Autunno di pioggia
Piove e ancora piove dal cielo grigio cupo della città impolverata.
Piove lungamente, tanto che le grandi, perenni gocce d’acqua fredda scavano rivoli di vuoto nell’anima, lasciando tracce ingiuste ed incolori di vuoto, ghiaccio e inutilità.
Il grigiore si insinua pian piano nei luoghi del tempo e dell’anima, della natura e del cemento, si insinua, per poi dirompere in un lungo incorrere di pioggia perenne, continua, straziante.
In alto, sui tetti, il ticchettio instancabile scandisce ore e ore di nubi pesanti, di umido e bagnato prorompente, che non lascia spazio ad immaginazione, solo a malinconia.
I sogni perduti scivolano via con l’acqua, per rimanere fermi nelle pozzanghere della memoria, e venire assorbiti dalla terra madre, origine di ogni creatura, rinascendo così a nuovo male, nuova consapevolezza, nuovo dolore.
Nuova speranza.
Tutto tace, solo il cielo parla con lacrime rumorose abbandonate sul selciato, sui coppi e sulle ultime foglie degli alberi tinte di rosso, giallo, marrone.
Rumore vuoto di pioggia sulle zucche dell’autunno, come il vuoto dell’anima risuona malamente, un tonfo sordo, un rumore stonato.
Niente sarà più come prima.