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Autore: Ruby__Eyes    25/10/2011    9 recensioni
Rivisitazione della celebre fiaba! C’era una volta un principino di nome Dean, tanto bello e coraggioso quanto sfortunato... Destiel, what else?!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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I personaggi di questa storia non mi appartengono (purtroppo!).

Non scrivo a scopo di lucro ma solo perché ho bisogno di svuotare la testa e quello che scrivo non è reale ma è frutto della mia fantasia!

Non so perché mi sia venuto in mente di rovinare Biancaneve (in questo caso in versione Disney + elementi assolutamente casuali partoriti dalla mia mente), forse perché ho sempre avuto un debole per il Principe senza nome (che portava il rossetto tra l’altro) e vedevo bene l’adorato Cas nel suo ruolo. Buona lettura!

 

 

 

C’era una volta, tanto tempo fa, in un regno lontano lontano (vabbè, insomma, a Lawrence, in Kansas), un fanciullo vivace e grazioso che viveva…

«Ehi, fermi tutti! Un fanciullo?! Io sarei un fanciullo?! Ma che diavolo dici? E comunque, tanto per la cronaca, non sono grazioso… sono un figo!»

«Ehm, cof cof… Dean, che fai? Non dovresti intervenire, fila via»

«Che palle! Come narratrice sei davvero scrausa!»

«Fuori di qui!»

Dunque… dov’eravamo rimasti? Ah sì, ecco!

C’era una volta un principino di nome Dean, tanto bello e coraggioso quanto sfortunato; il poveretto aveva infatti perso i genitori, sovrani del regno di Lawrence, ed era stato costretto a vivere con l’antipatico ziastro Crowley, cui era spettato il ruolo di reggente. Crowley era uno stregone assai crudele, e fin dall’inizio aveva fatto patire al povero Dean le pene dell’inferno, facendolo sgobbare come l’ultimo dei suoi servi, facendolo vestire di cenci e dormire in una misera stanzetta fredda e disadorna.

Lo stregone era anche piuttosto vanitoso; passava le sue giornate scegliendo stoffe pregiate per i suoi innumerevoli abiti, facendo maschere di bellezza e rimirandosi nel suo specchio incantato, a cui rivolgeva ogni giorno la stessa domanda:

«Specchio, servo delle mie brame, chi è il più bello del reame?»

«Tu sei il più bello» rispondeva sempre lo specchio.

A parte questo, i suoi passatempi preferiti erano sbeffeggiare il nipote, ridere di lui mentre il poveretto puliva le stalle e prenderlo in giro quando il ragazzino faticava sotto il peso dei secchi d’acqua che andava a prendere al pozzo; non si curava affatto del regno: preferiva lasciare le questioni noiose ai suoi consiglieri e godersi la sue ricchezze senza avere preoccupazioni per la testa.

Gli anni passarono e, nonostante le cattiverie dello zio Crowley, Dean crebbe buono e altruista; il principino non si lamentava mai dei lavori da svolgere e delle parole sprezzanti che gli rivolgeva lo stregone cattivo. Aveva come uniche amiche le colombe che svolazzavano nei giardini del palazzo ed era solito raccontar loro il suo sogno più segreto e prezioso: poter andar via, lontano da zio Crowley, e trovare l’amore, l’amore vero.

«Oh, ma sei fuori?! Mi stai facendo passare per una specie di femminuccia romantica che non fa altro che raccogliere fiorellini e sognare il principe azzurro!»

«Dean, ti ho già detto che non puoi intervenire, chiudi quella boccaccia!»

«Ma sai benissimo che il mio desiderio era scappare dalla grinfie dello ziastro e trovare qualcuno da scop…»

«Taci! Se non la smetti di interrompere giuro che sguinzaglio i segugi, eh!»

«No! I segugi no… ok, farò il bravo, dannazione!»

Ecco! Tornando a noi… un giorno le colombe gli rivelarono che il pozzo da cui il ragazzo prendeva ogni giorno l’acqua era in realtà un pozzo incantato: se lui avesse rivelato il suo desiderio al pozzo e avesse udito l’eco, il desiderio si sarebbe avverato. Dean decise di provare, sussurrò il suo desiderio al pozzo e, quando udì l’eco, fu sopraffatto dalla felicità tanto che iniziò a cantare e a ballare una canzone molto in voga all’epoca: Eye of the tiger.

Il destino volle che proprio in quel momento passasse di lì un principe a cavallo; il principe udì il canto di Dean e, curioso di scoprire la fonte di quella voce divina, si avvicinò fino a scorgere il ragazzo, che stava ancora cantando vicino al pozzo, e ne fu subito affascinato. Dean intanto si sporse verso l’acqua e vide il riflesso del bel principe a cavallo che lo osservava sorridendo: per la grande sorpresa, e in parte anche per l’imbarazzo, lasciò cadere il secchio pieno che stava sollevando e corse a nascondersi nella sua stanzetta. Gli occhi del bel principe si colmarono subito di tristezza, ed egli decise di concludere la strofa che Dean aveva lasciato a metà, intonandola con la sua voce profonda, nella speranza di attirare l’attenzione del ragazzo. Dean lo ascoltò spiandolo dalla sua finestra, ma non ebbe il coraggio di farsi vedere dal principe; alla fine quest’ultimo si congedò dicendo di essere il principe Castiel, poi rimontò a cavallo e si diresse verso il suo regno giurando però tra sé e sé che sarebbe tornato il prima possibile da quel bellissimo ragazzo.

Il malvagio Crowley assistette purtroppo a tutta la scena e, in preda a una profonda gelosia nei confronti del nipote, che diventava ogni giorno più bello, si recò nelle sue stanze segrete per interrogare ancora una volta il suo specchio magico.

«Specchio, servo delle mie brame, chi è il più bello del reame?»

«Bello, tu sei bello oh mio padrone, ma attento: al mondo un fanciullo c’è, vestito di stracci, poverino, ma ahimè, assai più bello di te»

«Guai a lui, dimmi il suo nome!»

«Verdi ha gli occhi come prati in primavera, le labbra sue sono boccioli di rosa ed il suo bel viso è stato sfiorato da numerosi baci d’angelo»

«È Dean, lo sapevo!»

Crowley sbraitò per un’ora, lanciando contro le pareti della stanza ogni oggetto che gli capitò sotto mano, e infine, quando si fu calmato, disse con tono freddo e crudele: «Quel ragazzo deve morire.»

Lo stregone mise a punto un piano malefico, poi fece chiamare uno dei suoi cacciatori e gli ordinò di portare Dean nel bosco, con la scusa di insegnargli a cacciare, e di ucciderlo.

Il cacciatore, benché fedele a Crowley, cercò di distogliere lo stregone da quel suo piano: il principino Dean era benvoluto da tutti e il cacciatore non voleva fargli del male. Crowley, però, lo minacciò dicendo che se il cacciatore non avesse ucciso Dean e portato il suo cuore come prova, allora sarebbe morto al suo posto. Il poveretto non poté far altro che accettare l’infame compito: conosceva bene la crudeltà dello stregone e temeva le sue ripercussioni.

Il mattino dopo, molto presto, il cacciatore e Dean si diressero verso il bosco; una volta arrivati nel folto della vegetazione, il cacciatore si apprestò a eseguire gli ordini di Crowley ma, all’ultimo, non ebbe il coraggio di compiere un gesto così vile: raccontò tutto a Dean e gli disse di scappare il più lontano possibile e che lui avrebbe fatto credere allo stregone di aver portato a termine la sua missione.

Dean, spaventato, ringraziò l’uomo e iniziò a correre a più non posso nella direzione opposta a quella del suo castello; quando scesero le tenebre, il povero ragazzo si ritrovò infreddolito e affamato. Per fortuna gli animaletti del bosco decisero di aiutarlo e Dean, un po’ sollevato, li seguì lungo un piccolo sentiero.

«Ehi, precisiamo che stavo seguendo quegli animali perché avevo fame e volevo tentare di farmeli alla brace!»

«Dean, ricordi cosa ti ho detto a proposito dei segugi?!»

«Ok, ok, me ne vado… che caratteraccio però!»

Dean seguì i cari animaletti del bosco finché giunse ad una piccola radura in cui sorgeva una casetta rustica ma molto graziosa; bussò alla porta ma nessuno rispose. Essendo stanco e mezzo assiderato, il giovane decise comunque di entrare e, dopo aver sbocconcellato qualche pezzetto di pane secco rimasto sul tavolo, si addormentò non appena si stese su un letto dalle proporzioni colossali. Il mattino dopo, riposato e un po’ più tranquillo, Dean decise che quella casetta aveva decisamente bisogno di una bella pulita e, con gli amici animaletti del bosco, sistemò, spolverò e lavò cantando e ballando allegramente.

«Sì, vabbè, ora mi fai passare per una specie di Cenerentola canterina, andiamo bene…»

«Dean, non confondere i lettori; quella è un’altra fiaba!»

Dopo aver finito di rassettare, il ragazzo si mise a preparare una buonissima zuppa di verdura, nella speranza che gli abitanti della casa tornassero presto e acconsentissero a ospitarlo dopo aver trovato tutta la casa in ordine e la cena pronta.

Nel frattempo, poco distante, due figure si avvicinavano… una volta giunti all’uscio, il nano Bobby-Brontolo e il nano Sam-Cucciolo si guardarono sorpresi: dall’interno della casetta proveniva un profumino succulento e si udiva la voce di un giovane uomo.

Entrarono e furono assai stupiti di trovare la casa perfettamente in ordine, la pentola della zuppa sul fuoco e un giovanotto in piedi accanto al focolare che li guardava a metà tra il curioso e l’intimorito. Il giovane fece loro un mezzo sorriso.

«Buonasera! Il mio nome è Dean e…»

«Che ci fai qui, ragazzo?» lo interruppe con tono burbero il più vecchio dei due, barbuto e con uno strano cappellino in testa.

«Signore, se mi permette le racconterò tutta la mia storia… ma prima mi lasci mettere in tavola questa zuppa! Vedo che rientrate ora dal lavoro in miniera» disse indicando i picconi che i due portavano sulle spalle «e sono sicuro che abbiate una fame da lupi» concluse, sorridendo con fare accomodante.

«Mangiamo, sì» rispose il più giovane, un gigante di quasi due metri con lunghi capelli un po’ unti e arruffati «e intanto ci spiegherai ogni cosa.»

I due andarono al piano di sopra a rinfrescarsi, Dean preparò la tavola per tre e servì la zuppa nelle scodelle; pochi minuti dopo stavano mangiando tutti di gusto e Dean iniziò il suo racconto. Narrò della morte prematura dei suoi genitori, e il nano Bobby rimase senza fiato nello scoprire che quello era il figlio dei sovrani di Lawrence; lo interruppe infatti e disse: «Ragazzo, conoscevo i tuoi genitori, due delle migliori persone che io abbia mai incontrato…»

Dean notò una sfumatura di commozione nella voce del nano barbuto, rimase in silenzio qualche istante, poi riprese la storia; raccontò del cattivo zio Crowley, delle angherie che aveva sopportato per tutti quegli anni e, infine, rivelò del cacciatore e del piano crudele ordito dallo stregone.

I due nani rimasero a bocca aperta, poi acconsentirono a ospitare Dean per tutto il tempo necessario e si raccomandarono di fare sempre la massima attenzione durante la loro assenza. Sam e Bobby raccontarono poi a Dean che i loro cinque fratelli nani si erano dovuti trasferire nelle altre miniere a nord del regno di Lawrence poiché purtroppo i tempi erano duri e il lavoro scarseggiava; passarono così la serata a chiacchierare e in poco tempo i tre furono grandi amici.

Le giornate seguenti trascorsero in tutta tranquillità; mentre i nani erano in miniera, Dean si occupava dei lavoretti domestici, delle riparazioni necessarie, della raccolta della legna da ardere. Ogni tanto, nei momenti di calma, il ragazzo si ritrovava a pensare al bel principe Castiel, al suo sorriso affascinante, ai suoi capelli scuri e spettinati, alla sua figura snella e al suo portamento regale; un timido sorriso si affacciava in quei casi sulle labbra di Dean: forse le sue amiche colombe non gli avevano detto una bugia, forse il pozzo gli aveva davvero mostrato la risposta ai suoi desideri.

La serenità della vita nel bosco non era però destinata a durare a lungo.

Crowley aveva infatti scoperto l’imbroglio del cacciatore e, grazie a certi suoi informatori, era venuto a sapere che Dean si nascondeva dai nani del bosco.

Mise quindi a punto un altro piano per liberarsi del nipote; questa volta decise di agire in prima persona e ricorse alla magia nera: preparò una potente pozione e vi immerse una bella mela rossa. Con un solo, piccolo morso alla mela, Dean sarebbe caduto addormentato per sempre! L’unico antidoto al sonno eterno era il primo bacio del vero amore, ma lo stregone non se ne preoccupò, convinto che i nani avrebbero seppellito il suo odiato rivale. Sempre grazie alla magia, Crowley si trasformò in una vecchia mendicante, gobba e vestita di stracci, e così travestito si recò alla casetta nel bosco mentre i due nani erano al lavoro; spiò dalla finestra per assicurarsi che Dean fosse solo in casa e vide che il giovane era intento a lavare i piatti.

Diede così inizio alla sua commedia.

Bussò alla porta e, quando Dean aprì, con una debole voce da vecchietta gli chiese se poteva riposarsi per qualche minuto e avere un bicchiere d’acqua; il giovane aveva il cuore d’oro, e vedendo quella vecchina così malconcia e bisognosa non poté fare a meno di invitarla a entrare, nonostante le raccomandazioni dei nani. La fece sedere e le offrì da bere. Crowley, fingendosi dolce e riconoscente, tirò fuori dal cestino che portava con sé la mela avvelenata e la offrì a Dean.

«In cambio della tua gentilezza, giovanotto! È la mela più bella tra quelle che ho raccolto!»

Una volta vista la bella mela, profumata e invitante, Dean accettò con gratitudine il regalo di quella cara nonnina e subito assaggiò il frutto; un attimo dopo il povero e ingenuo ragazzo giaceva a terra come addormentato.

Crowley lo guardò ridendo soddisfatto, attendendo con ansia il momento in cui, tornato al castello, avrebbe di nuovo posto allo specchio la stessa domanda di sempre. Fortunatamente gli animali amici di Dean, che avevano visto tutto, corsero subito a chiamare i nani; i due arrivarono giusto in tempo per vedere lo stregone allontanarsi lentamente dalla casa. Nonostante il travestimento capirono che si trattava di Crowley e lo inseguirono; durante la fuga, il crudele stregone ebbe quello che si meritava: nel tentare di giocare un tiro mancino ai suoi inseguitori perse infatti l’equilibrio e cadde in un burrone profondissimo. I nani tornarono di corsa a casa e trovarono il povero Dean esanime; il dolore fu immenso. Il ragazzo sembrava dormire, il volto disteso e sereno, un lieve sorriso sulle labbra: Sam e Bobby non ebbero il coraggio di seppellirlo, ma volendo fare in modo che la bellezza di Dean potesse essere ammirata per sempre, lo deposero in una bara di cristallo che sistemarono poi nel bosco, dove poteva essere vegliata, oltre che da loro, anche dagli amici animali.

Presto in tutto il regno si narrò del bellissimo giovane che giaceva addormentato per sempre a causa di un incantesimo, e la voce giunse fino alle orecchie del principe Castiel. Dovete sapere che, dal giorno del loro primo incontro, il principe non aveva mai smesso di pensare a Dean; era anche tornato al castello di Lawrence, ma non avendo più trovato il ragazzo, aveva iniziato a cercarlo in lungo e in largo per tutto il regno, convinto più che mai che si trattasse del suo vero e unico amore.

Quando udì la storia del giovane addormentato nella bara di cristallo, sentì subito dentro di sé che si trattava del suo amato e si recò al galoppo nel bosco dei nani. Arrivato presso la bara i suoi sospetti furono confermati: gli occhi gli si velarono di commozione e tristezza mentre Sam e Bobby gli raccontavano quel che era capitato allo sfortunato ragazzo. Castiel seppe così che il nome del suo adorato era Dean e che anche lui era un principe, seppe del malvagio ziastro Crowley e di tutto ciò che aveva fatto passare a suo nipote e infine seppe dell’incantesimo e della mela avvelenata con cui lo stregone aveva ingannato il ragazzo.

Dopo aver ascoltato tutto il racconto, il dolce principe non poté più trattenere le lacrime e i due nani, sentendosi di troppo e capendo che c’era qualcosa sotto, qualcosa tra i due principi di cui loro non erano a conoscenza, decisero di lasciarlo un po’ da solo a vegliare Dean. Castiel ammirò a lungo la bellezza del ragazzo attraverso la bara di cristallo, si asciugò le lacrime e decise infine di salutare degnamente il suo amato; con cautela sollevò il coperchio della bara, accarezzò teneramente la guancia del giovane e infine si chinò per dargli quello che credeva sarebbe stato un bacio d’addio. Indugiò qualche secondo su quelle labbra morbide e dolci, poi si allontanò con un sospiro di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, cercando di ricacciare indietro le lacrime che nuovamente gli bruciavano gli occhi, ma il delicato suono di un respiro lo fece trasalire. Riaprì gli occhi e si trovò davanti quelli verdi di Dean.

Il suo amato si era svegliato, si era svegliato e lo guardava fisso.

Il primo pensiero di Dean fu: Wow, chi mi ha baciato in quel modo?

Il suo secondo pensiero fu: Possono davvero esistere occhi così blu?

Dean si mise a sedere, guardò meglio il giovane inginocchiato accanto alla bara e riconobbe, con un tuffo al cuore, il principe protagonista delle sue fantasie; dopo un primo momento di stupore, Dean gli sorrise con un pizzico di malizia.

«Mio bel principe, mio salvatore, mi sento ancora un po’ stordito, temo che l’incantesimo non sia scomparso del tutto!»

Castiel rimase interdetto, non capendo quel che Dean volesse dire; inclinò leggermente il capo e lo guardò con fare interrogativo.

«Credo di aver bisogno di un altro di quei tuoi baci magici!» spiegò allora Dean, trattenendo a stento una risata per la posa e l’espressione assunte dal bel principe. Questi gli sorrise allora timidamente, poi si avvicinò di nuovo e unì le labbra a quelle di Dean; questa volta il giovane poté rispondere al bacio, che subito si fece più profondo e passionale. Dopo quella che sembrò un’eternità, i due si separarono, respirando forte, le mani di Dean tra i serici capelli di Castiel e le fronti accostate.

«Ora stai meglio, amor mio?» chiese Castiel.

«Decisamente, sì…» rispose Dean sorridendo e posandogli un bacio sulla gota arrossita per l’emozione. Castiel aiutò poi il suo amato a rimettersi in piedi, sostenendolo con delicatezza, e Dean ne approfittò per abbracciarlo e rubargli un altro bacio.

Erano ancora così, abbracciati e occupati tra baci e paroline sussurrate, quando tornarono i nani Sam e Bobby; i due si guardarono imbarazzati per qualche istante, non sapendo se fare dietrofront oppure interrompere i piccioncini, poi Bobby iniziò a tossire sperando di essere udito dai principi.

I due si separarono malvolentieri sentendo il rumore, poi si girarono lentamente verso i nani e svelarono i loro visi raggianti di felicità; Sam e Bobby corsero ad abbracciare Dean, felici di rivedere l’amico vivo e vegeto e, superato il primo momento di stupore, ringraziarono Castiel per averlo salvato. Raccontarono poi a Dean della morte dello ziastro Crowley e gli dissero che era quindi libero di tornare al suo castello e di prendere il posto che gli spettava, diventando il Re di Lawrence.

Il giovane principe trattenne il fiato per l’emozione, non riuscendo quasi a credere che finalmente, dopo tanti anni di sofferenza e solitudine, fossero concessi anche a lui un po’ di serenità e di amore. Ora aveva il posto sul trono che gli apparteneva di diritto, aveva gli amici leali che l’avevano aiutato nel momento del bisogno e… aveva Castiel.

Si girò verso il principe, catturò il suo sguardo blu e vi lesse una promessa d’eternità; sorrise allora, consapevole del fatto che Castiel condivideva i suoi stessi sentimenti, e con tono scanzonato - perché no, non voleva che sembrasse uno di quei momenti da femminucce che tanto odiava - disse: «Ehi Cas, sai… il trono di Lawrence è fatto per due persone, da solo non so se riuscirei a sistemare i danni causati dall’incuria di Crowley e a diventare un Re giusto. Poi quel castello è così grande che…»

«Verrò con te, Dean» rispose semplicemente Castiel, sigillando la promessa con un piccolo bacio che fece sorridere di nuovo il giovane.

Dean si rivolse poi ai nani: «Avrò bisogno anche di voi, ragazzi, c’è tanto di quel lavoro da fare e… bhe, dico sul serio, il castello è enorme, ci sarà posto per voi e per i vostri compagni nani, se vorranno tornare! Voi pensateci, ma spero di vedervi molto presto a Lawrence!»

I tre amici si salutarono con grandi pacche sulle spalle e qualche abbraccio, poi Sam si avvicinò, un po’ titubante, a Castiel e gli disse: «Principe, non vorrei mancarti di rispetto, ma toglimi una curiosità: tu porti il rossetto?»

Bobby tirò all’altro nano una gomitata nelle costole accompagnata da un’occhiata assassina, mentre Castiel si sfiorò le labbra arrossendo e rispose: «Non è rossetto! È solo un burrocacao… di quelli per uomini! Sapete, avevo sempre le labbra così secche che…»

«E infatti ora sono morbidissime, dovresti prestare quel burrocacao anche a me!» lo interruppe Dean, prendendogli la mano e sporgendosi per dargli un altro bacio.

I nani sbuffarono davanti a quell’ennesimo gesto sdolcinato, quindi si accomiatarono e lasciarono che i due principi si mettessero in viaggio per raggiungere la loro dimora.

Castiel balzò subito in sella al suo bianco destriero, poi aiutò Dean a salire e gli mormorò: «Sai, ho un bellissimo cavallo nero, il più bello delle mie scuderie… si chiama Impala, e voglio che lo abbia tu!»

Dean si strinse ancora di più al principe Castiel, in segno di apprezzamento, e i due partirono al galoppo, vegliati dalle prime stelle apparse nel cielo vespertino.

Con l’aiuto di Castiel e dei nani, Dean riportò la terra di Lawrence allo splendore e divenne un Re amato e rispettato; nel frattempo anche Castiel salì al trono: i due si sposarono, unirono i loro regni e vissero per sempre felici e contenti.

 

 

«Dean? Ehi Dean, ci sei ancora?»

«Eh? Mmm, mi ero addormentato…»

«Addormentato? Ecco perché non mi hai più interrotta!»

«Sì, eri talmente noiosa che ho preferito farmi mezz’ora di sonnellino»

«Come noiosa? Ho raccontato la tua storia e…»

«L’hai resa una palla mortale e scommetto che hai saltato la parte più interessante!»

«E sarebbe?!»

«Il racconto di quello che è successo tra Cas e me durante la nostra prima notte al castello!»

«Ma Dean! Ovviamente ho dovuto sorvolare, questa è una storia a rating verde!»

«Ecco, vedi, sei banale! Scommetto che hai concluso con il solito ‘E vissero per sempre felici e contenti’. Tzè, come dicevo prima: narratrice scrausa!»

«Ma come ti permetti?! Senti, tu pensa a fare il Re e io mi occupo di raccontare le fiabe, ok? Perché stai qui a dirmi come fare il mio mestiere?!»

«Perché mi piace farti incavolare, ecco tutto!»

«Segugiiiiiiii»

«Ok, me ne vado! Che permalosa!»

 

*Fine*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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