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Autore: yukina_chan    29/06/2006    5 recensioni
"...Odio il giorno. La luce del sole. Non lo sopporto, non lo comprendo. Il giorno è la rappresentazione dei giusti, degli uomini puri, della luce e della vita. Decisamente non fa per me..." La mia prima ficcy Originale sui Vampiri. Spero che vi piaccia^^
Genere: Dark, Thriller, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia prima ficcy Originale sui Vampiri

Odio il giorno.

La luce del sole. Non lo sopporto, non lo comprendo. Il giorno è la rappresentazione dei giusti, degli uomini puri, della luce e della vita. Il giorno fa per le scolarette che si raccontano delle loro ultime conquiste al bar, fa per gli uomini in carriera e di buon cuore che tornano a casa a riabbracciare moglie e figli con amore. Con amore. Il giorno fa per quelli che credono nella speranza, quelli che si fanno le passeggiatine al parco, che godono nell’udire il canto degli uccellini, che amano la vita e la gioia di viverla. Il giorno è per i giusti.

Decisamente non fa per me.

E’ la notte il mio mondo. La notte non ha regole, la notte è selvaggia e oscura, la notte è per chi si nasconde dietro a un po’ di droga e un uccello eccitato per seminare il terrore tra le ragazzine ingenue che hanno scelto di imbucarsi alla festa sbagliata. La notte è per coloro che non hanno paura di dar corpo alle proprie passioni e ai bisogni più intimi, è per le anime infuriate che disprezzano la folla e ripudiano l’umanità. La notte è magica, piena di insidie e di sorprese. La notte è passione, è furore. La notte è sesso sfrenato, desiderato, appassionato. La notte è sangue.

Oh, sì. La notte è il mio mondo. La amo. E’ la mia amante più preziosa. Il giorno è la semplice mogliettina annoiata e casalinga alla quale mi sono abituato e che non riesce più a sorprendermi. Mentre la notte ha in serbo per me sempre succulente sorprese. Adoro uscire dopo il tramonto e seminare dovunque mi riesca possibile la mia bastardaggine più radicata. Di giorno sono costretto a reprimerla e dare l’idea di essere ciò che non sono. Ma non di notte. Non quando cala il sole e si aprono per tutti i malvagi come me le danze. Allora, allora sì che posso sentirla. Allora mi riempie l’anima riscandandomela. La gioia più pura. La più profonda soddisfazione. Sì, avete capito, io godo nel fare del male. Vivo al solo scopo di sfruttare coloro che mi circondano fino a che non mi stufino o diventino per me superflui. Mi cibo di loro, li assimilo e divento più forte. Non sto scherzando. A ogni vittima della mia cattiveria dell’anima, la mia gioia e la mia forza di spirito aumentano decisamente. E mi piace. Cazzo se mi piace.

So di essere bastardo fino all’osso, quindi non esitate pure a pensarlo. Sono un mostro e mi piace esserlo. E voi non stiate troppo a giudicarmi, perché forse ripudiate quelli che sono come me solo perché invidiate la nostra capacità di dare pieno sfogo ai nostri desideri più indomati senza sentirci minimamente in colpa. Ci ammirate in segreto, e non volete ammetterlo. Per questo ci chiamate ‘cattivi’. Ma di questo se ne parlerà un’altra volta, okay?

Stanotte non voglio avere pensieri di questo tipo. Nessun peso. Nessun pensiero. Solo vittime, vittime e ancora vittime. Ah, già sorrido nel pensare a quale sarà la prossima innocente persona che avrà la sfortuna di cadere sotto la mia ombra… Metto le mani in tasca e comincio a fischiettare assaporando la fresca aria notturna e prelibata che aleggia nell’aria. Ho fame. Sì, credo andrò a farmi uno spuntino. Ma che andate pensando? Sono semplicemente entrato in un bar…

Entro nel solito locale, quello che ormai frequento abitualmente, dove mai nessuna nuova conoscenza mi delude. Faccio un cenno della mano in direzione del barista “Michey…” “Ehi, buona sera, Joey! Come ti va la vita?” come sempre di buon umore, il nostro caro amico. Con quel suo sorrisone stampato in volto e l’aria intollerabile del tipico leccaculo. Incredibilmente irritante. “Come vuoi che vada? Una meraviglia… Come sempre” afferro un pacchetto di sigarette e ne estraggo una, continuando a camminare senza voltarmi. Michey subito si allarma “e-ehm… Eheh! Quelle me le paghi dopo, Joey, giusto amico?” Certo Michey. Certo. Come ti ho assicurato tutte le altre sere… no?

Avanzo nella folla e metto in bocca una sigaretta. Frugo nelle tasche in cerca di un accendino. Merda, il mio fottutissimo accendino… L’ho dimenticato ancora. Mi infilo in un angolo irritato, per guardare meglio nella giacca, cercando a fondo. Proprio durante questa ostinata ricerca, una macchia scura di rosso brillante cattura ogni mio senso mettendomi all’erta. Sento il corpo ribollire a tale vista. Alzo lo sguardo dalla vista sviluppata concentrandomi su una figura posta ad alcuni metri da me, intenta a finire un leggero analcoolico di seconda mano. Una donna, per essere precisi. Avrà non più di vent’anni. I capelli raccolti in una bizzarra pettinatura a prima vista spettinata ma nell’insieme incredibilmente sexy. Tinti a sprazzi di un viola intenso, una frangia portata di lato color rosso fiamma. Come l’impermeabile che ha indosso. Sotto non deve essere molto coperta. Posso intravedere il suo reggicalze. Uuh… Gran bella vista da qui…

Come se fosse riuscita a sentirmi si volta verso di me squadrandomi con espressione indecifrabile. Dio santo, che gran bel pezzo di ragazza! Giuro che se fossimo soli in una stanza buia me la farei all’istante. Mi impegno a osservarne i minimi particolari. La sua pelle liscia e color della luna… Mi soffermo sul collo. Invitante è un aggettivo troppo diminutivo in questo caso. Giuro di non aver mai visto collo più carnoso e soffice in vita mia. I miei occhi sono come ipnotizzati da quel punto del suo meraviglioso corpo. Mi passo la lingua sulle labbra, assetate di carne di donna. Inutile dirlo, mi incendia le voglie quella ragazzina. Ha smesso di fissarmi, anche se ha capito perfettamente che me la sto mangiando con gli occhi. Dopo alcuni minuti decido di mandare affanculo la sigaretta e avvicinarmi a quella preda deliziosa. Sì, ho deciso. Sarà lei la mia vittima stanotte. Niente e nessuno mi farà cambiare idea.

Proprio mentre muovo alcuni passi in sua direzione, lei si alza e si dirige al bancone per pagare. Michey le lancia un sorriso compiaciuto e si sofferma a guardarla affascinato. Lo osservo soffermarsi sui suoi seni non particolarmente prosperosi ma dalla forma perfetta. Stringo i pugni estremamente irritato. Quell’uomo guarda troppo la mia vittima. Mi avvicino al bancone a passo svelto ma lei è già in strada. Sto per raggiungerla quando sento quel rompiscatole del barista richiamarmi “Ehi, Joey, non dimentichi qualcosa?” Io gli lancio uno sguardo di ghiaccio e lancio verso il bancone il pacchetto aperto di sigarette. “Riprenditelo, non mi interessa… non stasera” e senza aggiungere altro mi avvio nelle strade buie e silenziose della città. Non posso permettermi di farmi seminare.

Cammino svelto, e mi sorprendo nell’osservare che la ragazza è già in fondo alla strada. Ma non potrà sfuggirmi ancora per molto. Quel suo impermeabile rosso fiammante è come una foto segnaletica. Lo riconoscerei tra altri mille. Ha girato l’angolo. Eh, no. Non sparirai. Ti avrò, è una promessa. Le vittime da me scelte non la fanno mai franca. Mai. Affretto anch’io il passo, muovendomi come un’ombra tra i riflessi tetri dei vicoli notturni, silenzioso e rapido. Il rumore fresco e leggero delle suole di cuoio dei suoi stivali riecheggia nell’atmosfera regalandomi sfuggenti brividi di piacere. Le catenelle numerose che porta legate alla cintura tintinnano nell’aria facendo drizzare ogni singolo pelo sulla superficie della mia pelle. Non resisterò a lungo. La voglio, la voglio. Fino a che si ferma. Sono a circa cento metri da lei. Sta frugando nella borsa come essendosi ricordata improvvisamente di qualcosa. In quel momento una voce da dietro l’angolo riecheggia rauca nel silenzio delle strade. “Ehi, bella… Non lo sai che le ragazzine non dovrebbero girare da sole a quest’ora della notte?” Ed ecco che spunta un uomo sulla quarantina e d’aspetto pessimo, probabilmente ubriaco. La rossina gli lancia un’occhiata veloce per prendere la decisione di fare retro marcia e tentare una via di fuga. Io osservo la scena dall’angolo della strada, attento a non farmi scoprire. Scruto quell’uomo che mi sta fregando il lavoro. No, lui non è degno di una tale sublime preda. Quella è una vittima da professionisti, non da pivelli come quello che ha ora di fronte. Lei è la vittima per me.

“Non scappare, principessa! Sai, sono molto infelice e solo, vorrei tanto avere la tua compagnia…” la donna non lo degna nemmeno di uno sguardo, rigando dritto. Ma quello lì continua a sbarrarle la strada, piagnucolando e ridacchiando. “Suvvia, intrattienimi tu stanotte, ho bisogno dell’amore di una donna!” A quel punto la ragazza afferra irritata la borsa e gliela sbatte violentemente sulla nuca. Un brutto colpo. Deve avere una notevole forza la ragazza… Con voce profonda e sexy sibila “Intrattieniti da solo…” e continua a camminare mentre il poveretto si massaggia dolorante il punto colpito. Non posso fare a meno di sorridere. Brava piccola. Così si fa. Purtroppo per lei, però, non è stata una bella mossa.

“Vieni qui, puttanella!” l’uomo si è decisamente ripreso, e afferrandola per le spalle la sbatte al muro tagliandole la ritirata. Affonda la testa nel suo bellissimo collo, passa le luride mani lungo quel corpo da favola. E’ troppo. Non posso sopportare oltre di vedere una simile sublime creatura insudiciata da tale scempio d’uomo. Esco dal mio nascondiglio e m’avvicino fino ad essere a un passo dall’ubriacone; gli dò un paio di colpetti sulla spalla. Lui si gira sorpreso come se non se lo aspettasse, e io con uno strattone lo divincolo dalla giovane donna tirandogli un sinistro da campione. Mi compiaccio nel sentire le sue ossa facciali scricchiolare sotto la pelle. Fa un paio di giravolte prima di finire a terra col viso in una pozzanghera. Sorrido compiaciuto nel vedere il mio rivale strisciare come un verme di fronte a me. “La prossima volta che penserai di mollare la presa alle briglie dell’uccello… Non farlo”mormoro con un ghigno beffardo, mentre quello sviene per il colpo. Mi volto poi verso la ragazza spinta ancora al muro, i capelli arruffati e l’impermeabile completamente aperto. Sotto porta un top nero chiuso sul petto da grandi fibbie e una minigonna cosparsa di catene sotto la quale spicca il reggicalze che ho in precedenza notato. Il mio sorriso si fa più ampio a quella vista. Le balzerei addosso subito, all’istante, lo giuro, ma ho alle mie spalle fin troppi anni d’esperienza per capire che se si vuole fare una cosa fatta bene le vittime vanno prima lavorate. Bisogna guadagnarsi la loro simpatia, o il piacere di cibartene lentamente e inesorabilmente sfuma presto…

“E’ tutto a posto. Non avere paura” dico con la mia voce bassa e sensuale in sua direzione. Lei mi osserva per un tempo interminabile, con quelle sue iridi verde brillante incredibilmente trascinanti. Dopo un po’, come a svegliarsi da un incantesimo, mormora “Non ho paura”. Poi scrolla le spalle e si rimette a posto la giacca. Io rimango un po’ a osservarla, sbigottito. “Bella riconoscenza” dico facendo il finto offeso, ridacchiando quasi. Lei mi scruta nuovamente e mi dice “Lo so… Perdonami. E’ che non sono solita dare troppa confidenza ai maniaci che mi inseguono per strada. Anche quelli che poi mi ‘salvano’ da una tentata molestia sessuale…” ha un sorrisino all’angolo destro del labbro che mi fa impazzire. Scherzoso le domando “Noto un certo sarcasmo nelle tue parole… Perché dici la parola ‘salvano’ con quel tono? Non è stato forse un salvataggio questo?” La ragazza riallaccia l’impermeabile per la mia delusione, mentre afferma sicura “So badare a me stessa. Non credere che senza di te non me la sarei cavata” Sa farsi valere, ha carattere. Bene bene. Questa femmina mi piace ogni momento di più. Alzo le spalle dicendo “Se lo dici tu!” Lei rimane a testa alta e si volta per incamminarsi nuovamente, stupendosi però del fatto che io continuo a seguirla. “Cosa credi di fare? Pensi che appena scampata dalle grinfie di un molestatore abbia subito voglia di finire tra le braccia di un altro?” ridacchio osservandola negli occhi “Ma io sono un molestatore speciale” “Sì, certo” So già che è pazza di me. Lo capisci subito quando una donna è disposta a dartela. Glielo si legge nello sguardo. E poi, insomma, diciamocelo, di aspetto non sono mica da buttare… Capelli trasandati di un castano molto scuro, occhi profondi e corpo niente male. La mia imponente costituzione, soprattutto, mi dà molti punti riguardo al fascino. Ma la cosa che so fare meglio sono quei tipici sorrisini che fanno impazzire le donne. Sono un maestro in questo. Ma lasciamo da parte le mie doti da seduttore, per ora. In questo momento sono io a essere irrimediabilmente attratto da quella donna. Cammina di fronte a me, e dall’impermeabile spunta, ancora una volta, candido e liscio il suo collo perfetto. Ancora una volta vengo colto da brividi in ogni parte del mio corpo, e ancora una volta non posso evitare di desiderarla.

“Dove sei diretta?” domando improvvisamente spezzando il silenzio. Lei mi risponde senza voltarsi a guardarmi “A casa mia. Non è molto lontana da qui” Dopo altri secondi interminabili di silenzio, intervengo nuovamente “Non ti ho chiesto come ti chiami” La ragazza emette un buffo risolino e mi rigira la domanda “Tu come ti chiami?” “Joey” “Tsk” “Cosa starebbe a significare questo ‘tsk’?” “Oh, nulla…” “Eddai, dimmi il tuo nome” “Perché ti interessi tanto al mio nome?” “Avrò il diritto di conoscere il nome della ragazza che mi ha stregato…” A quel punto lei si ferma, e per la prima volta si gira a guardarmi negli occhi. Di nuovo quel sorrisino così seducente. “Tu sei completamente matto…” “I matti hanno un loro fascino” Capisce che non sono un avversario facile, e decide d’arrendersi. “Mi chiamo Roxanne. Roxy per gli amici” “E io sono un tuo amico?” Mi squadra alcuni istanti, facendo spallucce “Se deciderai di esserlo…”. Okay. E’ mia.

Continuiamo a camminare, stavolta nessuno spezza più il silenzio fino a che non finiamo di fronte a un grande portone, alla base di un edificio tenuto abbastanza bene. “Beh, siamo arrivati” dice tirando fuori un mazzo di chiavi e aprendo la porta vetrata soffermandovisi. “Grazie per aver steso quel pazzo ubriaco. Buonanotte…” Eh no. Non puoi dirmi addio quando con te non ho nemmeno cominciato. “E mi lasci così?” Roxy mi guarda decisamente stupita, affermando “Come dovrei lasciarti?” “Non pensi sarebbe carino farmi entrare almeno nel portone così, a fare due chiacchiere?” Tento di essere il più convincente possibile. Lei sembra ormai quasi disposta a cedere alle mie avance. “Ma dai… Due chiacchiere su cosa?” chiede con aria divertita. “Mah, sai, su quelle cose futili di cui parlano gli innamorati al chiaro di luna, quelle frasi fatte e già viste che tutti riciclano a modo proprio per farle apparire un po’ meno banali di quanto non siano…” Questa mia affermazione ha uno strano effetto su di lei. Mi osserva a lungo. Mi pare di scorgere sul suo viso l’ombra di un sorrisino compiaciuto. “Beh, si muore di freddo. Io non ho intenzione di passare la nottata qui fuori, e tu?” apre la porta quanto basta per permettermi di entrare. Sì! E’ fatta. Quando una donna ti permette di entrare all’interno del portone puoi stare certo che ti porterà anche dentro casa sua, e la tappa successiva sarà quasi certamente la camera da letto! Sorrido, e senza aggiungere altro varco la soglia assieme a lei, successivamente ci incamminiamo su per le scale. A quel punto una frase da gentiluomo non stona affatto “Spero di non essere inopportuno…” Minchia se l’ho sparata grossa! Cosa volete che me ne fotta di essere inopportuno? Ma d’altra parte per lavorarmi le vittime io non esito a usare i colpi bassi più meschini… “Tanto la vita è fatta di un continuo via vai di grandi occasioni e fregature. In apparenza hanno la stessa faccia, quindi tanto vale buttarsi. No?” “Giusto” più che giusto. Ottimo, direi. Una che ama cogliere l’attimo. Questa notte mi sta piacendo ogni secondo di più.

Prendiamo un ascensore abbastanza ampio e io durante il tragitto le sono abbastanza vicino da riuscire ad assaporare il suo profumo. Il profumo del suo collo. Lo osservo di fronte a me e lo bramo, mi ci butterei baciandolo e azzannandolo, lì su due piedi, ma devo ancora aspettare. Non è questo il momento. Però lei è così maledettamente vicina… Non resisterò ancora per molto.

Usciamo dall’ascensore e giungiamo di fronte a una porta. Lei si ferma e si rivolge a me “Ora dobbiamo proprio salutarci” Rimango di sasso per numerosi attimi. “Ma… E tutto quel discorso sulla vita e le occasioni da cogliere?” “Ho detto che la vita è un susseguirsi di occasioni e fregature. Entrambi si presentano allettanti ma non tutte le volte ti portano a qualcosa di buono. Non ho voglia di rischiare, per oggi. Non stanotte, va bene?” No. No che non va bene. E che cazzo, ma perché deve fare la difficile proprio ora che ci eravamo così vicini?! Cerco qualche parola pungente per affascinarla e convincerla a ospitarmi nel suo bel lettuccio caldo per la notte, ma sono troppo sconcertato e irritato per concentrarmi. Lei rimane ferma come ad aspettare che dica qualcosa, ma vedendomi tacere mi dice semplicemente “Buonanotte Joey. Grazie ancora…” No, cazzo, no, cazzo, NO! Si sta voltando e presto ogni mia speranza di farla mia vittima questa notte svanirà nel nulla. Non posso permetterlo. Non posso ASSOLUTAMENTE permetterlo. Non lei. Lei è troppo speciale. Se non mi smuovo all’istante se ne va per sempre, devo fare qualcosa subito. Una trovata, una trovata… Ma certo! Come ho fatto a non pensarci subito? Cosa diretta, niente mezzi termini, vai e colpisci, solo così potrai nuovamente sorprenderla.

La prendo per il braccio e la faccio voltare verso di me spingendola contro la porta. Trattieniti, Joey. Trattieni l’eccitazione, sii delicato. I nostri visi sono a pochi millimetri di distanza, i suoi occhi bellissimi sono talmente vicini che mi ci potrei tuffare. Le passo una mano tra i capelli, percorrendo il ciuffo rosso in tutta la sua lunghezza fino a raggiungere il suo viso. Lei rimane immobile lasciando fare tutto a me, non distogliendo lo sguardo dal mio neppure per un istante. Le prendo il mento e cercando di essere il più gentile possibile le sposto di lato il viso, trovandomi davanti la più angelica delle visioni. Il suo collo, liscio, morbido, e color della madre perla, dall’aria succulenta e invitante. Con sguardo famelico vado a incontrarlo con le labbra socchiuse, la punta della lingua a sfiorarlo delicatamente, stuzzicandolo. La sento gemere appena, ma mi allontana dolcemente da quel paradiso in terra portando il mio viso nuovamente di fronte al suo. Avvicina le labbra rosee alle mie, accaldate e umide, e le schiude lasciando fuoriuscire la piccola lingua vellutata e audace. Con tocco leggero percorre la forma della mia bocca affamata delineandone le forme, facendomi sussultare. Non gemere, Joey. Non lascarle l’iniziativa. Sei tu che comandi qui. Le portai una mano alla nuca e la avvicinai di più a me; con lentezza studiata cominciai a poggiare le mie labbra sulle sue fugacemente, in brevi e lievi contatti, sentendo a pelle il suo piacere. Mentre la mia mano destra era occupata a tenere la sua bella testolina in mio possesso, la sinistra stava già vagando sotto al suo impermeabile, raggiungendo le fibbie del suo top nero, giocandoci. A quel punto lei poggia una mano sulla maniglia alle sue spalle e la apre, prendendo nuovamente il controllo della situazione. Mi ha afferrato per la giacca e mi spinge verso l’interno della casa, è passata di fronte a me, e non smettiamo di sfiorarci le labbra. Ma poco prima di arrivare al letto riesco ad essere più rapido di lei e la spingo sul candido lenzuolo ritrovandomi sopra al suo splendido corpo sdraiato. Ancora una volta tento di andare a cibarmi di quella carne così meravigliosa e allettante all’altezza del collo, ma ancora una volta lei mi allontana ricercando invece le mie labbra, stavolta con richiesta passionale e famelica. Decido allora di non contenermi, mi insidio nella sua accogliente bocca togliendole il respiro. Nelfrattempo le mie mani lavorano per slacciarle il top, riuescendovi dopo numerosi tentativi. Ma, cogliendomi del tutto alla sprovvista, Roxy riesce ad afferrarmi e a capovolgermi ritrovandosi sopra di me. Mi sta seduta all’altezza del cavallo e si toglie lentamente l’impermeabile e successivamente il top nero, sfoggiando un reggiseno decisamente alletante. Mi alzo seduto andando alla ricerca di quella carne, e lei non ne sembra affatto dispiaciuta. Al contrario mi tira a sé accarezzandomi la nuca, facendo crescere in me quella voglia che continuavo a reprimere scandalosamente. Muoio dalla voglia di tirare fuori la mia parte violenta, muoio dalla voglia di sentirla gemere e urlare il mio nome. Ma non posso rovinare tutto proprio ora. Falla rilassare ancora per un po’. Stai al suo gioco. Appena sarai sicuro di averla in pugno potrai dar sfogo a tutti i tuoi desideri più nascosti, e allora sì che scatenerai la parte più brutale di te. Solo allora. Non adesso…

Mentre io eseguo rapidamente tutti quei ragionamenti lei mi ha privato della giacca e della maglietta. Non porto canottiere, perciò mi ritrovo a petto nudo. Poi, improvisamente, si allontana un po’ da me alzandosi dal letto, raggiungendo invece uno stereo che fa partire riempiendo l’aria di mistica musica. Mi si para nuovamente di fronte, e inizia a compiere movimenti lenti e sensuali improvvisando una danza. A ritmo di quel ballo incredibilmente sexy si toglie la minigonna, facendo di tutto per lasciarmi sulle spine e col fiato sospeso. Lo sta facendo di nuovo. Ha il controllo su di me. Rimasta in sola biancheria, mi raggiunge sul letto, senza interrompere i suoi trascinanti movimenti, e mi si mette nuovamente a cavalcioni, sciogliendo con un gesto fatato i morbidi capelli, che come una cascata di colore le si adagiano ondulati sulle spalle. Con la bava alla bocca osservo il loro modo di posarsi su quel collo che tanto mi attira. Basta, non resisto oltre. Quella ragazza mi infiamma, ha su di me l’effetto di un uragano e la voglio possedere subito. Mi fiondo su di lei toccandola e baciandola finalmente con quanta energia e violenza ho in corpo. Sento chiaramente il suo disappunto, ma francamente me ne infischio. Non mi voglio più trattenere. Le scopro il collo e riprendo nuovamente a baciarlo e leccarlo, mordicchiandolo anche. La voglia in me è sempre più grande. Lei mi afferra le mani infastidita da quel contatto, la sento mormorare “No, Joey, smettila” ma sono sordo a quel richiamo. La mordo più forte e lei geme un po’ di piacere e un po’ di dolore. La trascino sotto di me, non voglio lasciarle alcuna via di scampo. Ora ha iniziato davvero a esclamare irritata, ordinandomi di smetterla. Non ci faccio troppo caso. Ormai è fatta. Ho deciso di fiondarmi e lo farò. Come ho fatto con altri per tutta la mia vita, farò così anche con lei. La sfrutterò e la assaporerò finchè mi sarà utile e infine me ne sbarazzerò. Così è la vita. Rimarrà sempre nel mio cuore… Ma adesso voglio solo pensare a godere.

La situazione si è riempita decisamente di tensione, lei lotta contro le mie avide ricerche di piacere sul suo corpo. In particolar modo strepita appena le vado sul collo, sembra quasi che non lo sopporti. Non importa. C’è la musica, i vicini non sentiranno le urla. E in fondo non la sto nemmeno violentando, perché è stata lei a farmi entrare, di proposito. Quindi di che preoccuparsi? “Joey ti ho detto di piantarla, fai troppo male!” esclama ora decisamente infuriata la donna. Io le rido in faccia e esclamo “Non fare la santarellina! Lo so che ti piace, sento il tuo corpo fremere e godere, sei una troia e come tale ti devo trattare!” Lei mi sputa in faccia e allora scateno davvero il mio lato violento. La ribalto tenendola per le caviglie, le apro le gambe mentre lei si contorce violentemente e mi grida furiosa parolacce d’ogni tipo. La tiro a me, mi fiondo nuovamente sul suo collo, e in una furia di urla, calci e schiaffi non capisco più dove sia il mio corpo e dove il suo. La luce salta, e nel buio più totale la nostra lotta furiosa continua in un’accozzaglia di immagini e rumori indistinti. Finchè un ruggito di pura furia si libera nell’aria e il rumore di un morso schiocca nel suo orrore. Rumore di carni trafitte. Le lenzuola vengono sporcate da numerosi getti di sangue grondante. L’intera aria diventa sangue. Lo sento. Lo sento. E’ l’odore della notte. E mi culla. E la amo…

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La polizia arrivò il mattino dopo. Una vicina stava passeggiando per il corridoio quando vide una delle porte aperta. Domandò se c’era qualcuno, e affacciandosi appena, scorse il letto ridotto a un bagno di sangue. Non perse tempo e chiamò subito il commissariato locale.

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Gli agenti osservarono inorriditi quel corpo senza vita abbandonato sul letto, semi nudo e cosparso degli evidenti segni di una lotta furiosa. Il collo solcato da un morso probabilmente di qualche bestia feroce, e cosparso tutt’attorno di sangue rosso vivo. Un poliziotto prendeva nota di ogni cosa, scrivendola su un taccuino verde chiaro. “Dite che è stato un cane a provocare questa ferita?” domandò uno degli agenti verso gli altri. “Beh, non vedo altra spiegazione, Jimmy… La dentatura lasciata sulla pelle è praticamente corrispondente, e poi la porta è stata trovata aperta quindi l’animale potrebbe essere entrato tranquillamente da lì durante la notte” “E’ da escludere quindi che sia stato un uomo a commettere il delitto?” Il poliziotto esclamò “Naturalmente! Hai mai visto uomini azzannare le persone in questo modo? Non so tu, ma io no di certo… Chi lo sa, magari un vampiro!” e scoppiarono tutti a ridere.

La cartella della vittima spiccava sul taccuino del poliziotto nei caratteri blu scuro dell’inchiostro…

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Forrester, Joey

Anni 34

Deceduto la notte del 27 Maggio 2006

  
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