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Autore: Zoy    23/10/2011    1 recensioni
Nera: fragile, insicura e spaventata perde la madre in un incidente. Quest'ultima prima di morire le regala un ciondolo, una catenina semplice.
Da allora la sua vita cambia, cominciano gli incubi, le strane coincidenze, l'incapacità di amare qualcuno.
Nera capirà che il mondo nel quale vive, non è come sembra, che alcuni libri e alcune delle storie che le piacciono tanto, hanno indiscutibilmente una parte reale e che la madre con quel ciondolo, di poco valore voleva proteggerla da qualcosa più grande di lei e forse da qualcosa che poteva senza problemi metterla in pericolo:
Chris, ad esempio.
Ma chi è veramente Chris, se non il bel ragazzo dagli occhi verdi, che seguirà senza un motivo apparente,le traccie della nostra dolce Nera?
Cosa può volere un essere così diverso e perfetto da una ragazza con un semplice ciondolo?
L'amore o la morte?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
l'inizio dell'incubo.




In quel solito castello bianco. 
Da ogni parte si trovava uno specchio, grande, enorme, immenso. 
Potevo guardare il mio volto, bianco e candido come quello di una bambina di sei anni, qualche spruzzo di lentiggini chiare sulle guance e un paio di labbra rosse, potevo osservare i miei occhi, neri e spaventati, grandi e profondi quasi parlassero da soli e infine, potevo accarezzare i miei capelli lunghi e rossicci, quasi biondi che scendevano sulle spalle e si chiudevano in tanti piccoli riccioli argentati. 
Per ogni gesto spontaneo, ce n'era un'altro, altrettanto spontaneo. 
Mi avvicinai ad un riflesso, uno dei tanti: mi guardavo e avevo paura di me stessa, avevo paura dello sguardo spento che avevo registrato per originale, del sorriso falso che avevo stampato in faccia, del mio corpo, fragile e poco curato, nessun bracciale, nessun orecchino particolare, solo un ciondolo, lo stesso che mia madre mi aveva regalato. 
Un bene prezioso, aggiungerei.
Mi scrutai silenziosa prima di lanciare un nuovo sorriso, più spaventoso del primo. 
- Stai bene? - 
Chiesi a me stessa. 
- Sto bene. - Rispose il mio riflesso.
Parlavo con lo specchio, parlavo con quella figura così simile e diversa da me. 
Chiusi gli occhi e presi un respiro. Poi la vidi:
l'avevo aspettata, come si aspetta un regalo da parte di qualcuno, il giorno del proprio compleanno ed era lì, dietro di me, pronta a chiedersi, pronta a rispondersi. 
Un'ombra, l'avevo definita così, quella strana presenza che mi veniva a trovare ogni notte in quel solito castello bianco. Scura in viso e con due occhi bianco latte, mi somigliava forse più del riflesso su tutti gli specchi che fedelmente mi copiavano. Avrei dovuto averne paura ma in realtà, piccola e ingenua com'ero, mi sentivo follemente attratta, incuriosita.
- Stai bene? - Chiese. 
- Sto bene. - Si rispose. 
Non era reale, me ne rendevo conto. Il castello bianco, gli specchi e le domande, erano tutte cose surreali, macabre, strane, senza un briciolo di senso logico. 
E infondo, ero arrabbiata, stavo vivendo in un altro mondo e allo stesso modo, tutti mi chiedevano e tutti, in quella stanza si rispondevano di conseguenza. 
Se stavo bene? Non potevano saperlo, eppure la loro risposta era sempre la stessa.
Nera stava bene, io stavo bene, i miei riflessi stavano bene. 
Mi voltai a guardare quell'ombra così dannatamente somigliante a me e di nuovo, come ogni notte, lei sparì. 
Forse voleva giocare con me, con la mia angoscia, con la mia curiosità, forse per le ombre, era facile immaginarsi una vita, un sorriso, una paura. Infondo dovevo solo cercarla, dovevo chiederle che ci facevo in quel posto, 
sola e senza speranze, a che servivano tutti quegli specchi, i miei riflessi, quelle domande inutili; mi allontanai dal mio ennesimo riflesso e mi avviai al corridoio principale, solo in quel momento, notai una seconda figura, 
occhi blu e capelli biondi: bella da mozzare il fiato, vestita di rosso, con un bel fiore in mano, un ciondolo a forma di cuore al collo e un sorriso sgargiante: che non era l'ombra l'avevo chiaramente intuito. 
Si trattava di mia madre. 
Ricordavo ancora il suo sorriso, la stessa voglia di fragola  sul polso sinistro, il trucco leggero e il profumo travolgente, la guardai e mi soffermai sul suo collo al quale vi era legato un ciondolo che fino a poco fa, pensavo fosse mio. Provai a chiamarla, con il cuore che faceva a pugni con lo stomaco, cercando la mia catenina. 
- Mamma! - 
- Nera! - 
Mi mancava, volevo il mio ciondolo, volevo un suo abbraccio. 
- Mamma! - 
- Nera, ti prego smettila! - 
- Mamma!! - 
Forse non ero neanche io, forse stavo urlando ma non era la mia voce o forse si.
- Nera, è morta! La mamma è morta, ti prego, non chiamarla più. - 
Lo sentivo chiaramente, non era mia madre, non era l'ombra, era mio fratello, Emm. 
Il mio cuore cessò di battere; per l'ennesima volta mi ero lasciata trascinare, nonostante le promesse, le speranze, le paure, avevo urlato di mia madre, perdendo il controllo. 
Aprii gli occhi, bagnata fradicia e con la febbre alta, guardai mio fratello e mi alzai, sedendomi sul bordo del letto, infine, ancora tremante portai la mano al collo: il ciondo era perfettamente intatto.
- Scusami, ti prego. - Sussurrai ad Emm. 
Lo vedevo, era spaventato, confuso, stranito e la colpa era mia. 
Era quasi un mese ormai che andavamo avanti così, ogni notte lo stesso incubo, perdevo il controllo e urlavo sperando che mia madre, in quel castello bianco potesse sentirmi.  
Era morta da un po' di tempo e non riuscivo a farmene una ragione; Emm e lei erano la mia famiglia, le uniche persone al mondo che amavo e che mi amavano davvero. 
Non avevo mai avuto un padre e lei, fragile ma piena d'amore, ci aveva cresciuti da sola e ci aveva amato per due, per tre, per mille. 
- Non ... non preoccuparti. - Sorrise. 
Un sorriso falso, ma sempre un sorriso era.
Lo abbracciai e lui, in silenzio tornò in camera sua mentre mi sentivo dannatamente in colpa, piccola, fragile insicura e troppo incasinata. 

Lo ero infondo, in giro si vocifera che chi perde la madre, dopo ne paga le conseguenze



 
  
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