”,
Roxas si buttò nella mischia.
“Xaldin!”,
Xigbar lo imitò.
“Evvai,
ci si mena!”.
“Larxeeeene!”,
Luxord seguì il Numero XII.
“La
pagherai!”, Lexaeus saltò dentro.
Uno dopo
l’altro, tutti i membri furono trascinati nella rissa e
quando Xemnas entrò nella sala, seguito come
un’ombra da Saïx (i due erano andati a
festeggiare a modo loro…
NdA), la scena era più o meno la seguente: in un angolo
della sala, Zexion
guardava il vuoto, un’espressione estasiata sulla
metà del volto visibile, mentre
si stringeva forte l’avambraccio destro; Naminè
nascondeva il viso dietro il
blocco da disegno mentre fissava i membri dell’Organizzazione
darsele di santa
ragione.
Il Superiore si
chinò a raccogliere un foglietto azzurro stropicciato
di un centro estetico. Sul retro c’era scritto: goditi
la
ceretta! Axel.
Roxas
era seduto davanti al fuoco del caminetto nella sala principale,
completamente deserta dopo la mega rissa. Xemnas l’aveva
sedata prontamente e
aveva spedito seduta stante Xaldin e Axel in missione per farli
sbollire e poi
aveva mandato tutti i membri restanti in camera propria a riflettere
sul proprio
comportamento.
Il Numero XIII, però, non voleva passare il resto della
serata
rinchiuso in quella stanzetta claustrofobica, così vedendo
entrare il Superiore
nella vicina camera del Numero VII, ritornò nel
“salotto” per cercare i regali
che non aveva ancora scartato.
Uno più di tutti l’aveva colpito: un disegno di
lui ed Axel, semplice,
quasi elementare, ma lo trovava molto bello.
Lo guardò cercando di capire chi l’avesse fatto:
escluse, quindi, tutti i
membri dell’Organizzazione in quanto artisti pessimi e gli
venne in mente solo un nome.
Mentre lo metteva a fuoco sentì
qualcosa di caldo e umido sfiorargli dolcemente la guancia, ma quando
si voltò
non c’era più nessuno, solo un sussurro:
“Buon Natale, Roxas”.
Lui sorrise accarezzandosi il punto dove le sue labbra lo avevano toccato.
“Buon Natale anche a te, Naminè”.
Note
dell’autrice
Quando penso che
non potrei fare peggio di così, faccio peggio di
così.
>.<
Beh, che altro
dire? Se speravate in un AkuRoku dovrete aspettare un po' quando
finalmente mi verrà l'ispirazione per scrivere (fra un paio
di secoli se va bene xD).
Vabbè, basta annoiarvi. Alla prossima!
Niki_