I
personaggi di questa storia non mi appartengono (purtroppo!).
Non
scrivo a scopo di lucro ma solo perché ho bisogno di
svuotare la testa e quello
che scrivo non è reale ma è frutto della mia
fantasia!
Non so
perché mi sia venuto in mente di rovinare Biancaneve
(in questo caso in versione Disney + elementi assolutamente
casuali
partoriti dalla mia mente), forse perché ho sempre avuto un
debole per il
Principe senza nome (che portava il rossetto tra l’altro) e
vedevo bene
l’adorato Cas nel suo ruolo. Buona lettura!
C’era
una
volta, tanto tempo fa, in un regno lontano lontano (vabbè,
insomma, a Lawrence,
in Kansas), un fanciullo vivace e grazioso che viveva…
«Ehi,
fermi tutti! Un fanciullo?! Io sarei un fanciullo?!
Ma che diavolo dici? E comunque, tanto per la cronaca,
non sono grazioso… sono un figo!»
«Ehm, cof cof… Dean, che
fai? Non
dovresti
intervenire, fila via»
«Che
palle! Come narratrice sei davvero scrausa!»
«Fuori
di qui!»
Dunque…
dov’eravamo rimasti? Ah sì, ecco!
C’era
una
volta un principino di nome Dean, tanto bello e coraggioso quanto
sfortunato;
il poveretto aveva infatti perso i genitori, sovrani del regno di
Lawrence, ed
era stato costretto a vivere con l’antipatico ziastro
Crowley, cui era spettato
il ruolo di reggente. Crowley era uno stregone assai crudele, e fin
dall’inizio
aveva fatto patire al povero Dean le pene dell’inferno,
facendolo sgobbare come
l’ultimo dei suoi servi, facendolo vestire di cenci e dormire
in una misera
stanzetta fredda e disadorna.
Lo
stregone era anche piuttosto vanitoso; passava le sue giornate
scegliendo
stoffe pregiate per i suoi innumerevoli abiti, facendo maschere di
bellezza e
rimirandosi nel suo specchio incantato, a cui rivolgeva ogni giorno la
stessa
domanda:
«Specchio,
servo delle mie brame, chi è il più bello del
reame?»
«Tu
sei
il più bello» rispondeva sempre lo specchio.
A parte
questo, i suoi passatempi preferiti erano sbeffeggiare il nipote,
ridere di lui
mentre il poveretto puliva le stalle e prenderlo in giro quando il
ragazzino
faticava sotto il peso dei secchi d’acqua che andava a
prendere al pozzo; non
si curava affatto del regno: preferiva lasciare le questioni noiose ai
suoi
consiglieri e godersi la sue ricchezze senza avere preoccupazioni per
la testa.
Gli anni
passarono e, nonostante le cattiverie dello zio Crowley, Dean crebbe
buono e
altruista; il principino non si lamentava mai dei lavori da svolgere e
delle
parole sprezzanti che gli rivolgeva lo stregone cattivo. Aveva come
uniche
amiche le colombe che svolazzavano nei giardini del palazzo ed era
solito
raccontar loro il suo sogno più segreto e prezioso: poter
andar via, lontano da
zio Crowley, e trovare l’amore, l’amore vero.
«Oh,
ma sei fuori?! Mi stai facendo passare per una specie di
femminuccia romantica che non fa altro che raccogliere fiorellini e
sognare il
principe azzurro!»
«Dean,
ti ho già detto che non puoi intervenire, chiudi quella
boccaccia!»
«Ma
sai benissimo che il mio desiderio era scappare dalla grinfie
dello ziastro e trovare qualcuno da scop…»
«Taci!
Se non la smetti di interrompere giuro che sguinzaglio i
segugi, eh!»
«No!
I segugi no… ok, farò il bravo,
dannazione!»
Ecco!
Tornando a noi… un giorno le colombe gli rivelarono che il
pozzo da cui il
ragazzo prendeva ogni giorno l’acqua era in realtà
un pozzo incantato: se lui
avesse rivelato il suo desiderio al pozzo e avesse udito
l’eco, il desiderio si
sarebbe avverato. Dean decise di provare, sussurrò il suo
desiderio al pozzo e,
quando udì l’eco, fu sopraffatto dalla
felicità tanto che iniziò a cantare e a
ballare una canzone molto in voga all’epoca: Eye
of the tiger.
Il
destino volle che proprio in quel momento passasse di lì un
principe a cavallo;
il principe udì il canto di Dean e, curioso di scoprire la
fonte di quella voce
divina, si avvicinò fino a scorgere il ragazzo, che stava
ancora cantando
vicino al pozzo, e ne fu subito affascinato. Dean intanto si sporse
verso
l’acqua e vide il riflesso del bel principe a cavallo che lo
osservava
sorridendo: per la grande sorpresa, e in parte anche per
l’imbarazzo, lasciò cadere
il secchio pieno che stava sollevando e corse a nascondersi nella sua
stanzetta. Gli occhi del bel principe si colmarono subito di tristezza,
ed egli
decise di concludere la strofa che Dean aveva lasciato a
metà, intonandola con
la sua voce profonda, nella speranza di attirare l’attenzione
del ragazzo. Dean
lo ascoltò spiandolo dalla sua finestra, ma non ebbe il
coraggio di farsi
vedere dal principe; alla fine quest’ultimo si
congedò dicendo di essere il
principe Castiel, poi rimontò a cavallo e si diresse verso
il suo regno giurando
però tra sé e sé che sarebbe tornato
il prima possibile da quel bellissimo
ragazzo.
Il
malvagio Crowley assistette purtroppo a tutta la scena e, in preda a
una
profonda gelosia nei confronti del nipote, che diventava ogni giorno
più bello,
si recò nelle sue stanze segrete per interrogare ancora una
volta il suo
specchio magico.
«Specchio,
servo delle mie brame, chi è il più bello del
reame?»
«Bello,
tu sei bello oh mio padrone, ma attento: al mondo un fanciullo
c’è, vestito di
stracci, poverino, ma ahimè, assai più bello di
te»
«Guai
a
lui, dimmi il suo nome!»
«Verdi
ha
gli occhi come prati in primavera, le labbra sue sono boccioli di rosa
ed il
suo bel viso è stato sfiorato da numerosi baci
d’angelo»
«È
Dean,
lo sapevo!»
Crowley
sbraitò per un’ora, lanciando contro le pareti
della stanza ogni oggetto che
gli capitò sotto mano, e infine, quando si fu calmato, disse
con tono freddo e
crudele: «Quel ragazzo deve morire.»
Lo
stregone mise a punto un piano malefico, poi fece chiamare uno dei suoi
cacciatori e gli ordinò di portare Dean nel bosco, con la
scusa di insegnargli
a cacciare, e di ucciderlo.
Il
cacciatore, benché fedele a Crowley, cercò di
distogliere lo stregone da quel
suo piano: il principino Dean era benvoluto da tutti e il cacciatore
non voleva
fargli del male. Crowley, però, lo minacciò
dicendo che se il cacciatore non
avesse ucciso Dean e portato il suo cuore come prova, allora sarebbe
morto al
suo posto. Il poveretto non poté far altro che accettare
l’infame compito:
conosceva bene la crudeltà dello stregone e temeva le sue
ripercussioni.
Il
mattino dopo, molto presto, il cacciatore e Dean si diressero verso il
bosco;
una volta arrivati nel folto della vegetazione, il cacciatore si
apprestò a
eseguire gli ordini di Crowley ma, all’ultimo, non ebbe il
coraggio di compiere
un gesto così vile: raccontò tutto a Dean e gli
disse di scappare il più
lontano possibile e che lui avrebbe fatto credere allo stregone di aver
portato
a termine la sua missione.
Dean,
spaventato, ringraziò l’uomo e iniziò a
correre a più non posso nella direzione
opposta a quella del suo castello; quando scesero le tenebre, il povero
ragazzo
si ritrovò infreddolito e affamato. Per fortuna gli
animaletti del bosco
decisero di aiutarlo e Dean, un po’ sollevato, li
seguì lungo un piccolo
sentiero.
«Ehi,
precisiamo che stavo seguendo quegli animali perché avevo
fame e volevo tentare di farmeli alla brace!»
«Dean,
ricordi cosa ti ho detto a proposito dei segugi?!»
«Ok,
ok, me ne vado… che caratteraccio però!»
Dean
seguì i cari animaletti del bosco finché giunse
ad una piccola radura in cui
sorgeva una casetta rustica ma molto graziosa; bussò alla
porta ma nessuno
rispose. Essendo stanco e mezzo assiderato, il giovane decise comunque
di
entrare e, dopo aver sbocconcellato qualche pezzetto di pane secco
rimasto sul
tavolo, si addormentò non appena si stese su un letto dalle
proporzioni
colossali. Il mattino dopo, riposato e un po’ più
tranquillo, Dean decise che
quella casetta aveva decisamente bisogno di una bella pulita e, con gli
amici
animaletti del bosco, sistemò, spolverò e
lavò cantando e ballando allegramente.
«Sì,
vabbè, ora mi fai passare per una specie di Cenerentola
canterina, andiamo bene…»
«Dean,
non confondere i lettori; quella è un’altra
fiaba!»
Dopo
aver finito di rassettare, il ragazzo si mise a preparare una
buonissima zuppa di verdura, nella speranza che gli abitanti della casa
tornassero presto e acconsentissero a ospitarlo dopo aver trovato tutta
la casa
in ordine e la cena pronta.
Nel
frattempo, poco distante, due figure si avvicinavano… una
volta giunti all’uscio, il nano Bobby-Brontolo e il nano
Sam-Cucciolo si
guardarono sorpresi: dall’interno della casetta proveniva un
profumino
succulento e si udiva la voce di un giovane uomo.
Entrarono
e furono assai stupiti di trovare la casa perfettamente
in ordine, la pentola della zuppa sul fuoco e un giovanotto in piedi
accanto al
focolare che li guardava a metà tra il curioso e
l’intimorito. Il giovane fece
loro un mezzo sorriso.
«Buonasera! Il mio nome è
Dean e…»
«Che ci fai qui, ragazzo?» lo
interruppe con tono burbero il
più vecchio dei due, barbuto e con uno strano cappellino in
testa.
«Signore, se mi permette le
racconterò tutta la mia storia…
ma prima mi lasci mettere in tavola questa zuppa! Vedo che rientrate
ora dal
lavoro in miniera» disse indicando i picconi che i due
portavano sulle spalle «e sono sicuro che abbiate una fame da
lupi» concluse, sorridendo
con fare accomodante.
«Mangiamo, sì»
rispose il più giovane, un gigante di quasi
due metri con lunghi capelli un po’ unti e arruffati «e intanto ci spiegherai ogni
cosa.»
I
due andarono al piano di sopra a rinfrescarsi, Dean preparò
la
tavola per tre e servì la zuppa nelle scodelle; pochi minuti
dopo stavano
mangiando tutti di gusto e Dean iniziò il suo racconto.
Narrò della morte
prematura dei suoi genitori, e il nano Bobby rimase senza fiato nello
scoprire
che quello era il figlio dei sovrani di Lawrence; lo interruppe infatti
e
disse: «Ragazzo, conoscevo i tuoi genitori,
due delle migliori
persone che io abbia mai incontrato…»
Dean
notò una sfumatura di commozione nella voce del nano
barbuto,
rimase in silenzio qualche istante, poi riprese la storia;
raccontò del cattivo
zio Crowley, delle angherie che aveva sopportato per tutti quegli anni
e,
infine, rivelò del cacciatore e del piano crudele ordito
dallo stregone.
I
due nani rimasero a bocca aperta, poi acconsentirono a ospitare
Dean per tutto il tempo necessario e si raccomandarono di fare sempre
la
massima attenzione durante la loro assenza. Sam e Bobby raccontarono
poi a Dean
che i loro cinque fratelli nani si erano dovuti trasferire nelle altre
miniere
a nord del regno di Lawrence poiché purtroppo i tempi erano
duri e il lavoro
scarseggiava; passarono così la serata a chiacchierare e in
poco tempo i tre
furono grandi amici.
Le
giornate seguenti trascorsero in tutta tranquillità; mentre
i
nani erano in miniera, Dean si occupava dei lavoretti domestici, delle
riparazioni necessarie, della raccolta della legna da ardere. Ogni
tanto, nei
momenti di calma, il ragazzo si ritrovava a pensare al bel principe
Castiel, al
suo sorriso affascinante, ai suoi capelli scuri e spettinati, alla sua
figura
snella e al suo portamento regale; un timido sorriso si affacciava in
quei casi
sulle labbra di Dean: forse le sue amiche colombe non gli avevano detto
una
bugia, forse il pozzo gli aveva davvero mostrato la risposta ai suoi
desideri.
La
serenità della vita nel bosco non era però
destinata a durare a
lungo.
Crowley
aveva infatti scoperto l’imbroglio del cacciatore e,
grazie a certi suoi informatori, era venuto a sapere che Dean si
nascondeva dai
nani del bosco.
Mise
quindi a punto un altro piano per liberarsi del nipote; questa
volta decise di agire in prima persona e ricorse alla magia nera:
preparò una
potente pozione e vi immerse una bella mela rossa. Con un solo, piccolo
morso
alla mela, Dean sarebbe caduto addormentato per sempre!
L’unico antidoto al
sonno eterno era il primo bacio del vero amore, ma lo stregone non se
ne
preoccupò, convinto che i nani avrebbero seppellito il suo
odiato rivale. Sempre
grazie alla magia, Crowley si trasformò in una vecchia
mendicante, gobba e
vestita di stracci, e così travestito si recò
alla casetta nel bosco mentre i
due nani erano al lavoro; spiò dalla finestra per
assicurarsi che Dean fosse
solo in casa e vide che il giovane era intento a lavare i piatti.
Diede
così inizio alla sua commedia.
Bussò
alla porta e, quando Dean aprì, con una debole voce da
vecchietta gli chiese se poteva riposarsi per qualche minuto e avere un
bicchiere d’acqua; il giovane aveva il cuore d’oro,
e vedendo quella vecchina
così malconcia e bisognosa non poté fare a meno
di invitarla a entrare,
nonostante le raccomandazioni dei nani. La fece sedere e le
offrì da bere.
Crowley, fingendosi dolce e riconoscente, tirò fuori dal
cestino che portava
con sé la mela avvelenata e la offrì a Dean.
«In cambio della tua gentilezza,
giovanotto! È la mela più
bella tra quelle che ho raccolto!»
Una
volta vista la bella mela, profumata e invitante, Dean
accettò
con gratitudine il regalo di quella cara nonnina e subito
assaggiò il frutto;
un attimo dopo il povero e ingenuo ragazzo giaceva a terra come
addormentato.
Crowley
lo guardò ridendo soddisfatto, attendendo con ansia il
momento in cui, tornato al castello, avrebbe di nuovo posto allo
specchio la
stessa domanda di sempre. Fortunatamente gli animali amici di Dean, che
avevano
visto tutto, corsero subito a chiamare i nani; i due arrivarono giusto
in tempo
per vedere lo stregone allontanarsi lentamente dalla casa. Nonostante
il
travestimento capirono che si trattava di Crowley e lo inseguirono;
durante la
fuga, il crudele stregone ebbe quello che si meritava: nel tentare di
giocare
un tiro mancino ai suoi inseguitori perse infatti
l’equilibrio e cadde in un
burrone profondissimo. I nani tornarono di corsa a casa e trovarono il
povero Dean
esanime; il dolore fu immenso. Il ragazzo sembrava dormire, il volto
disteso e
sereno, un lieve sorriso sulle labbra: Sam e Bobby non ebbero il
coraggio di
seppellirlo, ma volendo fare in modo che la bellezza di Dean potesse
essere
ammirata per sempre, lo deposero in una bara di cristallo che
sistemarono poi
nel bosco, dove poteva essere vegliata, oltre che da loro, anche dagli
amici
animali.
Presto
in tutto il regno si narrò del bellissimo giovane che
giaceva addormentato per sempre a causa di un incantesimo, e la voce
giunse
fino alle orecchie del principe Castiel. Dovete sapere che, dal giorno
del loro
primo incontro, il principe non aveva mai smesso di pensare a Dean; era
anche
tornato al castello di Lawrence, ma non avendo più trovato
il ragazzo, aveva
iniziato a cercarlo in lungo e in largo per tutto il regno, convinto
più che
mai che si trattasse del suo vero e unico amore.
Quando
udì la storia del giovane addormentato nella bara di
cristallo, sentì subito dentro di sé che si
trattava del suo amato e si recò al
galoppo nel bosco dei nani. Arrivato presso la bara i suoi sospetti
furono
confermati: gli occhi gli si velarono di commozione e tristezza mentre
Sam e
Bobby gli raccontavano quel che era capitato allo sfortunato ragazzo.
Castiel
seppe così che il nome del suo adorato era Dean e che anche
lui era un principe,
seppe del malvagio ziastro Crowley e di tutto ciò che aveva
fatto passare a suo
nipote e infine seppe dell’incantesimo e della mela
avvelenata con cui lo
stregone aveva ingannato il ragazzo.
Dopo
aver ascoltato tutto il racconto, il dolce principe non poté
più trattenere le lacrime e i due nani, sentendosi di troppo
e capendo che
c’era qualcosa sotto, qualcosa tra i due principi di cui loro
non erano a
conoscenza, decisero di lasciarlo un po’ da solo a vegliare
Dean. Castiel
ammirò a lungo la bellezza del ragazzo attraverso la bara di
cristallo, si
asciugò le lacrime e decise infine di salutare degnamente il
suo amato; con
cautela sollevò il coperchio della bara,
accarezzò teneramente la guancia del
giovane e infine si chinò per dargli quello che credeva
sarebbe stato un bacio
d’addio. Indugiò qualche secondo su quelle labbra
morbide e dolci, poi si
allontanò con un sospiro di dolore. Chiuse gli occhi un
attimo, cercando di
ricacciare indietro le lacrime che nuovamente gli bruciavano gli occhi,
ma il
delicato suono di un respiro lo fece trasalire. Riaprì gli
occhi e si trovò
davanti quelli verdi di Dean.
Il
suo amato si era svegliato, si era svegliato e lo guardava
fisso.
Il
primo pensiero di Dean fu: Wow,
chi mi ha baciato in quel modo?
Il
suo secondo pensiero fu: Possono
davvero esistere occhi così blu?
Dean
si mise a sedere, guardò meglio il giovane inginocchiato
accanto alla bara e riconobbe, con un tuffo al cuore, il principe
protagonista
delle sue fantasie; dopo un primo momento di stupore, Dean gli sorrise
con un
pizzico di malizia.
«Mio bel principe, mio salvatore, mi
sento ancora un po’
stordito, temo che l’incantesimo non sia scomparso del
tutto!»
Castiel
rimase interdetto, non capendo quel che Dean volesse dire;
inclinò leggermente il capo e lo guardò con fare
interrogativo.
«Credo di aver bisogno di un altro di
quei tuoi baci magici!»
spiegò allora Dean, trattenendo a stento una risata per la
posa e l’espressione
assunte dal bel principe. Questi gli sorrise allora timidamente, poi si
avvicinò di nuovo e unì le labbra a quelle di
Dean; questa volta il giovane
poté rispondere al bacio, che subito si fece più
profondo e passionale. Dopo
quella che sembrò un’eternità, i due si
separarono, respirando forte, le mani
di Dean tra i serici capelli di Castiel e le fronti accostate.
«Ora stai meglio, amor mio?»
chiese Castiel.
«Decisamente,
sì…» rispose Dean sorridendo e
posandogli un
bacio sulla gota arrossita per l’emozione. Castiel
aiutò poi il suo amato a
rimettersi in piedi, sostenendolo con delicatezza, e Dean ne
approfittò per
abbracciarlo e rubargli un altro bacio.
Erano
ancora così, abbracciati e occupati tra baci e paroline
sussurrate, quando tornarono i nani Sam e Bobby; i due si guardarono
imbarazzati per qualche istante, non sapendo se fare dietrofront oppure
interrompere i piccioncini, poi Bobby iniziò a tossire
sperando di essere udito
dai principi.
I
due si separarono malvolentieri sentendo il rumore, poi si
girarono lentamente verso i nani e svelarono i loro visi raggianti di
felicità;
Sam e Bobby corsero ad abbracciare Dean, felici di rivedere
l’amico vivo e
vegeto e, superato il primo momento di stupore, ringraziarono Castiel
per
averlo salvato. Raccontarono poi a Dean della morte dello ziastro
Crowley e gli
dissero che era quindi libero di tornare al suo castello e di prendere
il posto
che gli spettava, diventando il Re di Lawrence.
Il
giovane principe trattenne il fiato per l’emozione, non
riuscendo quasi a credere che finalmente, dopo tanti anni di sofferenza
e
solitudine, fossero concessi anche a lui un po’ di
serenità e di amore. Ora
aveva il posto sul trono che gli apparteneva di diritto, aveva gli
amici leali
che l’avevano aiutato nel momento del bisogno e…
aveva Castiel.
Si
girò verso il principe, catturò il suo sguardo
blu e vi lesse
una promessa d’eternità; sorrise allora,
consapevole del fatto che Castiel
condivideva i suoi stessi sentimenti, e con tono scanzonato -
perché no, non
voleva che sembrasse uno di quei momenti da femminucce che tanto odiava
-
disse: «Ehi Cas, sai… il trono di
Lawrence è fatto per due persone,
da solo non so se riuscirei a sistemare i danni causati
dall’incuria di Crowley
e a diventare un Re giusto. Poi quel castello è
così grande che…»
«Verrò con te,
Dean» rispose semplicemente Castiel,
sigillando la promessa con un piccolo bacio che fece sorridere di nuovo
il
giovane.
Dean
si rivolse poi ai nani: «Avrò bisogno anche di voi,
ragazzi, c’è tanto di quel lavoro da fare
e… bhe, dico sul serio, il castello è
enorme, ci sarà posto per voi e per i vostri compagni nani,
se vorranno
tornare! Voi pensateci, ma spero di vedervi molto presto a
Lawrence!»
I
tre amici si salutarono con grandi pacche sulle spalle e qualche
abbraccio, poi Sam si avvicinò, un po’ titubante,
a Castiel e gli disse: «Principe,
non vorrei mancarti di rispetto, ma toglimi una curiosità:
tu porti il
rossetto?»
Bobby
tirò all’altro nano una gomitata nelle costole
accompagnata
da un’occhiata assassina, mentre Castiel si sfiorò
le labbra arrossendo e
rispose: «Non è rossetto!
È solo un burrocacao… di quelli per uomini!
Sapete, avevo sempre le labbra così secche
che…»
«E infatti ora sono morbidissime,
dovresti prestare quel
burrocacao anche a me!» lo interruppe Dean, prendendogli la
mano e sporgendosi
per dargli un altro bacio.
I
nani sbuffarono davanti a quell’ennesimo gesto sdolcinato,
quindi si accomiatarono e lasciarono che i due principi si mettessero
in viaggio
per raggiungere la loro dimora.
Castiel
balzò subito in sella al suo bianco destriero, poi
aiutò
Dean a salire e gli mormorò: «Sai, ho un bellissimo cavallo nero, il
più
bello delle mie scuderie… si chiama Impala, e voglio che lo
abbia tu!»
Dean
si strinse ancora di più al principe Castiel, in segno di
apprezzamento, e i due partirono al galoppo, vegliati dalle prime
stelle
apparse nel cielo vespertino.
Con
l’aiuto di Castiel e dei nani, Dean riportò la
terra di
Lawrence allo splendore e divenne un Re amato e rispettato; nel
frattempo anche
Castiel salì al trono: i due si sposarono, unirono i loro
regni e vissero per
sempre felici e contenti.
«Dean?
Ehi Dean, ci sei ancora?»
«Eh?
Mmm, mi ero addormentato…»
«Addormentato?
Ecco perché non mi hai più interrotta!»
«Sì,
eri talmente noiosa che ho preferito farmi mezz’ora di
sonnellino»
«Come
noiosa? Ho raccontato la tua storia e…»
«L’hai
resa una palla mortale e scommetto che hai saltato la parte
più interessante!»
«E
sarebbe?!»
«Il
racconto di quello che è successo tra Cas e me durante la
nostra prima notte al castello!»
«Ma
Dean! Ovviamente ho dovuto sorvolare, questa è una storia a
rating verde!»
«Ecco,
vedi, sei banale! Scommetto che hai concluso con il solito
‘E vissero per sempre felici e contenti’.
Tzè, come dicevo prima: narratrice
scrausa!»
«Ma
come ti permetti?! Senti, tu pensa a fare il Re e io mi occupo
di raccontare le fiabe, ok? Perché stai qui a dirmi come
fare il mio mestiere?!»
«Perché
mi piace farti incavolare, ecco tutto!»
«Segugiiiiiiii»
«Ok,
me ne vado! Che permalosa!»
*Fine*